Dal piccolo Carmelo di Praga

di:

suore

Carissimo don Francesco, buon Natale!

Grazie per il libro che ci hai spedito – Preti spezzati – e per il tuo pensiero!

Noi arriviamo a questo Natale dopo un periodo bello, ma intenso! Spero che in parrocchia stiate bene. Ci arrivano notizie dall’Italia di una situazione di tensione tra vaccinati e non, che qui invece mi sembra non si respiri così aspramente.

Mi chiedevi di raccontare un po’ la nostra esperienza qui.

Ti scrivo a caldo, e la prospettiva da cui guardo alla Chiesa in questo paese viene da un piccolo Carmelo di Praga: siamo 3 suore, non di clausura, carmelitane.

Credo che il nostro carisma si incontri qui con un grande desiderio di fare esperienza di Dio e dunque di incontrarlo in un rapporto personale nella preghiera, nel silenzio, nella natura, nell’ascolto di ciò che è più profondo.

Sono davvero numerosi gli adulti che, ogni due anni, iniziano il percorso di catecumenato nella Chiesa di San Salvatore a cui anche noi apparteniamo (nel cuore della città, a due passi da Ponte Carlo).

Le catechesi sono molto ricche, e vanno incontro all’esigenza di adulti giovani e anziani di capire le ragioni della fede, di scoprirne i fondamenti.

Dopo la conferenza, covid permettendo, si continua al bar, dove ci si conosce e dove i catecumeni hanno la possibilità di fare domande e discutere dei temi della fede in modo informale, tra una birra o uno stuzzichino.

Oltre a ciò vengono sempre offerti dei weekend nella casa per esercizi di Kolín, dove si passa alla pratica della vita cristiana. Qui vengono accompagnati nei loro primi passi verso la preghiera: silenziosa, con la Parola di Dio, il rosario, le Lodi, l’esame di coscienza. Qui possono fare la loro esperienza personale e condividerne difficoltà e scoperte. Infatti, molto spazio viene offerto per la condivisione del proprio cammino di ricerca, e per la fraternità.

Molti di loro vengono da contesti completamente atei, e si trovano soli nella loro ricerca. La loro sete li ha portati a leggere dei libri di spiritualità o ad ascoltare in internet degli incontri, in qualche modo sono infine giunti a San Salvatore. O magari sono stati lì invitati da un amico. Ma poi hanno bisogno di rapporti, di compagni nel cammino della fede, per poter andare avanti, ed è questo che si cerca di offrire a Kolín: un’esperienza di Chiesa.

Qui hanno poi la possibilità di continuare il loro cammino di preghiera anche dopo il battesimo, perché durante tutto l’arco dell’anno vengono proposti week-end o settimane di esercizi contemplativi, o ignaziani o altri.

Questa piccola comunità di Kolín riesce ad avvicinare non solo i catecumeni, ma anche non credenti o persone di altre confessioni, che trovano nella meditazione e nella preghiera del cuore il punto di partenza per un cammino. E chi invece ha ricevuto la fede in famiglia fin da piccolino, qui ha l’opportunità di approfondire il suo rapporto personale di preghiera, di fraternità e servizio.

Mi ha colpito inoltre, frequentando la facoltà di teologia cattolica come insegnante e come studente, che molti adulti, pur con il proprio lavoro e la famiglia, scelgono di studiare teologia proprio perché hanno appena iniziato un cammino di fede.

A lezione ho fatto amicizia con Mychaylo, un uomo sui cinquant’anni, che ha già i figli grandi, viene dall’Ucraina e lavora qui come elettricista, e mi commuoveva mentre entusiasta mi faceva vedere che nello zaino portava con sé la Bibbia e le Confessioni di s. Agostino, perché in cantiere appena ha cinque minuti di pausa ci dà una sbirciatina.

E così molti neobattezzati, che devono conquistarsi con un po’ di fatica in più quel tesoro che abbiamo ricevuto fin da piccolini, in famiglia, in parrocchia o a scuola…

Sono cammini lunghi e delicati, tutto viene combattuto dentro, ricercato e pian piano maturato: il rapporto con Dio, poi man mano con Gesù, e ancora più lentamente con la Chiesa. Significa mettere in discussione le proprie vite, il proprio mondo interiore, pensieri e convinzioni.

Altro esempio: abbiamo avuto ben due weekend qui in convento sul tema del segno della croce. È stato molto toccante, perché quello che per me è un segno quasi scontato, per molte persone era invece, appunto, già un grande salto in un lungo percorso. Chi non riusciva e poteva solo mettere le mani sul cuore. Chi sentiva resistenza come fosse un segno ideologico. Chi non se ne sentiva degno. Chi sentiva più vicino un saluto di pace, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo erano ancora dei concetti, e lontani…

Ricordaci nella tua preghiera, ti mando un grande saluto da parte mia, di sr Denisa e sr Maria Francesca, e ancora buon Natale.

Uniti nella preghiera, sr Marta.

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