Pianeta Terra: sovraffollato e affamato?

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«Anche un solo piatto vuoto è troppo. È evidente che il mondo non è sulla buona strada». Quest’affermazione della FAO – istituzione tecnica specializzata delle Nazioni Unite – spinge ad allargare i nostri punti di vista ben oltre le pur rilevanti prospettive regionali o locali. Anche per questo, scrivendo una lettera il 1° maggio 2019, papa Francesco indicava Assisi come luogo strategico per una nuova economia (Economy of Francesco), promuovendo un’iniziativa alla quale parteciparono diversi progetti nati in Calabria, per dar forma e sostanza ad una visione che il pontefice così delinea: «Un’economia che si lascia ispirare dalla dimensione profetica si esprime oggi in una visione nuova dell’ambiente e della terra. Dobbiamo andare a questa armonia con l’ambiente, con la terra».

Da parte sua, l’Osservatorio politico internazionale del Parlamento italiano, in uno dei recenti Focus, dal punto di vista geopolitico porta elementi in vista dell’auspicata visione nuova della terra e dell’economia.

Otto miliardi di esseri umani

Il primo dato è che la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi il 15 novembre 2022. Un picco mai raggiunto. Contestualmente, però, in dissonanza con l’aumento assoluto, va registrato che nel 2020, per la prima volta dal 1950, il tasso di crescita della popolazione mondiale è sceso al di sotto dell’1% annuo e si prevede che continuerà a rallentare nei prossimi decenni. Potremmo concluderne che dovremo gestire una Terra troppo affollata, ma anche risalire la china della cosiddetta transizione demografica.

Di qui le domande: come garantire a tutti la sopravvivenza, non solo alimentare, ma ambientale, in una Terra con ben 8 miliardi di teste? Nei processi di transizione demografica, come gestiremo il progressivo invecchiamento delle popolazioni tradizionali, soprattutto europee?

L’affollamento del pianeta comporta il conseguente problema di alimentazione globale. Nel Rapporto State of Food and Nutrition in the World 2022, la FAO fa il punto: dal 2015 la curva dell’insicurezza alimentare ha continuato a salire; la coincidenza di cambiamenti climatici, pandemia e guerra ha aggravato velocemente il quadro.

Oggi 828 milioni di persone nel mondo soffrono la fame. Il raggiungimento dell’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 (sconfitta della fame del mondo entro quell’anno) sembra, insomma, sempre più lontano.

Dobbiamo constatare, ancora una volta, che il mondo è diviso in Nord e Sud anche per quanto attiene alle crisi alimentari: nel Sud del mondo la fame e l’insicurezza alimentare sono molto più presenti che al Nord.

Affollamento significa anche eccessiva velocità nell’incremento di persone. La Divisione della Popolazione del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (Un Department of Economic and Social Affairs, UN DESA) pubblica ogni due anni un aggiornamento delle Prospettive demografiche mondiali (World Population Prospects, WPP).

L’ultimo aggiornamento – previsto per il 2021, ma ritardato a causa della pandemia – è apparso a luglio 2022, in occasione della Giornata mondiale della popolazione: se 62 anni fa la popolazione mondiale era di tre miliardi di abitanti, ha raggiunto i quattro miliardi nel 1974, aumentando infine di 1 miliardo di abitanti in appena 14 anni.

Questi due aspetti di “affollamento del pianeta” e di “problemi di fame” devono, poi, essere incrociati con un ulteriore dato strutturale di cambiamento, indicato dall’Osservatorio: il sorpasso demografico nel 2023 dell’India sulla Cina come Paese più popoloso del mondo. L’India, insomma, supererà la Cina soprattutto a causa del minore tasso di fecondità cinese. Ciò con quattro anni di anticipo rispetto a quanto previsto in passato: entro la metà del secolo ci saranno più di 1,6 miliardi di indiani a fronte di circa 1,3 miliardi di cinesi, considerando che il Medio Oriente e i Paesi occidentali sono ormai diventati le principali destinazioni degli indiani all’estero.

In sintesi, ci stiamo rendendo conto che il grido dei poveri e il grido della terra coincidono (cf. enciclica Laudato si’, 49).

Un’alleanza tra generazioni

Questi numeri ci aprono alla questione della transizione demografica e del rapporto tra generazioni. Istituendo la festa dei nonni papa Francesco intendeva ricordare appunto la rilevanza, anche etico-religiosa, di questo problema: «Il senso della vita non è soltanto nell’età adulta, da 25 anni a 60. Il senso della vita è tutto, dalla nascita alla morte e tu dovresti essere capace di interloquire con tutti, anche avere rapporti affettivi con tutti, così la tua maturità sarà più ricca, più forte. E anche ci offre questo significato della vita, che è tutta intera».

Di qui l’esigenza di una riforma del tempo dell’orologio, che va convertita alla bellezza dei ritmi della vita, ovvero all’alleanza tra le generazioni per frenare la corsa verso una società sterile, alla ricerca sfrenata di un divertimento elevato a sistema, dello svago e dell’evasione come senso unico.

La domanda fondamentale, allora – parafrasando Erich Fromm – è se lo scopo dell’esistenza sia diventare più umani o produrre di più. E la risposta, coerente con l’insegnamento evangelico, è in un’affermazione dello scrittore russo Lev Tolstoj: «Ogni tentativo di dare un significato qualunque alla vita, se la vita non è basata sulla rinuncia dell’egoismo, se non ha per scopo il servir gli uomini, diventa una chimera che vola a brandelli al primo contatto con la ragione».

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