
Foto di Aamir Mohd Khan da Pixabay
Allen si allontana dal campeggio in cui è arrivato con i suoi genitori per trascorrere qualche giorno di vacanza. Mentre mamma e papà montano la tenda, lui percorre a ritroso la via d’accesso al camping e, senza dare nell’occhio, prende la strada che porta su, verso la collina, poi scompare. Vigili del Fuoco, Carabinieri, Protezione civile, Soccorso alpino, Unità cinofile: tutti lo cercano per trentasei lunghissime ore. Dopo due notti e un’intera giornata di ricerche ininterrotte, la mattina di domenica 13 luglio i volontari della Protezione Civile lo ritrovano nascosto tra i rovi. La commozione e la gioia sono incontenibili, per tutti.
Una gioia smisurata, e non può che essere così. Sì, perché Allen è un piccolo bambino di 5 anni, ed è questa la sola cosa che conta. Che sia italiano o straniero, non conta; che sia ricco o povero, non conta; che i suoi abbiano le carte in regola o non le abbiano, non conta; che siano cattolici o non lo siano, non conta. Conta che Allen è un bambino, ed è piccolo, e perciò stesso non lo possiamo neppure immaginare impaurito, spaventato e solo per tutte quelle ore infinite. È piccolo e ha bisogno dei grandi – grandi che si prendano cura di lui, che lo tengano per mano, che lo proteggano, che lo aiutino a crescere.
Davanti ai bambini la nostra umanità, anche quella più assopita e dormiente, si risveglia, sollecitata da un istinto primordiale, che precede qualsiasi ragionamento e qualsiasi fatto di civiltà e di cultura; un istinto iscritto nella carne, che ci fa sentire come ineludibile il compito di custodire la vita dei piccoli indifesi, perché proteggere i bambini significa proteggere il nostro stesso futuro.
Se un bimbo piange, è la vita stessa che piange; se un bimbo chiama, è la vita che chiama. E se la vita piange, se la vita chiama, non possiamo restare indifferenti.
Rivedo il volto commosso del volontario che tiene in braccio Allen prima di affidarlo ai suoi genitori e mi salgono dentro le antiche parole del poeta greco Menandro: «Che bella cosa è un uomo, quando è un uomo!».
Poi penso ai bambini sui barconi nel Mediterraneo, ai bambini alle frontiere del Messico, ai bambini violati del Sudan. Penso ai bambini di Gaza, derubati del futuro e del presente e anche del passato, mentre il mondo si volta dall’altra parte e fa in modo di non vedere e di non guardare.
Dov’è finita la nostra umanità?





