
«I due principi fondamentali di Empedocle – philía e neîkos – sia per il nome, sia per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros e Distruzione, la prima delle quali tende ad agglomerare tutto ciò che esiste in unità sempre più vaste, mentre l’altra mira a dissolvere queste combinazioni e a distruggere le strutture cui esse hanno dato luogo. […] E a nessuno è dato di prevedere sotto quale veste si presenterà agli occhi dell’avvenire il nucleo di verità contenuto nella dottrina di Empedocle». Così è scritto nell’opera di Freud del 1937 Analisi terminabile e interminabile.
Di certo è esperienza comune nei più diversi ambiti che vi sono spinte a costruire e altre volte a demolire. Forse, però, entrambe – vita e morte, in definitiva, amore e odio – hanno un vincolo di parentela più o meno stretto con Polemos, il conflitto, definito da Eraclito come “padre di tutte le cose”. Sono due tendenze opposte, ad esempio, dunque in ciò stesso confliggenti.
E in tante altre situazioni l’amore emerge come il risultato, come il possibile esito, come uno dei possibili esiti dell’urto con l’altro o con l’altra. Di nuovo Polemos.
Toccante è il celeberrimo episodio, narrato dai Vangeli, di Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio di Gerusalemme. Un comportamento che può averci turbato da bambini, ascoltandone il racconto per la prima volta, in quanto in (apparente) contrasto con l’idea di un uomo mite, che esorta a porgere l’altra guancia. Eppure quei gesti del Messia, con la loro vis polemica, rappresentano un formidabile atto d’amore e di rispetto per il Padre, per la Sua dimora, per il prossimo.
E che dire, passando a un esempio assai più modesto, del famoso adagio popolare secondo il quale “l’amore non è bello se non è litigarello”? Le coppie, in effetti, spesso si formano e crescono proprio passando attraverso contrasti, subbugli emotivi, incomprensioni. E così le relazioni di amicizia. A patto, naturalmente, che la violenza e la distruttività non prevalgano! A tal fine, ingrediente essenziale e irrinunciabile è il rispetto.
Dirò di più: credo che l’amore scaturisca dall’incontro-scontro con l’altro, con il diverso e sia caratterizzato proprio da una sorta di corpo-a-corpo, reale o metaforico.
Del resto, a livello socio-politico (e come stile di vita individuale), la nonviolenza non corrisponde affatto a un atteggiamento imbelle e remissivo. Come insegnano il Mahatma Gandhi o il pastore Martin Luther King, al polo opposto della nonviolenza non troviamo la violenza, bensì l’indifferenza, l’ignavia. Per non citare l’avversione del Poeta Dante Alighieri nei confronti dei pusillanimi.






Non tutti hanno voglia di litigare tutta la vita. Capisco chi resta single. Non a tutti è data la voglia e la forza di affrontare il logoramento per quanto creativo di una vita di coppia. Tra l’altro non è più obbligatorio come un tempo. e non è nemmeno più una forma di egoismo. C’è tanto bene da fare intorno a noi ma è così bello arrivare a casa e chiudere per quanto possibile le liti fuori da casa.
Proprio così.