Lettera dal Carmelo di Praga

di:
catecumenato

Foto di Lachlan Gowen su Unsplash

Il Carmelo Edith Stein di Praga si pone come punto di riferimento per coloro che sono in un cammino di ricerca. L’esperienza del catecumenato.

Carissimo don Francesco,

ti scrivo, come promesso, qualche riga dal Carmelo Edith Stein di Praga, un piccolo scorcio sulla realtà qui a Praga e nella Repubblica Ceca.

La Chiesa ha avuto un doloroso stop negli anni del comunismo; ora, a trentatré anni dalla caduta del regime (il 17 novembre), mi sembra di vedere una Chiesa che, pian piano, cerca una nuova identità. In modi diversi vedo lo sforzo di percorrere cammini e di tessere la Chiesa.

Toccante, a Praga, è la realtà della chiesa di San Salvatore che, in modo particolare, in questi anni di ritrovata libertà religiosa, si pone come un luogo di riflessione, di approfondimento e di dialogo sulla fede. Sono davvero numerosi i giovani e gli adulti che si avvicinano alla Chiesa e iniziano anche il cammino del catecumenato. Molti di loro, infatti, pur venendo da contesti completamente atei, sono in ricerca.

È commovente vedere come il Signore opera ispirando nei cuori questa “ricerca”, anche lì dove di Dio non sembra esserci proprio traccia.

Molte persone iniziano semplicemente a “cercare”, nel senso più ampio della parola, e ciò li porta a leggere libri di spiritualità, a partecipare a incontri, ad ascoltare interviste alla televisione o nei media, fino ad arrivare a partecipare o ad una santa messa o ad una catechesi di padre Halík. Talvolta è l’invito di un amico, o magari solo la curiosità di ascoltare una delle voci più importanti del panorama intellettuale ceco, a dare il via ad un cammino di ricerca.

Nel cammino del catecumenato, che dura due anni, le persone hanno l’opportunità di porre e di condividere le loro domande di senso, di felicità, la loro sete per qualcosa che trascenda e, al contempo, impregni di significato la loro vita, il loro bisogno di fare un’esperienza di Dio, se Dio esiste davvero.

Diventa il tempo per riflettere in modo molto personale sulla propria vita e sulle proprie scelte, per dare ascolto a quella voce che sussurra dal di dentro, ma di cui non si riesce ancora a decifrare il linguaggio.

L’incontro con Dio è anzitutto incontro con la sua Chiesa, e dunque con quella comunità di fedeli che li può accompagnare in questo cammino attraverso la catechesi, attraverso un dialogo intellettualmente schietto, attraverso rapporti significativi, di ascolto e di attenzione per l’altro.

Sono numerosi gli ostacoli che devono affrontare: in questo cammino si trovano spesso soli, senza l’appoggio della famiglia o degli amici (anzi spesso si trovano ad andare “controcorrente”), hanno il peso di molti pregiudizi riguardo alla Chiesa, lo smarrimento di non sapere dove rivolgere la loro ricerca: quale religione? Quale Chiesa: protestante, cattolica…?

Possono arrivare ad ammettere l’esistenza di un Dio, molto più difficile è comprendere Gesù, ovvero che una figura storica possa essere Dio (e perché no, allora, una qualsiasi altra figura carismatica della storia?), per non parlare dello Spirito Santo…

Molti hanno bisogno di tempo e, dopo i due anni di formazione, decidono di aspettare ancora, perché è importante per loro che la scelta di ricevere il battesimo venga presa onestamente, con un consenso pieno e maturo.

Da parte nostra, non solo come suore, ma in generale come comunità di fedeli, sentiamo la chiamata a pregare per loro, ma anche ad intrecciare rapporti umanamente significativi, perché sappiamo che questa è per loro la prima esperienza di Chiesa e che da qui passa, a volte con le parole e a volte anche solo con la testimonianza di vita, anche la fede.

Sentiamo la chiamata a crescere come Chiesa aperta all’ascolto, all’accoglienza, alla cura delle ferite, a un dialogo intellettualmente sincero e fondato sulla solida esperienza personale di un cammino umano e spirituale.

Ricordiamo spesso le parole di papa Francesco a non chiuderci “nella nostra cerchia”, ma ad aprirci per rispondere a questa sete di Dio che grida dai cuori anche dei più lontani. Ecco perché, oltre alle tradizionali catechesi, offriamo anche i fine-settimana e gli esercizi spirituali nella casa di spiritualità di Kolin, dove si pone molto l’accento sull’esperienza di preghiera e di un rapporto personale con Dio. Tutto ciò passa attraverso la verità su sé stessi e sulla propria vita, nonché sulla fraternità, sostegno fondamentale per coloro che stanno compiendo lo stesso cammino.

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