Partigiani e nemici dei vaccini: uno sguardo retrospettivo

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Da quando, nel XVIII secolo, ad opera di Jenner, fece la comparsa il primo vaccino, chiamato così perché originato dal virus vaccino del vaiolo, la possibilità di immunizzare la popolazione contro le malattie trasmissibili, ha sempre portato con sé aspettative di benessere sanitario e anatemi di vario tipo.

In merito può essere utile un piccolo excursus storico, riferito proprio ai primi decenni dell’inizio dell’uso dei vaccini.

Un dibattito che dura fino ai nostri giorni

La prima esperienza fatta nelle malattie contagiose allo scopo di indurre negli individui una immunità contro la malattia ed è dovuta al medico inglese Jenner il quale, dopo 23 anni di studio, avendo con sicurezza accertato che l’infezione locale da vaiolo dei bovini, pur svolgendosi senza gravità, immunizza l’uomo dal vaiolo umano, inoculò per la prima volta nel proprio figlio, nel 1789 linfa proveniente da pustole del maiale, rendendolo così immune a successive (1791-1792) inoculazioni di vaiolo; il 14 maggio 1796 inoculò in un bambino pus da vaiolo vaccino (cow-pox) sviluppatosi nella mani di una mungitrice di vacche; due mesi dopo il bambino risultò vaccinato  refrattario all’inoculazione di vaiolo umano.

La vaccinazione così inventata si diffuse ponendo da parte tutti i mezzi prima usati, quali la “variolizzazione” (inoculazione di linfa di pustole vaiolose di individui affetti da forme lievi) o l’introduzione di croste di vaiolosi nelle narici o addirittura l’uso di indossare gli abiti di vaiolosi[1].

L’inoculazione o “innesto” a dosi ridottissime del vaiolo, allora umano perché preso dalle pustole dei malati leggeri o in via di guarigione (“variolizzazione”), allo scopo di prevenire una malattia devastante, è patrocinata da grandi intellettuali milanesi di prestigio, tra i quali il Beccaria, il Verri, che la definisce “pratica vantaggiosissima”[2], e il “collega” poeta satirico Parini, insieme cattolicissimo (abate) e illuminista, che nella prolissa e illeggibile ode L’innesto (1765) critica il fatalismo e la mancanza di prevenzione di chi ritiene questo e ogni male ineluttabile: «Oh, debil arte, oh mal secura scorta / che il mal attendi e no’l previeni accorta».

L’innesto del vaiolo è voluto perfino da Papa benedetto XIV (Prospero Lambertini), che ha tutto il tempo – morirà nel 1758 – di prender parte con posizione favorevole ma prudente alla grande disputa sull’inoculazione che proprio in quegli anni infiamma l’Europa e soprattutto l’Italia. Sul tema personalmente segue il suo teologo di fiducia, il grande illuminista cattolico Ludovico Antonio Muratori.

“Se io fossi imperatore o re – scrive Benedetto XIV al medico Bianchi, capofila dei cattolici anti-vaccino – l’inoculazione, in vista de’ vantaggi che vi scorgo, sarebbe ormai ammessa ne’ miei Stati. Ma non voglio scandalizzare li timidi e li deboli”.

I Gesuiti, sempre attenti alla scienza, recensiscono con favore la relazione dell’italiano Jacopo Pilarino, il primo medico al Mondo che pratica (1701), studia e pubblica (1715) in una relazione scientifica il metodo dell’inoculazione (v. oltre), e immediatamente, proprio nel 1715 cominciano a sperimentarla sugli indigeni delle loro missioni in America del Sud. Anzi, poiché l’innesto del vaiolo viene dall’Oriente, fanno dell’ironia sui cattolici anti-innesto: “Sembra quasi che temano che col vaiolo sia inoculato anche l’islamismo!”. I Gesuiti approvano, ma poi si ritirano dal dibattito: troppo spinoso.

L’inserimento della profilassi rivoluzionaria come il vaccino nella medicina e nella morale tradizionale dell’epoca provoca un dibattito che non si è spento neanche al giorno d’oggi.

La Chiesa è divisa e incerta. Due schieramenti si fronteggiano: inoculisti e anti-inoculisti. È contraria buona parte del clero e del popolo, perfino in Francia, che è più razionalista e laicista dell’Italia. Preti e popolo devoto sono convinti addirittura che “somministrare a un essere umano una malattia che forse non gli verrebbe naturalmente, significa tentare Dio”. Una nuova forma di superstizione, insomma. I parroci bretoni riuniti in assemblea parlano di “crimine contro la legge divina”.

Anche medici cattolici, come Philippe Hecquet[3] che nelle Ragioni per dubitare dell’inoculazione (1722) sostiene che è una pratica riprovevole, contraria al potere divino, che non ha nulla di medico e somiglia alla magia.

Col vaccino, cioè col virus preso dalle vacche, le reazioni dei tradizionalisti si esacerbano. Sangue di animali mischiato a quello degli uomini? Ohibò! “Bestialità” la definiscono alcuni filosofi moralisti laici. Così si va a intaccare la “sacralità” dell’Uomo, lamentano alcuni teologi.

Ma il vescovo anglicano di Worcester nel 1752 si dichiara favorevole all’innesto, suscitando scalpore. Nella stessa Roma cattolica non solo alcuni medici sono favorevoli (1754), ma il teologo agostiniano Gian Lorenzo Berti nel 1762, con altri due dotti teologi toscani, Francesco R. Adami e Gaetano Veraci, pubblica a Pisa un importante documento etico in difesa dell’inoculazione[4].

Un importante documento teologico-morale

È interessante ripercorrere le pagine del succitato opuscolo per evidenziare l’approccio metodologico che non esiterei a definire “scientifico”, secondo l’accezione contemporanea del termine adottato nelle discipline teologiche.

Il ragionamento, pur procedendo secondo la metodologia tipica della casistica, è connotato da elementi che sembrano anticipare la criteriologia del procedimento scientifico: il fondamento scritturistico, il riferimento alle scienze profane – nella fattispecie alla medicina -, l’enunciazione dei criteri morali.

L’argomentazione prende le mosse da un quesito, secondo l’impostazione della casistica classica: “Si domanda se sia lecito procurare il Vaiuolo ad una Creatura, non ostante il caso (ancorchè rimoto) che essa possa morirne, e non ostante l’altro caso che tale Creatura potesse esser esente da tale malattia; ed unitamente a questa dimanda si crede potersi fare la obbiezione, cioè, che non sono a dismisura più numerosi i casi (sieno anche cento per uno), né quali muoiono di Vaiuolo e Ragazzi e Adulti, che questi casi, in cui siano morti per l’Inoculazione”[5].

Il primo autore, Giovan Lorenzo Berti, procede nella sua esposizione rinviando prima di tutto al fondamento biblico. Rimanda a Sir 38,1-8 e afferma che “ammaestrati dunque da questo Divino documento, saremmo certamente imprudenti, e ma consigliati, qualora noi rigettassimo le medicine, e i rimedi giudicati opportuni e giovevoli da qualche medico sapientissimo”[6].

L’autore tiene altresì a precisare che “dovremo attendere al parere non già della numerosa moltitudine di coloro, che esercitano la Medicina, ma di quei pochi, che la esercitano con laude della dottrina loro, e con profitto degli Altri, e che hanno piena cognizione e replicata certissima esperienza di quella materia, cioè dell’Innesto del Vaiuolo”[7].

Dopo aver affermato la necessità di ricorrere a medici esperti di comprovata esperienzaa e competenza, l’autore si sofferma a sottolineare uno dei principi fondamentale dell’etica medica: primum non nocere: “E io credo che non vi sia chi non sappia, che essi (i Medici) contravvengono al comandamento Divino, e si rendono rei di colpa grave, ogniqualvolta sono di nocumento agl’Infermi commessi alla cura loro, ed a quelli prescrivono medicina, la quale possa ucciderli, o aggravare notabilmente il male loro, ancorché ne seguisse accidentalmente la sanità, ed il miglioramento de’ medesimi Infermi. E ciò che si dee notare particolarmente, egli è, che nascendo il dubbio, se un medicamento possa giovare all’Infermo o nuocere (la qual cosa non vedo come non si possa, e non si debba affermare nel modo istesso di un rimedio preservativo) farebbe malissimo il Medico a darlo”[8].

Il Berti considera anche la triste evenienza di caso di morte a seguito dell’inoculazione del vaccino e giunge a questa conclusione: “Dico, che quando, uno solo in confronto di cento sia morto dopo l’Inoculazione, e gli altri cento siano scampati, la morte non si dee attribuire ala Inoculazione medesima, ma ad altre cagioni disgiunte e sopravvenienti”[9].

Il rischio è una componente inevitabile in ogni atto dell’uomo. Nello specifico, in sanità non è possibile pensare ad una completa sua eliminazione. Di fronte quindi alla consapevolezza che non è possibile fare i medici escludendo ed allontanando i rischi, si pone il problema di gestire al meglio la professione caricandosi di responsabilità e prendendo decisioni, quando possibile in base a criteri scientifici, ma sempre in base a considerazioni etiche.

Il Berti non manca di far notare come il fronte dei nemici del vaccino adducono motivazioni che, come vedremo, sono ancora in voga presso confessioni religiose contemporanee: “Nondimeno il solo sentir dire questa Inoculazione è venuta da’ i Circassi, da’ i Turchi, dal Mar Caspio, e si pratica nell’America, nella Tartaria, e ancora nell’Inghilterra, genera in essonoi non so quale aborrimento, che ce la fa comparire abbominevole, tanto più perché nell’Inghilterra medesima alcuni, e fino uno dal pulpito, l’hanno dichiarata superstizione micidiale, ed inventata dal Diavolo”[10].

Egli non esita ad affermare che: “Dunque si dee riputare lecita, e profittevole; e si può anche, discorrendo del Vaiuolo, dare a chiunque ama la vita di se stesso, e dei suoi Figliuoli, quel ricordo del Savio Ecclesiastico[11] 18, prima che sopravvenga l’infermità, la quale illanguidisce o toglie il vigore, adopera il medicamento”[12].

Quindi è “bene il premunirsi contro il fiero maligno assalto di quello (Vaiuolo), poiché si è un una grandissima probabilità di un male, futuro certamente, o quasi certamente”[13].

Pertanto, “se ne deduce appartenersi alla prudenza, alla umanità, alla pietà, e di vantaggio all’amore proprio, il ricercare diligentemente quei mezzi, che l’onnipotente ottimo Creatore ha preparati come preservativi specifici delle malattie più comuni, e più funeste, e che nel genere di tali preservativi si debbono computare quelli, i quali vengono prescritti concordemente ed asseverantemente dai Maestri dell’Arte dei Medici abili, disinteressati, ed amatori del bene pubblico”[14].

Il secondo dei teologi, Francesco Raimondi Adami, è sulla stessa linea del Berti. Infatti afferma: “La Legge Cristiana insegna di ricevere tranquillamente dalla mano di Dio le malattie, dalle quali siamo assaliti, ma non ci vieta di cautelarci contro di esse con gli opportuni rimedi, e di prevenirle co’ i segreti dell’arte”[15]. Pertanto, il medico “farà azione utile, prudente e caritatevole, prevenire il naturale pericolo”[16].

Il Raimondi, con una domanda retorica, si chiede: “Non dovrà proporsi l’Innesto come un rimedio, al quale c’invitano i principi, non meno di una cristiana morale, che di una sana politica? E non sarà meno biasimevole l’ostinazione di coloro, che contro l’evidenza, forse ancora la coscienza si ostinano a rigettare l’Innesto”[17].

Infine, il terzo teologo che si esprime nel consulto, Gaetano Veraci, non esita ad affermare che “la Religione abbia parte in questa operazione, che sembra essere tanto utile alla Società Umana, ed alla nostra conservazione”[18].

Afferma altresì, contro i nemici dell’Innesto: “Se sarà difficile il provare, che l’Innesto sia contro la Morale naturale, sarà altresì difficile il provare, che offenda la Religione”[19].

Il Veraci prosegue la sua riflessione, sempre seguendo l’impostazione casistica, affermando: “Si domanda, se in caso di necessità che vi fosse a determinarvisi, offenda più la carità, o la giustizia, Sempronio, che espone Tizio ad un pericolo remoto di perdere la vita per torlo da uno prossimo; o se Caio, che abbandona Tizio in un pericolo prossimo, quando lo può mettere in uno più remoto. Io credo, che Chiunque si sia deciderà certamente a favore di Sempronio”[20].

Non possiamo tacere che, al di là della moral suasion, della persuasione morale autorevole, che si proponevano questi teologi, per orientare scelte e comportamenti a riguardo del vaccino, l’intera Chiesa in sostanza, divisa tra i no e i sì accesi, tra i partigiani dell’innesto e i nemici dell’innesto, sembra sospendere il giudizio e restare in attesa dell’evoluzione scientifica per tutto il XVII secolo.

Leone XII: papa anti-vaccino?

La vaccinazione era stata resa obbligatoria nello Stato Pontificio il 20 giugno 1822, dopo due anni dallo scoppio dell’ennesima epidemia di vaiolo, da papa Pio VII, Barnaba Niccolò Chiaramonti, probabilmente per le pressioni o il parere, ascoltatissimo, dell’influente conte Monaldo Leopardi, Gonfaloniere di Recanati e padre del poeta Giacomo.

Il poeta Giacomo Leopardi infatti era stato tra i primi a essere vaccinato nelle Marche per iniziativa del padre Monaldo, famoso cattolico reazionario ascoltatissimo a Roma e sindaco ultra-papalino di Recanati, eppure convintissimo propagandista del vaccino, che finì poi per imporre nella propria città e nelle Marche.

Leone XII è definito il “Papa anti-vaccino”, sostenendo che si sarebbe opposto al vaccino antivaioloso divenendo responsabile della morte di migliaia di persone.

Si correda solitamente il tutto con questa citazione: «Chi si lascia vaccinare cessa di essere un figlio di Dio. Il vaiolo è un castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo». È una frase chiaramente assurda, non a caso tale citazione risulta priva di fonte bibliografia e nessun testo di Leone XII la riporta.

Secondo Donald J. Keefe[21] nessun documento ufficiale riporta tali affermazioni.

Oggi sappiamo invece da fonti ufficiali dell’epoca che Papa Leone si limitò a togliere l’obbligatorietà della vaccinazione pur mantenendone il carattere gratuito: “Pio VII allora regnante, il quale per tempo l’aveva adottata ne’ suoi stati, convinto dall’esperienza, de’ mirabili vantaggi che da lei sicuramente si ottengono, ne rinnovò i regolamenti (…) Succedutogli Leone XII, una circolare Legislativa del dì 15 settembre 1824 (…) revocava (…) ogni disposizione in proposito, lasciando libera la vaccinazione a coloro che volevano prevalersene, non togliendo peraltro l’obbligo ai Medici e Chirurghi condotti di eseguirla gratuitamente su tutti quelli che la richiedevano; essendo questa, secondo la frase di quella lettera circolare, la cura e il preservativo di una malattia alla quale come a tutte le altre essi avevano obbligo di riparare”[22].

Secondo l’opinione pubblica di allora, infatti, la vaccinazione risultava pericolosa in quanto si utilizzava materiale umano e non bovino, e non erano rari decessi in seguito a “vaccino” contaminato. Per gran parte del XIX secolo, infatti, molti esponenti famosi delle scienze e della cultura si opponevano a queste (allora nuove) pratiche, ritenute inutili o dannose. Tra gli altri, erano ostili alla vaccinazione contro il vaiolo personaggi come il filosofo tedesco Immanuel Kant e il suo collega inglese Herbert Spencer e Charles Darwin, i quali ne negavano l’efficacia.

È importante notare che l’antivaiolosa all’epoca non era obbligatoria in molti stati europei, compreso il Regno di Sardegna (poi Regno d’Italia), in cui divenne obbligatoria solo nel 1859[23]. A titolo comparativo l’Inghilterra offrì gratuitamente la vaccinazione nel 1840 e la rese obbligatoria nel 1853[24].

Da notare che Leone XII nel 1824 insignì dell’ordine equestre dello Sperone d’oro Luigi Sacco[25] come ringraziamento per l’invio di 108 copie del suo libro sulla vaccinazione che furono distribuiti negli uffici di sanità dello Stato Pontificio. Questo fatto fu scoperto da A.P. Gaeta in un carteggio inedito da lui rinvenuto nell’Archivio Segreto Vaticano[26]. Commentando questa scoperta Maria Luisa Righini Bonelli rileva che “non sembra quindi attendibile quanto alcuno volle affermare, e cioè che Leone XII si sarebbe mostrato contrario a ciò che aveva fatto Pio VII e specialmente il cardinal Consalvi, promotore dell’editto emanato nel 1822 a favore della vaccinazione”[27].

Anzi, a ben considerare l’ultima espressione della Circolare Legislativa 15 settembre 1824, papa Leone XII parla chiaro. Se fosse stato davvero forsennatamente anti-vaccino non avrebbe certo aggiunto: “obbligo di riparare”. Perché infatti attribuire ai medici “l’obbligo di riparare” questa malattia data da Dio, come dicevano preti e teologi anti-vaccinisti, riconoscendo pure al vaccino di essere “la cura ed il preservativo”, a questo punto unici? Verrebbe quasi da pensare che papa Leone nel suo provvedimento si sia in realtà barcamenato, abbia come mediato diplomaticamente tra due posizioni presenti nella Chiesa. Ma certo, se l’analisi logica non è un’opinione, l’ultima frase tradisce addirittura una sua posizione favorevole.

I nemici dei vaccini: un fronte ancora aperto

Già nel 1798, quando Jenner pubblicò i risultati dell’utilizzazione del vaiolo bovino per immunizzare un bambino, dando così notizia al mondo dell’invenzione del vaccino contro il vaiolo, negli Stati Uniti fu fondata la “Società degli antivaccinatori”[28]. Costoro sostenevano che i vaccini fossero da rifiutare poiché ritenevano che interferissero nell’opera di Dio[29].

Il rifiuto delle vaccinazioni più che su basi scientifiche, si basa perciò in genere su ragioni di ordine “fideistico”, talvolta anche “religiose”[30]. Chi si affida a un tipo di omeopatia “fondamentalista” motiva l’avversione ai vaccini facendo un riferimento all’anima che verrebbe allontanata dal corpo a causa dell’inserimento dell’ago nella cute; la medicina steineriana, che è il frutto delle teorie della società antroposofica, elencata dal Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) tra i “gruppi teosofici e post-teosofici”[31], guarda con sospetto ai vaccini perché limiterebbero la crescita spirituale dell’individuo.

Alcuni gruppi religiosi considerano parte del proprio credo il rifiuto delle vaccinazioni. Tra questi, il più noto è la chiesa scientista, o Christian science, fondata negli Stati Uniti nel 1892 da Mary Baker Eddy[32]. I suoi seguaci credono che le malattie possano e debbano essere guarite affidandosi esclusivamente alla preghiera.

Una “associazione culturale”, denominata “La Biolca”, afferma di rifarsi alle teorie steineriane in materia di alimentazione e salute, si pone l’obiettivo di sensibilizzare cattolici, ebrei, musulmani e testimoni di Geova in merito alle sostanze che sarebbero contenute nei vaccini e che ciascuno di loro, se fosse un buon credente, dovrebbe rifiutarsi di assumere. I vaccini, secondo questa tesi, conterrebbero cellule provenienti da feti abortiti[33] e derivati animali come sangue bovino e gelatina di maiale[34].

Corre l’obbligo precisare che nella dottrina delle maggiori religioni mondiali non è contenuto alcun divieto in relazione alle vaccinazioni, che siano o meno obbligatorie. Eppure, può accadere che il rifiuto di sottoporsi, o di sottoporre i propri figli, ai vaccini si basi su argomentazioni di ordine religioso, che uno studio ha suddiviso in tre categorie: i vaccini violerebbero il divieto di uccidere, violerebbero alcuni precetti alimentari religiosi, interferirebbero con l’ordine naturale delle cose voluto da Dio[35].

Al primo insieme di argomentazioni contrarie ai vaccini appartengono le perplessità avanzate da alcuni gruppi riconducibili al giainismo, religione orientale che vieta di uccidere qualsiasi essere vivente, anche i batteri o, nel nostro caso, i virus[36]. La vaccinazione dovrebbe quindi essere considerata illecita, in quanto comporta un’azione violenta nei confronti dei virus, che sono esseri viventi.

Più complesse sono le questioni legate alla presenza di sostanze alimentari che alcune religioni considerano illecite. Si tratta in particolar modo degli eccipienti di origine suina che vengono utilizzati nella preparazione di alcuni vaccini. Com’è noto, le religioni ebraica e islamica considerano il maiale un animale impuro, e perciò vietano di mangiarne la carne e i suoi derivati.

Gli studiosi ebrei valutano in questo caso prevalente l’intenzione di salvare la vita, personale e degli altri come adempimento di un comando divino. Si sottolinea che il divieto di ingerire alimenti non kosher non vale nel caso dei vaccini che sono, di norma, iniettati attraverso la cute e che, in ogni caso, tutte le medicine che servono a salvare la vita sono lecite, anche se non sono kosher. Su posizioni simili anche gli studiosi islamici che applicano alla questione il principio della trasformazione, secondo il quale un prodotto, in origine impuro, può diventare halal.

Il diritto islamico ammette dunque la somministrazione dei vaccini, anche se dovessero contenere sostanze in origine haram, e ciò sulla base di tre principi: il diritto di proteggere la vita, il dovere di prevenire un pericolo e la tutela dell’interesse pubblico. La prevenzione delle malattie attraverso i vaccini è conforme alla legge divina, e in alcune circostanze è necessaria, ad esempio in occasione dell’annuale pellegrinaggio alla Mecca (l’hajj), durante il quale la vaccinazione è utile per prevenire la diffusione di epidemie tra la grande massa di pellegrini che si affollano nei luoghi santi. Tuttavia, presso alcune comunità islamiche si sono verificati episodi di rifiuto delle vaccinazioni, anche in forma violenta[37].

In ambito cristiano sono assolutamente contrari alle vaccinazioni, oltre alla già ricordata chiesa scientista, gli Amish, gruppo nato come corrente radicale dell’anabattismo, che rifiutano tutti gli aspetti della modernità, compreso l’utilizzo di farmaci, e quindi dei vaccini[38]. Alcune congregazioni riformate olandesi ritengono che i fedeli debbano affidarsi esclusivamente a Dio, e che vaccinarsi costituisca una mancanza di fede nella divina provvidenza: sarà Dio stesso, qualora dovesse giudicarlo necessario, a immunizzare i suoi fedeli.

Su queste stesse posizioni sono anche altre piccole denominazioni cristiane, come la Faith Tabernacle, la Church of the First Born, la Faith Assembly e la End Time Ministries che proibiscono ai propri fedeli l’utilizzo di qualsiasi tipo di farmaco. In passato, anche i Testimoni di Geova si erano pronunciati in senso contrario alle vaccinazioni, ma già dal 1952 il loro atteggiamento è mutato e oggi le vaccinazioni sono accettate. I gruppi religiosi che vietano le vaccinazioni ai propri aderenti sono presenti soprattutto nella società statunitense.

Per concludere

Nel corso dei secoli la vaccinazione ha subito sempre ulteriori modifiche e perfezionamenti dimostrandosi in genere sempre molto utile, pur trovando di tanto in tanto, specie nel mondo anglosassone, accaniti denigratori. Da questa prima esperienza si generalizzò ad altre malattie infettive il nuovo mezzo di cura, tutt’ora non detronizzato neppure dalla terapia con antibiotici e il termine di “vaccinazione” assunse più universalmente il valore di produzione in un individuo di uno stato di immunità mediante l’introduzione di antigeni o tossine microbiche dotate della capacità di stimolare nell’individuo la formazione di sostanze di difesa cioè di anticorpi e antitossine.

Essa viene praticata per molte malattie sia a scopo preventivo che a fine terapeutico. I risultati curativi, pur essendo spesso assai buoni, non hanno un valore assoluto per ogni malattia infettiva; d’altra parte per alcune di esse ne è stato imposto l’obbligo per legge a larghe masse di individui, profilandosi così problemi di valore sociale e medico-morale. Ad esempio in Italia esistono vaccinazione obbligatorie; le norme di profilassi internazionale obbligano la vaccinazione per alcune malattie negli individui che si rechino da una nazione a un’altra; alcune professioni richiedono preventive vaccinazioni obbligatorie.

Dal punto di vista medico-morale si può discutere sul diritto dello stato di interferire sulla libertà dell’individuo, obbligandolo a sottoporsi a una vaccinazione e del dovere da parte sua di subirla o spontaneamente offrirsi a essa. Su tali problemi si continua a discutere.

Personalmente ritengo che si debba parlare di obbligo morale, prima ancora che di obbligo legale, e quindi ancor più vincolante per la coscienza dell’individuo. Ogni qualvolta si tratti di evitare il pericolo di una grave malattia incombente sullo stesso individuo o sulla società, purché, secondo il concetto attuale della medicina, vi siano serie probabilità di effetto utile e di assenza di grave danno per l’individuo, si deve avvertire l’obbligo morale di vaccinarsi. Ciò in accordo con il dettame della morale, che l’individuo è tenuto a rinunciare a parte del suo bene per quello della collettività, purché non si tratti del pericolo della propria vita o di grave menomazione delle sue funzioni essenziali.

  • Domenico Marrone è parroco e docente di Teologia Morale presso l’Istituto Superiore Metropolitano di Scienze Religiose “San Sabino” di Bari.

[1] Cfr. E. Tognotti, Vaccinare i bambini: tra obbligo e persuasione. Il caso dell’Italia, FrancoAngeli, Milano 2020.

[2] “Si tratta o di lasciar perire o di conservar la vita alla decima parte del genere umano”, scrive in un lungo articolo “Sull’innesto del vaiuolo” (Il Caffè, http://illuminismolombardo.it/testo/il-caffe-tomo-ii/ n.34 e 38,1766).

[3] Philippe Hecquet (11 febbraio 1661-11 aprile 1737) è stato un medico francese e attivista del vegetarianismo.

[4] Raccolta di osservazioni e ragionamenti teologici e medici sopra la necessità dell’innesto del vaiolo composti da Giovanni Lami, Giovanni Lorenzo Berti, Raimondi Adami, Gaetano Veraci, con l’aggiunta di ampie Annotazioni di Giovanni Calvi, Stamperia di Agostino Pizzorno, Pisa 1766,

[5] Ivi, p. 6-7.

[6] Ivi, 13-14.

[7] Ivi, 14.

[8] Ivi, 16.

[9] Ivi, p. 37.

[10] Ivi, 47.

[11] Il riferimento è al libro del Siracide 18,19: “Curati ancor prima di ammalarti”.

[12] Raccolta di osservazioni e ragionamenti teologici e medici sopra la necessità dell’innesto del vaiolo composti da Giovanni Lami, Giovanni Lorenzo Berti, Raimondi Adami, Gaetano Veraci, con l’aggiunta di ampie Annotazioni di Giovanni Calvi, Stamperia di Agostino Pizzorno, Pisa 1766, p. 60-61.

[13] Ivi, 61.

[14] Ivi, p. 62.

[15] Ivi, p. 82.

[16] Ivi, p. 84.

[17] Ivi, p. 102.

[18] Ivi, p. 105.

[19] Ivi, p. 105.

[20] Ivi, p. 110.

[21] KEEFE DJ. Tracking a Footnote, Fellowship of Catholic Scholars Quarterly, vol.9, n.4, pag 5-6, settembre 1986. https://www.catholicscholars.org/PDFFiles/v9n4sep1986.pdf

[22] G. Tommasini, Raccolta completa delle opere mediche, vol. VII, Tipografia dell’Olmo e Tiocchi, Bologna 1863, Appemdice pp. 20-23.

[23] Cfr. S. Tafuri, Storia dell’Obbligo Vaccinale (PDF), su uniba.it.

[24] Y.M. Bercé – J.C. Otteni, Pratique de la vaccination antivariolique dans le Provinces de l’Etat pontifical au XIXe siecle. Remarques sur le supposé interdit vaccinal de Léon XII, in “Revue d’histoire ecclésiastique”, vol. 103, n. 2, 2008, pp. 448-466.

[25] Luigi Sacco (Varese, 9 marzo 1769 – Milano, 26 dicembre 1836) è stato un medico italiano, pioniere della vaccinazione anti-vaiolosa.

[26] A. P. Gaeta, Carteggio inedito di Luigi Sacco con le Segreterie di Stato di Pio VII e di Leone XII (1816-1824), in “Castalia”, vol. 2, 1946, p. 215.

[27] M. L. Righini Bonelli, Rivista di storia delle scienze mediche e naturali, vol. 35-37, 1946, p. 78.

[28] Cfr. M. L. Lo Giacco, Il rifiuto delle vaccinazioni obbligatorie per motivi di coscienza. Spunti di comparazione, in www.statochiese.it.

[29] Cfr. G. Tripodi, Il rifiuto delle vaccinazioni: mito e realtà nei movimenti antivaccinali, in “Rivista Gaslini”, 2005, n. 3, p. 74.

[30] Cfr. P.L. Lopalco, Vaccinazioni. Frodi, fedi ed evidenze scientifiche, in http://www.saluteinternazionale.info/2012/10/vaccinazioni frodi fedi ed evidenze scientifiche/scientifiche/), 22 ottobre 2012, pp. 13.

[31] Cfr. http://www.cesnur.com/gruppi teosofici e post teosofici/la societa antroposofica/.

[32] Cfr.  http://www.cesnur.com/la corrente metafisica e i movimenti cristiani di guarigione/la christian science

[33] La questione relativa alla preparazione dei vaccini e alla compatibilità delle sostanze in essi contenute con i principi religiosi, in modo particolare cattolici, legata alla presenza di cellule di coltura che in origine erano state prelevate da feti volontariamente abortiti, richiederebbe un contributo di riflessione a parte.

[34] Cfr. http://www.labiolca.it/rubriche/vaccini e salute/ccosa dicono la chiesa cattolica lislam il giudaismo e i testimoni di geova/.

[35] Cfr. J.D. G Rabenstein, What the World’s religions teach, applied to vaccines and immune globulines, in Vaccine, 31 (2013), n. 16, pp. 2011 2013.

[36] Il giainismo è una religione dal sub continente indiano considerata eterodossa dall’induismo, con il quale però condivide e alcuni aspetti, come per esempio la nonviolenza, che si ripercuote anche sulle regole alimentari.

[37] In Nigeria, Afghanistan, Pakistan si sono verificati casi di attacchi armati contro ambulatori che praticavano le vaccinazioni. A Quetta, nel gennaio 2016 un terrorista ha compiuto un attentato in un centro di vaccinazione antipolio, provocando 15 morti. Nel settembre del 2015 era stato colpito un centro per le vaccinazioni a Peshawar ed erano state uccise almeno sei persone.

[38] Gli Amish , oltre a non vaccinarli, non fanno frequentare le scuole pubbliche ai propri figli, poiché ritengono che la legge istitutiva dell’obbligo scolastico sia contraria alla loro fede: cfr., su questo, la sentenza della Corte Suprema U.S.A. Wisconsin v. Yoder , 406 U.S. 205 (1972).

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