
Il simbolismo della notte nella celebre favola di Carlo Collodi è al centro di un libro scritto da don Luigi Guglielmoni (parroco a Busseto e Roncole Verdi, Diocesi di Fidenza) e da Fausto Negri (padre di famiglia e già insegnante di Religione). Il libro, edito dalla LDC di Torino, si intitola Le notti di Pinocchio. Riflessioni per giovani, provocazioni per adulti e traccia un percorso di scoperta e riflessione che si propone come occasione di crescita personale e di consapevolezza per poter comprendere e abitare il presente.
Pinocchio è un caso letterario unico nella storia. Nato perché l’autore aveva bisogno di denaro, pubblicato a puntate su un giornalino per bambini, terminato due volte e poi ripreso per la protesta dei piccoli lettori, si è imposto come fiaba universale. Non c’è latitudine in cui non sia conosciuto, lingua in cui non sia stato tradotto. Ha dato vita a numerosi film, cartoni animati, canzoni, suscitando sempre un grande interesse. Il perché del successo è dovuto a quanto scrisse Benedetto Croce: «Il legno in cui è intagliato Pinocchio è la nostra umanità».
Il volume si addentra nel simbolismo della notte che ne diventa il filo conduttore da cui si dipanano azioni e riflessioni. La notte cala in ogni momento chiave del racconto, divenendo «l’asse portante della peripezie» del burattino. Grazie ad essa, Collodi riesce a mantenere viva la tensione drammatica per tutto il libro.
Lo schema narrativo di Collodi si ripete di continuo, per ogni crisi del burattino: notte-caduta-riflessione-rinascita. Pinocchio vive la notte (il buio) della coscienza, della violenza, dell’onestà, degli affetti, dei desideri, della fede: però ogni volta che tocca il fondo è capace di rialzarsi. Normalmente la nascita del sole coincide con la soluzione di una vicenda intricata. Questa tensione è mantenuta per tutto il racconto fino al mattino in cui Pinocchio si risveglia «ragazzo per bene», con «un cuore pensante».
Le 7 notti
La notte della coscienza si lega alla casa vuota e buia in cui Pinocchio, dopo aver ucciso il Grillo parlante (che però nella favola non morirà mai), si trova solo e affamato, tenta di riscaldarsi come può e si brucia i piedi. Il desiderio positivo di libertà, quando diventa illimitato, può portare a una vera e propria schiavitù: la persona umana rischia di vivere de-centrata, s-centrata. Pinocchio arriva così a «bruciarsi». Il suo obiettivo è sbagliato perché «mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare la vita del vagabondo» si rivela una imbecillità bella e buona.
Nella notte della violenza Pinocchio viene inseguito dal Gatto e dalla Volpe in una strada tra i campi, e poi impiccato a una quercia. Il racconto offre l’occasione per parlare dell’attuale rimozione della morte, del bullismo e delle ideologie violente di cui è nutrito il nostro mondo.
Nella notte dell’onestà, per l’uva rubata a un contadino, Pinocchio viene incatenato come cane da guardia, punizione da cui sfugge per la sua integrità morale. In questi capitoli gli zecchini d’oro diventano spunto per parlare del denaro e del miraggio di una ricchezza facile: il vero mito dell’attuale società.
Nella notte degli affetti Pinocchio piange per la sorellina morta, ma poi essa viene rischiarata dall’incontro con Fata, perché «non si fa mai notte là dove si ama». Il comportamento della Fata (unica persona adulta positiva nella favola oltre a Geppetto), con la sua dolce fermezza, aiuta gli autori a dare alcune indicazioni per l’educazione della comunicazione e dei sentimenti nell’attuale contesto storico.
Nella notte dei desideri il Paese dei Balocchi viene equiparato ai desideri subdoli della modernità: «il divertimentificio», guidato dal sinistro Omino di burro, porta al dramma di Lucignolo e a trasformare le persone in somari che obbediscono al domatore di turno.
La notte della fede
Nelle ultime pagine del testo gli autori offrono una lettura della favola più profonda. Rifacendosi ad altri noti commentatori (Piero Bargellini, il cardinal Giacomo Biffi), leggono l’incontro di Pinocchio col padre nel ventre della balena in chiave teologica.
Secondo la lezione del card. Biffi il testo «è come un’anguria. Si può osservare così com’è, superficialmente. Ma se si affonda il coltello, da qualunque parte si cominci, si arriva a gustare una gustosa sostanza». Indipendentemente dalle intenzioni dell’autore la struttura del racconto risulta in sintonia con la visione cristiana della vita. Non solo per i diversi riferimenti alla Bibbia (gli zecchini d’oro, la Balena) ma per la struttura stessa della narrazione: allontanamento dal padre, smarrimento e ricerca vana, ritorno al padre e possibilità di redenzione.
Il racconto giunge al suo culmine quando Pinocchio, nel silenzio del ventre del Pescecane ritrova il padre. Si abbracciano, si baciano: il padre racconta la fatica della sua ricerca e Pinocchio tutte le sue disavventure. Alla fine esclama: «Tu mi hai già perdonato, non è vero? Oh, babbino mio, come sei buono!». E ancora: «Babbino mio! Finalmente ti ho ritrovato! Ora poi non ti lascio più, mai più, mai più!». Una esclamazione-preghiera che è il sunto della fede in un Dio Padre della vita e della coscienza filiale dell’orante. Infatti, quando Pinocchio esce dalla bocca del mostro con il padre in spalla, non solo ha ritrovato il padre, ma ha raggiunto la sua coscienza di figlio, disposto adesso a mettersi al servizio. D’ora in avanti lavorerà per il padre, si metterà a studiare, ritroverà il Grillo parlante, verrà perdonato in sogno dalla Fata… Non più autoreferente, ma amante perché amato.
Nell’ultimo capitolo, La notte non sarà più, Pinocchio riemerge a una vita nuova: «Com’ero buffo quand’ero burattino. E come ora son contento di esser diventato un ragazzino per bene!». La favola traccia quindi un vero e proprio percorso di iniziazione.
Persone autentiche
«Non si può raggiungere l’alba che per il sentiero della notte» (Khalil Gibran). Gli autori hanno inserito, nelle note a piè di pagina, come pure alla fine di ogni capitolo, statistiche, documentazioni e piste di ricerca sul tema della notte nella letteratura, nell’arte e nella musica… Il volume riesce, attraverso l’immortale favola, a offrire spunti di riflessione per comprendere la realtà presente, fare discernimento e poter scegliere la direzione da dare alla propria esistenza con più oculatezza e libertà. Il vero passaggio è quello da burattini a persone autentiche, dal vivacchiare al vivere, come diceva Piergiorgio Frassati. Anche gli sbagli sono fecondi se portano alla meta.
Il testo è rivolto ai giovani, ai genitori e agli insegnanti-educatori. È usato negli oratori come traccia di percorso formativo per giovani e adulti. Il volume ha ricevuto positive recensioni su L’Osservatore Romano e Radio Vaticana.
Luigi Guglielmoni – Fausto Negri, Le notti di Pinocchio. Riflessioni per giovani, provocazioni per adulti, Elledici, Torino 2025





