Cristiani nella postmodernità

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La testimonianza cristiana nel contesto postmoderno è il tema del focus del nuovo numero della rivista Studia patavina. L’approfondimento, articolato in quattro contributi a firma di docenti della Facoltà teologica del Triveneto, si propone come un dialogo con il pensiero di Christoph Theobald. L’occasione che ha avviato la riflessione è stata la presenza a Padova, nel novembre 2018, del teologo gesuita franco-tedesco, che ha tenuto la prolusione di inizio anno accademico alla Facoltà e un seminario per i docenti.

La condizione di minorità sociale in cui versa il cristianesimo nelle società occidentali e la percezione di vivere in un cambiamento d’epoca – come ha efficacemente sintetizzato papa Francesco – impongono un supplemento di riflessione riguardo al modo di intendere la testimonianza cristiana – fa notare Stefano Didonè, coordinatore del focus – e chiamano i credenti a pensarsi in termini radicalmente nuovi all’interno di un contesto socio-culturale che cambia a velocità crescente.

L’approfondimento qui proposto parte da tre piste aperte da Theobald:

– la proposta di interpretare l’identità cristiana all’insegna dello stile ospitale di cui i Vangeli offrono testimonianza, presentando l’evento della fede e dell’esperienza cristiana in termini relazionali e non di manifestazione identitaria;

– il modo di interpretare le Scritture neotestamentarie, che seguono l’originaria ispirazione iniziatica alla fede e testimoniano il cammino delle prime comunità cristiane, dove la testimonianza è espressione della pratica della fede, cioè della “pratica di Gesù”;

– la figura “rabdomante” della Chiesa, alla ricerca di un nuovo linguaggio e di una nuova “carne” per testimoniare il vangelo.

«Questa figura di Chiesa ancora statu nascenti – spiega Didonè nell’editoriale – si lascia intravvedere in alcuni segni, come la riscoperta della dimensione della fraternità e un esercizio non autoritario del servizio dell’autorità, nella pratica dell’ascolto della Parola condivisa tra credenti e non credenti e nel discernimento comunitario».

In relazione a questi tre vettori, combinati con la spinta missionaria impressa da papa Francesco alla Chiesa, si susseguono i quattro contributi.

Aprono la riflessione due articoli di taglio teologico-fondamentale: Alessio Dal Pozzolo mette a tema la figura dei legami sociali nella prospettiva escatologica del Regno, mentre Stefano Didonè si concentra sulla figura relazionale dell’esperienza della fede cristiana, che alimenta la testimonianza nelle sue diverse forme storiche. Augusto Barbi interviene in prospettiva biblica, verificando la plausibilità del modello lucano della Chiesa-comunione messo alla prova dall’insorgere delle tensioni e dei conflitti. Giovanni Giuffrida, infine, esplora le implicazioni della proposta teologica di Theobald dal punto di vista della riflessione teologico-pastorale, in particolare la cosiddetta “pastorale della generazione” (engendrement).

Il dialogo, rispettoso ma anche creativo, con il pensiero di Theobald «sembra convergere verso un suggerimento: quello di interpretare la categoria della testimonianza come espressione della pratica della fede. Le diverse pratiche della testimonianza – conclude Didonè – sorgono in quel particolare humus che è l’“ethos della fraternità”, secondo l’ormai classica definizione forgiata da Joseph Ratzinger».

Oltre al focus, il fascicolo contiene altri articoli su diversi temi: Enrico Riparelli presenta una ricerca dal titolo Dialogo inter- e transdisciplinare nel Proemio di “Veritatis gaudium”; Ugo Sartorio interviene sulla questione Sinodalità. Per una chiesa in riforma; Renzo Beghini propone una riflessione in merito a Ripensare il bene comune: il contributo di papa Francesco; Alberto Sartori scrive su La questione della verità in Nietzsche a partire da “Su verità e menzogna in senso extra-morale”; Davide Girardi offre un contributo sul tema Il futuro del Nord-Est: una questione da porre.

Completa il fascicolo una ricca selezione di recensioni e segnalazioni bibliografiche.

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