J.H. Newman: futuro dottore della Chiesa?

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Newman e i rapporti fra Chiesa di Inghilterra e Chiesa cattolica

Il cammino ecumenico tra la Chiesa anglicana e quella romano-cattolica ha ricevuto un universale incoraggiamento con la recente canonizzazione del cardinal John Henry Newman insieme a quattro donne in un’assolata giornata di ottobre in Piazza San Pietro.

Il cattolicesimo e la Chiesa d’Inghilterra

Il carattere indubitabile del passo avanti non è infatti solo la nutrita presenza di sacerdoti e vescovi anglicani che hanno assistito alla celebrazione presieduta da papa Francesco. Non era invece trapelata la notizia che lo stesso principe di Galles, Carlo di Inghilterra, sarebbe stato presente alla celebrazione. La notizia era, è vero, cominciata a circolare due giorni prima in seguito all’articolo firmato dal figlio primogenito della regina Elisabetta II regnante e capo della Chiesa d’Oltremanica.

Anche i Windsor hanno quindi sottolineato il riconoscimento vaticano per uno dei più importanti rappresentanti della cultura contemporanea inglese. Nell’articolo del quotidiano Times, il principe Carlo costruisce con una argomentazione ben documentata e convincente un ponte tra Roma e Londra, proprio nel mese di ottobre nel quale l’eurotunnel della Manica veniva messo in crisi a Downing Street.

Evitando, com’è opportuno, di inoltrarsi in considerazioni di carattere più prettamente politico, è indubitabile che il rapporto tra il vescovo di Roma e la Chiesa di Inghilterra ha trovato un ulteriore rafforzamento.

Fu proprio Newman a inaugurare un sano realismo nel rapporto tra la Chiesa anglicana e la tradizione cattolica. Dai suoi giorni è diffusa tra il clero anglofono una constatazione circa la succedaneità delle distinzioni. Qualunque sacerdote cattolico potrebbe sentirsi perfettamente a casa nella liturgia solenne della Chiesa di Inghilterra, così come spesso da parte degli anglicani c’è un forte interesse per la Chiesa cattolica. Di fatto, questa intensificazione dei rapporti ha portato molti come Newman e dopo lui a “passare” alla Chiesa cattolica vivendo una forte riconciliazione con il proprio atto di fede. Di minore intensità appare, anche se non possediamo cifre precise, il fenomeno di preti cattolici che passano alla Chiesa di Inghilterra.

La questione aperta tuttavia rimane proprio l’ecclesiologia che emerge dal pensiero e dalla vita di Newman: in mezzo a tanti discorsi circa i rapporti tra le due Chiese occorre mettere in luce i fatti connessi all’urgenza della nuova evangelizzazione. Di fatto, la Chiesa di Inghilterra soffre di una profonda crisi nella pratica religiosa, nonostante una precisa cura del culto in Europa; diversa è la situazione nelle terre di recente evangelizzazione. Per la Chiesa cattolica, invece, la situazione non è così eclettica visto che sia nelle antiche Chiese di occidente, sia nelle Chiese più giovani, l’esigenza di riflettere sulla connessione profonda tra il rito e la vita sociale e pratica dei cristiani nel mondo è viva più che mai.

Qualcuno può pensare che questa sia la svolta del concilio Vaticano II, con la costituzione pastorale Gaudium et Spes, altri possono pensare alla teologia di Gustavo Gutierrez e al movimento che a lui si è ispirato dieci anni dopo; pochi, invece, sanno che oltre 100 anni prima, nel cottage di Littlemore, Newman elaborò una riflessione profonda sulla necessità di uscire dalla stretta gabbia della dottrina teologica che si distanzia dalla vita dei poveri. Non avendo più incarichi accademici, il sacerdote anglicano spese il tempo della sua “crisi di fede” per costruire e avviare una struttura caritativa nella comunità oxoniense che lo ha portato a superare la questione dei puri formalismi per giungere a un rinnovato sapore del Vangelo.

Come sappiamo, la scoperta di Newman è dovuta proprio ad una lettura assidua dei padri della Chiesa; la stessa sorgente del ressourcement della Nouvelle Theologie e, di conseguenza, della teologia del concilio.

Newman sarà dottore?

Dopo le celebrazioni legate al riconoscimento della canonizzazione il Centro internazionale degli Amici di Newman si prefigge ora la meta del riconoscimento del contributo originale contenuto negli scritti di John Henry Newman, padre conciliare ante litteram. Fu infatti Newman a parlare della necessità di fondare il riconoscimento circa la vera Chiesa di Cristo su una rinnovata idea di comunione.

La storia della teologia, per Newman, mostra in modo palese come l’autorità magisteriale non porta il credente alla triste alternativa tra una schiavitù intellettuale e una ribellione interiore. Spesso sono stati proprio dei semplici fedeli e non la Santa Sede a prendere iniziativa riguardo alle questioni teologiche; solo due papi sono stati dichiarati dottori della Chiesa (Leone e Gregorio Magno). Spesso i concili furono guidati da persone illuminate come Atanasio a Nicea, Anselmo a Bari, Salmeron a Trento, i quali vennero ascoltati per la forza del loro discorso e non tanto per la carica che rivestivano.

Newman dimostra una lungimiranza notevole visto che sarà solo Karl Rahner nel XX secolo a mostrare come le definizioni dogmatiche aprano sempre a nuove questioni e approfondimenti; esse sono per Newman da considerarsi non solo come conclusioni di un dibattito ma anche un vero e proprio avvio, in una fiducia piena del ruolo della coscienza di tutti gli attori del dibattito teologico, dal magistero ai singoli fedeli. Postulando la connessione profonda tra prassi ecclesiale e dottrina Newman riespone per l’uomo moderno l’antico assioma teologico “lex orandi lex credendi” mostrando come la sana dottrina nasce dalla vita e persino dalla fatica della quotidianità della Chiesa.

Lo stile ironico e libero di Newman è sicuramente un forte antidoto alle minacce sempre risorgenti di una dottrina ingessata di stile vittoriano; ma anche nella Chiesa cattolica la sua naturalezza nel parlare di tensioni tra i tre munus ecclesiali può dare ancora un sapore realistico all’ecclesiologia del post Vaticano II. Confidiamo che il riconoscimento del servizio magistrale prestato da Newman alla Chiesa cattolica aiuti tutti a progredire su questo aspetto.

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