Bose: la sofferenza inespressa

di:

stato attuale

Nella complessa, delicata e dolorosa vicenda che ha interessato il monastero di Bose (Bose: il passaggio rallentato; Bose: verso la soluzione) vi è un grumo di sofferenza che la comunità ha tenuto riservato e che le cronache mediali non hanno recensito. È possibile intuirne lo spessore nell’omelia che il priore, Luciano Manicardi, ha fatto domenica 4 ottobre commentando la parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-43). Senza sovrapporre indebitamente il commento omiletico che ha una sua logica alla situazione comunitaria, è possibile avvertire l’eco di una sofferenza da accompagnare con attenzione e preghiera.

«Dovrebbe colpirci e scandalizzarci il tradimento dei responsabili della vigna che sono mossi dalla brama di possesso: possedere la vigna, farsi padroni della comunità ergendosi a padroni delle persone fino a fare loro il male, a impedire loro la vita.

Il tradimento operato dai responsabili è anzitutto tradimento dell’umanità: il loro comportamento è violento, inumano, omicida, è prevaricazione e abuso, è perdita del senso della misura, scollamento dalla realtà, perdita della dignità propria abbruttendosi fino alla violenza e violazione della dignità altrui con l’assoluta mancanza di rispetto che giunge fino all’uccisione.

È la spregiudicatezza di chi occupa lo spazio ecclesiale e, senza scrupoli, offende, maltratta, comportandosi non da servo ma da padrone. Non sono diversi i toni usati dal terzo evangelista per parlare di responsabili di comunità, che di per sé sarebbero dei servi, e che diventano dei prevaricatori cominciando, dice Lc 12,45, “a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere, a ubriacarsi”»

L’enigma della violenza

«La responsabilità viene tradita quando ci si comporta da padroni di ciò che è stato solo affidato: allora si entra nella pratica prevaricatrice. Che sia far violenza (percuotere servi e serve), che sia accaparrare per sé, che sia fare del proprio ruolo la copertura per le proprie gozzoviglie e impurità (mangiare, bere, ubriacarsi), sempre si esce dallo spazio di verità e umiltà del servizio affidato. Ci si impossessa della casa, della vigna, della servitù, della comunità, delle persone.

La parabola pone di fronte all’enigma della violenza che può scandalosamente farsi presente in uno spazio comunitario. Nell’alveo comunitario la violenza non riveste normalmente forme clamorose come la violenza fisica, anche se pure l’aggressione fisica è possibile, e purtroppo avviene, come ci ricorda il caso dell’uccisione ad opera di due suoi monaci di amba Epiphanios, igumeno del monastero di San Macario, in Egitto, nel luglio 2018.

Normalmente, la violenza riveste forme più sottili come il non ascolto, il rifiuto, l’emarginazione, il disprezzo, la non accoglienza, il disinteresse, l’imposizione della propria volontà, la pressione per portare l’altro a fare ciò che vogliamo noi, la menzogna, l’usare due pesi e due misure, il controllare, l’essere intrusivi, lo spiare, l’impudicizia, la pressione psicologica. Che comunque, mentre sono psicologici e spirituali, sono anche, e più che mai, fisici.

Dovremmo imparare che le relazioni non si nutrono solo di contenuti, ma di processi, comunicativi e relazionali. Potremmo anche dire che si nutrono non di sole chiacchiere, ma di fatti: cogliere questo ci porterebbe a prendere maggiore contatto con noi stessi e ad avere più intelligenza degli altri e a vivere le relazioni in maniera più rispettosa. In maniera tale cioè che ci facciamo meno male. A noi e agli altri.

Sì, il problema della violenza, se nella parabola è posto in maniera brutale, in verità va trasposto nel quotidiano della nostra vita, nel senso di ciò che ci porta a farci male gli uni gli altri: perché non siamo rispettosi? perché non siamo attenti agli altri? perché spesso ci comportiamo come se gli altri non esistessero? perché non assumiamo la responsabilità di noi stessi e degli altri?

La responsabilità è l’unica alternativa alla violenza. La responsabilità risponde alla fiducia e crea fiducia. Che altro è la storia dei ripetuti invii di servi e poi del figlio se non la testimonianza della fiducia indefettibile del padrone della vigna?».

Scarti o materiali preziosi

«Gesù mostra che l’agire umano e l’agire di Dio sono diversi, sono altri, percorrono strade divergenti: l’uno, l’agire umano, produce scarti, l’altro, quello di Dio, si serve dello scarto per renderlo materiale da costruzione, anzi pietra di fondamento.

L’agire di Dio, che fa dello scarto umano il fondamento della storia di salvezza (cf. Mt 21,42), è contraddetto dall’agire umano che crea scarti e produce emarginati. Questo l’agire di Dio: “Dio sceglie ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato” (1Cor 1,28). Questo lo scandaloso agire messianico, e questo è chiamato a essere l’agire dei messianici, i “cristiani”. Ma quell’agire che produce scarti, che crea primi e secondi, che crea ultimi ed emarginati, che produce perdenti mentre esalta i vincenti, può avvenire anche nello spazio ecclesiale, nello spazio comunitario.

E anche questo è una forma di violenza che deve essere riconosciuta e denunciata. Affinché, facendo luce e chiarezza, si possa ristabilire un clima di pace. In se stessi e nei rapporti reciproci».

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

  1. Fabrizio Mastrofini 7 ottobre 2020
    • Alfredo Bianco 17 ottobre 2020

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto