USA: le nuove vocazioni alla vita religiosa

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religiose USA

Come si presenta oggi il profilo del giovane o della giovane che, negli Stati Uniti, abbraccia la vita religiosa”? Come è nata la vocazione e quale il terreno che l’ha favorita?

A queste domande ha risposto uno studio recente del Centro ricerche CARA (Centro per la ricerca applicata all’apostolato) della Georgetown University di Washington, effettuato per conto della Conferenza episcopale tra le comunità religiose cattoliche del paese.

La ricerca ha preso in considerazione le biografie di 70 religiosi e di 96 religiose che hanno emesso i voti perpetui nel 2018.

Il primo dato emerso è che, in Nordamerica, come del resto in tutto il mondo occidentale, c’è una grave carenza di nuove vocazioni. L’80% delle comunità e degli istituti, che hanno risposto all’inchiesta, non hanno avuto lo scorso anno nessuna professione perpetua. Il 13% ne ha avuto una sola e soltanto il 7% due oppure di più.

Un secondo dato è che i profili di coloro che hanno abbracciato definitivamente la vita religiosa si assomigliano. Dalla ricerca, infatti, risulta che la maggiore probabilità di entrare nella vita religiosa si riscontra tra coloro che sono cresciuti in una famiglia cattolica numerosa, con una formazione cristiana basata sulle pratiche di pietà tradizionali, e tra coloro che hanno avuto un padre o un accompagnatore spirituale o che hanno frequentato una scuola cattolica.

Grande è risultata l’importanza della famiglia: più dei due terzi degli intervistati hanno affermato di avere ambedue i genitori cattolici; il 45% di avere quattro o più fratelli e il 34% di essere cresciuti in famiglie di tre o quattro figli.

Inoltre, è emerso che la metà di questi giovani religiosi aveva frequentato una scuola elementare cattolica. Per quanto riguarda la formazione, due terzi erano in possesso del diploma di baccalaureato; il numero dei diplomati maschi (79%) era maggiore di quello delle donne (65%). Inoltre, tre quarti venivano da un’esperienza professionale.

Il denominatore comune più alto riguarda la pratica della vita cristiana: il 91% dei professi perpetui ha dichiarato di aver partecipato regolarmente prima dell’ingresso a incontri di preghiera, con al centro l’adorazione eucaristica. Importanti sono stati anche la recita del rosario, gli esercizi spirituali e un padre o un accompagnatore spirituale. Un ruolo altrettanto decisivo hanno avuto i colloqui personali e l’incontro con dei modelli: il 78% degli interpellati ha dichiarato infatti di avere avuto qualcuno che, con il suo esempio, lo ha persuaso ad entrare nella vita religiosa.

Per quanto riguarda l’età dell’ingresso: in questi ultimi anni è aumentata, ma la maggioranza degli interpellati ha dichiarato di aver sentito il desiderio di donarsi al Signore fin da quando erano più giovani. Metà degli intervistati hanno affermato di aver pensato per la prima volta alla vita religiosa all’età di diciotto anni e anche prima. Ad attirarli è stata la rete di relazioni amichevoli e familiari costatate nelle comunità religiose. Soltanto il 9% ha dilazionato l’ingresso a causa di un fenomeno tipico americano, ossia l’alto onere finanziario dei crediti formativi universitari con cui molti giovani accademici entrano nella vita professionale; ma che l’ostacolo è stato superato con l’aiuto della famiglia e di alcuni amici.

L’inchiesta ha registrato notevoli differenze anche riguardo all’età delle nuove leve. Il più giovane membro si è vincolato per tutta la vita, all’età di 22 anni, la suora più anziana all’età di 75 anni. L’età media dei professi perpetui comunque è risultata di 38 anni.

Un’alta percentuale di religiosi (88%) ha dichiarato di aver partecipato, prima dell’ingresso, a un fine settimana vocazionale oppure di aver fatto esperienza per un certo tempo in comunità.

Tra le proposte più attraenti è stato l’invito “come and see” (vieni e vedi), che molte comunità religiose hanno rivolto ai giovani per far conoscere la casa e la vita religiosa e fare chiarezza sulla propria vocazione. È stata segnalata anche l’importanza dell’esperienza di incontro personale con alcuni religiosi, quale fattore determinante per la conoscenza di sé.

 

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