La maglia rosa in Israele: perché?

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Il Giro d’Italia è una cosa bella, bellissima. Lo è per me e per tanti ciclofili e ciclomani cresciuti a pane e bicicletta, fedeli ogni anno all’appuntamento con la maglia rosa sul ciglio di qualche strada di pianura o di montagna della penisola.

Gino Bartali è stato un grande campione, di sport e di solidarietà, rischiava di persona per mettere in salvo gli ebrei, mentre l’Italia era occupata dai nazisti, con i documenti falsi che portava a destinazione nascondendoli nel tubo della sua bicicletta.

La terra di Israele e di Gesù è il posto del mondo più ricco di storia sacra e di insegnamento di vita per un credente. Visitare il santo sepolcro, Nazaret e Betlemme è stata anche per me un’occasione unica di rigenerazione spirituale.

Eppure il mix di Israele, Bartali e maglia rosa mi lascia estremamente perplesso. Se una normale tappa nelle nostre città comporta una mobilitazione ingente di forze dell’ordine, mi immagino che cosa succederà nelle tre tappe iniziali del Giro 2018 in Israele.

La notizia è accompagnata dalla sottolineatura del forte contributo finanziario che l’organizzazione del Giro (RCS) incasserà, ma il bilancio dell’operazione sarebbe incompleto senza aggiungere i costi della sicurezza (pagherà lo stato ebraico) e la quantità di disagi e probabili vessazioni che dovrà pagare la popolazione palestinese. Senza contare l’innalzamento del rischio di attentati che godrebbero di enorme visibilità.

Il Governo italiano, più che inviare il ministro dello sport a patrocinare il Giro d’Italia, farebbe bene a sostenere quei faticosi e seri tentativi di dialogo e di pacificazione tra ebrei, islamici e cristiani che esistono anche nella terra di Gesù.

Insomma, di far partire il Giro da Gerusalemme ce n’era proprio bisogno? A mio modesto giudizio, sia lo sport che la fede potevano farne a meno. Non sappiamo chi sarà maglia rosa al termine delle tre tappe israeliane, ma un vincitore c’è già e si chiama business. Alla faccia di Bartali, del ciclismo eroico e pulito, della terra in cui affondano le nostre radici ebraico-cristiane.

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