Perché una “nuova” teologia eucaristica?

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Da qualche giorno (13 febbraio) ha compiuto 90 anni. Eppure, nel leggerlo, lo si sente giovane, nuovo, fresco, curioso, creativo, libero. Nel panorama della ricerca cattolica intorno alla eucaristia, Ghislain Lafont rappresenta, da molti decenni, un punto di riferimento. Lo abbiamo interpellato e ha risposto con la solita generosità, inviando due testi, che inaugurano un percorso di riflessione nuova intorno alla eucaristia. Presento qui la traduzione del primo breve testo, programmatico e generale. Si tratta di una sintesi mirabile, che pone a tema precisamente la esigenza di una “nuova” teologia eucaristica. Questione che l’autore risolve attraverso la correlazione tra “tre ordines” – evangelico, liturgico e politico – con cui viene ripresa anche la eredità del Concilio Vaticano II e delle sue tre costituzioni LG, SC e GS, alla luce di DV. Ma è solo l’inizio di un ragionamento che si svilupperà in successivi e preziosi interventi. Ringrazio di cuore P. Ghislain, gli auguro una ancora lunga e fruttuosa giovinezza e offro in traduzione il suo primo testo.

Come può esserci una “nuova” teologia eucaristica? Perché la verità della Rivelazione è sempre in anticipo rispetto a noi. Ci sono e ci saranno sempre esperienze nuove, concetti nuovi, organizzazioni inedite di un contenuto di fede che nessun discorso può esaurire.

Spontaneamente, io penserei che la nuova teologia eucaristica potrebbe situarsi all’interno di un riavvicinamento inedito, nuovo, tra i tre aspetti della comunità degli uomini: comunità evangelica, comunità liturgica e comunità politica.

La comunità evangelica è formata dalla parola di Dio, il Vangelo che è stato annunciato e realizzato da Gesù Cristo in rapporto con la Legge, i profeti e la sapienza di Israele. Questa comunità mette sempre più e sempre meglio in pratica la Legge del Regno, cioè la piena carità verso Dio, verso gli altri e verso se stessi (Mc 12,29-31). Per fare ciò, essa raccoglie nel corso del tempo il dono promesso dal Cristo: lo Spirito che procede dal Padre (Gv 16,8ss) e introduce nella intelligenza e nella pratica delle cose di Dio. Lo Spirito stesso agisce ancora mediante i doni (carismi) che permettono una vita evangelica secondo un ordine (in greco taxis). Questi carismi determinano dei campi di responsabilità e una autorità generale, quella della “presidenza”, che li organizza in vista della crescita del corpo evangelico.

La comunità liturgica è quella che trascende il tempo e, proprio per questo, dona al tempo il suo senso; essa fa memoria dell’”inizio”, ossia della morte e risurrezione del Cristo, e della “fine”, quando, in Cristo, Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28); essa mette in opera il dono che le è stato fatto dal Cristo nella Cena (1Cor 11,22-26), quello del suo Corpo e del suo Sangue nell’atto perfetto d’amore. E’ quindi una comunità simbolica, animata da un racconto che evoca il Mistero del Cristo articolato su gesti concreti, che rendono presenti e trasfigurano gli ultimi atti dell’esistenza umana: donare e ricevere la vita, a livello del nutrimento, del sacrificio e della sessualità. La comunità liturgica, proprio perché è “protologica” ed “escatologica”, non è continuamente nel tempo: essa vi interviene secondo il suo ritmo proprio. Essa costituisce anche un “ordine”, una taxis, al fine di poter illuminare e trasfigurare il tempo: essa rivela al tempo il suo senso assoluto e scandisce le tappe della sua storia.

La comunità politica, infine, ingloba una realtà più ampia della comunità cristiana, nel senso che non è definita dalla rivelazione del Vangelo né dalla misteriosa presenza dell’Origine e della Fine. Essa gestisce le relazioni umane in se stesse, sulla terra degli uomini; corrisponde al dono della creazione: «crescete, moltiplicatevi, dominate…» (Gen 1, 26-27). Si sviluppa, con progressi e regressi legati al suo sviluppo, ai suoi arretramenti, alle felici scoperte e alle svolte drammatiche. Anch’essa è sempre alla ricerca di un ordine, di una taxis.

Ordine della carità, animato dallo Spirito, ordine del mistero, ricevuto da Cristo, ordine della libertà, immagine di Dio creatore. Sono comunità che si corrispondono. Sorge sempre di nuovo il problema della loro articolazione, avendo ciascuna una propria realtà, che non è né identica alle altre, né separata dalle altre, mentre la gestione della loro comunicazione è sempre di nuovo da pensare e da mettere in pratica.

Insomma, ciò di cui si tratta è di riprendere senza posa e in maniera viva l’interpretazione delle tre grandi costituzioni del Vaticano II: Lumen gentium, Sacrosanctum Concilium e Gaudium et spes; si tratta di ripensare in modo originale la distinzione e la comunicazione tra questi tre ordini della esistenza umana, sotto la luce sempre presente del fondamento: la Rivelazione di Dio, Dei Verbum.

Io penso che questo compito, al quale tutti si dedicano dopo la fine del Concilio Vaticano II, in modo più o meno profetico o classico, deve continuare oggi e proprio in questa prospettiva può essere cercata una “nuova teologia eucaristica”.

Per un tale lavoro occorre trovare un punto di partenza. Io propongo di cercarlo mediante una rilettura del racconto delle origini, nel libro della Genesi, da 1 a 3.

Pubblicato il 18 febbraio 2018 nel blog: Come se non

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2 Commenti

  1. Orso Garibozzi 10 gennaio 2024
  2. Francesco Grisorio 22 febbraio 2018

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