Il segreto del Figlio di Dio fatto uomo

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In occasione del Natale, proponiamo un estratto dal volume di Edith Stein, Il mistero del Natale. Introduzione di Franco Ferrarotti, Collana «Le ispiere», EDB, Bologna 2017, pp. 52, € 6,00. 9788810569085

Certo ognuno di noi ha già gustato questa felicità del Natale. Ma il cielo e la terra non sono ancora divenuti una cosa sola. La stella di Betlemme è una stella che ancor oggi splende in una notte oscura. Già al secondo giorno la Chiesa mette da parte i bianchi pa­ramenti per vestire il colore del sangue e al quarto giorno il viola del lutto: Stefano, il proto-martire, il primo a seguire Dio nella morte, e i bambini innocenti, i piccoli lat­tanti di Betlemme e di Giuda, ferocemente massacrati dalle rozze mani dei carnefici, fanno da seguito al Bambino nel presepe. Che vuol dire questo? Dov’è il giubilo delle schiere celesti, dove la silente beatitudine della santa notte? Dov’è la pace sulla terra? Pace sulla terra a coloro che sono di buona volontà: ma non tutti sono di buona volontà. Fu quindi necessario che il Figlio dell’eterno Padre discendesse dalla magnificenza del cielo, poiché il mistero del male aveva im­merso la terra nell’oscurità. Le tenebre co­privano la terra, ed egli venne come luce che brilla tra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno compreso. A coloro che lo accolsero, portò luce e pace: la pace con il Padre che sta nei cieli, la pace con tutti coloro che sono ugualmente figli della luce e figli del Padre che è nei cieli, e infine l’intima pace del cuore; ma non la pace con i figli delle tene­bre. A questi il principe della pace non porta la pace, ma la spada. Egli è per loro la pietra dello scandalo, contro la quale essi vanno a infrangersi. Questa è un’autentica severa re­altà, che non possiamo permettere venga nascosta dall’incanto poetico del Bambino nel presepe. Il mistero dell’incarnazione e il mistero del male sono strettamente con­giunti. Contro la luce scesa dal cielo spicca, più sinistra e più nera, la notte del peccato.

Il Bambino nel presepe allunga le manine e sembra già voler dirci con il suo sorriso le pa­role che usciranno un giorno dalle labbra dell’uomo: «Venite a me voi tutti che siete tribolati e oppressi». E accolsero il suo invito i poveri pastori: sulle piane di Betlemme la lieta novella venne data loro dalla luce del cielo e dalle voci degli angeli e dissero can­didamente: «Andiamo a Betlemme» e si mi­sero in viaggio. E i re che dai lontani paesi dell’oriente con uguale semplice fede segui­rono la meravigliosa stella: dalle mani del Bambino cadde loro copiosa la rugiada della grazia, ed «esultarono con grande gioia». Ecco le mani che danno e chiedono nello stesso tempo: voi, saggi, mettete da parte la vostra saggezza e fatevi semplici come i bam­bini; voi, re, deponete le vostre corone e do­nate i vostri tesori e inchinatevi in umiltà da­vanti al re dei re, accettate senza esitare fati­che sofferenze pene, come richiede il suo servizio. A voi bambini, che non potete an­cora dar nulla spontaneamente, le mani del Bambino portan via la vostra delicata vita prima che sia veramente incominciata, non potendo essa venir usata meglio che in sacrificio al Signore delle lodi. «Seguimi», così di­cono le mani del Bambino, come l’avrebbero detto un giorno le labbra dell’uomo. Così dis­sero anche al discepolo che il Signore amava e che ora fa parte del seguito del presepe. E san Giovanni, il giovane dal cuore puro di bambino, lo seguì, senza chiedere: «Dove an­diamo? Perché?». Egli abbandonò la barca del padre e seguì il Signore per tutte le sue vie, fin sul Golgota. «Seguimi» – anche il gio­vane Stefano sentì quel richiamo e seguì il Signore nella battaglia contro le forze delle tenebre, contro la cieca cocciuta mancanza di fede; egli si fece testimone per lui, con la sua parola e il suo sangue, e lo seguì anche nello spirito, in quello spirito di amore che combatte il peccato ma ama il peccatore e perfino nella morte interviene presso Dio a favore dell’assassino. Intorno al presepe s’in­ginocchiano soltanto creature di luce: i deli­cati innocenti bambini, i candidi pastori, gli umili re. Stefano, il giovane pieno di entusia­smo, e Giovanni l’Apostolo dell’amore: tutti quelli che hanno accolto il richiamo del Si­gnore. Di fronte a loro sta la notte degli in­duriti e degli accecati: i sapienti della Scrittura, che sanno informare sul tempo e il luogo della nascita del Signore nel mondo, ma non arrivano a concludere: «Andiamo a Betlemme»; il re Erode che vuole ammaz­zare il Signore della vita. Davanti al Bambino nel presepe gli animi si dividono. Egli è il re dei re, il re della vita e della morte. Egli pro­nuncia il suo «Seguimi» e chi non è per lui è contro di lui. Egli lo pronuncia anche per noi e ci pone davanti alla scelta tra la luce e le te­nebre.

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