Migranti: menzogne sulle ONG

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ONG impegnate nei salvataggi

La polemica esplosa in queste settimane sulla presunta non trasparenza dell’attività delle ONG che operano nel Mare Adriatico per salvare vite umane, in realtà mira a combattere non già le operazioni di salvataggio, ma la politica di accoglienza che l’Italia persegue nei confronti dei profughi.

Poiché non è possibile affermare “lasciateli affogare”, si aggira l’ostacolo mettendo in dubbio la correttezza delle ONG impegnate nei salvataggi. Si insinua il dubbio che possa esserci correità tra le ONG e gli scafisti.

Un dubbio raffinato quanto infame. I destinatari del messaggio non sono – come potrebbe sembrare – le ONG, ma coloro che sono convinti di non avere alcun dovere nei confronti di rifugiati: è diventato un comune sentire in tempi di crisi e di rabbia. Il messaggio sottolineato è “dobbiamo occuparci dei nostri problemi e le risorse non vanno sprecate con gente con la quale non abbiamo nessun legame e nessun dovere”.

Non è un caso che alcune forze politiche in Francia, in Ungheria, in Polonia, in Italia, in Gran Bretagna e, recentemente negli Stati Uniti, abbiano cavalcato questo messaggio che paga in termini di consenso. Invece di affrontare i problemi dell’immigrazione, si sposta l’attenzione su chi salva, insinuando il dubbio che ci guadagnino.

Un messaggio immorale

Il messaggio è immorale perché falso; inoltre, perché sorretto dalla convinzione che i “potenti” possono saccheggiare il mondo e sentirsi liberi da ogni dovere: si pensi al petrolio del Medio Oriente, al gas algerino, alle foreste dell’Amazzonia, alla manodopera cinese e dell’Est asiatico, ai mercati dell’avorio e dei diamanti.

Se i conquitadores spagnoli sono stati condannati dalla storia, altrettanto avverrà per i moderni sfruttatori che ottengono i benefici con la forza per poi collocarsi nei propri “rifugi”, rivendicando le conquiste come “diritti acquisiti” e chiedendo “sicurezza”. Quella sicurezza che non hanno mai garantito agli indiani d’America, alle popolazioni dei villaggi africani e asiatici e, per restare nei nostri confini, alle badanti, ai raccoglitori di pomodori, di uve, di mele e a quanti sono destinati ai lavori umili, faticosi e meno retribuiti.

Le ONG che operano nel mare sono fuori da ogni collisione e correità con i mercenari. Si dica pure – se si ha il coraggio – “ritiriamoci”, e per chi muore “pazienza, non è un problema che ci riguarda”.

Si preferisce utilizzare il meccanismo già oleato della menzogna di chi ci guadagna: è ancora attuale la polemica dei 30 euro pagati dallo Stato per ogni rifugiato, dimenticando che ad ogni straniero sono garantiti due euro e mezzo al giorno.

L’Agenzia Frontex

L’Agenzia Europea per la difesa delle frontiere (Frontex) ha già spiegato che cosa sta avvenendo. Poiché le navi di Frontex si sono avvicinate al limite delle acque territoriali libiche, per limitare il numero dei morti, i trafficanti hanno cambiato strategia: gommoni leggeri, senza pilota, con motori sottratti alla vista delle navi, risparmiando sulla spesa delle imbarcazioni e del carburante.

Sono state salvate 90 mila persone; sono morte dall’inizio del 2017 oltre mille persone. Nel periodo 2008-2016 quasi cinquemila. Quanti ne dovrebbero morire?

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Un commento

  1. claudia vellani 3 maggio 2017

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