Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
La festa del battesimo di Gesù rientra in un ciclo inaugurato il giorno dell’Epifania e che si conclude la prossima domenica, quando leggeremo il racconto delle nozze di Cana.
Dunque, anche il battesimo, come l’Epifania è una manifestazione dell’identità di Gesù. Prima che inizi a insegnare e a operare, ci viene detto chi è Gesù, così che possiamo avere i criteri con cui discernere il senso del suo ministero.
L’identità di Gesù
L’evangelista Luca è molto attento a questa comunicazione. Lungo i primi tre capitoli del suo vangelo tante voci rivelano chi è Gesù (gli angeli, i pastori, Simeone e Anna). In questo testo le voci sono due, quella di Giovanni e quella che viene dal cielo. Il contesto del racconto è quello dell’attività di Giovanni che, nel deserto, predicava un battesimo di conversione, attirando numerose folle (come abbiamo ascoltato durante la seconda e la terza domenica di Avvento).
Luca si sofferma a presentare l’atteggiamento del popolo, dicendo che era in attesa e che tutti si facevano domande a proposito di Giovanni. Potremmo pensare che questa folla esprima con la sua anche la nostra attesa più profonda e lasci emergere ciò che ci attrae, ciò che speriamo intensamente, desiderando l’irruzione nel nostro quotidiano della vita autentica e piena.
In risposta all’attesa della gente, Giovanni nega di essere lui il Cristo e annuncia l’arrivo di uno che è più forte di lui, qualcuno che battezzerà in Spirito Santo e non con l’acqua.
Le parole di Giovanni sono una risposta all’aspettativa della folla e alle sue domande e possiamo chiederci se, quanto si manifesterà, corrisponderà effettivamente all’annuncio del Battista non solo nel contenuto, ma anche della modalità di compimento.
Tutta la nostra attenzione è così concentrata sugli avvenimenti narrati nel seguito su Gesù e soprattutto su quanto dice di lui la voce dal cielo, l’unica che parli in questo momento.
Luca precisa che tutto il popolo è stato battezzato e sembrerebbe che tutto il popolo sia presente con Gesù che è stato battezzato con gli altri.
Gesù sta insieme e, per così dire, si confonde con la folla di quanti si erano messi in fila esprimendo il loro desiderio di conversione, di cambiamento e di attesa, senza che nessuno si accorga di ciò Gesù si immerge anonimamente nella storia del suo popolo, cioè nella storia, nella condizione di tutti gli uomini, nel loro bisogno e nella loro domanda di salvezza. Non sfiora l’umanità, non le passa accanto, ma la assume fino in fondo.
Stava in preghiera
Luca introduce quindi un particolare che è solo suo: Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera. È il primo di una serie di momenti in cui l’evangelista parla della preghiera di Gesù che precede spesso scelte importanti.
Forse qui la preghiera indica lo spazio dell’accoglienza della volontà di Dio, cioè lo spazio dell’ascolto, della domanda e dell’attesa di ciò che Dio vorrà che lui sia e faccia. La preghiera, che anticipa la voce dal cielo, dice già la dimensione filiale di Gesù, che tutto attende dal Padre.
In questo clima avviene la manifestazione di Dio con l’apertura del cielo, la discesa dello Spirito e la voce che risponde.
Giovanni aveva annunciato che Gesù avrebbe battezzato in Spirito Santo: di questo battesimo il primo destinatario è Gesù stesso che riceve la forza di Dio, il suo sigillo. La sua immersione nella storia degli uomini lo condurrà a parlare e ad agire con la forza di Dio, in suo nome, fino alla riconsegna dello spirito al Padre nella morte, quando tutto è stato compiuto.
La voce del Padre
La voce è una parola di riconoscimento e di rivelazione: Gesù è il re, il figlio amato e il servo nel quale Dio si compiace. Tutto ciò che Gesù manifesterà da ora in poi è racchiuso in queste parole.
Il cielo si apre, ma ciò che questa apertura determina non è un evento di una solennità spaventosa, perché la voce che parla è quella del Padre che si rivolge a suo figlio che è l’amato e d’altronde nel vangelo di Luca la prima e l’ultima parola in bocca a Gesù è appunto «Padre» (nel tempio tra i dottori e sulla croce».
Gesù è rivelato come re, ma insieme egli è anche rivelato come il servo di Isaia. Non ha ancora compiuto alcun gesto di potenza, ma riceve già il compiacimento del Padre perché si è messo in fila con i peccatori in una solidarietà visibile e insieme misteriosa, rivelativa dell’intenzione di Dio, eppure problematica per l’effetto che causerà nel cuore di chi non riesce a credere a un Dio così.
Ora che abbiamo sentito da Dio stesso chi è Gesù possiamo iniziare a seguire la storia concreta attraverso la quale Gesù è stato riconosciuto o rifiutato, possiamo vedere come si realizzerà la sua identità e la sua vocazione.
Seguire Gesù in questo itinerario ci permetterà di riconoscere la verità della parola dal cielo.
Gesù è il figlio amato che rivela il volto del Padre amante, è il profeta pieno di Spirito che dice la parola e l’intenzione di Dio, è il re che annuncia un regno in cui i sudditi sono uomini e donne liberati e chiamati a partecipare della regalità, è il servo che accetta di immergersi nel dolore e nella morte perché tutti vivano.





