Giovedì Santo

di:

I giorni del Triduo sono segnati da assenze, alcune dolorose altre che aprono alla libertà della fede. Tutte annunciano una mancanza che non può essere colmata – neanche da Dio, perché è quella che tiene in vita il nostro desiderio che nessuna realtà potrà mai riempire o saziare.
Pasqua è l’annuncio cristiano del fatto che il reale, così come esso si dà nella nostra esperienza quotidiana, non ha l’ultima parola sulle nostre vite e sul nostro desiderio di una esistenza riuscita – definitivamente riuscita. Un annuncio, però, che non passa oltre la realtà del nostro vivere, ma se ne fa carico, lo custodisce e lo trasforma.
Tutti i frammenti della nostra quotidianità vengono raccolti, amati, riconciliati fra loro. Un lavoro, questo, che la realtà del vivere e la vita non sono in grado di fare. Lavoro che, però, la dedizione del Dio di Gesù desidera fare fin dal principio dei giorni. Ed è da questo tempo immemorabile che Dio opera affinché le nostre esistenze possano giungere alla loro desiderata riuscita – che niente e nessuno può corrodore o corrompere.
Nel giorno di Pasqua un’esistenza umana, vissuta nel segno di una dedizione che non conosce confini, viene ad abitare per sempre l’intimità del mistero di Dio – e la trasforma in maniera indicibile. Proprio perché Pasqua è l’evento di questa trasformazione intima di Dio, essa può essere anche la speranza che vince la pretesa del reale di essere tutto e che nulla è possibile al di fuori di esso. E lo fa, appunto, ospitandolo in sé e coinvolgendolo nella inenarrabile trasformazione che Dio vive nella risurrezione di Gesù – il Figlio amato da sempre, primo tra molti fratelli e sorelle nel corpo di carne.

giovedì santo

E mentre essi mangiavano, prese del bane, benedicendo lo spezzò, e diede loro e disse:
prendete, questo è il mio corpo (Mc 14,22).
Depone le vesti e, preso un telo, cinse se stesso; poi mette acqua nel catino
e cominciò a lavare i piedi dei discepoli… (Gv 13,4-5).

È la notte in cui fummo introdotti a fare memoria di lui. E rimanemmo sorpresi dai suoi gesti – gesti semplici, quotidiani: prendere del pane, lavare i piedi agli ospiti del banchetto. Non sono gesti regali, ma di uno che vuole servire – che non si vanta di sé, fosse anche il figlio di Dio.

Quasi tutto ci diceva che quella notte, così carica di intimità e amicizia, era anche un congedo, ma non volevamo accettarlo. Forse, così abbiamo perso qualcosa della soave e drammatica bellezza di quella cena – solo dopo imparammo che fu l’ultima che fece con noi.

Ci aveva strappati dalla nostra inerzia  e introdotto a una relazione con Dio di cui non saremmo mai stati capaci di immaginarne una più bella e affidabile.

Che tutto questo venisse racchiuso in un pane donato e in piedi lavati ci sorprese e ci lasciò sgomenti. Che bastasse del pane e un catino d’acqua per custodire per sempre il mistero di un Dio che si china con dedizione sulle nostre viste, ci apparve essere una dismisura di cui non fummo capaci di essere all’altezza.

Fu solo quando incominciammo a ripetere, trepidanti, quei semplici gesti – dopo la morte di lui –, che pian piano iniziammo a comprendere: ci aveva lasciato delle pratiche del corpo capaci di insinuarsi nel più recondito della nostra carne e dei nostri vissuti.

Provammo come la sensazione di uno stordimento di cui mai avevamo fatto esperienza: era come se lui fosse qui con noi, nell’estrema fragilità di mani che condividevano il pane e si piegavano sul fratello e la sorella per lavare loro i piedi.

E pane dopo pane, mano dopo mano, catino dopo catino, piede dopo piede, la sua mancanza iniziò ad apparirci in una luce nuova: era proprio una mancanza, ma non la sentivamo essere tale. Ballavamo sul filo della più folgorante inebriazione e del più cupo disperare, senza sapere da che parte saremmo caduti. Tenuti in piedi solo da un pane, un catino, un telo – niente di più.

Prima con un po’ di vergogna, poi con stupore, iniziammo a sentire una gioia leggera che nasceva nel fare così memoria di lui.

Lo confessiamo, iniziammo a farlo per noi perché non sapevamo dove andare, forse non sapevamo neanche più chi fossimo. È come se tentassimo di tenerlo gelosamente fra noi. E ogni volta che ci ritrovavamo per condividere il pane e lavarci i piedi raccontavamo tra noi di quando lui era con noi. Ognuno aveva la sua storia, ognuno ricordava particolari dimenticati dagli altri.

E fu così che ricordammo che a tavola solo con noi ci fu unicamente quella notte, tutte le altre volte c’erano sempre anche altri che non facevano parte del nostro gruppo.

Così, quando qualcuno iniziò a bussare alle nostre porte chiedendoci di entrare e fare cena con noi, non potemmo che dirgli di accomodarsi tra noi per fare insieme memoria di lui – del pane, un catino, dell’acqua, i piedi…

Print Friendly, PDF & Email
Tags:

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto