Costa Rica: sulla legalizzazione della cannabis

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Dichiarazione dei vescovi della Conferenza episcopale di Costa Rica (testo spagnolo)

In vista dell’approvazione legislativa del disegno di legge intitolato «Legge sulla Cannabis per uso medicinale e terapeutico e sulla Canapa per uso alimentare e industriale» (fascicolo 21.388), desideriamo, come cittadini e vescovi della Chiesa cattolica in Costa Rica, dichiarare quanto segue:

Gli obiettivi del disegno di legge approvato per favorire la salute della popolazione costaricana, così come per «promuovere lo sviluppo economico e sociale e l’adeguata distribuzione della ricchezza nelle zone rurali del nostro paese», sono senza dubbio positivi. Il testo della legge approvata dall’Assemblea legislativa, tuttavia, contiene in parte dei suoi articoli disposizioni che comportano rischi per la salute e la sicurezza pubblica, così come alcune incongruenze che dovrebbero essere risolte. Ecco alcune di queste lacune nel testo del progetto di legge.

(1) Riguardo alla coltivazione, produzione, industrializzazione e commercializzazione della canapa e della cannabis psicoattiva:

1.1 Non ci sono garanzie che queste coltivazioni possano contribuire a promuovere la distribuzione della ricchezza nelle zone rurali, dato che non sono previste misure per garantire che i piccoli produttori possano ottenere profitti sufficienti per migrare dalle loro attuali coltivazioni alla coltivazione di queste piante. La produzione può diventare il business dei grandi produttori, comprese le compagnie transnazionali. Neppure la crescita di occupazione pare significativa, dato che secondo PROCOMER, nel caso della canapa, sebbene l’attività legata al CBD (fiore) abbia un’intensità medio/alta nell’impiego di mano d’opera (stimata in 30 persone per 1 ettaro in campi aperti in diverse fasi, ma non simultaneamente), quella legata al grano (seme) e alla fibra (gambo) è invece bassa (1 o 2 persone per ettaro nella semina e nella raccolta) [1].

1.2 In termini ambientali, le monocolture hanno un impatto in ordine al degrado ambientale, indipendentemente dal tipo di prodotti utilizzati come fertilizzanti e per il controllo dei parassiti.

1.3 Data la grande somiglianza tra la canapa e le piante psicoattive della cannabis, la vastità dei terreni dedicati alla coltivazione della canapa renderà estremamente difficile il controllo delle piantagioni illecite di cannabis potendole mimetizzare in piantagioni di canapa, cosa che già accade in altri paesi [2] ed è molto probabile che accadrà nel nostro, data l’intensa attività di coloro che già ora portano avanti questa coltivazione in modo criminale [3].

1.4 La coltivazione fuori controllo di cannabis psicoattiva, che è decisamente possibile nelle condizioni del nostro paese, finirebbe per provocare gravi danni alla salute pubblica, soprattutto alla popolazione adolescente. L’IAFA ha effettuato misurazioni dalle quali si rileva che l’età media a cui si inizia a utilizzare marijuana è in costante diminuzione dal 2012, e ha raggiunto 13,4 anni nell’ultimo anno in cui è stata effettuata la misurazione (2018) [4].

(2) Crediamo che la raccomandazione di non appoggiare il disegno di legge che è venuta dall’Università di Costa Rica, basata sulle osservazioni di esperti accademici delle scuole di Medicina, Farmacia e Biologia, così come dall’Istituto di Ricerca Farmaceutica (INIFAR), meritino una considerazione speciale. Ci riferiamo a loro per la loro dovuta valutazione.

(3) Appare della massima importanza verificare l’eventuale incompatibilità dei permessi relativi all’autocoltivazione e all’autoconsumo con i divieti contemplati nelle convenzioni internazionali firmate dal paese, ovvero: Convenzione unica sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope (1961), Convenzione di Vienna sulle sostanze psicotrope (1988) e Convenzione sugli stupefacenti, le droghe e le sostanze psicotrope (1971). Ci sembra che questo aspetto richieda una revisione approfondita delle disposizioni proposte nel progetto di legge a questo proposito.

Tutte queste ed altre considerazioni ci portano a chiedere rispettosamente alle autorità del potere esecutivo e del potere legislativo una seria riflessione che permetta di soppesare i benefici e i danni di questo progetto di legge, approvato nella sua fase legislativa, per il bene di tutta la popolazione nazionale. In caso di autorizzazione all’uso industriale della canapa e all’uso medico della cannabis psicoattiva, vanno messi in atto tutti i meccanismi per garantire l’eliminazione dei rischi per la salute e la sicurezza di questa attività.

Nella sede della Conferenza Episcopale, il 24 gennaio dell’anno del Signore 2022, memoria liturgica di San Francesco di Sales.

José Manuel Garita Herrera
Obispo de Ciudad Quesada
Presidente

Daniel Francisco Blanco Méndez
Obispo Auxiliar de San José
Secretario General


[1] IAFA, V Indagine nazionale sull’uso di droghe nella popolazione dell’istruzione secondaria, 2018. Costa Rica 2019, 32.

[2] Cf. per il caso della Spagna: J. Cañas, «I 24 ettari di canapa che puzzava di marijuana», 29.12.2019 (disponibile qui); «La Guardia Civil individua otto piantagioni di marijuana fatte passare per le aziende di produzione industriale di canapa» (disponibile qui); «La Guardia Civil intercetta oltre 34 mila piante di marijuana a Cox y Orihuela» (disponibile qui).

[3] Per la storia delle piantagioni intercettate dalle autorità, si vedano i dati dell’Istituto costaricano sulle droghe (disponibili qui).

[4] E. Ulloa Leitón, Commercializzazione internazionale dei sottoprodotti della canapa industriale. Dirección de Inteligencia Comercia, Procomer, ottobre 2020.

 

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