Il principio Gesù

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Si intitola Il principio Gesù. Nuove prospettive dai colloqui con Wilhelm Klein (Cittadella Editrice, 2021), il volume con cui Giuseppe Trentin (professore emerito di teologia morale presso la Facoltà teologica del Triveneto) riprende il filo di alcune riflessioni sulla figura e il pensiero filosofico, teologico e spirituale di Wilhelm Klein sj (1889-1996), già avviate in una precedente pubblicazione (Il principio Maria. Nuove prospettive dai manoscritti di Wilhelm Klein, Cittadella Editrice, 2019).
Lo studio cristallizza e prosegue idealmente il dialogo iniziato nell’autunno del 1967 in Germania, a Bonn – dove il giovane studente italiano si recò su consiglio di Bernard Häring, che lo aveva presentato per il dottorato al suo amico Franz Böckle – e coltivato per trent’anni nelle conversazioni estive che i due teologi si concedevano durante il passeggio pomeridiano lungo la riva del Reno e nel parco antistante l’Università. Le pagine oggi pubblicate restituiscono in forma di dialogo una serie di annotazioni che sono frutto, in parte, di un corso di esercizi spirituali ignaziani, svolto nell’estate del 1970 con l’accompagnamento di Klein e, in parte, di una serie di colloqui avvenuti in tempi e circostanze successive.
L’opera, inoltre, riprende e rielabora due articoli pubblicati nella rivista della Facoltà teologica del Triveneto Studia patavina (nel 2007 e 2009) con l’intento di avviare una prima riflessione e interpretazione del pensiero teologico-spirituale di Klein e di stimolare una ricerca più approfondita e articolata a partire dai suoi manoscritti e colloqui, oggi riportati nel sito dell’Università di Friburgo (qui).

Professor Giuseppe Trentin, che cosa emerge qui di nuovo rispetto al precedente volume da lei pubblicato?

Il primo volume si sofferma prevalentemente sulla figura di Maria, simbolo della creazione nella quale s’incarna e prende forma il Creatore; il secondo, invece, si concentra prevalentemente sulla figura di Gesù di Nazareth, che Wilhelm Klein interpreta e definisce un po’ sorprendentemente “Dio in Maria”, il “Creatore nella creazione”.

– Sono due espressioni alquanto inconsuete in ambito teologico…

Klein se ne serviva per esprimere una verità che gli stava particolarmente a cuore e nella quale egli intravvedeva la trama di tutta la narrazione biblica: creazione, incarnazione e redenzione, “Alles dasselbe”, tutto la stessa cosa, come egli amava ripetere. Affermazione, questa, che potrebbe sorprendere chi è abituato a interpretarle nella loro successione logica, cronologica, in riferimento al tempo, alla storia. E, in effetti, non a caso è sempre stata un punto cruciale di confronto, in parte anche di divergenza, tra lui, filosofo di formazione, e Karl Rahner, rinomato teologo e suo confratello. Non per questo veniva meno la grande stima che Karl Rahner nutriva nei suoi confronti anche come teologo.

– Karl Rahner diceva di Wilhelm Klein: “È forse il teologo più significativo del Novecento”.

Esatto, proprio questo egli confidò una volta agli studenti di teologia al tempo del suo insegnamento a Münster. Siccome, però, nessuno di loro lo conosceva, a uno che chiedeva cosa mai egli avesse scritto, pubblicato, Rahner rispose: nulla. Era la pura verità.

E questo è senz’altro il motivo per cui anche oggi in ambito teologico nessuno sa chi sia Wilhelm Klein, ne ha mai sentito parlare, se si eccettua una ristretta cerchia di teologi che, dopo la sua morte, ha raccolto in quattro densi volumi e pubblicato, per altro solo a uso privato, una serie di commenti biblici che risalgono agli ultimi anni (1958-61) del suo ministero come padre spirituale del Collegio germanico-ungarico di Roma.

 – Il principio Gesù, dopo il principio Maria: che cosa significa questo passaggio?

Nelle mie intenzioni significa che non si può conoscere e parlare di Gesù se non si conosce e si parla anche di Maria. Il termine “principio” da me scelto per entrambi i volumi è ovviamente da interpretare in senso analogico. Parlare di principio in riferimento a Gesù, il Messia, il Cristo, il figlio di Dio, non è la stessa cosa che parlarne in riferimento a Maria, madre di Gesù, donna di Nazareth, figlia di Sion. Nella scelta di quel termine c’è un po’ di provocazione e cioè l’invito a cogliere il significato teologico, oltre che storico, delle figure di Gesù e di Maria.

Non si comprende il fenomeno storico del cristianesimo se non si parte dal principio, dalla storia di Gesù e Maria di Nazareth. E, viceversa, non si comprende la storia di Gesù e Maria di Nazareth se non si parte ancora una volta dal principio, dal significato teologico che si nasconde nella narrazione della loro storia.

– L’agape è sempre al centro delle meditazioni: potremmo dire che è ciò che avvolge e unisce tutto?

Si può dire, l’agape avvolge e unisce tutto e tutti, è il principio, il fine e il senso della storia. Il problema semmai – come si diceva – è come  intendere la storia e soprattutto l’agape che la innerva, ne è per così dire il sistema nevralgico che permette di coglierne le contraddizioni e interpretarle teologicamente. A questo proposito, ricordo ancora come fosse ieri il mio primo incontro con Wilhelm Klein a Bonn nell’estate del 1967.

– Come avvenne quel primo incontro con Klein?

S’informò sulla mia provenienza e sul motivo della mia presenza in quella città, a quei tempi capitale della Germania occidentale. Gli risposi che stavo lavorando al mio dottorato e studiando il concetto di agape a partire dal pensiero del teologo luterano svedese Anders Nygren. E lui prontamente: “È un bel tema – osservò – non dimenticare però che l’agape non si studia, si vive”. “Ho forse sbagliato tema?” gli chiesi, alquanto perplesso e, per la verità, anche un po’ incuriosito. “No, il tema è importante e sempre attuale – rispose –. Quello però che stai studiando non è propriamente l’agape, è la storia e il significato di una parola di origine greca che, nel cristianesimo, ha assunto particolare rilevanza ed è tuttora al centro del messaggio di Gesù”.

La teologia ne ha sempre parlato lungo i secoli e ne parla ancora, ricorrendo peraltro nelle diverse lingue ad altre parole: carità, amore…, che rischiano però nel contesto odierno di offuscarne, se non di rimuovere, il significato profondo che, nella narrazione biblica, rimanda alle grandi verità della creazione, dell’incarnazione, della redenzione.

– Nella seconda parte del libro sono ripresi due contributi già pubblicati: che cosa c’è di nuovo nelle aggiunte e integrazioni da lei apportate?

Qui ho tentato di esporre un po’ più sistematicamente il pensiero di Klein, recuperando anche altri spunti di riflessione che ho trovato nei miei appunti a distanza di oltre cinquant’anni dal mio primo incontro con lui. Ho anche tentato di coglierne alcuni risvolti antropologici, oltre che teologici, ma sempre a partire da una serie di intuizioni spirituali il cui centro è costituito dal mistero di Maria, atto puro della creazione, nella quale il Creatore si è creato, si crea e continuerà sempre a crearsi una natura umana che gli permette, per così dire, di superare l’infinita distanza che lo separa dalle creature ed entrare in tal modo nella storia del cosmo e degli uomini aprendola a orizzonti sempre nuovi di senso e creatività».

– Che cosa ci insegna Wilhelm Klein?

Sintetizzando un po’, potrei dire che Klein ci insegna a parlare in modo relativamente più semplice e comprensibile di Gesù Cristo e ovviamente anche di Dio, ma sempre a partire dalla nostra società e cultura, che qualcuno descrive come già post-cristiana e altri addirittura post-teistica.

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