Rifiuti e clima / 3

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scienziato

La nostra civiltà produce un’enorme e crescente quantità di rifiuti: rifiuti organici (da agricoltura, allevamento, alimentazione), rifiuti chimici e fisici (da agricoltura, industria, centrali di produzione dell’energia, artigianato, terziario), rifiuti speciali e rifiuti radioattivi da (ospedali, centrali nucleari, industria bellica).

Questi scarti spesso finiscono per inquinare la terra, l’acqua e l’aria, con evidenti danni per le persone e per tutti gli esseri viventi. A farne maggiormente le spese sono i più indifesi. Lo ricorda papa Francesco nella Laudato si’:

L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, che provocano milioni di morti premature (n. 20).

La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle città e nei campi, possono produrre un effetto di bio-accumulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe, che si verifica anche quando il livello di presenza di un elemento tossico in un luogo è basso. Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone (n. 21).

Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi (n. 22).

Problema economico

I rifiuti rappresentano un problema economico. La loro generazione dipende dal sistema economico e quindi dagli stili di vita che vengono adottati all’interno di questo sistema. Se viene favorita la politica dell’usa e getta e la produzione di oggetti concepiti per durare poco (obsolescenza programmata), avremo una sempre maggiore quantità di rifiuti dovuti alle attività umane. Nasce quindi il problema dell’accumulo dei rifiuti: spesso, non sapendo dove smaltirli, amministrazioni locali o centrali non trovano via migliore che esportarli in regioni o paesi che li accettano in cambio di denaro.

A questo si uniscono i danni causati dall’esportazione verso i Paesi in via di sviluppo di rifiuti solidi e liquidi tossici e dall’attività inquinante di imprese che fanno nei Paesi meno sviluppati ciò che non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale:

Constatiamo che spesso le imprese che operano così sono multinazionali, che fanno qui quello che non è loro permesso nei Paesi sviluppati o del cosiddetto primo mondo. Generalmente, quando cessano le loro attività e si ritirano, lasciano grandi danni umani e ambientali, come la disoccupazione, villaggi senza vita, esaurimento di alcune riserve naturali, deforestazione, impoverimento dell’agricoltura e dell’allevamento locale, crateri, colline devastate, fiumi inquinati e qualche opera sociale che non si può più sostenere (n. 51).

Economia circolare

È la cultura dello scarto a trionfare, che coinvolge le cose, gli esseri viventi e l’uomo.

Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura (n. 22).

Per uscire da questa situazione molto pericolosa occorre puntare verso un’economia circolare, che si propone di eliminare il più possibile i rifiuti, trasformandoli da scarti ad opportunità. Un primo passo in questa direzione è rappresentato da una sempre più diffusa raccolta differenziata dei rifiuti. Al Nord Italia si differenzia per il riciclo circa il 66% dei rifiuti, al centro il 51%, al Sud mediamente il 31% (ISTAT, 2019).

Il materiale non differenziabile (secco) dovrebbe essere trattato in modo da ricavarne il più possibile oggetti o sostanze riutilizzabili. Un altro grande strumento è costituito dal riuso degli oggetti: invece di scartarli, si dovrebbe cercare di ripararli per fruirne ancora o per cederli a persone che li possano riusare.

Effetti climatici

Il nostro modello di sviluppo non solo produce inquinamento e montagne di rifiuti; determina anche profondi cambiamenti del clima, che ormai sono avvertiti ovunque. C’è una connessione tra l’aumento medio della temperatura terrestre – che è di circa 1°C a partire dal 1870 ad oggi – e l’incremento della concentrazione di alcuni gas (tra cui l’anidride carbonica CO2) nell’atmosfera nello stesso arco temporale, con conseguente aumento dell’effetto serra.

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Aumento della concentrazione di gas serra negli ultimi 2000 anni (IPPC, 2014)

Non si può ritenere che il riscaldamento globale (global warming) sia dovuto a cause naturali, come l’attività solare: la causa dell’aumento della temperatura media terrestre è l’uomo, con le sue molteplici attività che riversano in atmosfera enormi quantità di gas serra.

grafico

Riscaldamento globale e attività solare dal 1880 ad oggi (https://climate.nasa.gov/)

Forse può sembrare che un solo grado centigrado di aumento termico medio terrestre (in Italia l’aumento è circa doppio) non sia influente. Ma, purtroppo, non è così.

Conseguenze

Le conseguenze sono note:

– scioglimento dei ghiacci marini e terrestri;

– aumento della frequenza di fenomeni climatici e meteorologici estremi: lunghi periodi di siccità, ondate di calore, alluvioni, uragani;

– desertificazione;

– aumento del livello dei mari: intere regioni costiere rischiano di essere sommerse dalle acque;

– diminuzione della disponibilità di acqua dolce: si stima che entro il 2030 avremo esaurito il 40% di acqua dolce della Terra;

– acidificazione degli oceani: circa il 25% della CO2 emessa finisce negli oceani, modificandone gli ecosistemi;

– perdita di biodiversità ed estinzione di specie animali e vegetali: un milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione che si preannuncia la più grande estinzione di massa degli ultimi 10 milioni di anni.

Il riscaldamento globale sta modificando – speriamo non in modo irreversibile – l’ecosistema terrestre e quindi le possibilità di vita; sta mettendo seriamente a rischio il futuro dei giovani.

Sul banco degli imputati è il nostro sistema economico, basato sulla necessità di incrementare il PIL, sull’usa e getta, sullo sfruttamento e sullo scarto di merci e di esseri viventi. Occorre cambiare rotta, rapidamente, attivando una nuova economia di tipo circolare, focalizzata sulla vita e non sulle cose, per costruire una società capace di futuro.

Per esempio, un percorso di sviluppo produttivo più creativo e meglio orientato potrebbe correggere la disparità tra l’eccessivo investimento tecnologico per il consumo e quello scarso per risolvere i problemi urgenti dell’umanità; potrebbe generare forme intelligenti e redditizie di riutilizzo, di recupero funzionale e di riciclo; potrebbe migliorare l’efficienza energetica delle città; e così via. La diversificazione produttiva offre larghissime possibilità all’intelligenza umana per creare e innovare, mentre protegge l’ambiente e crea più opportunità di lavoro. Questa sarebbe una creatività capace di far fiorire nuovamente la nobiltà dell’essere umano, perché è più dignitoso usare l’intelligenza, con audacia e responsabilità, per trovare forme di sviluppo sostenibile ed equo, nel quadro di una concezione più ampia della qualità della vita. Viceversa, è meno dignitoso e creativo e più superficiale insistere nel creare forme di saccheggio della natura solo per offrire nuove possibilità di consumo e di rendita immediata (n. 192).

Luigi Togliani, laureato in Matematica all’Università di Bologna, è stato docente di Matematica e Fisica in un Liceo scientifico di Mantova. È attualmente membro dell’Accademia Nazionale Virgiliana e presidente della sezione mantovana della società Mathesis. È autore di oltre 30 pubblicazioni di carattere scientifico e di articoli sul settimanale diocesano mantovano. A conclusione dell’anno anniversario dell’enciclica Laudato si’ (2015-2020) ha scritto tre contributi per SettimanaNews a partire da alcuni aspetti scientifici, per un’etica ambientale diffusa.

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Un commento

  1. Claudio Bottazzi 16 gennaio 2021

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