
AP Photo/Alessandra Tarantino
L’intervista rilasciata dal cardinale Ruini al Corriere della Sera (29 aprile 2025), all’indomani dei funerali di papa Francesco, riporta alla realtà di una Chiesa che in tutti questi anni è stata e continua ad essere divisa tra i sostenitori della linea, sia religiosa che politica, inaugurata da Bergoglio e i suoi più o meno estremi oppositori.
Una netta alternativa
Ruini – a capo dei vescovi italiani per ben sedici anni, dal 1991 al 2007, prima con Giovanni Paolo II, poi, dopo la sua morte, con Benedetto XVI – è espressione di uno stile e di posizioni che papa Francesco ha cercato di cambiare. È naturale, dunque, che la sua voce suoni critica verso questo pontificato. Ma la franchezza con cui si è pronunziato dimostra che egli sa di avere dietro le spalle una componente non piccola della Chiesa di oggi.
«Bisogna restituire la Chiesa ai cattolici», ha detto senza mezzi termini il cardinale. «Francesco è sembrato privilegiare i lontani a scapito dei vicini», per di più «con modalità che hanno irritato chi per anni si era speso a difendere le posizioni cattoliche» e che «ha percepito una scelta netta di Bergoglio verso l’apertura alle novità. E molti lo hanno rifiutato per rimanere fedeli alle loro convinzioni».
A essere in gioco, ha spiegato Ruini, è «la forma cattolica della Chiesa», sia per quanto riguarda «l’adesione alla dottrina» sia nel modo di concepire «le strutture ecclesiali, a partire dal papato e dall’episcopato». «Sono capisaldi che oggi spesso non vengono compresi e sono contestati. Ma così si mina la certezza della Verità e si toglie la gioia della fede. Non possiamo accontentarci di una fede problematica».
Siamo dunque davanti a una netta alternativa tra i due modi di vedere la Chiesa e i suoi rapporti col mondo. Prenderne coscienza è molto importante per dissipare l’illusione ottica, creatasi intorno alla bara di Francesco, di una sostanziale unanimità nella condivisione delle sue scelte.
Questo riguarda già la politica. Personaggi che, come Trump, erano in prima fila davanti a quella bara o, come Giorgia Meloni, hanno addirittura vantato pubblicamente un rapporto di profonda amicizia e sintonia con il defunto pontefice, in realtà nella loro attività di governo si sono sempre posti in totale antitesi con il suo magistero in punti essenziali, come l’accoglienza ai migranti, la corsa agli armamenti, la redistribuzione della ricchezza contro l’ineguaglianza tra ricchi e poveri, la custodia della terra mediante un’ecologia integrale, la difesa degli innocenti civili massacrati a Gaza. Essi, nella divisione tra amici e nemici di Francesco, appartengono senza alcun dubbio al secondo gruppo.
Il nuovo papa dovrà decidere se continuare nella linea di coraggiosa e aperta rottura con questi potenti, oppure attenuarla fino a ridurre questa rottura a un generico, benevolo richiamo al rispetto di astratti valori, su cui tutti a parole sono d’accordo.
Dai «valori non negoziabili» all’annuncio dell’amore di Dio per ogni essere umano
La radice del conflitto a livello politico si trova nel diverso modo di intendere il messaggio che la Chiesa deve dare al mondo. Se qualcuno, fino al febbraio del 2013 – data delle dimissioni di Ratzinger –, avesse chiesto in giro quale fosse l’essenziale di questo messaggio, la risposta della grande maggioranza avrebbe indicato senza esitazioni tre temi: la difesa della vita nascente e morente (contro aborto ed eutanasia), il primato della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna (contro le nozze gay) e la libertà di educazione (a favore delle scuole paritarie).
Erano i cosiddetti «valori non negoziabili», fortemente sostenuti proprio da Ruini e su cui, in Italia, si era costituita una sorta di alleanza con la destra guidata da Silvio Berlusconi, che su questi temi ostentava una sintonia con la Chiesa. Proprio mentre contribuiva – soprattutto attraverso le televisioni commerciali del «cavaliere» e il suo esempio personale – a determinare quella «desertificazione valoriale» denunciata dall’allora presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco, nella sua Prolusione al Consiglio permanente della CEI (24 gennaio 2011).
Questa scelta di campo, peraltro, trovava copertura nello scivolamento della cosiddetta «sinistra», orfana del marxismo, in posizioni molto più simili a quelle del vecchio partito radicale (da sempre ritenuto di destra), che mettevano in secondo piano i diritti sociali per puntare sulla difesa di quelli civili, in una prospettiva spiccatamente individualistica, minacciando in effetti quei valori che la Chiesa era costretta a difendere come «non negoziabili».
Con papa Francesco si è avuta una svolta che ha disorientato molti credenti e suscitato in altrettanti non credenti l’illusione di un adattamento alle loro posizioni. In realtà, quella di Bergoglio non era una rinuncia alla dottrina precedente, ma il suo inserimento in una prospettiva più ampia.
Già nell’intervista alla Civiltà cattolica nel settembre del 2013, poco dopo la sua elezione, il nuovo papa mostrava di essere consapevole delle critiche che fin da allora montavano sordamente in alcuni ambienti ecclesiastici:
«Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto».
Questo contesto era l’annuncio salvifico dell’amore di Dio per ogni uomo e ogni donna. Proprio per essere fedele al vangelo, Francesco metteva in primo piano la strenua difesa della vita umana in tutta la sua ampiezza, e non solo nella fase nascente o morente.
Dedicando il suo primo viaggio ai poveri naufraghi di Lampedusa, egli faceva diventare centrale un problema su cui la Chiesa istituzionale non aveva preso mai posizione con una forza paragonabile a quella usata per i «valori non negoziabili». Il migliore commento di questa scelta si può trovare nel discorso rivolto da Francesco all’associazione «Scienza e Vita» il 30 maggio del 2015:
«Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente».
Fedele al centro della visione cristiana, secondo cui, con l’incarnazione, Dio va cercato e venerato nel volto degli esseri umani di cui Egli ha voluto assumere il destino, soprattutto dei più poveri e rifiutati, Francesco ha abbracciato questo destino come un mistero sacro, irriducibile a tutti gli schemi ideologici.
Questo ha sottratto la Chiesa agli opposti schieramenti politici, in realtà molto meno distanti tra loro di quanto a parole sembrasse. Basta pensare alla continuità tra gli accordi siglati con la Libia dal Governo «di sinistra» Gentiloni, attraverso il ministro Minniti, e la loro conferma ed estensione da parte del Governo Meloni. Ma anche in campo etico, con l’Amoris laetitia, si è usciti dal rigido moralismo degli «assoluti morali», proclamati da Giovanni Paolo II nella Veritatis splendor, senza cedere al relativismo, oggi così diffuso, che giustamente Benedetto XVI aveva considerato il maggior pericolo per la nostra società.
Con Francesco la Chiesa ha seguito una propria via, irriducibile sicuramente a quello che della sua svolta hanno compreso esponenti del mondo «laico» come Eugenio Scalfari, ma anche agli schemi dei conservatori, come ha evidenziato la rabbiosa e spesso sguaiata opposizione nei suoi confronti – ancora ribadita dopo la sua morte – da parte dei giornali di destra.
Falso papa ed eretico
Si deve a questo, probabilmente se, fin dall’inizio, questo papa è stato oggetto di una contestazione «dall’interno» che non ha precedenti nella storia della Chiesa degli ultimi secoli. La più estrema, che ha trovato e continua ancora oggi a trovare seguito – anche grazie a giornali come Libero, che le hanno dato spazio – è quella di essere un usurpatore, che ha occupato il soglio pontificio senza averne alcun titolo.
L’argomento principale per sostenere che Francesco non è mai stato papa è che il suo predecessore, Benedetto XVI, in realtà non avrebbe mai cessato di occupare questa carica, neppure dopo quelle che tutti hanno considerato le sue dimissioni. Perché ciò a cui Benedetto ha dichiarato di rinunciare, stando al testo del documento ufficiale, non è il munus di papa – il suo incarico di successore di Pietro –, ma solo il ministerium, che secondo il diritto canonico ne è solo l’esercizio pratico. E siccome le due funzioni sono inscindibili, papa Ratzinger avrebbe inscenato delle dimissioni della cui nullità era perfettamente consapevole.
Perché lo avrebbe fatto? Sempre secondo i propugnatori di questa versione, egli, messo con le spalle al muro dagli attacchi provenienti dall’interno della curia, era certo che alla sua morte un gruppo di cardinali – il cosiddetto «gruppo di San Gallo» [cf. su SettimanaNews], collegato alla massoneria globalista mondiale – avrebbe manipolato il successivo Conclave, facendo eleggere (come poi è avvenuto) un candidato da loro voluto. Da qui la sua scelta di renderlo in partenza nullo, privandolo della condizione indispensabile della «sede vacante» e rimanendo ancora a capo della Chiesa nell’unica forma – l’incognito – che gli permetteva lo strapotere dei suoi nemici.
Ma, al di là – e alla radice – di queste contorte ricostruzioni, degne di Dan Brown, la motivazione di fondo dell’opposizione nei confronti di papa Francesco è stata l’accusa di essersi discostato dalla dottrina tradizionale della Chiesa. Nelle forme più estreme, essa ha portato al disconoscimento di questo papa, perché «eretico»; in quelle più «diplomatiche», di cui abbiamo visto un esempio nell’intervista di Ruini, a un richiamo – che adombrava una critica – a non inseguire le «novità».
In un’intervista del 2016, Antonio Socci – noto esponente del fronte degli oppositori – obiettava alla linea di Francesco che «l’annuncio cristiano è uno (…). E la Chiesa in duemila anni ha battezzato il mondo intero così. Non può esserci un altro Cristo che viene scoperto oggi, diverso da quello vero, quello di sempre».
L’annuncio evangelico e le sue interpretazioni
Quello che, ieri come oggi, sembra sfuggire, a Socci e a tanti critici di Francesco, è che l’unicità dell’annuncio cristiano non ha mai escluso che di esso si siano date, nei secoli, interpretazioni diverse, in base ai differenti contesti culturali, e che non si deve mai scambiare l’una o l’altra di queste interpretazioni con l’annuncio stesso, assolutizzandola.
Certo, l’importanza fondamentale che si dà alla coscienza nell’Amoris laetitia, rispetto alle regole oggettive, costituisce una novità rispetto alla dottrina degli «assoluti morali» di Giovanni Paolo II. Ma anche questa dottrina era solo un’interpretazione del vangelo, come lo era del resto quella dei «valori non negoziabili».
Il criterio per valutare la fedeltà di un papa alla «sana dottrina» non è il mantenimento del passato, ma la conformità all’insegnamento di Gesù. E proprio ad esso Francesco, con le sue «novità», si è rifatto in modo molto più fedele e convincente quando ha difeso quei poveri e migranti con cui Cristo si è indentificato: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35).
È vero: «Non può esserci un altro Cristo che viene scoperto oggi, diverso da quello vero, quello di sempre». Ma ci può essere una Chiesa che oggi comprende meglio che Cristo, «quello vero, quello di sempre», è nelle persone emarginate e rifiutate, nel cui volto papa Francesco lo ha cercato.
- Dal sito della Pastorale della cultura della diocesi di Palermo (www.tuttavia.eu), 2 maggio 2025






Dell’intervista rilasciata dal card. Ruini, mi ha sorpreso l’interpretazione che dà alla parabola del figlio prodigo o – molto più propriamente – del padre misericordioso. Gesù racconta la parabola per rispondere alle critiche ostili degli scribi e dei farisei. Il protagonista è il padre che amorevolmente corregge i due figli che non hanno corrisposto al suo amore gratuito. il figlio maggiore, che era rimasto a casa e si lamenta del trattamento riservato al fratello, riflette l’ambiguità degli scribi e dei farisei, che è condannata da Gesù senza mezzi termini.
Il card. Ruini nella sua intervista afferma: «Francesco è sembrato privilegiare i lontani a scapito dei vicini» e riconosce che il suo era un gesto evangelico. Ma non può affermare: «Come nella parabola del figliol prodigo l’altro figlio protestò, così oggi c’è chi protesta nella Chiesa». Nell’interpretazione di Ruini il padre ha fatto male ad accogliere il figlio minore che era ritornato a casa, perché così facendo ha suscitato le giuste rimostranze del figlio maggiore, che era stato sempre un giovane ubbidiente e lavoratore. Allo stesso modo papa Francesco ha fatto male a rivolgersi ai lontani, perché così facendo ha urtato la sensibilità dei vicini. A questo punto dobbiamo canonizzare gli scribi e i farisei e censurare il padre per il suo comportamento ingiusto e irrispettoso.
Gli storici contemporanei hanno già coniato il termine «ruinismo» per indicare il modello pastorale seguito dal card. Ruini negli anni in cui è stato presidente della CEI, un modello che certamente non privilegiava il vangelo, come è facile dedurre dalla inaccettabile interpretazione della parabola riferita dal vangelo di Luca.
Alph
E’ possibile, ma mi pare che nella Chiesaa parretico profetica in uscita tutti sia siano subito identificati nel figliol prodigo da accogliere a braccia aperte e a nessuno sia venuto in mente di poter essere (oggi ad esempio con il conclave alle porte) anche il fratello brontolone.
Onestamente questi articoli così livorosi in un periodo che dovrebbe essere di grazia si potrebbero anche risparmiare. Almeno aspettare il nuovo pontefice e la fine del lutto per Francesco. Se proprio ci si vuole identificare nella pecorella perduta e non nel primo figlio che si lamenta..
Il Card. Ruini ammette che Papa Francesco si è comportato evangelicamente (verso i lontani) e mostra comprensione nei confronti del Figlio maggiore (i vicini) che protesta. Premesso che tutti i cristiani sono tali se si comportano evangelicamente e non altro, al Card. forse sfugge che il figlio maggiore – da sempre interpretato come l’Israele degli scribi e farisei ligi alla legge, come i giusti – è stato amorevolmente invitato dal Padre ad entrare in casa ad accogliere il fratello perduto e ritrovato (i lontani) fare festa. Il testo evangelico ci lascia senza farci conoscere la risposta del figlio all’invito del Padre, forse perché quella risposta riguarda ancora noi tutt’oggi. Tutto l’opera di Gesù è rivolta ai lontani, non ai giusti ma ai peccatori, non ai sani ma agli ammalati, alla pecorella smarrita, alla dracma perduta, all’adultera, ai samaritani, ai pubblicani, I “giusti” che protestano nella Chiesa sono anch’essi invitati evangelicamente a far festa e ad entrare in casa, diversamente è una loro scelta rimanere fuori e, questa non è certamente la volontà del Padre. Il Card. Ruini dovrebbe essere dalla parte del Padre e non di coloro che protestano. Cesare Ferrara
Facciamo che oggettivamente negli ultimi dieci anni è uscita molta più gente di quella che è entrata. Al netto che non è certo colpa di un Papa o di un altro, è così da decenni. Oggi su Avvenire Spadaro scriveva che “finita la cristianità si potrà tornare a predicare il Vangelo”, che per carità ci sta pure, però le forze per incidere in un mondo in fiamme vengono pure meno..
“Il Regno dei cieli è simile a un pastore che avendo cento pecore e avendone perdute novantanove, rimprovera l’ultima pecora per la sua scarsità di iniziativa, la caccia via e, chiuso l’ovile, se ne va all’osteria a discutere di pastorizia (Quinto evangelo). Commentava Biffi decenni fa…
Risposta per Anima errante del 5 maggio 2025
Ma la Grazia di Dio per agire ha bisogno del nostro permesso?
E la libertà dell’uomo che fine fa se tutti sono salvi a prescindere dal loro comportamento?
Tizio ammazza, stupra, ruba e non si pente.
Durante tutta la sua vita mortale gode dei frutti delle sue atroci azioni e se ne vanta.
In punto di morte bestemmia Dio e lo deride.
Rimane saldo nella sua iniquità.
Si salva lo stesso?
Mi dispiace ma secondo il Vangelo non si salva.
“Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”
Giovanni Paolo II ha chiarito magistralmente: “Dio è Padre infinitamente buono e misericordioso. Ma l’uomo, chiamato a rispondergli nella libertà, può scegliere di respingere purtroppo definitivamente il suo amore e il suo
perdono, sottraendosi così per sempre alla comunione gioiosa con lui. Proprio questa tragica situazione è additata dalla dottrina cristiana quando parla di dannazione o inferno. Non si tratta di un castigo di Dio inflitto dall’esterno, ma dello sviluppo di premesse già poste dall’uomo in questa vita”.
Qui non è in gioco la Grazia di Dio ma la libertà dell’uomo.
Savagnone ci offre un buon contributo, ma non giunge al nocciolo della questione: ossia al clericalismo che affligge la chiesa da circa 1600 anni. I nemici di Francesco sono i sintomi di quel sistema di potere basato sul sacro che chiamiamo clericalismo. E’ il clericalismo che deve essere debellato per eliminare la causa degli abusi spirituali, sessuali, dottrinali, di coscienza ed economico-finanziari. Riuscirà il nuovo papa a contrastare con determinazione il clericalismo ?
E Francesco non era forse un clericale anzi come gesuita un ultra-clericale ?
Assolutamente no. Francesco non era affatto un clericale. Non diciamo sciocchezze
Insomma più o meno come Scalfari che combatteva il clericalismo parlando solo dai cardinali in su (Ravasi, Martini, Paglia, Bergoglio papa) non avendo mai frequentato un’umile parrocchia in vita sua.. 😎
Mi pare che la sua uscita apparentemente simpatica nasconda invece un po’ di veleno.
Come a dire papa Francesco non ne sapeva nulla di parrocchie. Senta, vada a farsi un giro nelle periferie di Buenos Aires una volta e vedrà che in certi luoghi essere cardinali o preti non cambia nulla. Nella conoscenza della livella che la povertà totale (che lei fortunatamente non conosce) sta l’anticlericalismo di Bergoglio.
Non era riferito a Bergoglio ma a chi bypassa il clero di base arrivando diritto al Papa, come volersi fare visitare direttamente dal primario di grido perché signora mai il medico di base non è abbastanza..
Il Clero di base fa quello che può, mi pare un po’ assurdo essere anticlericale e amare il “capo” del clero. Che tra parentesi, se è arrivato lì, avrà fatto tutto il suo cursus honorum clericale.. (Bergoglio ad esempio è diventato cardinale grazie a GPII).
Comunque Bergoglio era un regolarissimo cardinale, provinciale dei gesuiti argentini, massima autorità di Buenos Aires ecc. Non propriamente un prete di periferia. Infatti è diventato Papa cioè capo gerarchico della Chiesa Cattolica. In teoria quello che ha rinunciato al suo potere è stato Ratzinger. Se mi dici che “clericalismo” = tutti quelli che non la pensano come me ok, se invece con clericalismo intendiamo la gerarchia ecclesiale Bergoglio ha agito in senso accentratore. Avrà fatto anche bene, non dico di no, le riforme alla fine sono più facili se imposte dall’alto forzando un po’ la base recalcitrante. A volte bisogna vincere l’inerzia senza andare troppo per il sottile. Però non ha senso parlare di clericalismo attaccandosi alla tonaca del Papa che rappresenta il vertice assoluto (nel senso letterale di sciolto da vincoli) del sistema clericale e gerarchico cattolico.
Papa Francesco ci ha ricordato che al centro della Chiesa è il Vangelo. Ne avevamo proprio bisogno. Gliene sono grato. Degli altri possiamo non curarci. Non sono persone alla sua altezza. Non sono mai riusciti a parlare al cuore delle persone.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno parlato al mio cuore e a quello di tantissimi altri, molti piu’ di quelli a cui ha parlato Bergoglio .
Ecco perché è sempre così arrabbiato.
Lettura parziale quella del prof Savagnone. Dimentica altre parti non meno importanti dell’intervista del Cardinale Ruini. “Caritatevole anche nella gestione della Chiesa” che la dice lunga su chi ha parlato tanto della misericordia, ma che non ha tenuto molto conto in varie occasioni (cf. signor Enzo Bianchi, cardinale Becciu etc). L’altalena tra due pesi e due misure, tra amici simpatici (Rupnik, vescovo Zanchetta) e nemici era lapalissiana e molti ne hanno fatto amara e dolorosa esperienza. La storia è maestra, si vedrà nel futuro prossimo se la svolta di Francesco era fatta con Dio o un po’ no.
Ah beh… Gli anni tristissimi del cardinale Ruini li abbiamo passati e speriamo non tornino più. Il totale fallimento del suo progetto culturale e i suoi tentativi di neo cristianesimo sono, speriamo, definitivamente stati spazzati via da Francesco che ha rimesso la centro la chiesa e il suo popolo senza enfasi su gruppi o gruppetti che rischiano ancora di trasformare la chiesa Cattolica in uno spezzatino in salsa protestante.
Becciu?! Ma poveri noi!
Quanto a Enzo Bianchi, ha sempre avuto per il Papa amore rispetto e stima, ricambiati.
«Francesco è sembrato privilegiare i lontani a scapito dei vicini» Ma non è nel vangelo che il buon pastore lascia le 99 pecore per cercare quella unica pecora smarrita? la parabola del figliol prodigo, dove il figlio maggiore si lamenta col padre perché per lui non ha mai preparato un capretto nemmeno per i suoi amici… Ma non sono i malati che hanno bisogno del medico?
Si ma per il Papa, non esistono i vicini o i lontani, non esistono i nemici o gli amici, non esistono i favorevoli o gli avversari, non esistono i cristiani o i non cristiani, non esistono gli atei abortisti o i religiosi. San Luca 6, 27-38. Per il Papa le differenze non esistono mentre voi lo definite con le parole.
Ma è questo articolo a parlare di nemici! Che poi in teoria in democrazia non esistono amici e nemici quanto partiti opposti che alternativamente vincono o perdono.
Vediamo come si riposizioneranno fedeli ed editorialisti, spiace il conclave soprattutto per questo, ci vuole un sacco di tempo ad abituarsi alle nuove tifoserie..
Il figliuolo prodigo torna alla casa del Padre pentito e convertito.
Il Padre lo perdona ma, allo stesso tempo, assicura al figlio maggiore: “Ciò che è mio è tuo”.
Il figlio minore deve pentirsi e convertirsi, tornare alla casa del Padre e chiedere perdono.
Secondo alcuni, invece, dovrebbe continuare a frequentare prostitute e gozzovigliare.
Il pentimento del figlio maggiore è un ‘pentimento’ molto interessato: diciamo che torna indietro solo per fame e indigenza, e gli basta avere da mangiare.
Il Padre invece lo restaura alla dignità originale
Si ma il padre per uscire di casa aspetta che lo avvisi o che il figlio minore (il prodigo) torni a bussare alla sua porta.
Senza quella richiesta non c’è perdono, senza pentimento non c’è perdono, senza impegno a cambiare vita non c’è perdono.
È scritto chiaro chiaro nel Vangelo.
Basta avere il coraggio di leggere tutto non solo le parti che ci piacciono.
Ma la Grazia di Dio per agire ha bisogno del nostro permesso?
Grazie perché fortunatamente qualcuno che conosce il vangelo c’è.
Che penserebbe di un medico che tratta alcuni malati a pesci in faccia oppure a schiaffi ( letteralmente come ha fatto Bergoglio con una signora cinese) ed altri invece li privilegia ? Siamo tutti malati e tutti peccatori e tutti figlioli. prodigi ,peccato che Bergoglio sia stato molto benevolo con alcuni e molto malevolo con altri !
Ma scusi, ha visto il video dell’incidente?
https://youtu.be/O4s7BRArS_I?feature=shared
Intanto Francesco è stato praticamente strattonato per il braccio (cosa che per un anziano può essere molto dolorosa) da una signora che praticamente lo ha trattato come un pupazzo. Il Papa davanti alla mancanza di empatia della tipa gli ha schiaffeggiato la mano per liberarsi.
Ha sbagliato a perdere le staffe? Forse si, ma è stata una reazione comprensibile
Bergoglio e: stato il Caligola dei papi.A suo capriccio faceva cardinali e disfaceva . Prendeva a calci un cardinale prima del processo ( Becciu) e dava l’ immunita’ a Rupnik . E i cardinali come i senatori sotto Caligola tutti zitti per paura .
Ma scusi, ci si dimentica i bei tempi di Giovanni Paolo II quando venivano sciolti seminari in Sudamerica per reprimere la Teologia della Liberazione e al contempo venivano ignorate le malefatte di Maciel e della Legione?
Chiedo una risposta onesta ,sincera: al di la’ di tutto un papa che elogia pubblicamente come grande Emma Bonino ,a tutti nota come esponente radicale di battaglie per divorzia, droga libera, eutanasia ,aborto , sta cercando di comprendere una povera persona “emarginata” ,dimostra la propria misericordia ,ppure vuole gesuiticamente essere ambiguo fino in fondo ,da una parte chiamando sicari i medici abortisti, dall’ altra chiamando “grande donna” una persona che ha compiuto 14.000 aborti ?
Cosa deve pensare un fedele cattolico ? E questo non e’ che uno dei tanti esempi di ambiguita’ e di doppiezza . Un Giano bifronte non e’ un seguace di Cristo.
Che Emma Bonino praticasse migliaia di aborti clandestini è una bufala ma lei evidentemente se ne frega perché detesta francesco e lo colpisce in ogni modo diretto e indiretto. Detto questo, Emma Bonino non voleva fare aborti clandestini ma togliere le donne da sistemi vergognosi di aborto clandestini. È meglio una legge che nessuna legge. E forse questo voleva dire il papa ai duri di cuore perché alla fine sono sempre i poveracci a rimetterci perché chi è ricco il modo di abortire lo trova sempre.