La saggezza dei padri del deserto

di:

carelli

Tra il III e il VI secolo d.C. molti uomini spirituali si stabilirono nelle regioni desertiche dell’Egitto, della Siria e della Palestina, dedicandosi a una vita di preghiera, ascesi e contemplazione. Perseguendo una fuga mundi, una fuga dalle distrazioni del mondo, cercavano Dio nella solitudine, nella povertà e nel silenzio, seguendo l’esempio di figure come sant’Antonio abate, considerato il fondatore del monachesimo eremitico.

Chiamati anche abba (termine aramaico che significa “padre”), non vivevano nell’isolamento assoluto, ma spesso trasmettevano la loro saggezza ai discepoli e ai visitatori. Lo facevano tramite “detti”, storie e parabole, che trattavano temi come l’umiltà, la pazienza, il discernimento e la lotta contro le tentazioni.

L’autrice, Paola Carelli –, studiosa di spiritualità e di religioni, editor e traduttrice – ha raccolto molti di questi “detti”, convinta che essi trasmettano insegnamenti profondi anche per il nostro tempo circa la natura umana e la filigrana dei sentimenti.

I “detti”

Pur vivendo in austera semplicità, questi eremiti svilupparono una profonda comprensione della psicologia e delle dinamiche interiori, lasciando ai posteri un’eredità di sapienza che continua a ispirare cercatori di Dio di ogni epoca.

In questi “detti”, aneddoti incisivi e aforismi pungenti, il lettore può trovare di fatto una guida spirituale essenziale, uno strumento di meditazione per accostare il territorio affascinante e misterioso della trascendenza con i piccoli passi, tranquilli e fiduciosi, propri di un principiante.

I padri invitavano, anzitutto, a guardarsi dentro, ispirando un percorso di crescita personale che, pur nato nel deserto, risuona nella vita quotidiana.

Un “detto” molto realistico, proveniente dalla tradizione dei padri del deserto egiziano recita: «Se la tua anima è turbata, inginocchiati e prega. Se la tua anima rimane ancora turbata, va’ dal tuo padre spirituale, siediti ai suoi piedi e aprigli l’anima. Se la tua anima rimane ancora turbata, ritirati allora nella tua cella, stenditi sulla stuoia e dormi!».

Questo consiglio non spinge verso un’ascesi vertiginosa, ma è un passo misurato che conduce al silenzio e al riposto del giusto. «I padri del deserto – afferma la studiosa – non rinunciavano certo ai sacrifici e alle penitenze, ma sapevano che la fede non richiede masochismo né umiliazione: è piuttosto il cantico mite che accoglie la vita come un dono» (p. 8).

La Canelli ricorda come i Padri del deserto abbiano respirato la freschezza della Chiesa delle origini, imbevuta della sacra Scrittura. Tornare ai padri non significa fare archeologia o constatare quanto la Chiesa sia invecchiata, ma ricuperare l’esperienza della sua giovinezza.

Anche oggi si ha sete di padri e di testimoni, non tanto di maestri. E i Padri del deserto assolvono questo compito in quanto scrutatori della Scrittura, che “masticarono”, assimilarono, predicarono e vissero con grande decisione d’animo.

L’assimilazione orante e concreta della parola di Dio fa dei “detti” dei padri delle affermazioni dal tipico stile biblico. Essi si servono appunto di immagini, racconti, parabole, esortazioni ecc. che rendono il loro dire un discorso molto semplice e suggestivo.

I “detti” dei padri sono vivi e carichi di umanità, ricchi di conoscenza di Dio ma anche di profonda conoscenza dell’animo umano. Per questo motivo sono ancora oggi straordinariamente eloquenti.

Fare i cammelli?

Dopo l’elenco delle fonti, la studiosa suddivide il materiale in 17 capitoli che, a partire dal loro titolo, favoriscono una loro fruizione immediata e personale.

I temi si susseguono in questo ordine: la fede e l’abbandono; meditazione e consapevolezza; vivere nel presente; digiuno e ascesi; distacco da sé stessi; in connessione con il divino; pace e armonia; amore puro; accogliere il mistero; vita semplice; gratitudine e riconoscenza, saggezza; conoscenza di sé; trasformazione; unione con Dio; compassione ed empatia; elogio del perdono.

Come vivere nel mondo? Un “detto” può aiutare. «Una monaca disse: “Molti di coloro che erano sulla montagna sono periti perché le loro azioni erano quelle del mondo. Meglio vivere con gli altri e condurre in spirito una vita solitaria che essere soli e vivere col cuore tra la folla» (cit. p. 39).

Meglio non portare un fardello pesante… «L’abate Giovanni aveva l’abitudine di dire: “Abbiamo deposto un fardello leggero, che consiste nel rimproverare noi stessi, e abbiamo scelto invece di portare un fardello pesante, che consiste nel giustificare noi stessi e condannare gli altri» (cit. p. 104).

Fare cammelli? «Un anziano diceva: “Sii come un cammello: porta il carico dei tuoi peccati e, attaccato alla briglia, segui i passi di colui che conosce le vie di Dio”» (cit. p. 115).

Occorre conoscere il cammino. «Un anziano disse: “Non feci mai un passo senza sapere dove posassi il piede. Mi fermavo a riflettere, senza cedere, sino a che Dio non mi prendesse per mano”» (cit. p. 129).

Andare al Signore, una parola… «L’abate Giacomo disse [a un fratello]: “Forza il tuo cuore a venire al Signore”. E il fratello disse: “Come, padre mio?”. L’anziano gli rispose: “Come Gesù forzò i suoi discepoli a salire sula barca, nello stesso modo tu forza il tuo cuore a venire al Signore”» (cit. p. 159).

Bramare Dio. «L’abate Pastor diceva: Sta scritto “Come il cervo sospira le fonti, così l’anima mia brama te, Dio mio”. Nella solitudine, i cervi mangiano serpenti e poiché il veleno brucia, hanno fretta d’arrivare alla fonte; l’acqua placa il bruciore del veleno. Accade lo stesso per i monaci che abitano nel deserto. Il veleno degli angeli malvagi li brucia: per questo sospirano il sabato e la domenica, per accostarsi alle fonti, che sono il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, ed esser purificati da ogni amarezza degli angeli malvagi» (cit. p. 181).

L’amore più grande, tra compassione ed empatia. «Ecco quello che ha detto un anziano: “Se vuoi essere monaco e piacere a Dio, purifica il tuo cuore verso tutti gli uomini e sottometti i tuoi pensieri a tutti. Non biasimare nessuno, e metti la morte davanti ai tuoi occhi. Se vedi qualcuno in procinto di peccare, prega il Signore dicendo “Perdonami, perché ho peccato”. Così si realizzerà in te la parola che dice: “Non c’è amore più grande”» (cit. p. 189).

Davvero un buon vademecum per principianti (e non solo) di vita evangelica…

  • PAOLA CARELLI (a cura), La saggezza dei Padri del deserto. Una spiritualità per principianti in storie, aforismi e parabole, Terra Santa Edizioni, Milano 2025, pp. 216, € 22,00, ISBN 9791254714294.
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