
In occasione della morte di papa Francesco anche i gerarchi delle Chiese ortodosse si sono uniti nel cordoglio alle comunità cattoliche. Ne recensisco alcune, sottolineando in particolare quelle del patriarca di Mosca, Cirillo, e del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo.
Gerusalemme. Teofilo III ha scritto: «La vita di papa Francesco è stata una luminosa testimonianza del Vangelo, (e lui) un testimone instancabile della misericordia sconfinata di Cristo, un instancabile difensore dei poveri e un faro di pace e riconciliazione tra tutti i popoli […] Pur nella fragilità e nella sofferenza il santo padre defunto ha mostrato la forza del vero discepolo, abbracciando la croce con umiltà e speranza, insegnando che la vita del cristiano è un amore oblativo».
Romania. Più asciutto il messaggio del patriarca Daniele che definisce Francesco «figura venerabile e nota della cristianità contemporanea, il cui pontificato lascia un segno profondo nella storia recente della Chiesa cattolica romana. Condividiamo il dolore causato da questa perdita ed esprimiamo le nostre condoglianze a tutta la Chiesa cattolica romana».
Bulgaria. Il patriarca Daniele ha sottolineato che la morte di Francesco è avvenuta nella «luminosa settimana di Pasqua, celebrata quest’anno nello stesso giorno da tutti i cristiani». «Non è un caso che la sua ultima opera autobiografica si intitoli “speranza”. Con questa speranza, con viva attesa della risurrezione, preghiamo Dio per il riposo di papa Francesco».
Grecia. L’arcivescovo di Atene, Ieronimo, scrive: papa Francesco «fu una personalità forte che si spese per il prevalere di tutto ciò che è bene e dei valori dell’essere umano come creatura di Dio. Durante tutto il suo ministero di vescovo di Roma, ogni fratello più umile, in particolare i poveri, i migranti e i rifugiati occuparono un posto centrale. Con grande emozione conserviamo nel cuore l’esperienza del nostro incontro e di tutto ciò che abbiamo vissuto fianco a fianco durante le due visite del defunto papa nel nostro paese, che da sole dimostrano l’amore e il rispetto che nutriva per la Chiesa di Grecia, per i greci e il paese in generale».
Antiochia. Per il patriarca Giovanni «la scomparsa di papa Francesco è una perdita per tutta l’umanità. In questo santo tempo pasquale la divina Provvidenza ha voluto che papa Francesco tornasse alla casa del Padre celeste».
Serbia. Così il patriarca Ireneo: «Ho avuto l’opportunità di incontrare personalmente il defunto papa in diverse occasioni durante il suo pontificato. Per questo mi sento in dovere di testimoniare oggi che egli è stato un uomo che ha costruito la pace e la comprensione tra i popoli e le nazioni, con un desiderio particolare di sviluppare la cooperazione con le Chiese ortodosse. La Chiesa ortodossa serba gli è grata per la sua profonda comprensione del tragico patrimonio storico dell’area in cui vive il popolo ortodosso serbo».
Egitto-copti. Papa Twadros II sottolinea: «La scomparsa di quest’uomo che ha servito il mondo intero con sincerità e dedizione verso ogni persona è una grande perdita […] Ciò che ci conforta è che ci ha lascito un meraviglioso modello ed esempio nel servizio all’umanità di tutto il mondo».
Armenia. Il catholicos Karekin II conferma: «Ha dato testimonianza del Vangelo, difendendo con coerenza la giustizia e la pace, offrendo particolare attenzione e cura ai bisognosi e contribuendo in modo significativo al rafforzamento delle relazioni interecclesiali».
Cirillo il “chierichetto di Putin”
Una nota a parte meritano le osservazioni del patriarca Cirillo di Mosca e Bartolomeo di Costantinopoli. Per Cirillo, «il suo nome (di Francesco, n.d.r.) è legato a una tappa importante nei rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica romana, dei loro primati, avvenuto nel 2016. Il primo incontro ha segnato il desiderio delle nostre Chiese di guarire “le ferite inflitte dai conflitti del passato remoto e recente” e di “unire gli sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e l’eredità comune della Chiesa del primo millennio”.
Di particolare importanza per i cristiani di tutto il mondo è stato il desiderio di sua santità di mostrare solidarietà verso i sofferenti e gli svantaggiati. Ricordando costantemente la presenza del Signore Gesù Cristo nella persona di ogni povero e di ogni bisognoso di aiuto, il papa ha attirato l’attenzione sui casi di ingiustizia, di violazione della dignità umana e di varie forme di persecuzione, talvolta deliberatamente taciute. Ricorderemo con gratitudine le sue dichiarazioni in difesa della libertà religiosa e, in particolare, della perseguitata Chiesa ortodossa ucraina».
Quest’ultima annotazione, palesemente strumentale, ignora le numerose denunce delle violenze dell’esercito aggressore russo in Ucraina, la distanza dalla giustificazione antievangelica di Cirillo all’operazione militare e mostra una piegatura nazionalista e “filetista” – per dirla nel linguaggio ortodosso – delle sue posizioni. Esse si sono palesate “in chiaro” nel resoconto dell’incontro avvenuto il 22 aprile a Mosca fra lo stesso patriarca, il patriarca di Serbia e il presidente Vladimir Putin.
Ad un certo punto del dialogo, di cui è stato dato ampia pubblicità, il presidente Putin interloquisce con Cirillo dicendo: «Vostra santità ha menzionato ciò che sta accadendo all’Ovest dei nostri paesi. Sappiamo bene, abbiamo visto e siamo testimoni del vostro incontro con il papa di Roma, che ci ha lascito in questi giorni di Pasqua. Mi sembra che l’evento testimoni anche del fatto che in Occidente vi sono ancora persone, forze e forze spirituali che aspirano a restaurare le relazioni (con noi) e a far rinascere i fondamenti spirituali».
Cirillo risponde e specifica: «Lei ha giustamente ricordato il papa defunto. Era un uomo dalle visioni e convinzioni molto ferme, nonostante il fatto di essere subissato da pressioni molto forti finalizzate al raffreddamento delle relazioni con la Chiesa russa. È già arrivato all’“altro mondo” e quindi posso citarlo con qualche ardimento senza dovergli chiedere il permesso. Nel momento in cui è stato davvero posto “al piede del muro” – mi pedoni l’espressione un po’ brutale – ha pronunciato una breve frase: “non confondetemi con Cirillo”. È tornato indietro ed è ripartito. Quelli che lo influenzavano erano i suoi collaboratori più vicini: bisognava cambiare orientamento, non si poteva, per così dire, essere legati alla politica russa. L’espressione “non confondetemi con Cirillo” è fissa nella mia memoria e nella mia coscienza mentre era ancora vivo. Le relazioni erano buone. Ora il Signore l’ha chiamato a sé; i ricordi che ho di lui sono assai buoni, sia per le relazioni con la Russia che con la Chiesa russa».
E Putin riprende: «Anche per me. Ci siamo incontrati in più occasioni. Era evidente – posso dirlo – che aveva un’attitudine benevola verso la Russia, tenuto conto anche delle sue origini latino-americane e della convinzione diffusa nella stragrande maggioranza dei cittadini dei paesi latino-americani. Ne risentiva sicuramente e strutturava le relazioni con la Russia in uno spirito assai benevolente».
Sarebbe stato curioso che Cirillo ricordasse la fulminante definizione di “chierichetto di Putin” usata da papa Francesco. È vera la sua ammirazione per la storia e la profonda eredità della Chiesa e della cultura russe. Rimane purtroppo evidente che Cirillo non sembra più in grado di uscire dalla bolla di servilismo politico e di nazionalismo ideologico a cui la scelta a favore della guerra e del nazionalismo “imperiale” lo ha imprigionato.
Bartolomeo: il “fratello universale”
Di sapore più ecclesiale ed evangelico l’affettuoso ricordo del patriarca di Costantinopoli. «Nell’atmosfera della grande gioia pasquale questa mattina, lunedì della grande settimana di Pasqua, è arrivata la triste notizia della morte di papa Francesco. Un fratello in Cristo che ci è prezioso e con il quale fin dal primo momento del suo servizio al trono pontificale abbiamo avuto una amicizia fraterna e una collaborazione per il bene delle nostre Chiese e per il loro avvicinamento più stretto a beneficio dell’umanità.
Durante questi dodici anni della sua missione è stato un amico fedele, un compagno di cammino e un sostegno per il patriarcato ecumenico. Un vero amico dell’ortodossia, un amico sincero dei più umili fratelli del Signore, per i quali ha preso spesso parola, ha agito e lavato i loro piedi. Ha lasciato un esempio di umiltà autentica e di amore fraterno. Ci ricorderemo sempre di lui».
Bartolomeo ricorda l’intenzione condivisa con il papa di celebrare assieme i 1700 anni del concilio di Nicea. Si augura che il successore possa compiere il desiderio del papa defunto solennizzando l’anniversario di un evento fra i più grandi della storia cristiana.
«Preghiamo perché il Signore della vita e della morte lo ricompensi per i suoi continui sforzi per la Chiesa e per l’umanità e che salga sul trono di Pietro un degno successore capace di accogliere e sviluppare le visioni di papa Francesco dando futuro al suo prezioso lavoro per l’umanità, per il cristianesimo e più specificamente per l’avvicinamento delle nostre Chiese sorelle con l’obiettivo di una unione piena nell’eucaristia comune. Memoria perenne per il fratello Francesco».





