Vescovi del Congo: messaggio al paese

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Laceratevi i cuori non le vesti – questo versetto del profeta Gioele fa da titolo al messaggio finale dell’ultima riunione del Consiglio permanente dei vescovi membri della CENCO (Conférence Episcopale Nationale du Congo), tenutasi a Kinshasa dal 22 al 25 febbraio 2021.

L’occasione è data dal tempo propizio della Quaresima per una riflessione che abbraccia la situazione socio-politica, umanitaria e securitaria del paese.

Dopo un saluto augurale al presidente della Repubblica Tshisekedi, per aver assunto la presidenza dell’Unione Africana in questo 2021, i vescovi fotografano la situazione del paese.

Analisi

Situazione sociale e politica. Una coalizione di partiti si è dissolta, e un’altra, l’Union Sacrée, sorge per sostenere il governo attuale. I vescovi ricordano agli attori di questa coalizione che non basta cambiare vestito, ma occorre impegnarsi e lavorare per il popolo, in particolare per il consolidamento della democrazia. Ma solo chi avrà dato prova di moralità non deluderà ulteriormente la gente.

Situazione sociale ed economica. Il Covid-19 è presente, sia pure in misura minima, anche in RDC, ma non si deve abbassare la guardia. Finalmente le scuole riaprono, ma questa riapertura scoperchia le ataviche pecche del settore scolastico: livello basso dei salari, alto costo per il funzionamento, il gruppo dei nuovi insegnanti non pagato, infrastrutture insufficienti e inadeguate…

I vescovi mettono a disposizione dello Stato la collaborazione della Chiesa cattolica per arrivare a una vera gratuità dell’insegnamento.

Sul piano economico va sottolineata la stabilità della moneta locale, ma si constata un peggioramento della vita della popolazione. I vescovi arrivano a suggerire delle via di uscita da questa condizione: più attenzione alle spese pubbliche; equilibrio tra spese di funzionamento e programmi di sviluppo; decentralizzazione economica e più potere alle regioni per  una maggiore efficienza delle infrastrutture; rimettere in moto le imprese statali, ma dopo un’adeguata revisione della loro gestione e il rinforzo di capitali; rivincita del lavoro agricolo su quello minerario.

Situazione securitaria e umanitaria. Rimane irrisolto, anzi peggiora, il problema dei gruppi cosiddetti ribelli all’Est del paese. En passant, i vescovi ricordano l’assassinio dell’ambasciatore  italiano, del carabiniere e del loro autista e presentano le condoglianze a chi piange la loro morte.

Da parte del Governo nessuna promessa per risolvere questa penosa situazione sembra sia stata mantenuta. Per ascoltare e confortare le popolazioni coinvolte, i vescovi costituiscono e inviano in quelle zone (Kivu e Ituri) una commissione rappresentativa delle conferenze dell’Africa Centrale e della CENCO stessa.

Situazione di giustizia e di diritti umani. Dopo una prima fase positiva che faceva ben sperare in un avvenire migliore, si è ricaduti in repressioni nei confronti di attivisti dei diritti umani e in attacchi contro la libertà di espressione e di manifestazione.

Anche lo slancio iniziale di lotta alla corruzione si è bloccato e l’impunità perdura. Una vera giustizia che porta alla pace dovrebbe occuparsi di tutti i crimini economici e le violazione dei diritti umani.

Raccomandazioni

Dopo questo sguardo sulla realtà, i vescovi si rivolgono ai diversi attori della nazione congolese.

Al popolo raccomandano di entrare finalmente nella dinamica del cambiamento, difendendo i suoi diritti fondamentali; di restare lontani da violenze e sentimenti tribali; di osservare le norme restrittive contro il Covid-19.

Al Presidente della Repubblica si raccomanda attenzione verso l’unità nazionale e la sicurezza della gente; di tener conto del profilo etico dei suoi collaboratori e di impegnarsi nella formazione di un governo efficace.

Il Governo deve guardare alla sofferenza della gente, cercando di diminuire il fossato tra poche persone ricchissime e la massa poverissima. Deve impegnarsi per rendere credibili le prossime elezioni, a partire dalla riorganizzazione della commissione elettorale (CENI), raccomandazione rivolta anche al Parlamento; deve finalmente risolvere le situazioni degli insegnanti non pagati.

Alle Corti e Tribunali i vescovi chiedono di esercitare il diritto e non cedere a pressioni politiche; di trattare con diligenza certi casi di detenuti che, senza nessun processo, muoiono in prigioni sovraffollate.

Alla Comunità internazionale si raccomanda di sostenere le istituzioni democratiche in vista delle elezioni del 2023 e di accompagnare gli organismi che si battono per i diritti umani.

La Conclusione è un invito a tutti di fuggire lo scoraggiamento e di rivolgersi al Signore che sa venire in soccorso nei momenti difficili.

Una considerazione

Rispetto ad altri messaggi del passato, mi sembra che i vescovi mettano maggiormente a fuoco determinati problemi (moralità degli attori politici,  diritti umani, decentralizzazione economica, necessità di preparare le elezioni…) e si rivolgano a diverse entità puntualizzando per ciascuna il proprio compito. Tuttavia, mi avventuro in una considerazione che non vuol essere un rimprovero, ma un augurio.

Mi sarei aspettato che i vescovi facessero delle raccomandazioni anche a loro stessi. O perlomeno prendessero delle risoluzioni davanti alla nazione e si ponessero come punto di riferimento per la gente, non solo come interlocutori delle istituzioni governative.

Mi sarebbe piaciuto da parte loro una parola di questo genere: “noi ci siamo. Vi ascoltiamo e ci impegniamo con voi e con le istanze politiche. Potete contare su di noi, noi stessi cercheremo di mettere in atto tra di noi quella unità di vita e di intenti per dirvi che insieme possiamo costruire  un Congo più vivibile”. È troppo? Forse per il prossimo messaggio?

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Un commento

  1. Giovanni Di Simone 2 marzo 2021

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