Salmann: una “mistagogia” per il nostro tempo

di:

Elmar Salmann

La memoria è feconda, se nel ricordo si è capaci di decifrare il presagio di ciò che ancora ha da venire. È questo lo spirito che anima le Lectiones Vagagginianae. Si tratta di una iniziativa voluta dal Pontificio Ateneo Sant’Anselmo per proseguire la riflessione di Cipriano Vagaggini (1909-1999), uno dei padri sia del Pontificio Istituto Liturgico che della specializzazione dogmatico-sacramentaria presso l’Anselmianum. Inaugurate nel 2004 e 2005 con gli interventi di Luois-Marie Chauvet[1] e Eberhard Jüngel[2], le Vagaggini Lectures sono proseguite a cadenza regolare con gli altrettanto autorevoli contributi di Pierangelo Sequeri (2011)[3], Gerd Theissen (2012)[4], Georg Braulik (2013)[5], Jean-Yves Lacoste (2014)[6] e di quanto sono intervenuti al Convegno internazionale cattolico-luterano svoltosi a Roma nel 2016[7].

L’auspicio di Vagaggini

Il compito di condurre l’ottava edizione delle Lectiones, svoltesi a Roma il 21 novembre 2018, è stato affidato a Padre Elmar Salmann OSB, già professore ordinario presso l’Ateneo romano. Come docente però, Salmann non ha mai insegnato teologia liturgica, bensì filosofia e teologia sistematica. Questa osservazione, che in un primo momento potrebbe risultare del tutto trascurabile, è invece estremamente significativa.

Invitando il teologo tedesco infatti il Pontificio Istituto Liturgico e la Facoltà di Teologia hanno inteso idealmente raccogliere l’invito che Padre Vagaggini, già alla fine degli anni Cinquanta, aveva rivolto dalle pagine di Il senso teologico della liturgia: «Si può stare certi, che fintanto che non sia stata teoricamente risolta e praticamente applicata su larga scala la questione dei rapporti qualitativi tra liturgia e teologia sintetica generale, il movimento liturgico e la sua efficacia pratica non sono stati fondati sulla roccia che sola, in fin dei conti, può garantirne la stabilità»[8].

Quando il benedettino così scriveva, nel 1957, nessuno pensava ad un successore di Pio XII, né immaginava che questi poi avrebbe indetto un Concilio Ecumenico. Erano in pochi poi coloro che di fatto tentavano di integrare la disciplina liturgica nel più ampio orizzonte dell’esegesi, della tradizione patristica, della teologia dogmatica, dell’orientamento spirituale e pastorale. Questo programma, di cui proprio Dom. Vagaginni è stato iniziatore[9] e che il Movimento liturgico ha poi portato avanti, riceverà finalmente il suo sigillo con il Concilio Vaticano II. Eppure la ricezione del nuovo orientamento teologico inaugurato dalla costituzione Sacrosantum Concilium è un lavoro che non può ritenersi affatto concluso. Per questo negli ultimi decenni la ricerca teologica svolta presso l’Ateneo Sant’Anselmo non solo ha raccolto l’esigenza di inserire la scienza liturgica nel quadro più generale della teologia sistematica, ma essa ha altresì contribuito ad estendere il campo dell’approfondimento liturgico-sacramentale.

Infatti, la formazione liturgica offerta oggi a Sant’Anselmo presenta un orizzonte più ampio che, accanto allo studio delle fonti, fa appello a risorse provenienti da ambiti disciplinari diversi, quali le scienze umane, l’antropologia, la filosofia, le arti, l’architettura.

Questo approccio integrale alla teologia liturgico-sacramentaria può certo essere qualificato “sapienziale” [10], a patto però di non intendere questa formula come il segno di un deficit di riflessione teorica, ma piuttosto come il felice connubio fra la più rigorosa riflessione sistematica e i risvolti essenzialmente pratici che ne discendono e che rientrano, a buon diritto, nella più nobile tradizione monastica. Un esempio di questa teologia liturgica di ampio respiro, che sa tenere insieme riflessione e prassi, tradizione e innovazione, è ora messo nelle mani del lettore.

Le lectiones di Salmann

Le lezioni raccolte in questo volume rappresentano una sorta di “mistagogia” per il nostro tempo, in cui Salmann, con quello stile che in molti hanno imparato ad apprezzare, attinge alla letteratura, alla fenomenologia della vita, alla filosofia, alle risorse della teologia classica e più recente, per proporre una introduzione al significato dei sacramenti e alla loro rilevanza per l’esistenza.

L’approccio proposto dall’autore che, come si vedrà, procede dal visibile per giungere all’invisibile, ha il suo modello di riferimento nel metodo della catechesi mistagogica. Sarebbero molti gli esempi che si potrebbero citare a riguardo. Mi limito a ricordare quanto scriveva Teodoro di Mopsuestia (350-428) a proposito delle ragioni per cui bisogna spiegare ai neofiti ciò che essi celebrano:

«Ogni sacramento è l’indicazione, attraverso segni e simboli, di realtà invisibili e ineffabili. Una rivelazione e una spiegazione su tali realtà sono certamente necessarie, se qualcuno vuole conoscere la forza di questi misteri. Se ciò che accade effettivamente fosse soltanto quello che si vede fare, la spiegazione sarebbe superflua, perché basterebbe la vista a mostrarci le cose che si verificano. Ma poiché nel sacramento si trovano segni di ciò che avverrà o di ciò che è già avvenuto, è necessario un discorso che spieghi il senso dei segni e dei misteri».[11]

La preoccupazione espressa da Teodoro, e con lui da molti altri padri, è quella di aiutare i credenti a penetrare sempre più profondamente nel significato vitale dei segni sacramentali. È questo, a mio avviso, anche lo spirito che anima le lezioni che seguono, ma con una differenza davvero interessante. Ciò che rende la mistagogia di Salmann originale e attuale è il fatto che egli lavori anzitutto sulle condizioni di possibilità della fede nel linguaggio rituale e liturgico-sacramentale. In altri termini è come se egli si rivolgesse ad un interlocutore scettico, ad un europeo colto del nostro tempo, e a lui provasse a mostrare la plausibilità di termini quali “rito”, “liturgia”, “sacramento” e, più in generale, la desiderabilità che il mistero celebrato nella liturgia cristiana sia vero. In quest’ottica la sua proposta viene ad assumere la forma di un cammino mentale, che inizia dal basso e avanza lungo quattro tappe in salita.

Quattro tappe

A dare inizio al discorso è una constatazione, che qui riformulo in forma di domanda: come mai l’uomo, fra tutti gli esseri viventi, è l’unico che avverte l’esigenza di incastonare in forme rituali la precarietà e ambivalenza della vita? Che avverte il bisogno di ricorrere ai registri del linguaggio poetico e simbolico?  (“Dalla vita al rito”).

Nella seconda tappa, sotto la lente di sorprendenti analisi fenomenologiche, la vita si trasforma progressivamente in “simbolo” di una ulteriorità e il rito in “liturgia” (“Dal rito alla liturgia”). La terza lezione rappresenta, per così dire, il nodo del calice, ovvero il luogo di rovesciamento dell’andamento argomentativo: ora non è più l’esperienza, ma il mistero eucaristico ad illuminare i diversi passaggi e le diverse dimensioni della vita umana. Perché nell’evento della conversio eucaristica o della metabole, così come essa viene definita dai padri greci, non avviene solo un rinnovamento della sostanza del pane e del vino, ma dell’intera vita del mondo con le sue categorie di pensiero.

In questa luce la “carne” stessa dell’esperienza diventa “sacramento”. Anche su questo punto Salmann non è poi così distante da Vagaggini, uno dei primi ad aver richiamato l’attenzione sul ruolo della corporeità nella liturgia[12]. Nella quarta lezione si rivela infine quale sia la logica che ha sostenuto tutta l’argomentazione condotta dal relatore. Si tratta di ciò che egli chiama metaphorein, ovvero di una dinamica di passaggio e metamorfosi che sottende la logica della vita, del linguaggio, del mistero cristiano e dell’esperienza liturgico-sacramentale.

Al termine di questo itinerario il lettore vedrà che ciò che nella liturgia si compie è molto più di una rievocazione, molto più di una proiezione o di una mera metafora; è la realizzazione, seppur fragile, di una promessa che tutti avvertiamo ci appartenga profondamente, ma il cui compimento non è in nostro potere.

Un pensiero sfidante

In queste pagine i teologi di professione apprezzeranno l’originalità dell’approccio seguito dal professore, l’armonia con cui egli sa far interagire discipline diverse, sa reinterpretare la teologia classica, come quella di San Tommaso, anche alla luce della teologia e della filosofia più recente, soprattutto di origine tedesca. Non sono poche le volte che l’intelligenza teologica viene qui sfidata ad approfondire le sue categorie, a ripensare le forme del linguaggio ontologico, ad ampliare la gamma dei codici liturgici per rispondere alle mutate condizioni culturali.

I non addetti ai lavori, da parte loro, avranno l’occasione di venire a contatto col pensiero di una delle figure più originali della teologia italiana degli ultimi trent’anni, ne ascolteranno la voce (dal momento che il libro è una trascrizione), e saranno presi per mano e introdotti, come in una sorta di grande meditazione, in una visione cristiana della liturgia. In appendice al volume vengono infine riportati i due discorsi tenuti dal Prof. Philippe Nouzille OSB e da me, in occasione dell’atto accademico in onore del 70° genetliaco di Elmar Salmann, svoltosi il 22 novembre 2018 nell’Aula Capitolare dell’Ateno benedettino, all’indomani delle VIII° Lectiones Vagagginianae.

Che il Presidente del Pontificio Istituto Liturgico, Prof. Jordi-A. Piqué i Collado OSB, il Decano della Facoltà di Teologia, Prof. Eduardo López-Tello García OSB, il Decano della Facoltà di Filosofia, Prof. Philippe Nouzille OSB, e i colleghi Prof. Ruberval Monteiro da Silva OSB, Prof. Andrea Grillo e Prof. Andrea De Santis sappiano la mia gratitudine per la cordiale e generosa collaborazione ad entrambi gli eventi.

Il testo che qui riprendiamo è la Prefazione al volume di Elmar Salmann, Metaphorein. Passaggi aperti tra vita e sacramento, a cura di Gianluca De Candia, Cittadella, Assisi 2021.


[1] L.M. Chauvet, Della Mediazione. Quattro studi di teologia sacramentaria fondamentale, tr. a cura di Andrea Grillo, Cittadella, Assisi 2006.

[2] E. Jüngel, Essere sacramentale in prospettiva evangelica, tr. a cura di Andrea De Santis, Cittadella, Assisi 2006.

[3] P. Sequeri, Ritrattazioni del simbolico. Logica dell’essere-performativo e teologia, a cura di Cyprian Krause, Cittadella, Assisi 2012.

[4] G. Theissen, La dinamica rituale dei sacramenti nel cristianesimo primitivo. Da azioni simbolico-profetiche a riti misterici, traduzione a cura di Cyprian Krause, Cittadella, Assisi 2013.

[5] G. Braulik, L’esegesi anticotestamentaria e la liturgia. Nuovi sviluppi negli ultimi decenni, traduzione a cura di Cyprian Krause e Marinella Perroni, Cittadella, Assisi 2014.

[6] J.-Y. Lacoste, Recherches sur la parole, Peeters, Louvain-la-Neuve 2015.

[7] Cf. Signs of Forgiveness, Paths of Conversion, Practice of Penance, ed. By Theodor Dieter, Andrea Grillo and James Puglisi, Peter Lang, Frankfurt am Main – New York – Oxford – Wien 2017.

[8] C. Vagaggini, Il senso teologico della liturgia. Saggio di liturgia teologica generale, Roma 1957, 426-427.

[9] Magnus Löhrer attesta che Vagaggini, già nei primissimi anni del suo insegnamento a Sant’Anselmo, aveva considerato la liturgia parte della teologia sistematica e aveva proposto una “teologia della liturgia”: M. Löhrer, «Il modello gnostico-sapienziale della teologia. La prospettiva di base della metodologia teologica di C. Vagaggini», in Lex orandi, lex credendi. Miscellanea in onore di P. Cipriano Vagaggini,  a cura di G. J. Békés e G. Farnedi, Studia Anselmiana 79, Roma 1980, 23.

[10] Ibidem; si veda anche: E. Salmann, «Sullo stile di una teologia monastico-sapienziale: A. Stolz, C. Vagaggini, J. Leclercq», in Il monachesimo tra eredità e aperture, a cura di M. Bielawski e D. Hombergen, Studia Anselmiana (Analecta monastica 8), Roma 2004, 921-929.

[11] Teodoro di Mopsuestia, Omelie catechetiche, 12, 2. Una preziosa antologia di testi mistagogici patristici è offerta dal monaco di Bose Luigi d’Ayala Valva: Entrare nei misteri di Cristo. Mistagogia della liturgia eucaristica attraverso i testi dei padri greci e bizantini, Introduzione, scelta e traduzione dalle lingue originali a cura di Luigi d’Ayala Valva, Prefazione di Enzo Bianchi, Edizioni Qiqajon, Magnano 2012.

[12] Cf. C. Vagaggini, Caro salutis est cardo. Corporeità, Eucaristia e liturgia (19661), Volume 243 di Vita Monastica, Camaldoli 2009.

 

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Un commento

  1. Turani Giuseppe 28 marzo 2021

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