Il Midrash sui salmi

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Nella sua sintetica ma autorevole presentazione (pp. 7-8) a questo poderoso volume del francescano docente di Ebraico, Aramaico e Siriaco allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme – di cui è stato direttore fino al 2017 – il confratello card. Pierbattista Pizzaballa – patriarca latino di Gerusalemme, fine biblista e specializzato in Ebraico moderno e Lingue semitiche all’Università Ebraica di Gerusalemme – ricorda come, nel campo della letteratura rabbinica, «uno dei lavori più urgenti da intraprendere in lingua italiana è indubbiamente la traduzione di molte opere non tradotte, ancora troppe, come si deve riconoscere.

Il presente volume […] risponde esattamente a tale urgenza. La sua enorme importanza consiste nell’offrire la prima traduzione integrale in italiano, corredata di introduzione e note, del Midrash Tehillim, il commento rabbinico al Libro dei Salmi».

Dalla Presentazione del card. Pizzaballa

Per queste note sul volume di Pazzini ci serviamo ancora delle parole del card. Pizzaballa, proprio per la sua autorevolezza anche nel campo della letteratura rabbinica ed ebraica in genere.

«Benché sia impossibile determinare con esattezza sia il nome del redattore – o meglio dei redattori, giacché tale Midrash non può essere attribuito a un singolo autore – sia la data di redazione di tale opera, è innegabile – afferma Pizzaballa – che un buon materiale di tradizioni in essa presente sia antico, giacché numerose tradizioni aggadiche sui Salmi sono già menzionate nel Talmud e nel Midrash Bereshit Rabbah, il Grande midrash al Libro della Genesi».

Egli ricorda come l’ermeneutica ebraica, «che costituisce un tesoro sempre da riscoprire e valorizzare, si fonda su due premesse fondamentali: anzitutto, la Scrittura non perde mai il suo significato letterale, in ebraico peshat (cf. b.Shab 63a); in secondo luogo, essa possiede “settanta volti” o “settanta gusti”, il che costituisce la base del derash, l’attività di scrutare il senso più profondo del testo biblico che ha dato origine al midrash: “Come il calcolo del numero di vino è settanta, così vi sono settanta volti nella Toràh”» (Bemidbar Rabbah 13,15; la Gematria del termine ebraico yayin corrisponde al numero settanta).

La grande rilevanza della presente opera – sottolinea ancora Pizzaballa – consiste quindi nel farci “gustare” la varietà dei “sapori” della Parola divina presente nei Salmi: “Per gli ebrei, derash era la ricerca del senso inesauribile, pieno, della Bibbia, e la sua attualizzazione per le nuove circostanze attuali, ricerca basata sul concetto della Scrittura come Parola di Dio, come parola viva che si dirige agli uomini di tutti i tempi” (A. del Agua Pérez, «El derás cristológico», in Scripta Theologica 14/1 [1982], 204, trad. nostra).

«La Pontificia Commissione Biblica – prosegue Pizzaballa –, nel documento L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993) ha inteso affermare con rinnovato vigore il valore dell’approccio al testo biblico mediante il ricorso alle tradizioni interpretative ebraiche, inserendone la trattazione in una parte concernente gli approcci basati sulla Tradizione. La riscoperta della “grande Tradizione”, sia ebraica sia cristiana, è quanto mai preziosa nei tempi attuali, al fine di dare rilevanza, insieme all’esegesi scientifica, anche alla lettura profonda e spirituale del versetto biblico».

Il cardinale conclude la sua presentazione congratulandosi con l’autore e con l’editore per aver intrapreso un’opera così encomiabile e auspicando che questa possa aiutare il lettore, come si afferma fin dal primo Salmo, a «meditare giorno e notte» la Parola divina, a scrutarne gli inesauribili tesori e a farne la propria «delizia».

Esegesi moderna ed esegesi rabbinica

Nella sua prefazione al volume (pp. 9-11), Pazzini illustra in breve le particolarità dell’esegesi rabbinica.

La novità per il lettore italiano è che il corpo del lavoro dello studioso comprende la traduzione integrale del midrash seguendo la tradizionale divisione del Salterio: Sall 1-41 (I libro); Sall 42-72 (II libro); Sall 73-89 (III libro); Sall 90-106 (IV libro); Sall 107 -150 (V libro). La divisione in cinque libri si pone in parallelo ai cinque libri del Pentateuco.

Qual è la differenza tra l’esegesi moderna e quella rabbinica? La prima segue sostanzialmente il metodo storico-critico che comprende le seguenti tappe: la critica testuale, la critica letteraria, la critica dei generi, la critica delle tradizioni, la critica della redazione.

L’esegesi rabbinica, invece, è la riflessione di persone pie e colte (rabbini) che conoscono a memoria la Bibbia e dominano la lingua ebraica. Sono familiari con le tradizioni antiche (usi, costumi e leggende) tramandate nel corso dei secoli.

Il Midrash Tehillim

Il Midrash Tehillim, cioè il commento rabbinico al libro dei Salmi, è un testo composito, basato sull’edizione standard del testo in lingua ebraica e aramaica che comprende 149 salmi (manca il Sal 115) pubblicato da Salomon Buber nel 1891. Non esistendo un unico manoscritto contenente tutto il Midrash dei Salmi, egli ha raccolto tutto il materiale a sua disposizione che si riferiva ai Salmi, riempendo tutti i “buchi” rimanenti ricorrendo alle fonti miscellanee più disparate.

Nel 1959 W.G. Braude ha pubblicato la traduzione inglese del midrash basato sull’edizione di S. Buber e su fonti manoscritte.

In italiano esistono le pregevoli introduzioni al Midrash Tehillim curate da A. Mello, P. De Benedetti-E. Bianchi, oltre alla traduzione di qualche salmo.

Il Midrash Tehillim commenta molti versetti dei salmi soffermandosi, in modo particolare, sul primo versetto oppure su qualche termine di difficile comprensione, che, di solito, viene commentato a più riprese.

Il commento è infarcito di similitudini e applicazioni pratiche tratte dalla Bibbia e dalla vita quotidiana.

L’esegesi rabbinica è un’interpretazione di tipo popolare che, però, suppone una buona conoscenza dell’intera Bibbia e anche della lingua ebraica. Questo si capisce a partire dalle citazioni molto frequenti, dai giochi di parole e dalle considerazioni sui doppi sensi della lingua.

Nella sua traduzione, Pazzini segue la resa italiana dei nomi propri di luogo e dei personaggi biblici riportata dalla versione della Conferenza episcopale italiana del 2008. Quando è necessario ai fini dell’esegesi rabbinica, in nota viene precisata la traduzione letterale di qualche parola o espressione ebraica.

L’esegesi rabbinica, alla quale molti lettori non sono abituati, mostra il cibo di cui si sono nutriti i pii ebrei nel corso del tempo. Molti insegnamenti suscitano non solo la curiosità intellettuale, ma sono fecondi anche per la vita spirituale.

L’esegesi rabbinica

Il termine “midrash” deriva dalla radice ebraica “d – r – š”, che significa “esaminare, cercare”, ma anche “consultare” il Signore, “studiare” la Legge. Alla luce degli impieghi biblici e della letteratura giudaica il termine significa “studio approfondito, esegesi, interpretazione” del testo biblico.

Due tipi di midrash

Pazzini ricorda che si distinguono due tipi di midrash: midrash halakhah e il midrash aggadah.

Il midrash halakhah tratta solitamente temi giuridici e riguarda i libri biblici di Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Le scuole di rabbi Ishmael e di rabbi Aqiba hanno prodotto un midrash halakhah per ciascuno di questi libri biblici.

Esempi sono la Mekhilta di Esodo, il Sifra per Levitico, il Sifre per Numeri e il midrash Tannaim per il Deuteronomio.

Il midrash aggadah è di tipo omiletico. È più semplice, attraente e popolare del primo. Si tratta di un’esegesi che, nella forma, cerca di fare concorrenza alle distrazioni letterarie che la società del tempo forniva. Per questo fa spesso ricorso a proverbi, favole e aneddoti.

Esempi sono forniti da Seder Olam Rabbah e i Pirqé di rabbi Eliezer (prodotti prima del 400 d.C.); tra il 400 e il 600 vengono redatti Genesi Rabbah, Levitico Rabbah, Lamentazioni Rabbah, Rut Rabbah, Cantico Rabbah e la Pesiqta di rab Kahana; dal 600 in poi (fino all’epoca medievale) sono stati composti altri midrashim, ad esempio il Midrash Tehillim, Qoehelet Rabbah, Esodo Rabbah, Deuteronomio Rabbah.

Regole esegetiche rabbiniche

Le regole (middot) che guidano i rabbini nelle loro interpretazioni sono state enumerate in sette da Hillel l’anziano e in tredici da rabbi Ishmael. Le ritrascrivo in modalità semplificata. Pazzini accompagna ogni regola con alcuni esempi tratti dalla letteratura rabbinica.

Quelle di Hillel sono le più antiche e da esse sono state derivate tutte le altre.

  • Qal wahomer «leggero e pesante», «facile e difficile». Consiste nel mettere a confronto due situazioni, una delle quali è considerata più leggera o facile rispetto all’altra. Se un principio è valido per una cosa leggera o facile, lo sarà, a maggior ragione, per quella più pesante.
  • Gezerah šawah «taglio o decisione identica». Ogni volta che un testo non determina la condotta da tenere in un dato caso, occorre rifarsi al testo o ai testi che contengono parole e situazioni analoghe.
  • Binyan ‘ab «costruzione paradigmatica»; lett. «costruzione padre». La parola ‘ab designa qui un principio generale, un paradigma. Si tratta di un caso tipico che dà forma a tutti gli altri; è un’analogia attraverso la quale ciò che è stato detto per una determinata situazione viene applicato a casi analoghi.
  • Kelal uferat «genere e particolare». Nel caso di un enunciato generale seguito da un enunciato particolare, il contenuto dell’enunciato generale è limitato al contenuto di quello particolare.
  • Perat ukelal «particolare e generale». È il caso opposto al precedente. Quando un enunciato generale conclude una serie di enunciati particolari, ogni particolare va compreso secondo la nozione del generale.
  • Kayyoṣe’ bo bemaqom ‘aḥer «come si può dedurre da un altro passo». Un passo chiaro illumina un altro dal significato oscuro.
  • Dabar hallamed me’iniyano «argomento dedotto dal suo contesto».
Altre norme di interpretazione

Pazzini enumera, infine, altre norme di interpretazione da tenere presenti quando si segue il ragionamento e le dimostrazioni dell’esegeta rabbinico.

  • ‘al tiqra’ «non leggere!». L’esegeta modifica leggermente il testo biblico (vocali o consonanti che si pronunciano in modo simile), trasformando una parola in un’altra per trarne un insegnamento.
  • Notarikon «divisione diversa della parola».
  • Gematria «valore numerico delle consonanti delle parole».
  • Tempi e modi dei verbi (passato, presente e futuro; forme indicative e volitive; singolare e plurale ecc.). C’è una forma scritta (ketib), mentre la forma da leggere (qere’) è un’altra.
  • Congiunzioni e particelle grammaticali. Ad esempio, la particella ebraica ‘az (= allora) solitamente indica un cantico di lode a Dio, come è scritto: «Allora (‘az) cantò Mosè» (Es 15,1). In questo caso, una semplice particella grammaticale evoca il canto di Mosè che inizia proprio con quella parola. Cf. Midrash Rabbah di Rut (8,1).
Opera preziosa e suggestiva

L’opera dello studioso francescano si presenta con la seguente struttura.

Dopo la Presentazione del card. Pierbattista Pizzaballa (pp. 7-8) e la Prefazione di Massimo Pazzini (pp. 9-12), l’autore espone una breve introduzione al midrash e all’esegesi rabbinica (pp. 13–18). Segue l’imponente corpo del lavoro con la traduzione del Midrash Tehillim, secondo i cinque libri che compongono il Salterio (pp. 19–742).

A conclusione dell’opera sono riportati la bibliografia (pp. 743-744) e un prezioso Indice dei passi biblici (pp. 745-781, su tre colonne).

L’opera del prof. p. Massimo Pazzini si pone come un esempio di valorizzazione della tradizione ermeneutica rabbinica che fa conoscere per la prima volta al pubblico italiano le ricchezze di un metodo interpretativo che offre molte suggestioni che fanno “risuonare” il testo biblico nella sua ricchezza intra- e intertestuale.

Ringraziamo l’autore per l’enorme impegno profuso in un lavoro molto impegnativo. Se ne avvantaggeranno molti amanti della Bibbia e delle “settanta” scintille ermeneutiche che essa fa scaturire quando viene percossa dal martello interpretativo.

  • MASSIMO PAZZINI, Sull’arpa e sulla cetra. Il Midrash sui salmi (Testo Biblico), Presentazione di Pierbattista Pizzaballa, EDB, Bologna 2024, pp. 784, € 40,00, ISBN 9788810978320.
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