La Donna più giovane del peccato

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Annunciata, Antonello da MessinaPreceduta e forse preparata in Oriente dalla «Concezione di s. Anna» (9 dicembre), una festa ispirata dal Protovangelo di Giacomo, la festa della Concezione di Maria, celebrata nel IX sec. nell’Italia meridionale, subito dopo passa in Inghilterra, con la denominazione di «Concezione della s. Vergine Maria» (8 dicembre). Dal sec. XII questa è intesa nel senso di concezione «immacolata», come precisano alcuni inglesi e Eadmero nel suo trattato De conceptione beatae Mariae. La festa si è successivamente diffusa in Normandia. Nel 1954 Pio IX ha solennemente proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione.

L’Immacolata è uno dei simboli dell’intero cristianesimo. In essa conosciamo l’inizio della storia di grazia (ci ricorda Adamo prima del peccato); per essa entriamo nel frattempo dei tempi nuovi (da lei è nato il Cristo, nuovo Adamo); attraverso lei intravediamo il futuro della gloria (profetizza la condizione di beatitudine dei redenti). Per questo l’Immacolata Concezione non è solo un privilegio di Maria di Nazaret, ma anche l’icona dell’umanità salvata: essa è l’immagine di ciò che Dio voleva fare dell’uomo prima che questi peccasse in Adamo; essa è la prospettiva di ciò che Dio vorrà fare dell’uomo dopo che questi è entrato nel regime di redenzione di Cristo.

La “via creationis”: la donna piena di umanità

Maria è l’umanissima figlia del primo Adamo: «In Maria e nella sua Immacolata Concezione appare che l’uomo, e quindi anche noi, figli di Adamo e di Eva, peccatori, siamo avvolti dalla misericordia eterna fin da principio, e perciò è manifesto che Dio non ci lascia soli» (K. Rahner, Maria. Meditazioni, Roma-Brescia 1979, 58).

  • Maria, la figlia più umana di Adamo. Pertanto, Dio inaugura il dono della misericordia per tutta l’umanità in una fanciulla, una giovane donna, fragile e delicata. Maria, con l’Immacolata Concezione, si rivela la figlia più umana di Adamo. L’innocenza originale ricorda lo stato nel quale è stata creata l’umanità, solo che in lei l’innocenza è stata innalzata ad un punto tale di densità che il peccato non è potuto sopravvenire. Maria è creata in Cristo e in vista di lui come tutti gli uomini (cf. Col 1,15-17), ma in lei la relazione con il Cristo è di tale immediatezza che il peccato non ha potuto incunearsi fra lei e il Salvatore. Grazie alla sua immediata vicinanza a Cristo, nel quale e in vista del quale tutto è creato, ella è creatura profondamente santificata, che il peccato dell’umanità non riesce ad attingere. In quanto piena di grazia, Maria è posta nel cuore più profondo della creazione e in special modo dell’umanità.
  • L’Immacolata è Eva più di Eva perché Cristo è Adamo più di Adamo. Nella sua Immacolata Concezione, Maria appartiene all’umanità creata nell’innocenza e destinata al Cristo. La sua Immacolata Concezione non la separa dal resto dell’umanità: la sua non è grazia di separazione, ma anzitutto di pienezza. La sua grazia originaria è anzitutto grazia di pienezza e non di separazione. Maria è santificata non solo in previsione dei meriti futuri di Cristo, ma in ragione della sua relazione immediata con suo Figlio, fonte di grazia, in vista del quale tutto è stato creato.

Nella bellezza dell’Immacolata è contemplabile la bellezza dell’intera umanità: in essa l’umanità viene restituita all’originaria innocenza e alla bellezza primigenia, e si compie realmente il simbolo della “vergine terra”. Perciò, imboccando la via creationis, noi troviamo in Maria Immacolata l’umanità integra, pura, buona, armonica, di nulla mancante, di tutto ricca e adorna. La causa di questa pienezza di umanità santa è data dalla sua vicinanza a Cristo: Maria è Eva più di Eva perché Cristo è Adamo più di Adamo.

Maria è Immacolata perché Cristo è santissimo; è piena di grazia perché Cristo con la sua redenzione è la causa di ogni santità; è Tuttabella perché è la madre del Re messianico, che è «il più bello tra i figli degli uomini» (Sal 44,3): «È come la luna; se si spegnesse il sole non la vedremmo più, se invece è splendente, lo è perché i raggi del sole battono su di lei. Così, se la Madonna ha tutte le grazie, le bellezze, la santità, la virtù, le ha perché è unita a Cristo come nessun’altra creatura: Cristo è la sorgente di tutte le bellezze e le grazie di cui rifulge Maria» (G.B. Montini, Sulla Madonna. Discorsi e scritti [1955-1963], Brescia-Roma 1988, p. 170).

La “via redemptionis”: la Donna piena di grazia

La salvezza è la partecipazione che Dio fa di sé in Cristo e nello Spirito. Perciò, anche l’Immacolata Concezione, quale opera di redenzione, è il frutto di una iniziativa trinitaria: la Vergine è stata raggiunta, fin dal primo suo esistere, dall’amore del Padre, dalla grazia del Figlio, dagli splendori dello Spirito. Maria è Immacolata perché questo suo stato di grazia conveniva alla realizzazione del piano trinitario della salvezza.

  • L’Immacolata e il Padre. Maria fu favorita da Dio, dal primo istante della sua esistenza, con il dono della grazia santificante e, conseguentemente, essa non ha conosciuto quello stato che chiamiamo peccato originale. Fin dall’inizio della sua esistenza Maria fu avvolta, cioè, dall’amore redentore e santificante del Padre, significando, questo, che tutto di noi è interamente nelle sue mani. Certo, Maria fu circondata dalla carità redentrice del Padre in un modo pieno e singolare; tuttavia, si tratta di un privilegio con quale noi entriamo in contatto: ciò che vale per un membro della famiglia umana (Maria) è ricco di promesse perché valga per tutti gli altri suoi membri.

L’Immacolata Concezione non è soltanto il beato inizio nella purezza, né solo il casto splendore dell’origine di una creatura umana, ma l’inizio di una storia di fedeltà salvifica da parte di Dio: Colui che diede l’inizio è fedele, e condurrà al termine l’opera. Ecco ciò che dice questa verità di fede. Dio, infatti, costruisce i suoi piani dalla fine, Dio abbraccia sempre tutto; tutti noi, come Maria, siamo perciò i fortunati prigionieri della fedeltà di Dio. Maria e noi siamo dentro una stessa storia di redenzione: privilegiatamente diversa è l’intensità con cui la Vergine-Madre vi ha preso parte.

  • L’Immacolata e il Figlio. Questo privilegio mostra la gratuità d’amore col quale il Padre ha ideato, con misericordia e sapienza, il piano della salvezza «prima della fondazione del mondo» (Ef 1,4). Esprime, nella perfezione, la redenzione operata da Cristo, punto focale del disegno di salvezza (cf. Col 1,18-20; Ef 1,3-14). L’Immacolata Concezione non si sarebbe potuta imporre nella coscienza della Chiesa se non come un caso di vera redenzione. Percorrendo la via della redenzione, vi troviamo Maria Immacolata, quale capolavoro del Redemptor hominis. C’è perciò un necessario andare «a Christo ad Mariam», nel senso che «si può comprendere Maria solo partendo da Cristo» ( Rahner, Saggi di cristologia e mariologia, Roma 1965, 416). Maria è «congiunta nella stirpe di Adamo a tutti gli uomini bisognosi di redenzione» (LG 53) e, di fatto, essa è entrata nel raggio d’azione dell’unico salvatore del genere umano, venendo da lui «redenta in modo più sublime» (Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus [1854]).
  • L’Immacolata e lo Spirito. L’Immacolata Concezione fa riferimento all’opera santificatrice dello Spirito su Maria: la Vergine è «immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura, adornata fin dal primo istante della sua concezione degli splendori di una santità del tutto singolare» (Lumen gentium, n. 56). La Vergine di Nazaret è bella perché lo Spirito l’ha sottratta al dominio del peccato: essa è per questo Tutta santa come ama chiamarla la Tradizione orientale, è la Tota pulchra come preferisce esprimersi la liturgia romana. La luce che ella possiede per dono dello Spirito sgorga attraverso la sua umanità senza ostacoli, né deviazioni. Poiché Maria «è congiunta in modo ineffabile con lo Spirito Santo, per il fatto che è sua sposa – afferma s. Massimiliano Kolbe –; ne consegue che “Immacolata Concezione” è il nome di colei nella quale egli vive di un amore fecondo in tutta l’economia soprannaturale» (Chi sei, o Immacolata?, Roma 1982, 30).
La “via pulchritudinis”: la Donna piena di bellezza

L’Immacolata Concezione c’invita, in modo del tutto particolare, ad andare a Maria per la via della bellezza: Maria Immacolata si offre al nostro sguardo credente nello splendore della grazia redentiva di Cristo e ci attrae: «Maria è la creatura tota pulchra: è lo speculum sine macula; è l’ideale supremo della perfezione che in ogni tempo gli artisti hanno cercato di riprodurre nelle loro opere; è “la Donna vestita di sole” (Ap 12,1), nella quale i raggi purissimi della bellezza umana si incontrano con quelli sovrani, ma accessibili, della bellezza soprannaturale» (Paolo VI, Discorso per la chiusura del VI congresso mariologico e l’inizio del XIV congresso mariano, Roma: 16. 5. 1975).

  • L’Immacolata: la bellezza di Dio riflessa sul volto umano. Nessuna creatura, neppure Maria, è bella da sé: è Dio «l’autore della bellezza» (Sap 13,3) che crea la «bellezza delle creature» (Sap 13, 5). Dio, il Santo e il Vivente, è la Bellezza suprema e le sue opere sono “belle-buone” (cf. Gn 1,9.12.25.31): fra queste spicca Maria, alla quale il Figlio – immagina nella fede un beato medievale – si rivolge in lode: «Tu sei bella, le dice: bella nei pensieri, bella nelle parole, bella nelle azioni; bella dalla nascita fino alla morte; bella nella concezione verginale, bella nel parto divino, bella nella porpora della mia passione, bella soprattutto nello splendore della mia risurrezione» (Amedeo di Losanna, Huit homélies mariales: Hom. VII, 234-239, in SC 72, pp. 198. 200).

è soprattutto la condizione di grazia dell’Immacolata Concezione a rendere bella Maria. Il male è del tutto escluso da Maria ed è questo che la rende così bella! È per tale motivo che è così piacevole contemplarla. Ella è irradiata dalla luce di Dio che traspare liberamente attraverso la sua persona. Maria non è un prisma che devia la luce, ma, completamente trasparente, ella non trattiene nulla della luminosità che porta.

  • La bellezza redenta salverà il mondo. Ma siamo, per caso, invitati ad avere nei confronti della bellezza di Maria Immacolata una passiva contemplazione? Certamente no: siamo piuttosto invitati a imitare quella bellezza. Non sembri strano, ma anche la bellezza nel cristianesimo è imitabile: in concreto, è imitabile la Tota pulchra percorrendo con responsabilità la via pulchritudinis, che è via di severa ascesi, la quale porta a far splendere la bontà e la verità, le due dimensioni ineliminabili della bellezza, perseguendo la vittoria della verità sulla menzogna, dell’unità sulla divisione, della pace sulla guerra, della carità sul disamore, della grazia sul peccato. È nella memoria di tutti la nota espressione di Dostoevskij: «La bellezza salverà il mondo». È un’affermazione che lo scrittore russo fa in un contesto problematico, nel quale afferma che «la bellezza è un enigma» e che perciò bisogna bene intendersi: quale bellezza salverà il mondo? Salverà il mondo solo la bellezza redenta: quella che sorge dallo Spirito ed è apparentata con le ultime realtà; essa opera una coincidenza tra l’esperienza estetica e quella religiosa. Così è la bellezza dell’Immacolata (cf. P. Evdokimov, Teologia della bellezza. L’arte dell’icona, Roma 21991, 63).
Conclusione breve: Maria, una donna più giovane del peccato

Concludendo, Maria è e rimane anteriore al peccato originale. L’Immacolata ci riporta perciò all’alba della creazione, all’evo della giustizia originaria. Come afferma G. Bernanos nel suo Diario di un parroco di campagna, «Essa è più giovane del peccato, più giovane della razza da cui è venuta»; è la «cadetta del genere umano». Si direbbe che Maria non ha raggiunto la primogenitura nell’ordine del peccato; essa è rimasta sempre nell’infanzia innocente dell’umanità: è colei che non è mai giunta all’età del peccato. Maria è restata indietro rispetto ad Adamo ed Eva nella storia del peccato, perché li ha anticipati e sorpassati nella pienezza della grazia.

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