Non imitate i santi

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Le imitazioni nuocciono gravemente alla salute. Affermazione comprensibilmente logica quando si tratta di imitare chi compie azioni delinquenziali.

Potrebbe essere rischioso anche l’invito a imitare i Santi. I santi sono tali perché non hanno imitato nessuno. O meglio, perché hanno avuto il coraggio di imitare l’unico totalmente Santo. Che è sempre e solo parzialmente imitabile. L’Unico che ha potuto seguire la sollecitazione – per noi assurda – a essere perfetto come il Padre nostro celeste (Mt 5,43)!

Gesù non si è mai omologato.

I santi sono stati proposti a imitazione, spesso perché funzionali a certi contesti storici, a sostenere il valore di certe virtù, per dare ragione a certuni e torto ad altri. Anche personaggi rivalutati dopo averli condannati a pene rilevanti. Da reprobi a modelli. E anche viceversa!

I Santi sono tali per l’ardire che hanno avuto di essere sé stessi. Anche il coraggio di andare contro corrente. Raggiunta la consapevolezza di sé, più nessuno li ha potuto fermare.

La caratteristica dei Santi (notare la esse maiuscola) sta nel fatto che sono stati veramente, coraggiosamente e costantemente sé stessi. Si sono capiti e poi più nessuno li ha potuti fermare. In questo senso si possono apprezzare anche i “santi laici”.

Per i battezzati – in più – la valorizzazione dello Spirito ricevuto. Non si diventa artisti copiando. Fondamentale invece saper valorizzare la genialità creativa che ci appartiene.

I Santi e gli artisti – che hanno molto in comune – hanno seguito un percorso. Analisi del contesto, della storia che li ha condotti, delle relazioni che hanno avuto. Anche del dono dei talenti che hanno ricevuto e che lo Spirito – compreso lo spirito laico – ha aiutato a far emergere. La loro vita poi si è dipanata con una linearità personalizzata che suscita meraviglia.

«Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico. Ciascuno ha l’obbligo di riconoscere e considerare che lui è unico al mondo nel suo genere, e che al mondo non è mai esistito nessun uomo identico a lui. Se infatti fosse esistito al mondo un uomo identico a lui, egli non avrebbe motivo di essere al mondo. Ogni singolo uomo è cosa nuova nel mondo e deve portare a compimento la propria natura in questo mondo» (Martin Buber, Il cammino dell’uomo).

Credo sia utile questa visione laica delle “cose fatte per bene”! Caratteristica di Santi e artisti sta nella contrapposizione ai tanti modelli fasulli, che affascinano per delle nullità e che spesso sono funzionali a sistemi prestabiliti da poteri più o meno reconditi. Laici e religiosi che siano.

L’imitazione presuppone una monotona uguaglianza e, la conseguente omologazione priva del diritto-dovere di essere liberamente sé stessi. Per evitare questo, credo sia indispensabile condividere un passaggio fondamentale.

Non è vero che i figli sono tutti uguali. Mio fratello è figlio unico, cantava Reitano. Nati per essere originali e non fotocopie, diceva il quindicenne Carlo Acutis. Victor Frankl – fondatore della logoterapia o terapia esistenziale – parla di consapevolezza e valorizzazione di sé per individuare il senso personale del vivere.

“Io sono io”, che è l’opposto della patogena espressione: “Non sapete chi sono io”. La prima valorizza l’unicità e il protagonismo; la seconda moltiplica i narcisisti e – strano ma vero – deprime ulteriormente chi tende al non riconoscimento di sé.

Anche chi soffre di dipendenze patologiche spesso è stato privato di questa valorizzazione fondamentale. Mai nessuno mi ha detto “brava!”, mi diceva una ragazza di ventotto anni.

L’invasione di modelli confusivi e inutili soffoca la percezione dell’originalità. Come conseguenza, nascono piante senza radice. Senza la consapevolezza di sé, uno può essere attratto da un modello e dal suo opposto e – per aggiunta – può sentirsi privo delle forze necessarie per una scelta coerente. Nello specifico dei battezzati, la valorizzazione dello Spirito ricevuto. Anche se non facilmente – spesso dolorosamente – percepibile.

Altra caratteristica della scoperta e valorizzazione di sé – presente nei Santi e negli artisti – è l’investimento nella comunità di tutto quello che si è e si ha. Compito della comunità: aprire gli occhi e meravigliarsi.

Il talento sotterrato si deprime e produce nullità. Causa un duplice male: impoverisce la comunità e non valorizza il possessore.

Credo non sia esagerato affermare che la non valorizzazione di sé sia la causa principale di molte nevrosi. È più facile essere solipsisti – tristemente contenti di sé con false certezze imitative – che coraggiosamente coerenti per la consapevolezza acquisita.

Considerazioni queste che possono coinvolgere processi educativi promozionali e prevenire manie autoesaltanti e depressioni che annullano.

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5 Commenti

  1. Tobia 27 febbraio 2023
  2. Gian Piero 25 febbraio 2023
  3. Pietro 25 febbraio 2023
  4. Carlo Antonio 24 febbraio 2023
  5. Doriana 24 febbraio 2023

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