Luigi Sartori: “Non dimenticatevi del mio pensiero”

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Pastoralità, storicità, soggettività, dialogicità sono le parole chiave della teologia di Luigi Sartori che, per quanto frammentata e non sistematica, ha aperto feconde piste di indagine a partire dalle intuizioni del concilio Vaticano II. Testimone della transizione teologica dal vecchio al nuovo può essere definito un traghettatore intelligente, paziente e fiducioso. Una panoramica dell’opera di colui che per antonomasia viene definito il “presidente” dei teologi italiani è stata pubblicata a firma di Giovanni Tangorra Su Settimana n. 32 del 12 settembre 1999, con il titolo Luigi Sartori: l’inesauribilità del cercare.

Quattro mesi durante i quali ricordare la figura e la teologia di Luigi Sartori a dieci anni dalla morte (2 maggio 2007): questo è il tempo che la diocesi di Padova, la Facoltà teologica del Triveneto e la sua parrocchia natale di Roana (Altipiano di Asiago) si sono date per approfondire l’eredità del suo messaggio teologico.

Dal 5 aprile al 7 agosto 2017 le iniziative in programma. Alcune sono già state celebrate (sante messe nel seminario di Padova e nella parrocchia natale e, di rilievo, il convegno dell’8 giugno presso la Facoltà teologica del Triveneto).

L’altro appuntamento da segnalare è la tavola rotonda che gli dedicherà la 54ª sessione del Segretariato attività ecumeniche il 25 luglio prossimo con interventi di don Giovanni Brusegan, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e la pastorale della cultura della diocesi di Padova, di Elena Covini già presidente del SAE, del teologo Severino Dianich e di Simone Morandini, docente di teologia ecumenica e di ecologia.

Guardare oltre

Ottima la sintesi che, del convegno padovano, ha fatto Paola Zampieri, dell’Ufficio stampa della Facoltà teologica. Dal suo contributo ricaviamo alcune citazioni significative. Cinque le voci presenti: Roberto Tommasi preside della Facoltà, il pastore valdese Paolo Ricca, il teologo Piero Coda, il suo ultimo biografo Antonio Ricupero e il teologo Roberto Tura.

«Sartori – ha dichiarato Paolo Ricca – non era un ripetitore di dottrine acquisite». Ogni posizione teologica era per lui un punto di partenza. Anche l’azione e il pensiero ecumenico di Sartori non era la ripetizione di acquisizioni statiche, ma «un guardare oltre se stessi verso una meta comune che è l’unità cristiana».

La teologia di Sartori – secondo Piero Coda – è una «teologia “cosmica”, perché si slancia fuori di sé andando al suo centro più profondo. Questa è l’idea di teologia di Sartori: pasquale, escatologica, mistica e profetica». L’esperienza fondamentale del fare teologia è ascoltare la voce dello Spirito, del maestro che si rende presente nell’agorà.

Antonio Ricupero – laureato in ingegneria e dottore in teologia – così ha raccontato il carisma di Sartori: «Mi hanno colpito lo stile limpido e lineare, l’assenza di erudizione, l’originale sintesi inclusiva, il suo pensiero attraente perché testimoniale, la capacità di instaurare un dialogo con il lettore». E ancora: «La sua teologia come ricerca dell’unità, la relazione biunivoca che lega fede e storia; il suo essere uomo spirituale e capace di dare vita a un pensiero forte, non autoritario; l’idea che l’ecumenismo è un approccio che chiede una maturazione lunga e faticosa».

Infine, Roberto Tura, che fu in rapporto strettissimo con Sartori, ha portato un ricordo personale: «Quando lo accompagnavamo alla preghiera mattutina in cappella, ci faceva delle raccomandazioni: “Andiamo ad ascoltare i profeti, perché ci invitano a puntare lo sguardo in avanti. I profeti hanno grande speranza perché leggono il passato in maniera creativa. La teologia è sempre ante e retro oculata: deve saper guardare avanti e indietro”».

Teologo del dialogo

Significativo il ritratto che, di Luigi Sartori, ha fatto don Brusegan, quando, lo scorso aprile, ha illustrato le iniziative in programma: «Un uomo di grandi vedute, di mediazione avanzata e di apertura piena di speranza nei riguardi del mondo, del valore dell’approfondimento culturale, del nuovo, delle persone, delle correnti di pensiero». Un personaggio «portato a valorizzare molto il seme, l’inedito», ad aprire nuove strade, nuove piste di indagine. Secondo don Brusegan, Sartori ha mostrato «amore all’umanità nella sua interezza, l’amore alla verità, il rispetto per ogni piccolo contributo». Per concludere che «si scopre sempre più il suo valore di maestro del pensiero, la sua profondità teologico-filosofica che ha lasciato un segno forte sulla diocesi e sui preti». Un’eredità che va salvaguardata, se Sartori stesso chiedeva a coloro che lo accompagnavano negli ultimi tempi: «Non dimenticatevi del mio pensiero».

A completare queste testimonianze, l’intervista concessa al settimanale diocesano di Padova La Difesa del Popolo, da Antonio Ricupero, a partire dal suo libro La fede lievito della storia. Il senso dell’itinerario teologico di Luigi Sartori, definito da qualcuno «lo studio più completo e organico sulla teologia di Sartori».

Qualcuno riteneva il teologo padovano «un dispersivo». Ricupero invece sostiene che tutta la produzione teologica di Sartori debba essere letta sotto un’unica luce: il dialogo tra fede e storia e tra fede e cultura. Quanto al dialogo tra religioni, Sartori riteneva che «la “cattolicità” fosse la stima gioiosa per tutti i valori, per tutto ciò che è bello e prezioso». Entusiasta del concilio Vaticano II, a cui aveva partecipato come perito del vescovo di Padova Girolamo Bortignon, Sartori insisteva nel dire che «il concilio era la riproposizione integrale di tutta la verità cristiana: un prendere il grande tesoro della tradizione e riconfigurarlo per un’umanità cambiata».

Le traiettorie lungo le quali si è sviluppato il percorso teologico di mons. Sartori sono la spiritualità, la storicità e l’ecumenismo. Questo teologo è ricordato per la sua vitalità e la competenza, per la qualità del dialogo e la grande capacità relazionale, per l’esortazione a “pensare in grande e in universale”, a camminare sulla “via del cuore”. Un uomo che ha creato ponti di amicizia e di dialogo e valorizzato talenti.


Mons. Luigi Sartori

Nato a Roana (Altopiano di Asiago), diocesi di Padova e provincia di Vicenza, il 1° gennaio 1924, mons. Luigi Sartori è morto il 2 maggio 2007.

Luigi SartoriRimasto orfano in giovanissima età, entra nel seminario di Padova e viene ordinato prete il 15 settembre 1946. Nel 1948 consegue la licenza in filosofia alla Gregoriana di Roma e, nel 1952, il dottorato in teologia con una tesi su Blondel e il cristianesimo. Dopo gli studi romani rientra in diocesi per dedicarsi all’insegnamento filosofico e teologico nel seminario vescovile. Nel 1954 il vescovo Bortignon gli affida la segreteria della nascente rivista Studia Patavina.

Nel 1964 don Luigi Sartori è chiamato come “perito” della Conferenza episcopale italiana nelle ultime due sessioni del concilio Vaticano II.

Nel 1969 viene eletto presidente dell’Associazione teologica italiana, di cui era stato anche socio fondatore e della quale è rimasto presidente emerito.

Come esperto in teologia ecumenica, dal 1969 al 1980 è stato consultore del Segretariato romano per l’Unità dei cristiani; dal 1972 al 1988 membro di “Fede e costituzione” del Consiglio Mondiale delle Chiese di Ginevra, e dal 1967 al 1995, è stato consulente teologico nazionale per la parte cattolica del SAE  di Roma.

Ha scritto per numerose riviste, periodici e quotidiani.

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