Violenza xenofoba in Sudafrica

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vescovi cattolici, dichiarazione

Prendiamo atto con sconcerto delle recenti ondate di violenza contro stranieri, iniziate due settimane fa nel distretto di Johannesburg, proseguite la settimana scorsa a Pretoria, e di nuovo questa settimana nei distretti di Johannesburg, Malvern, Turffontein e Krugersdorp.

Ogni volta sentiamo che le autorità fanno davvero poco per proteggere le vittime. Ci giungono rapporti sulla polizia che stava oziosa a Pretoria mentre i negozi venivano depredati e le persone attaccate. Non vi è stato un singolo arresto quel giorno.

Di nuovo le autorità ricorrono alla solita spiegazione: ossia che non si tratta di xenofobia, ma dell’attività di elementi criminali.

Lasciateci essere assolutamente chiari: non si tratta di sudafricani preoccupati e coscienziosi che cercano di liberare le loro città dagli spacciatori di droga. E non si tratta di azioni dovute a pochi soggetti criminali. Si tratta invece di xenofobia, punto e basta. Se il tutto riguardasse lo spaccio di droghe, perché gli spacciatori sudafricani non sono anche loro bersagli delle azioni in corso? Crediamo veramente che nessun sudafricano spacci droga? E perché i drogati che derubano i nostri concittadini nelle zone centrali delle nostre città non sono anche loro bersagli della azioni in atto? Se si tratta di qualcosa dovuto solo ad alcuni elementi criminali, perché i negozi posseduti da sudafricani non vengono anch’essi derubati?

L’insegnamento della Chiesa è chiaro e senza compromessi. Più dell’80% dei sudafricani afferma di essere cristiano. Che cosa stanno insegnando i nostri leader religiosi alle moltitudini che riempiono le nostre chiese ogni domenica? Galati 3,28 dice: « Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù». Seguendo la linea di Paolo, dunque, non c’è né sudafricano, né nigeriano, né etiope. Tutti siamo uno in Cristo.

Dio afferma chiaramente la sua cura per i rifugiati, migranti e stranieri. Deuteronomio 10,18 dice che egli «rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito». Dio attento agli stranieri; Dio li ama.

Gesù radicalizza le cose. Matteo 25 dice: «io ero straniero e voi mi avete ospitato». Gesù si identifica personalmente con gli stranieri. Accogliendo un profugo o un migrante noi accogliamo Gesù stesso.

Nella sua aspra critica davanti all’inazione delle gente di buona volontà che nulla faceva contro la tirannia nazista in Germania, il pastore Martin Niemoller scriveva: «Prima sono venuti per i socialisti, e non ho detto nulla / perché non ero socialista. / Poi vennero per i sindacalisti, e non ho detto nulla / perché non ero sindacalista. / Poi vennero per gli ebrei, e non ho detto nulla / perché non ero ebreo. / Poi vennero per me / e non era rimasto nessuno che potesse dire qualcosa a mio favore».

Prestiamo attenzione a questo. Siamo di fronte a un’ondata di odio e intolleranza che non è diversa dall’ondata di odio della Germania nazista. Se non agiamo con urgenza e immediatezza, allora non rimarrà nulla.

Mi appello a tutte le persone di fede e di buona volontà, esprimetevi pubblicamente e agite di conseguenza. Per dirla con le parole di san Francesco: «Dio fa di noi strumenti della tua pace».

La mia preghiera è che Dio compia la promessa fatta in Ez 36,26: «vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne».

Arcivescovo Buti Tlhagale OMI, 4 Settembre 2019 (Ufficio per i migranti e i rifugiati della Conferenza Episcopale Sudafricana).

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