Dalle Ceneri alla Pasqua

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meditazioni

«Farò la Pasqua da te». È la promessa che il Signore Gesù fa ad ogni cristiano e ad ogni uomo di buona volontà che si mette in cammino nel percorso quaresimale, ricco di spiritualità e di promesse di vita. L’itinerario è paradossale: dalle ceneri… al fuoco! E non il contrario.

Il monaco camaldolese Matteo Ferrari, biblista e liturgista, propone un prezioso sussidio per gustare e sciogliere l’apparente paradosso contenuto nel percorso.

Nel suo volume egli raccoglie i commenti alla letture liturgiche del periodo quaresimale e della Settimana Santa pubblicati sui social e molto apprezzati dai lettori. Egli ricorda il passo della costituzione Sacrosanctum concilium 2 nel quale si afferma che la liturgia contribuisce a che tutti i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della Chiesa. E nella Quaresima, nella Settimana Santa e in particolare nella Veglia pasquale tutto questo si avvera.

Dalle ceneri al fuoco

Si parte dalle ceneri, simbolo austero della fragilità e dalla pochezza dell’uomo che si autocentra sulle proprie forze, chiudendosi a Dio e ai suoi doni. L’uomo è piccolezza, fragilità. È un essere effimero, vaporoso. Con la recezione delle ceneri egli riconosce il suo bisogno di tornare a Dio e di caratterizzare il proprio modo di stare davanti a lui: l’umiltà.

Il digiuno concorre da parte sua a liberare spazi interiori di ascolto della fame della Parola, per soddisfarla nel modo corretto.

Dal “voler fare da soli” che lascia l’uomo con un pugno di fredde ceneri in mano, chi inizia il cammino quaresimale vuole aprirsi all’Altro e all’altro/a. Ritornare all’amore vero, quello del tempo della giovinezza, raffreddato nel tempo. La cenere rimanda alle sconfitte dell’uomo, alle realtà non positive del suo vissuto.

Il fuoco che le può rianimare può venire allora solo dall’alto, da Dio. La grazia di Dio giunge come fuoco che scalda e rischiara. È il fuoco della Veglia pasquale. La cenere «non è rimossa, ma ci è posta sul capo perché, trasformata da Dio, diventi fuoco che arde, riscalda e rischiara» (p. 12).

Segno dell’alleanza – si pensi alla fiaccola dell’esperienza di Abramo e al fuoco che non consuma il roveto ardente di fronte a Mosè –, il fuoco di Pasqua è già anticipato nella Trasfigurazione di Gesù celebrata nella seconda domenica di Quaresima. La divinità del figlio di Dio fatto uomo non consuma la sua umanità, ma la trasfigura. È anticipo della Veglia pasquale, dove il fuoco della divinità non distrugge ma colma di speranza e di vita la storia personale e dell’umanità intera.

Il fuoco della Veglia pasquale è il fuoco che divampa anche nelle ossa dei profeti, il fuoco della Parola e della Pentecoste, pienezza della Pasqua con il dono dello Spirito Santo. Dalla cenere al fuoco si distende il cammino del discepolo di Gesù che si apre alla conversione. Il fuoco della Veglia pasquale – Cristo risorto – rischiara questo percorso, illumina e brucia senza consumare. È la bontà misericordiosa di Dio che viene a visitare l’umanità.

La Parola di Dio contenuta nelle sante Scritture, infine, è la guida verso la Pasqua, dove il Signore attende ogni pellegrino e la sua Chiesa. Farò la Pasqua da te, promette il Signore a chi si mette in cammino.

La genuina natura della Chiesa

Sacrosanctum concilium 2 afferma che la liturgia, oltre a far celebrare il mistero di Cristo nella vita, aiuta i cristiani a mostrare al mondo la genuina natura della Chiesa. Oggi la Chiesa, messa in cammino dal Signore e dagli stimoli provenienti da papa Francesco, vuole vivere e mostrare al mondo il suo volto sinodale.

Nella Veglia pasquale questo volto si mostra chiaramente. È il volto della Chiesa che vigila alla luce di Cristo, seguendo lui come sposa ardente e fedele, nella storia dell’umanità concreta dei nostri giorni. È una Chiesa che invita gli uomini a non restringere gli orizzonti vitali, ma a lasciarsi incontrare da Qualcuno che viene incontro per dare vita piena ai loro cammini che stentano ad aprirsi alla speranza.

La Veglia pasquale può essere davvero vista come il “sacramento” della vigilanza della Chiesa. Una Chiesa che è sposa vigilante, in cammino.

La Veglia è anche un itinerario sacramentale. La Veglia pasquale celebrata in pienezza con i sacramenti dell’iniziazione cristiana degli adulti, delinea il cammino di tutta la vita dei cristiani. Essa nasce dal battesimo dove riceve l’essere, si fortifica con la cresima che dona l’unzione la quale infonde energia conveniente a quella vita, vive l’eucaristia, pane che sostiene e custodisce la vita, e fa conservare quanto si è acquisito. Nella Veglia si riscopre la dimensione sacramentale della vita cristiana e il senso dei vari sacramenti. Segni sacramentali che sostengono il cammino, l’esodo di persone che non si credono mai degli arrivati.

Chiesa in ascolto

L’ampia e articolata lettura della parola di Dio compiuta nella Veglia pasquale fa scoprire la vera natura della Chiesa anche sotto l’aspetto di una Chiesa “in ascolto”. Modello e prototipo di ogni ascolto della Parola, la Veglia educa alla laboriosità impegnativa dell’ascolto della voce di Dio che attraversa i secoli, percorre la notte della storia sigillandola con la fedeltà della voce dell’Amante.

Nella Veglia pasquale la Chiesa mostra la sua natura di sposa fedele che ascolta da sentinella una Parola che proviene da Dio, la sola capace di interpretare le vicende tragiche della storia degli uomini, per annunciare l’unica certezza che buca il mistero della morte. Nessuno, infatti, ha narrato il momento della risurrezione di Gesù. La notte di Pasqua è l’unica custode del mistero della risurrezione del Signore. Lo custodisce e lo comunica nella Veglia e nella Cinquantina pasquale che continua fino alla Pentecoste.

A partire dalla Veglia pasquale, «ciò che la liturgia celebra è la vita stessa della Chiesa letta alla luce della risurrezione e della presenza del Signore risorto nella comunità dei discepoli» (p. 244). I doni scaturiti dalla morte e dalla risurrezione di Gesù, in specie il dono dello Spirito Santo, diventano i criteri con i quali la Chiesa impara a definire se stessa, per non cadere nella mondanità che può derivare dai suoi successi o dalle sue strategie pastorali.

Chiesa sinodale

Nella Quaresima e nella Veglia pasquale la Chiesa si mostra nella sua natura di “Chiesa pasquale”, popolo che cammina-insieme, sinodalmente, per imparare sempre di nuovo a essere discepoli del Signore anche nel terzo millennio. La «Quaresima – ricorda il card. Mario Grech nella Prefazione – è custode soprattutto di questi due volti della vita ecclesiale e quindi della sinodalità: la conversione e l’ascolto» (p. 7).

Scuola dell’ascolto e della conversione, la Quaresima e la Veglia pasquale insegnano ad ascoltare il Signore che parla oggi, insegnandoci così anche ad ascoltarci tra di noi. «È questo che contraddistingue il volto di una Chiesa sinodale: partire dall’ascolto della Parola, per mettere al centro delle nostre relazioni il discernimento di ciò che il Signore chiede oggi alla comunità dei discepoli di Gesù» (p. 6).

Tutto il cammino dell’anno liturgico – e in modo più intenso e particolare la Quaresima e la Settimana Santa – è celebrazione e rivelazione della vita della Chiesa al suo interno e al suo esterno.

L’anno liturgico educa proprio alla sinodalità, in quanto essa «indica lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere in comunione, nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice» (p. 7, citazione di CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa – 2 marzo 2018 – n. 3).

I commenti del monaco camaldolese, autore di vari libri e animatore di eventi di spiritualità rivolti in modo particolare ai giovani, sono brevi e succose riflessioni soprattutto sul vangelo del giorno. La meditazione domenicale si allarga leggermente per sottolineare alcuni aspetti anche delle altre letture. Il dettato di Ferrari è semplice, accattivante, teologico e cristologico.

Non ci sono note a piè di pagina o enfasi filologiche e tecniche, tranne quando valga la pena sottolineare la ricchezza particolare di un termine o l’altro nella sua lingua originale.

L’autore sottolinea volentieri la grazia preveniente di Dio presente in Gesù che attira e trasforma gli uomini per dare loro la vita piena. Le fini sottolineature, anche psicologiche, presenti nel testo attualizzano la parola evangelica, facendola splendere come luce di consolazione, speranza e vita anche per l’uomo smarrito dei nostri giorni.

  • MATTEO FERRARI, Farò la Pasqua da te. Commenti biblici per la Quaresima e la Settimana Santa (Spiritualità del nostro tempo – Nuova serie), Cittadella Editrice, Assisi 2022, pp. 258, € 16,90, ISBN 9788830818279.
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