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Presentiamo una breve racconto di un momento importante per la vita di un carcere del Nord Italia. La relazione è proposta da Riccardo Merighi, dell’associazione di ricerca Insight, molto attivo all’interno del carcere di Bologna e da Giulia Castegnaro mediatrice culturale presso il medesimo carcere.
Hamdan Al Zeqri è Imam ministro di culto e delegato nazionale per l’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) per i rapporti con il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e gli istituti penitenziari. Nato nello Yemen, vive in Italia dal 2004 e a Firenze si laurea in Teologia cristiana all’istituto superiore di scienze religiose della Toscana «Santa Caterina da Siena», presso la facoltà Teologica dell’Italia centrale, collabora anche con l’Istituto per le Scienze della Religione della stessa facoltà.
Come già avvenuto nel 2024, Hamdan è stato invitato dalla direzione della Casa Circondariale «Rocco D’Amato» di Bologna per svolgere un incontro rivolto ai detenuti di fede islamica in vista del Ramadan, il sacro mese di digiuno e preghiera per i musulmani.
Nella Casa Circondariale di Bologna, dove più del 50% dei detenuti sono di origine straniera e di questi la maggior parte di fede islamica, l’incontro in preparazione del mese di Ramadan con persone che conoscono in maniera approfondita la tradizione islamica risulta fondamentale all’interno di un contesto dove la fede e la pratica religiosa sono attualmente coltivate senza la guida di un imam che viene dall’esterno. L’intento di questo incontro, infatti, risponde all’esigenza di un’assistenza spirituale e umana, che ha risvolti sociali, orientativi, di prevenzione del suicidio, dell’autolesionismo e del fanatismo (come previsto dal protocollo d’intesa del 2015 tra il DAP e l’UCOII).
L’ingresso di Hamdan avviene nel pomeriggio di venerdì 21 Febbraio e l’evento si svolge presso la sala cinema del carcere di Bologna. Prima di iniziare l’incontro, i partecipanti svolgono le abluzioni rituali nei bagni e si preparano alla preghiera portando con loro i tappeti.
L’imam inizia il proprio sermone trattando il tema della cura del rapporto con Dio e con le altre persone. Hamdan descrive l’importanza di prepararsi al mese sacro attraverso la cura del rapporto con sé stessi, con il proprio cuore inteso come legame diretto della relazione tra i fedeli e Dio. La cura interiore è fondamentale per poter coltivare il rapporto con gli altri. Allo stesso modo, evidenzia l’utilità del buon comportamento e l’adesione alle regole del contesto in cui si vive in maniera pacifica. Il digiuno, infatti, implica la purificazione nel modo di vivere le proprie relazioni, adottando comportamenti di gentilezza e disponibilità verso le persone vicine ed evitando di cedere alla rabbia e alla violenza.
Hamdan prosegue il suo intervento, concentrandosi sul tema della rabbia definendola «una delle malattie più dominanti della nostra società». Al fine di limitarla risulta necessario un forte autocontrollo e una riscoperta dei valori di perdono, pazienza e misericordia che sono alla base del modo di vivere il mese di Ramadan. Il digiuno è così un’occasione per scoprire la capacità di controllare sé stessi e di percepire con maggiore empatia i bisogni degli altri. Hamdan spiega che il cambio di abitudini di questo mese sacro, permette di migliorare la propria condizione attuale e cita la sura del Tuono, per avvalorare questa affermazione: «Dio non cambia la situazione di un popolo, di una persona finché non cambiano quello che abita nella loro interiorità».
Viene fatto anche un riferimento al tema della speranza e del guardare al futuro con ottimismo. L’Imam mostra un righello e indicandone alcuni segmenti dichiara che anche se con gli errori si sono rovinate più o meno piccole parti della propria vita non significa che ciò che rimane non sia salvabile attraverso le buone azioni e la fiducia in Dio.
Segue un momento di dialogo aperto alle domande dirette dei partecipanti, che vertono su questioni di natura pratica, come la necessità di avere tappeti nuovi o questioni sulla consumazione del cibo. Hamdan spiega la possibilità per i musulmani di mangiare carne preparata dalle genti del Libro (أهل الكتاب), ossia persone di fede cristiana o ebraica.
L’incontro evidenzia il bisogno profondo di confronto, per i detenuti di fede islamica, con una guida spirituale formata e preparata proveniente dall’esterno, la quale possa fornire supporto anche durante l’anno. La collaborazione con una figura preziosa come quella di Hamdan Al-Zeqri si rivela un’opportunità anche per le diverse funzioni dell’Istituzione penitenziaria, dall’area sanitaria a quella trattamentale ed educativa, fornendo ulteriori strumenti per entrare in dialogo con le persone detenute e in contesti di fragilità sociale e psicologica prevenire agiti di natura violenta e fenomeni di radicalizzazione. Più in generale sono momenti importanti per rendere la detenzione più umana e per essere più attenti alle risorse interiori e spirituali delle persone.





