Adulti in Cristo

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Il tema dell’adulto nel contesto culturale e sociale di oggi si presenta come un ambito di ricerca, di provocazione e di domanda che coinvolge molti aspetti: antropologico, esistenziale, sociale, filosofico e teologico. La questione dell’adulto e della sua maturità interroga l’orizzonte teologico. Nella vita cristiana, il riferimento principale è la «piena maturità di Cristo», proposta a ogni credente in ogni fase della vita. Nell’ambito dell’esperienza spirituale cristiana, secondo la tradizione, il tema della maturità è stato declinato attraverso l’istanza della progressione spirituale, segnata da passaggi (gradi e vie) orientati a una figura di adulto o di apice dell’identità cristiana.

Ne parliamo con Antonio Bertazzo, docente di Psicologia generale e religione che, nel prossimo anno accademico, assieme a Marzia Ceschia, docente di Teologia spirituale, terrà un seminario-laboratorio sul tema “Adulti in Cristo. Maturità umana e maturità spirituale”, presso il ciclo di licenza della Facoltà teologica del Triveneto.

– Professor Bertazzo, la figura dell’adulto appare oggi oscillare fra esperienze di crisi e ricerca di senso. Da dove nasce questa crisi? 

Negli ultimi dieci anni il tema dell’adulto sta occupando l’interesse di molti: pedagogisti, sociologi, psicologi, antropologi in genere, ma anche educatori, pastoralisti e numerose altre figure. Anche chi fa politica si sta necessariamente interessando sempre di più a questa categoria, valutando le statistiche demografiche che mostrano, non solo qui in Italia, una flessione sempre più ampia verso una fascia di adulti, in corrispondenza alla diminuzione delle nascite. È strano, ma vero: essere adulto oggi è diventato un compito difficile in quantole “certezze garantite” dal contesto sociale, economico e politico non sono così chiare: lavoro, famiglia, relazioni, futuro. L’adulto oggi è alla ricerca di un “equilibrio sopra le onde”.

– Fra i cambiamenti e le trasformazioni religiose e culturali contemporanee, che cosa mette maggiormente in questione l’adulto?

Da un punto di vista sociale ed economico, avere una sicurezza, spesso, appare una chimera o un miraggio. Le tappe della vita sembrano fluttuare, favorendo confini tra età diverse sempre più labili. Le fasi dell’età adolescenziale e di quella giovanile sembrano protrarsi dentro un’avventura senza fine. Ne deriva anche un modello culturale dell’adulto, considerato “sempre giovane”, e del giovane, ritenuto “sempre adulto”: sono trasformazioni che toccano la radice del modo di pensare la persona.

Mai come oggi, infatti, la vita è concepita come un grande teatro dell’individualità: con esigita e completa libertà, ogni persona può vivere scelte personali e private, non più regolate dalle consuetudini e quindi dalla responsabilità sociale. Questo crea grande instabilità, e ne deriva che l’età adulta appare una non-età, ove si possono vivere aspetti adolescenziali o tipicamente giovanili. L’età adulta non coincide più con la maturità.

– Come si muove l’uomo nella ricerca di senso? Oggi le proposte, ma anche le “sirene”, sono molte e diverse…

L’uomo alla ricerca di senso è l’uomo di ogni epoca. È la sua condizione “naturale”. Quando vengono a mancare riferimenti culturali e sociali, trasmessi nei passaggi intergenerazionali, l’uomo si ritrova a fare un’esperienza della precarietà, dell’incertezza, persino del vuoto. In questa nostra epoca lo vediamo chiaramente. L’incertezza è una dinamica che mostra una caratteristica dell’esistenza, quella della transizione. In questa esperienza di passaggio non divento un altro/a da me, ma approdo a un altro/a me. La ricerca di senso porta necessariamente il vivere transizioni.

– Come rimanere a galla in questi momenti di transizione?

Duccio Demetrio, pedagogista attento alla dimensione dell’adultità, è convinto che oggi dovremmo tornare a guardare il futuro recuperando il senso della nostra memoria: non solo “io” ma “noi”; non solo la mia libertà, ma anche la mia responsabilità.

Le età della vita

Necessario è il recupero del senso etico e della consapevolezza delle proprie potenzialità: un modo per rimanere a galla in fase di continui cambiamenti. L’altro/a me rappresenta questa nuova dimensione relazionale dell’adulto: io sono per l’altro e ciò definisce il valore personale.

– Tra le fasi della vita, nel tempo attuale, l’età adulta è quella che più delle altre è costretta a rivedere il proprio linguaggio di fede e la comprensione delle proprie categorie culturali, che fa i conti con la realtà e va in crisi a livello di ideali. È una questione di maturità?

adultiCrisi e incompiutezza. Questo è lo stimolo che sollecita a rinnovare continuamente il progetto della propria vita.

In questo modo si possono esplorare possibilità che l’esistenza offre, anche in fase di cambiamento di epoca, come è il nostro (cf. papa Francesco). Questa dinamica di transizione può portare, ma non è garantito, l’individuo a un’esperienza mutativa: è l’incontro con il nuovo che trasforma.

Ciò può essere considerato come la prospettiva trascendente, poiché invita ad andare oltre la condizione presente, ma non necessariamente religiosa: la soluzione della crisi o la ricerca di senso può risolversi anche in senso religioso, ma non è scontato.

– Quando avviene il recupero dell’esperienza della fede religiosa?

La realtà interpella profondamente la persona e, anche attraverso il dolore, può portare a un ricominciamento e ad aprirsi ad un’esperienza di trascendenza religiosa. In questo senso, riconosciamo che certe conversioni di tipo religioso o un “ricominciamento” nel cammino della fede avviene quando si scopre che non bastano più i parametri valoriali utilizzati fino ad allora.

Sono convinto che, in questo contesto, il silenzio che interroga, la sospensione dell’interrogativo esistenziale che ci interpella, sia fondamentale per lasciare emergere dalla personale interiorità e intimità la Presenza dello Spirito che guida a ritrovare nella relazione con Colui che precede e mai abbandona la sua creatura il senso di tutto. In questo consiste il recupero dell’esperienza della fede religiosa.

– Maturità umana e maturità spirituale: in quale rapporto stanno?

Il rapporto tra le due maturità è un equilibro dinamico. Esse si completano. Vivere un’esperienza religiosa, un’educazione a un cammino spirituale, fatto di fiducia, di confidenza, di scoperta e di esplorazione di interiorità è sempre un cammino di maturità umana.

I segni esteriori di relazionalità, di pro-socialità, di fiducia saranno espressione visibile di un buon livello di maturità, così come la capacità serena di gestire la conflittualità, sopportare le fatiche, attendere il futuro. Tuttavia, ci si avvicina a una maturità spirituale quando si fa esperienza della propria pochezza e povertà, ma aperti al continuo Amore e perdono che riceviamo da Dio, non per le personali qualità o meriti speciali o sanità mentale, ma per gratuità, per Grazia, in quanto creature.

Nello stesso tempo, possiamo dire che un cammino verso una maturità spirituale dovrebbe essere anche un cammino di riscoperta delle potenzialità umane da porre a servizio degli altri e dell’Altro: anche un solo talento va fatto fruttare.

– Come aiutare la persona a maturare e a raggiungere una piena identità cristiana?

È importante capire cosa significa piena identità cristiana. Se questa corrisponde a una fede che possiamo definire adulta, allora si può dire che è il passaggio da una religiosità funzionale, in cui la relazione con Dio è in funzione dei propri bisogni, della soluzione della conflittualità della vita. Un contesto in cui l’individuo è al centro, in forma narcisistica. Questa forma di narcisismo religioso ci accompagna sempre nel rapporto con Dio. Si potrebbe dire che è una forma di autoconservazione.

Del desiderio

Diversamente, in senso maturo – meglio dire “in senso di maturazione” – l’identità della fede cristiana viene indicata quando la persona diviene “collaboratore” del desiderio di Dio, divenendo partecipe dei desideri di Dio per l’umanità, ossia della passione di amore per l’umanità e il creato. Quali sono i desideri di Dio? Solamente il Figlio, colui che conosce il Padre, e desidera farlo conoscere, svela continuamente tutto ciò mediante lo Spirito donato alla sua Chiesa, ossia a coloro che lo cercano con cuore sincero.

– Quali supporti o percorsi di formazione dell’identità possono essere offerti per un cammino che porti alla maturità umana e per la crescita dell’esperienza spirituale?

Vorrei elencare alcuni elementi, senza entrare nella loro descrizione, richiamando le Confessioni di sant’Agostino, al libro X: ritornare in se stessi, conoscere se stessi, trascendere se stessi. Se le prime due sono per tutti, la terza sembra caratterizzare il cammino di un’esperienza spirituale cristiana che orienta all’identificazione con Gesù Cristo, il cui riferimento era il continuo riferimento al Padre.

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– Quali figure possono accompagnare in questo cammino?

Abbiamo bisogno di persone non speciali, ma normali: sono coloro che sanno apprezzare la vita nei suoi risvolti diversi e sanno rielaborare in modo resiliente anche le situazioni più difficili. Detta in altro modo, agire da “risorti”, ossia come persone che non hanno timore di uscire dai rifugi in cui la paura può tenere in costrizione, in modo autoconservativo. La qualità sta nell’atteggiamento che rivela l’intenzione presente nel cuore di ciascuno. E richiede di coltivare, custodire, sviluppare ciò che fa crescere la persona come valore: è dono che abbiamo ricevuto e come tale va custodito.

– Libertà personale, stati affettivi interiori, esperienza fattuale: oggi si assiste ad una rivalutazione dell’individualità. Questo è un limite (ed eventualmente in che senso, in che misura può esserlo), oppure è una risorsa che porta il singolo a divenire più attivo nella via della trasformazione interiore?

La rivalutazione dell’individuo come soggetto autonomo, libero, capace di unicità è l’evento della modernità. Importante? Certo, in quanto può derivarne una conoscenza di sé più genuina e il formarsi di una coscienza meno vincolata da influenze esterne, una consapevolezza più chiara.

Nello stesso tempo, la forma eccessiva dell’individualità porta ad amplificare l’autonomia che passa al vaglio della propria soggettività i valori che vengono proposti nel contesto culturale e intergenerazionale. Si potrebbe dire che non esiste l’Io senza il Tu. Ma questo vale anche per la dinamica spirituale, come ad esempio la preghiera, quale spazio in cui ognuno si pone in relazione con l’Altro riscoperto come presenza e fonte di vita e/o di individuazione.

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