Immacolata Concezione e maternità

di:
immacolata

Bill Viola, The Greeting.

La festa mariana dell’Immacolata Concezione di Maria ha a che fare con domande e riflessioni sulla maternità più di quanto immediatamente appaia. Studiando la storia di questo dogma, che fu definito tardamente da papa Pio IX con l’enciclica “Ineffabilis Deus”, promulgata l’8 dicembre 1854, ci si accorge che esso origina da una larga esperienza di pietà e fede popolare in cui è inevitabile riscontrare molte voci femminili che spesso hanno chiesto e chiedono la mediazione della Vergine per la gravidanza, il parto e la vita dei piccoli.

Devozione, storia, dogma

Nella diffusione di questa definizione della Madonna – che non compare nelle Scritture – ha certo contribuito lo scritto apocrifo del Protovangelo di Giacomo (tra il 140 e il 170 d.C.) in cui è descritta l’infanzia singolare di Maria sin dal suo concepimento per grazia divina.

Nei secoli seguenti sono documentati dibattiti in cui intervennero più voci maschili: teologi affermati e presenti nei concili ecumenici (importante quello di Basilea del 1431-49) e soprattutto esponenti autorevoli di ordini religiosi e predicatori che ascoltarono e nello stesso tempo stimolarono la fede popolare.

La teologia agostiniana, di raffinata ispirazione umanista, attenta alla questione della libertà umana, aveva posto il problema: se il Cristo, in quanto privo di peccato, è Colui che salva l’umanità, il grembo in cui Egli è stato concepito sarebbe necessariamente stato quello di una donna senza “macchia”, immacolata.

In seguito l’attenzione a questa definizione della Madre diventa oggetto di ulteriori riflessioni: nella matura età medioevale sorge un fertile dibattito tra immacolisti e macolisti. Per i primi Maria fu esente dal peccato fin dal primo istante del suo concepimento, per i secondi Ella fu santificata in un momento successivo della vita fetale.

Quest’ultima fu anche la tesi di San Tommaso che con altri affermò che solo quando il corpo fetale è formato, cioè carnalmente presente, esso può essere santificato. Si sottolineava in tal modo l’aspetto materico della maternità. Sono idee che appaiono lontane ma che ci sembra evochino domande attuali: “Quando una donna può dirsi pienamente madre? Fin dal momento del concepimento (anche con tecnologie legate alla riproduzione) oppure quando la futura mamma sente il bambino muoversi dentro di sé o quando egli nasce?

Domande che oggi richiamano delicati temi riguardanti la gravidanza e la sua possibile interruzione volontaria o no. Spesso si può constatare come sia misterioso l’incipit di una vita nuova in cui non sono solo gli elementi biologici a intervenire ma anche sensazioni, sentimenti nonché scelte libere e maturate.

Iconografia

Ritornando al dibattito medioevale, certamente fu molto radicata e penetrante l’idea che il grembo di Maria madre di Dio (deipara o “ theotokos”, colei che ha partorito un dio)  dovesse essere accogliente, e quindi puro, nel modo meglio predisposto alla gestazione del Figlio di Dio.

A tutti è nota la Madonna del parto di Piero della Francesca (1412-1492), immagine straordinaria della gravidanza di Maria, ed evocante quel consolidato sentire che nella predicazione diffusa ai tempi di Piero attingeva al Salmo 46,5: “L’Altissimo ha santificato il suo tabernacolo”. Il grembo di una donna è una bellissima metafora per dire l’incubazione di ciò che è sacro.

Come spiega il compianto iconologo Giovanni Pozzi (“Maria tabernacolo” in Sull’orlo del visibile parlare, 1993) Bernardino de’ Busti, un colto predicatore vivacemente presente nell’età di Piero della Francesca, sosteneva che “il luogo deve essere proporzionato a quello che ci sta dentro”.

L’immagine del grembo di Maria – più volte disegnato gravido come nel bellissimo dipinto della Visitazione del Pontormo – è quello di una donna “piena di grazia”. La grazia che salva, quella divina, può aver posto solo in chi fa spazio a altri in modo accogliente e senza riserve. Così immaginiamo grembi gravidi anche quelli di donne e uomini che con l’adozione o l’affido attendono un figlio venuto da lontano, da altri genitori. Spazi in cui trattenere con affetto corpi, menti, pensieri altrui.

Chi decide di far vivere una vita nuova presso di sé è consapevole della propria vulnerabilità e teme che qualche male possa incombere o insidiarsi. Oggi – molto più di un tempo – sono numerosi i controlli e gli esami medici consigliati e effettuati da donne in gravidanza. Forse più celate – o spesso nominate e descritte soprattutto dalle scienze psicologiche – sono le legittime preoccupazioni in merito a quel male spirituale e morale che abita la vita di tutte e tutti.

Quello che l’iconografia della Madonna Immacolata presenta come il serpente schiacciato dal suo piede.  Poco si sottolinea il timore nei confronti della disposizione umana a cadere in quel che nei secoli precedenti era nominato “peccato”. A volte i genitori vorrebbero essere “perfetti” o addirittura santi. Ogni futura madre probabilmente nasconde un forte desiderio in cuor suo: essere come Maria, cioè tutta santa, che la tradizione orientale nomina “panaghia” e quella occidentale “immacolata”

N.B. Per l’iconografia della Madonna Immacolata che schiaccia con il piede il serpente: vedi F.De Zurbaran, Immacolata concezione (1632), Barcellona, Museo nazionale della Catalogna.

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