La Fiat nel gruppo “Stellantis”

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La fusione del gruppo FCA-PSA crea un gruppo importante, dal nome ambizioso – Stellantis – con mille sfide da un punto di vista industriale. Ma soprattutto crea un esperimento senza precedenti da un punto di vista geopolitico.

Le due questioni sono incastrate l’una nell’altra ma è la seconda che in realtà è dominante e potrebbe avere conseguenze più importanti.

Da un punto di vista industriale, le sfide sono gigantesche. Bisogna mettere ordine e dare priorità a una folla di marchi, distribuzioni e produzioni. Ci sono in teoria grandissime possibilità di ottimizzare costi anche senza pensare di tagliare posti di lavoro. Ma questi processi nella realtà sono estremamente complessi ed è facile tagliare parti sane e salvarne altre malate, facendo poi impazzire in tutto o in parte la maionese.

Inoltre, dal punto di vista industriale, l’auto è al centro di una rivoluzione. Mezzo di locomozione prima di lusso poi di massa del secolo scorso, era dominato da due elementi: la guida dell’autista e gli idrocarburi. Nel corso del secolo si è passati dalla vettura pilotata da personale specializzato che portava in giro il signore, a un mezzo di locomozione di massa in cui ognuno prendeva il proprio destino in mano, afferrando il volante.

Inoltre, intorno alla necessità di rifornire milioni di vetture, che hanno di fatto spesso sostituito dopo un milione di anni l’andare a piedi, ha creato una catena lunghissima e complessa che partiva dalle sabbie del Sahara e attraversava ogni pezzo della società. L’auto di massa ha trasformato le città estendendole oltre ogni misura e creato nuove forme sociali.

Una rivoluzione autentica

Oggi entrambi questi elementi stanno cambiando, portando con sé trasformazioni altrettanto profonde. Di fatto ormai le auto a idrocarburi sono in via di estinzione. Rimarranno solo per alcuni settori del trasporto pesante, forse quello militare, e per le auto speciali, come le veloci Ferrari o Lamborghini, destinate a settori di amanti di quel tipo di motori. Non a caso oggi la Tesla, che per prima ha investito sull’elettrico, è l’azienda automobilistica più quotata in Borsa, nonostante ritorni ancora inferiori a molte sue concorrenti.

L’altra sfida è l’auto senza conducente. Internet, una rete di satelliti sempre più sofisticata dovrebbe essere in grado di sostituire prima parzialmente poi forse completamente il vecchio autista. Questa rivoluzione è ancora molto in fieri, ma si attendono novità importanti presto.

Ciascuna delle rivoluzioni va a cambiare drammaticamente tutto il settore e distruggere aziende che sono in ritardo. La FCA era in ritardo in entrambi i campi per scelte industriali particolari ma con la nuova Stellantis dovrebbe recuperare fondi per ricerca e investimenti e quindi recuperare tempo perso.

I risultati di questo si vedranno tra un anno o due ma per intanto l’altro elemento avrà preso corpo. Il gruppo Stellantis è, infatti, il primo grande gruppo industriale con piedi e testa distribuiti in due continenti e tre paesi, Francia, Italia e USA. È quindi un gruppo paneuropeo e transatlantico.

Tutti e tre i paesi contribuiscono almeno in teoria al successo dell’insieme. La Francia è centro, e anche oggi il paese più avanzato sull’auto elettrica, il prodotto del futuro. L’Italia dà il fascino e la storia, visto che la Fiat viene dall’Italia. L’America dà il mercato e la spinta di prodotti fortissimi e storici, come la jeep,

Non si tratta, quindi, di un gruppo europeo allargatosi in America o viceversa, ma di un modello nuovo che, di fatto, lega più strettamente e intimamente i due continenti in più di un senso. Il gruppo Exor, azionista della fusione, è anche un editore. Esso è nell’azionariato del britannico The Economist, probabilmente il settimanale più influente al mondo, e proprietario di Repubblica e La Stampa in Italia.

In questo senso Stellantis si libera dalla tutela di un singolo governo anche se naturalmente, come tutti i gruppi industriali, deve dialogare con più governi e tesse un primo importante filo pancontinentale intercontinentale. Ciò naturalmente significa affrontare delle sfide importanti perché è molto più facile dialogare o mettersi sotto tutela di un solo governo a cui la casa madre risponde. Qui siamo fuori da questo ordine.

Sarà interessante vedere poi se altri gruppi industriali seguiranno l’esempio di Stellantis. Se così fosse, sia il rapporto transatlantico sia i legami europei ne uscirebbero rafforzati. Alleanze e unioni politiche camminano sulle gambe delle iniziative industriali ed economiche, senza di esse i rapporti si svuotano, si indeboliscono e anche la politica stenta a marciare.

Il ruolo della Fiat

Da un punto di vista personale, l’iniziativa porta John Elkann fuori dalle ombre che lo hanno aiutato e accompagnato finora. È stato scelto dal nonno Gianni Agnelli e la Fiat si è salvata e invertito la rotta con la fusione con la Chrysler, realizzata e portata avanti da Sergio Marchionne. Senza il nonno e senza Marchionne, Elkann oggi ha creato una sua realtà senza precedenti. Al di là del successo industriale, la visione geopolitica della cosa rimarrà in ogni caso.

C’è un aspetto italiano in questa vicenda. La Fiat era vissuta quasi da un secolo in un rapporto molto stretto, a volte anche simbiotico, con l’Italia e i suoi vari governi. Questo era il frutto dei tempi e anche comprensibile ma, a lungo andare, non poteva essere sostenibile e quindi il gruppo ha cercato il mercato globale, trovandolo prima in America e ora anche in Francia.

Si tratta di una tendenza generale. Le aziende di successo in Italia sono quelle che esportano all’estero e hanno rapporti non soverchi con il governo italiano e invece vanno incontro al mercato.

Il problema non è della Fiat, quindi, ma dell’Italia che si è adattata poco e male alle esigenze del mercato globale spingendo in effetti molti aziende a portare fuori produzione e centri nevralgici.

Se c’è una lezione per l’Italia, in questo caso può essere forse: cosa deve fare l’Italia per attirare dall’estero aziende e non lasciarle fuggire? Qui forse la storia della Fiat potrebbe fornire qualche ispirazione.

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