
È domenica 3 agosto 2025. Sono tornato esausto dalla veglia e messa con papa Leone da circa 2 ore. Mi viene chiesto di scrivere due righe di impressioni sul Giubileo dei Giovani. Lo faccio volentieri. Tutto ciò che segue è, quindi, la troppo confusa e disarticolata condivisione di pensieri in libertà.
Come una GMG, ma più piccola
Quando papa Francesco, il 6 agosto 2023, ha annunciato il Giubileo dei Giovani ad agosto del 2025, a me sembrava un po’ “costretto”. Tant’è che ha dato l’informazione a margine dell’annuncio che – forse – più gli interessava: la GMG a Seoul nel 2027.
Il Giubileo si è presentato come un intermezzo tra i più importanti eventi mondiali per i giovani cristiani, almeno da un punto di vista di numeri e di copertura mediatica. Per questo, quando qualcuno chiede «cos’è il Giubileo dei Giovani?», rispondo – e non ero il solo – «come una GMG, ma più piccola». Una semplificazione, certo, ma che arriva al punto.
E in effetti non mi sono sbagliato di molto. I numeri del Giubileo di quest’anno hanno confermato la presenza di circa un milione di giovani, ovvero la metà di quelli alla GMG di Lisbona (e chissà quanti saranno a Seoul, visto che l’altra GMG fatta in Oriente, Filippine 1995, registrò il record di cinque milioni di partecipanti).
Inoltre, gli eventi per Roma nei giorni precedenti alla veglia sono stati in tono chiaramente minore rispetto a una GMG. Certamente, però, questo calo di entusiasmo nelle proposte è stato compensato dalla città stessa, che ad ogni angolo fornisce squarci di storia, di spiritualità, di arte.
Accoglienza ottima e confusa
Complice la morte di papa Francesco, l’organizzazione del Giubileo si è rivelata un po’ lenta e confusa nel fornire le informazioni, che arrivavano centellinate attraverso mail o via app (che traballava un po’ dal punto di vista della funzionalità).
Tuttavia una volta a Roma l’organizzazione si è dimostrata efficiente e anche semplice: ritiro pass, pasti, permessi… sono quelle cose che normalmente mi mettono ansia quando devo accogliere un gruppo. Ma in realtà è filato tutto liscio.
Veglia
La grande veglia con il papa è sempre la punta dell’iceberg, la boa di superficie del funzionamento di un evento come il Giubileo dei Giovani. Io ne ho fatte altre due, alla GMG a Madrid nel 2011 e a Lisbona nel 2023. Direi con buona sicurezza che, dal mio punto di vista, questa è stata la migliore.
Eravamo in meno partecipanti, il prato di Tor Vergata si presta molto bene, il clima ha aiutato e l’organizzazione è stata – anche qui – semplice e funzionale. Dettagli come il volume dell’audio, la visibilità dei maxischermi… non sono più dettagli quando il cuore della veglia è ciò che dice il papa e – ancora più importante – l’adorazione eucaristica, che ciascun pellegrino è chiamato a seguire con attenzione.
La struttura della veglia in sé è stata semplice e ha ricalcato quelle di Giovanni Paolo II (ricordo che quella del 2000, sempre a Tor Vergata, aveva una struttura simile). Tre domande iniziali di giovani da tutto il mondo poste al papa, che risponde per lungo tempo, destreggiandosi magistralmente in italiano, inglese e spagnolo.
Poi un tempo cospicuo di adorazione eucaristica silenziosa (con canti e musiche suonati dal vivo, in sottofondo). Benedizione e tutti a letto. Oddio, a letto no: i vari gruppi hanno continuato fino alle 3 di notte a suonare, ballare, fare casino. Ma ci sta: sono giovani (ed è bello così).
Papa Leone – accolto con grande calore dai giovani – aveva scritto i suoi interventi, che sono risultati in tal modo precisi, ma a tratti un po’ distaccati. Siamo lontani, nel bene o nel male, dai neologismi a braccio di papa Francesco. Interessante la continua presenza di tre elementi: 1) centralità di Cristo («siate amici di Gesù», «lui vi può davvero aiutare»), 2) citazioni agostiniane (in ogni risposta ce n’era almeno una), 3) urgenza della pace. Sono molto ignorante a tal proposito, ma i discorsi cristocentrici giovanili mi sono parsi una eco dei discorsi di Giovanni Paolo II.
Bisognerebbe fare un’analisi sinottica dei due discorsi di Tor Vergata del 2000 («spalancate le porte a Cristo!») e del 2025 («volete incontrare veramente il Signore Risorto? Ascoltate la sua parola, che è Vangelo di salvezza!»). Chissà, magari può essere interessante farla nei giorni prossimi…
Vorrei fermarmi un attimo sulla liturgia. Ho avvertito, come già al Giubileo degli Adolescenti di aprile 2025, una certa schizofrenia. Non tanto tra il casino della veglia e il silenzio dell’adorazione eucaristica (momento realmente suggestivo, dove il Protagonista della veglia si è finalmente rivelato), ma tra il casino della veglia e i canti di Frisina.
Mi spiego meglio, non voglio essere frainteso. I canti sono stati bellissimi, da un punto di vista strettamente tecnico e artistico. Dirigeva il maestro Frisina in persona. Ma i giovani li hanno percepito lunghi e noiosi, visto il poco ritmo e il troppo frequente uso del latino. Sono canti che inneggiano o alla gloria di Dio (e della chiesa) o alla meditazione.
La dimensione della festa era lasciata quasi interamente al casino dei giovani (e di quello ce n’è stato fin troppo). Non siamo più in grado, come chiesa, di intercettare il “fare festa” dell’uomo? In realtà, se ci penso bene, tutta la parte prima della veglia, durante il pomeriggio di ieri, è stata animata da gruppi musicali christian rock o pop. Forse questa è, oggi, la “festa cristiana”. Non lo so.
Infine, come dicevo, l’uso del latino. A Lisbona 2023 non si era usato così tanto latino. Questa volta, per il Giubileo, se n’è abusato. Che la messa degli adolescenti il 27 aprile venga introdotta dal rosario in latino – per «favorire il clima di preghiera» dei dodicenni – rasenta il ridicolo. Quasi tutti i canti della messa di stamattina a Tor Vergata erano in latino.
Non ho nulla contro il latino in sé, ho qualche dubbio sull’efficacia del suo utilizzo quando si parla di target giovanile. E la questione dell’uso del latino in quanto “lingua universale”, onestamente, non regge più.
Giubileo educativo?
Dal punto di vista educativo i discorsi del papa, profondi e suggestivi, ahimè non bastano. Ho intervistato i giovani con me. Hanno colto l’importante di essere amici con Gesù, perché questo aiuta nelle scelte della vita. Ma nei loro occhi resta la domanda: come?
Penso che ora il lavoro importante cada sugli educatori dei singoli gruppi, sui catechisti e sui religiosi, religiose e preti incaricati di questo servizio. Come al solito bisognerebbe riprendere queste provocazioni e aiutare i ragazzi a spezzarle nella ruvida concretezza della loro quotidianità.
Me le energie mancano. Ed è più comodo pensare che la veglia abbia un’efficacia “di per sé”. Ma di per sé la veglia porta un grande bagaglio emotivo, tanta stanchezza, nulla (o poco) di più. Certamente è una grande emozione sentire che si applaude in un milione al papa. Ma mi permetto di nutrire qualche dubbio sull’utilità a lungo termine di questa cosa.
Bisognerebbe puntare alla ferialità, non all’eccezionalità. O, meglio, alla complementarietà tra queste due dimensioni. Ma qui entra in ballo l’importanza della vita comunitaria come unione dei due elementi e alla fine sono di parte… quindi mi fermo.
Più interessanti le proposte nei giorni precedenti, in giro per Roma. Io, ad esempio, tra le altre cose sono stato a visitare le «camerette» di sant’Ignazio di Loyola accanto alla chiesa del Gesù. Volontari di Pietre Vive e di Magis guidavano gruppi all’interno, spiegando dal punto di vista storico e spirituale. Molto interessante e pure bello da vedere. Di piccole cose come queste ce n’erano tante per Roma: probabilmente la parte effettivamente più costruttiva.






I tempi sono cambiati e quindi è difficile sovrapporre contesti culturali, problematiche e persone.
Con i dovuti distinguo, non è che stiamo vivendo il tandem Giovanni XXIII ( molto popolare) e Paolo VI ( più di élite) ?
La Chiesa deve dire GRAZIE ad ambedue; a chi ha iniziato il Vat.II pensando di concluderlo in poco tempo e a chi ne ha curato le conclusioni, lasciando qualcosa anche ai successori. Raffaele
E’ un Papa americano, basta vedere i commenti sui social ufficiali, sono in gran parte in inglese e spagnolo.
“…Nei loro occhi resta la domanda: come?”
Di questo articolo porto, con me la domanda del confratello p. Marco che pensa soprattutto ai giovani di oggi, i pochi che con fatica si coinvolgono nelle proposte della pastorale giovanile, o nelle proposte aggregative di gruppi e associazioni varie, ma ancor più i tanti che risultano impermeabili e indifferenti anche alle proposte più accattivanti.
Del binomio Giubileo e giovani, pensando ai 48 anni di ministero quasi tutti negli ambienti delle periferie cittadine o “esistenziali”, scelgo il secondo, pur consapevole della sterilità immediata che lo accompagna, ma anche della speranza che abita i pochi che non si lasciano prendere dallo scoraggiamento e credono ancora all’invito di Gesù; gettate le reti. Lavoro faticoso, che scommette sui tempi lunghi… e spesso perde la scommessa. E penso con simpatia e riconoscenza ai tanti, fra loro anche i coadiutori religiosi e laici delle Parrocchie dove sono stato, che si sono presi e si prendono ancora cura di fratelli e sorelle che vivono il disorientamento di questa stagione e l’impressione di non avere punti di riferimento autorevoli.
È vero…, il Giubileo, così come le Giornate mondiali o nazionali o diocesane della gioventù, passano, e condivido l’affermazione che “ora il lavoro importante cada sugli educatori dei singoli gruppi, sui catechisti e sui religiosi, religiose e preti incaricati di questo servizio. Come al solito bisognerebbe riprendere queste provocazioni e aiutare i ragazzi a spezzarle nella ruvida concretezza della loro quotidianità”.
Su questo è bene che si concentri la fiducia: verso chi torna a casa per ricominciare l’impegno ordinario e la speranza, verso quel mondo giovane che nasconde tante ricchezze, non solo problemi, verso la nostra Chiesa che è bene si interroghi sulle proprie fatiche rispetto al mondo giovanile, e non solo sui loro limiti e chiusure.
Preziose e importanti queste riflessioni. Molto condivisibile la chiusa: “Su questo è bene che si concentri la fiducia: verso chi torna a casa per ricominciare l’impegno ordinario e la speranza, verso quel mondo giovane che nasconde tante ricchezze, non solo problemi, verso la nostra Chiesa che è bene si interroghi sulle proprie fatiche rispetto al mondo giovanile, e non solo sui loro limiti e chiusure”. Grazie delle Sue riflessioni.
Un post scriptum sulla bolla d’indulgenza. Chi la legge avrà da riflettere, soprattutto se ne esamina i contenuti tenendo costantemente a mente alcuni passi dei vangeli e il cammino della Chiesa nella storia. Non è questo lo spazio per commenti dettagliati, ma forse qualche esempio è utile:
– “Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati”. E infatti è così. E allora come si spiega l’affermazione di poco successiva “Tuttavia, come sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio»” . Per esperienza in realtà nessuno è stato in Purgatorio ed è tornato per venirci a dire come stanno le cose. Gesù non ha neanche parlato di un Purgatorio.
Lascio stare la formulazione degli inviti ai “segni di speranza”: talmente timida o generica tra invocazioni e auspicii (cf. parr. 15-16) che alla fine non è più chiaro che ogni credente è chiamato a farsi prossimo; io ho visto poveri aiutare poveri; l’appello non è genericamente a ‘quanti possiedono ricchezze’ e alle ‘Nazioni più benestanti’. Così non si muove nessuno. Gesù non hai mai parlato così del samaritano.
Ancora: “Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza”. Rimango come minimo sorpreso. Ma l’evento giubilare a chi è rivolto? Si dispera che lo facciano i credenti – tanto da formulare gli inviti e le esortazioni in punta di piedi – e lo si rivolge poi ai Governi degli Stati?
Poi ancora ci sono delle cose che non riguardano il giubileo e che storicamente non sono andate come è scritto nella bolla. Mi riferisco in particolare a : “Il Concilio di Nicea ebbe il compito di preservare l’unità, seriamente minacciata dalla negazione della divinità di Gesù Cristo e della sua uguaglianza con il Padre. Erano presenti circa trecento Vescovi, che si riunirono nel palazzo imperiale convocati su impulso dell’imperatore Costantino il 20 maggio 325. Dopo vari dibattimenti, tutti, con la grazia dello Spirito, si riconobbero nel Simbolo di fede che ancora oggi professiamo nella Celebrazione eucaristica domenicale. I Padri conciliari vollero iniziare quel Simbolo utilizzando per la prima volta l’espressione «Noi crediamo», [10] a testimonianza che in quel “Noi” tutte le Chiese si ritrovavano in comunione, e tutti i cristiani professavano la medesima fede.” In realtà Nicea è stato un evento complesso: non c’era una unità minacciata ma si è cercato piuttosto di fare unità rispetto a linee teologiche che avevano avuto precedentemente solo modesta occasione di interagiire fra loro; il concilio fu voluto da Costantino (altro che semplice ‘impulso’: diciamo le cose come stanno); non conosciamo il numero esatto dei partecipanti (220-250-270?); non sappiamo come sia evoluta la discussione (ci mancano gli atti); conosciamo l’esito, spesso oggi equivocato.
Tirando le fila: dinanzi a tanti discorsi, si dovrebbe fare chiarezza su tante cose, puntare all’essenzialità, ricentrarsi sul vangelo. PPS. Anche le citazioni dai vangeli, molto poche a mio avviso, rimangono sopraffatte da tanti altri richiami nel testo della bolla.
Un’ultima considerazione. Non vorrei essere frainteso sul Purgatorio. In realtà tutti i credenti – non solo i filologi, gli storici, gli storici della teologia – dovrebbero comunque porsi domande e vigilare su quello che hanno appreso. Altrimenti il rischio è di adagiarsi passivamente su dottrine apprese chissà come e dove. Occorre interrogarsi sull’essenza della fede. Naturalmente bisogna anche chiedere aiuto a chi studia questi argomenti. Capisco che non è semplice, ma è così. Oggi, per esempio, è scomparso dalla scena dei discorsi il “limbo”, declassato a mera “opinione teologica”. Non mi pare però che in passato se ne parlasse così, come mera ‘opinione’. Questa semplice constatazione storica dovrebbe suggerire più spirito di sana critica a tutti i mmbri della Chiesa, più attenzione al vangelo e meno attaccamento a dottrine formulate nel corso del tempo.
Emauele attento, non scherzare con il fuoco o finirai in purgatorio!!!
LOL…sempre interessanti i tuoi contributi 😉
Sempre meglio che scendere nel fuoco del piano di sotto, no? scherzi a parte, grazie. Ho molto apprezzato i rilievi sulle citazioni agostiniane. Grazie ancora.
Aggiungo: “Tuttavia, come sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ” Il Papa non fa certo riferimento al Purgatorio, ma al fatto che il peccato anche quando viene perdonato lascia degli strascichi: se io rubo o uccido, qualcuno ne soffrirà al posto mio. E per quanto possa venir perdonato c’è sempre qualche cosa che posso fare per contribuire a rendere il perdono che mi è stato dato. Ma non solo a livello personale. Poichè siamo Chiesa del peccato tuo posso farmi carico anche io con il mio comportamento, restituendo in parte quel bene che è venuto a mancare. Portando il suo agostinismo fino alle estreme conseguenze Lutero non accettava che la Chiesa potesse amministrare un “tesoretto” di grazia, solo Dio poteva togliere le conseguenze del male. Non so se sia più o meno essenziale in termini evangelici, ma i cattolici credono invece quel tesoretto di bene esista, che possa venire donato anche senza pensare alla propria salvezza. Come se il bene potesse essere addirittura sprecato (come ha felicemente spiegato in una della sue prime catechesi l’attuale pontefice). Per questo ci si rivolge a tutti: uomini e donne di buona volontà, fedeli e non fedeli, vicini o lontani, Singoli o Stati.
Non so se sia la spiegazione migliore o accademicamente più accurata, mi piace viverla così.
“dinanzi a tanti discorsi, si dovrebbe fare chiarezza su tante cose, puntare all’essenzialità, ricentrarsi sul vangelo.”
Secondo lei il suo commento riesce a fare chiarezza o non contribuisce ad aumentare ulteriormente la confusione? L’appello agli Stati rientra nella dimensione sociale del Giubileo dimensione già presente nel mondo ebraico. Dopo di che ad un certo punto chi è interessato a vivere il periodo giubilare secondo le proprie forze possibilità o quant’altro lo farà, chi penserà che non sia sufficientemente vicino al l’essenzialità evangelica lascerà perdere. Forse bisogna rassegnarsi a questa frammentazione. Se in duemila anni le differenze sono continuamente aumentate invece di diminuire, sarà questione di entropia e più di questo umanamente non si riesce. Chi pensa di poter vivere un’esperienza comunitaria lo farà chi non vorrà farà altro e amen. Finiscono anche gli argomenti ad un certo punto…
https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/vincenzo-paglia/il-primo-giorno-di-un-mondo-nuovo-9788832857153-4405.html
Anche Paglia ne ha scritto per una casa editrice laica e moderna come Cortina Raffaello.
Ragazzi per quanto possa sembrare strano nella bolla di indizione del Giubileo Bergoglio stesso ha ampliamento spiegato storia e finalità dell’evento. Prima di aggiornare si può anche controllare bene lo stato della riflessione attuale.
https://www.vatican.va/content/francesco/it/bulls/documents/20240509_spes-non-confundit_bolla-giubileo2025.html
Scrivo a seguito delle sollecitazioni di Padre Severino Dianich. Naturalmente è un piacere e un onore essere in dialogo sia pur virtuale. Io ho forti dubbi che i giovani siano venuti a Roma perché chiamati a venerare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, attraversare la porta santa e acquistare l’indulgenza. Al di là del fatto che non abbiamo numeri precisi sulla provenienza ed effettiva consistenza dei gruppi né sui programmi che li hanno indotti realmente a venire), l’evento (una settimana giubilare) è stato organizzato in ‘crescendo’ con una precisa tappa culminante: la veglia, lo stare insieme e l’incontro col papa, come avviene in una GMG. Poi certamente la macchina organizzativa include anche il passaggio nelle basiliche, l’attraversamento della porta santa e l’omaggio alle “tombe” (parliamo di tombe per comodità, perché si tratta di luoghi della memoria) degli apostoli. Ma mi chiedo: quali sono i giovanissimi o i giovani, dotati di un minimo di preparazione, che accettano oggi così com’è l’idea dell’indulgenza senza farsi almeno delle domande? Come si fa a conciliare l’immagine di amore di un Padre misericordioso che manda il suo Figlio per il bene del genere umano con un Dio che da un lato perdona le colpe ma dall’altro mantiene le pene? E a che scopo le mantiene? Dov’è mai affermato tutto questo nei vangeli? Nei vangeli c’è l’opposto: Luca 15. E mi chiedo – ma non esiti a criticarmi – : come può ancora oggi la Chiesa latina (perché il problema è nato da noi) sottrarsi alle domande sul giubileo che si pratica dal Trecento? Non andrebbe riorientato il significato dell’evento? Il vangelo è credibile. Sono credibili le cose che si affermano dal Trecento (lascio ovviamente da parte tutta una lunghissima storia antecedente) sul giubileo? Gesù non ha chiesto omaggi alle tombe né altri atti di culto, ma atti laici, profani e verso i vivi, per chi vuol essere perfetto: dare aiuto a chi è nel bisogno, da mangiare a chi non è ha, visitare chi è solo, ammalato, abbandonato. Allora, quando verrà il Figlio, dirà: “benedetti dal Padre mio… venite”. Solo a questo bisognerebbe dare rilievo. Io ho l’impressione che in certi ambienti della Chiesa si mantenga ancora oggi una certa venerazione per le forme, forme passate, forme addirittura medievali, di una società mercantile trecentesca, mettendo da parte o in second’ordine il vangelo. Anche io sono stato con la mia comunità alla messa di apertura dell’anno giubilare, ma vi ho partecipato con un significato diverso: nella Chiesa – intendo non la gerarchia, ma l’assemblea dei battezzati e dei credenti – c’è la grazia cui attinge la mia vita per vivere fuori, nonostante le mie fatiche, il vangelo e annunciarlo agli altri.
Ci sarebbero poi altre cose da dire, specie negli interessi di quanti, non europei, non ricchi né borghesi, ma abbandonati per esempio in Amazzonia non possono neanche accedere all’eucarestia domenicale e questo per la durezza di pochi su un celibato imposto ingiustamente a tutti i presbiteri e per il timore/paura (“prudenza” la chiamano) di altri di riportare le cose alla dimensione del vangelo. Ecco, il vero giubileo sarebbe su questo e per tutti, anche per coloro che nella loro vita non potranno mai visitare luoghi o memorie martiriali.
In fin dei conti, ai miei occhi, le istantanee e buona parte dei commenti guardano altrove, perché è altrove che bisogna guardare e che molti, giovani e meno giovani, effettivamente guardano. La ringrazio ancora delle Sue preziose sollecitazioni. Quando posso, leggo sempre con profitto i Suoi lavori.
Grazie. Condivido. La verità è altrove. Queste adunate sono belle dal punto di vista relazionale ma non lasciano nulla su altri aspetti spirituali. Lo dico per esperienza.
La ringrazio. Un cordiale saluto.
Parlare ai giovani è un compito arduo . Entrare nel loro mondo richiede un ascolto disarmato che sopporta le loro critiche alla Chiesa con una sincerità interiore.
Forse il momento più vero è stato quello senza parole né musica: il silenzio prolungato e adorante di Leone. La sua intensità poteva entrare nei cuori. Quanto al riferimento all’ Amazzonia è giustissimo. Se ti nasce un figlio, non puoi dargli da mangiare una volta all’anno. C’è un diritto dei battezzati all’eucarestia che va ben oltre il diritto canonico. È, secondo me un grave peccato di chi governa
Grazie all’articolista p. Mazzotti che prima di scrivere ha partecipato all’evento, sottolineando aspetti esperienziali di evidente criticità. Diffidiamo di chi invece sentenzia sull’evento solo a partire da idee preconcette della Chiesa e dei giovani.
Mi stupisce che i commenti all’evento scrutino l’evento in tutte le possibili sue dimensioni, ma in genere non fanno neppure un cenno allo scopo dell’evento stesso. Cosa sono venuti a fare a Roma i giovani del giubileo? Non sono venuti per passare qualche giorno insieme. O almeno non sono stati chiamati per questo, ma per venire a Roma a venerare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, attraversare la porta santa e acquistare l’indulgenza. Fino a prova in contrario di questo si tratta nel giubileo. E di questo non si parla!
Si dirà che non è argomento che a loro interessa … L’indulgenza?! Ma figurati.
E allora?
Mi pare ovvio che si commenti l’articolo e non il Giubileo in sé. Sul quale ci sono stati ampi approfondimenti su altre testate.
Infatti ormai si perde completamente di vista il significato di “giubileo” . Che nell’ antica religione ebraica voleva dire anno in cui si condonavano i debiti pregressi e si poteva ripartire . Nel cristianesimo vorrebbe significare anno in cui condonare i propri peccati di tutta la vita precedente ,lucrare l’ indulgenza, ripartire da zero nella vita spirituale .
A questo non pensa piu’ nessuno ,forse neppure i giovani che erano presenti a Roma . Ormai il concetto di “peccato” come qualcosa che ci zavorra ,come un debito che ci grava ,e il concetto di indulgenza come liberazione dal peccato e rinnovamento dell’ anima , e’ completamente oscurato.
Confesso la mia ignoranza sullo scopo del giubileo. Non sapevo che lo scopo (principale?) del giubileo fosse l'”acquisto” (sic!) dell’indulgenza (insieme alla questione delle tombe e il passaggio attraverso una porta). E per sapere cos’è l’indulgenza dovrei mettere mano ai motori di ricerca.
Ma se davvero fosse così, per quel che mi riguarda tutto il giubileo sarebbe un grande carrozzone senza alcun vero interesse.
Secondo me l’80% ha fatto un bel viaggetto a Roma a basso costo. Un’opportunità molto bella ma direi che per lo più finisce lì.
Più che l’articolo sono in questo caso interessantissimi i commenti: tutti fatti (almeno mi sembra) da over 40 (e forse anche over 50-60 anni). In ogni caso, confermano la voragine esistente oggi tra le generazioni di giovani e di adulti/maturi anche in ambito ecclesiale. Sono ormai due mondi che non comunicano più tra loro e si esprimono secondo “linguaggi” che più diversi non potrebbero essere. E forse non tutti i torti hanno coloro che parlano di una Chiesa che, al di là della retorica pastorale, resta essenzialmente una realtà “gerontocratica”
Non c’è una voragine ecclesiale, è solo che i blog sono mezzi di comunicazione desueti che i ragazzi non frequentano più. Su twitter si è parlato (male per carità) del giubileo per tre giorni, qua hanno fatto un commento a dir poco stitico. Che vuoi commentare?
Analisi lucida, coraggiosa e condivisibile da diverse angolature. La schizofrenia messa in risalto è stata evidente! Quale sia la ricaduta educativa dell’evento è sempre bene chiederselo. Credo ad ogni modo si stato un evento che fa emergere una domanda di di fede da saper intercettare con attenzione. Leone XIV si è mostrato nella sua semplicità, originalità e autenticità.
Forse bisognerebbe ricordare al Papa che non è più il superiore degli agostiniani ma il Papa. Una citazione di Agostino per risposta è francamente troppo. Perchè dà una visione sbilanciata della dottrina cristiana. Inoltre la dottrina di Agostino ha molti punti che si prestano ad eccessi, proprio perchè i suoi scritti sono venati di fondamentalismo, non è un caso se nella storia sono nati a più riprese “agostinismi rigidi”, cosa non avvenuta con altri ispiratori di ordini religiosi. Citare a raffica Agostino è altrettanto anacronistico per i giovani come il latino liturgico di cui l’autore parla. Sant’Agostino ha influenzato profondamente il cristianesimo, ha espressioni bellissime e profonde, ma anche una visione molto rigida e legalista del messaggio cristiano, forse sarebbe ora di voltare pagina.
Per il resto il Papa sta confermandosi un papa che non fa riforme, non dice cose sconvenienti, allineato con i poteri forti quanto basta, innocuo quanto insignificante sul piano della profezia. Forse un pò poco per chi vorrebbe riforme serie. Il raduno dei giovani è stato molto bello e certamente fruttuoso spiritualmente per loro, onore a chi li ha accompagnati con tanto impegno. Da notare però che moltissimi romani hanno manifestato profondo disagio per le grida ed i canti anche nei trasporti pubblici ad ore mattutine o in cui la gente torna da lavoro esausta in mezzi pubblici diventati ancora più affollati del solito, tragitti di 1 ora sui mezzi pubblici sono diventati di 3….anche 4. Il tutto è durato per diversi giorni. Fare baccano in questi contesti è davvero una testimonianza? No, se si giudica dallo stato d’animo di odio suscitato nel romano medio da questa folla. Per la quantità di monnezza lasciata in giro fanno fede le foto. Per le prossime edizioni urge che gli accompagnatori educhino i giovanotti a rispettare l’ambiente e la vita dei residenti- perchè non sono in discoteca e danno una controtestimonianza. Un pò di canti ci sta, ma h24 a tutto volume per diversi giorni in luoghi pubblici no, se poi aggiungi accordi in minore e improbabili melodie spagnoleggianti ancora peggio-chi ha orecchi intenda.
Il Papa “allineato con i poteri forti”? Pardon? Ma di cosa stiamo parlando! Il Papa “innocuo quanto insignificante sul piano della profezia”? Pardon? Soprattutto la seconda risposta di Leone XIV è chiaramente intrisa di profezia: libera e liberante rispetto ai poteri forti che piegano i giovani all’individualismo, all’autoreferenzialità, all’agnosticismo. Sono sempre più convinta che la prima riforma debba avvenire nei nostri cuori: da increduli a credenti!
Credenti in cosa? Se non ci si mette d’accordo un minimo su cosa a me sembra tutto inutile. A quel punto veramente ognuno faccia come vuole almeno non si litiga.
Padre perdona loro, – i buoni cristiani che difendono in buona fede quello che non si può difendere- perchè non sanno quello che non sanno. L’allineamento e la complicità con i poteri forti non è a livello dei discorsi pubblici, ma ad un altro livello. La profezia di parlare di inquinamento mentre butti una sacco pieno di immondizia per terra
Non solo i Romani hanno mostrato disagio,, ci sono stati 3 giorni di shitstorm sui social. Finita la Pax bergogliana, a cominciare da Merlo su Repubblica che ha detto testualmente a Zuppi, il nuovo Papa non piace. Sui poteri forti sorvoliamo perché credo non esistano due persone in grado di identificarli con gli stessi soggetti. (Putin? E Unione Europea? Onu? I Paperoni della Valley?).
Riguardo ad Agostino, se non ricordo male non andava bene nemmeno Tommaso e in ogni caso da Agostino è nato il protestantesimo… Da un agostiniano cosa ci si aspettava? Pure Bergoglio era Ignaziano…
Se il nuovo papa non piace a Merlo, saperlo e’ davvero un sollievo e mi conforta! Penso che a Merlo e C. piacciano di papa Bergoglio (e di eventuali altri papi, prima o dopo di lui) gli aspetti meno ficcanti delle loro testimonianze di fede, facili a conquistare le folle sul momento ma non sempre destinati a durare.
Merlo è liberissimo di non farselo piacere, è stato un po’ cafone a dirlo davanti a Zuppi. Lui educatamente non ha risposto nulla però è finito in mezzo ad articoli e commenti non corretti. Sono pettegolezzi alla fine, cose di poco conto, mi pare solo una situazione un pò cringe. Va bene che Prevost ama il basso profilo ma c’è modo e modo di riposizionarsi.
Scommetto che se il papa in questione fosse stato Bergoglio e avesse citato Sant’ Ignazio non ci sarebbero state critiche .
Papa Francesco non citava sistematicamente sant Ignazio, Leone lo fa praticamente in ogni discorso, non solo in questo Giubileo dei giovani. Non è una critica, semplicemente è un fatto. Ovviamente è liberissimo di farlo, come noi di notarlo. Notare delle differenze tra due papi non vuole sminuire l’uno o l’altro ma valorizzarli entrambi
Bergoglio citava ad ogni discorso il “discernimento” ignaziano .
Infatti era fuori luogo anche la citazione continua di Ignazio, non ho difficoltà a dirlo anche per bergoglio. Si chiama Santolatria ed affligge il 30% di coloro che ha trascorso la vita all’interno di un ordine religioso nei confronti del proprio fondatore- statistiche non ufficiali 🙂
Rimango stupito.
Bastano poche parole: davanti a un milione di giovani, il problema è … il latino…
Le considerazioni che l’articolo fa sul latino evidenziano come dagli anni successivi al concilio Vaticano II, forse, non ci si sia ancora resi conto che con la volontà di buttare al macero tanti strumenti, tra i quali il latino, ci si è ritrovati senza strumenti per annunciare autenticamente e senza psicologismi la Fede.
La magnifica postura di Leone XIV, forse, può essere uno sprone e occasione per riprendere la strada giusta, specie dopo gli ultimi 12 anni di scientifica mistificazione e distrazione, e guardare da dove occorra ripartire.
Un po’ di serietà, per favore.
Grazie: sono scatti efficaci. Giovane non sono più da un po’ ma, magari, al posto di “casino” (brutta parola) si potrebbe scrivere “baccano”, “chiasso” o simili. Tanto più se si parla di pellegrini cattolici. Sul latino, è proprio vero, tanto più che canti noti a tutti sono difficili da trovare. Mi è sembrata bella, però, la scelta di canti con strofe in più lingue. Sulle risposte del Papa, chapeau: il fatto che fossero scritte conferma che sono state pregate e pensate. È tutto valore aggiunto
Apprezzo la lucidità anche un po’ critica di questo eventi. Mi sembra di leggere qualcosa scritto ai tempi di GPII. Avvertivo la stessa distanza spesso. Siamo tornati indietro è indiscutibile. E come allora alla fine il buono veniva dal contorno piu che dal centro.
Non capisco rispetto a cosa ora, e ai tempi di San Giovanni Paolo II, si è tornati indietro: Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre e il Papa a ciò continuamente richiama, cioè alla centralità di Cristo.
Qual è il contorno di cui lei parla? Cos’è questo “buono” dacché Buono è solo Dio Padre?
Se vogliamo citare il Vangelo in questo modo, nemmeno dovremmo chiamarci padre l’uno all’altro e tanto meno darci titolo di santo, o perfino santo padre.
Certo che la rivelazione è immutabile, si parlava dei modi di comunicazione, il passo indietro è oggettivo e non per forza un male, anzi tanti preferiscono così, non possiamo però negare che Francesco era percepito più affabile, approcciabile, alla mano..
L’evento, frutto molto luminoso dello Spirito è il paradigma silenzioso come ogni azione che da tutte le risposte alla logorrea presente nelle elite della Chiesa.Da ultimo ciascuno faccia il confronto tra le assemblee della sinodalità attuate fin’ora lasciando tante amaro in bocca, con questa manifestazione gioiosa dei giovani e on dimentichiamoli dei loro pastori ed educatori
“Ha partecipato più del doppio dei giovani che solo pochi giorni fa erano stati previsti. ”
Devo dire che pure io avevano iniziato questo giubileo con una certa stanchezza e invece via via l’ho visto crescere. Soprattutto per il tema scelto, la speranza, in un mondo e in un periodo storico in cui sembra sfuggire sempre più all’orizzonte. Bellissima la veglia, bellissimi i ragazzi e le ragazze, bello tutto. Meno bella la coda di polemiche ma amen non si può avere tutto.
https://www.ilsole24ore.com/art/giubileo-giovani-prima-grande-sfida-papa-nasce-generazione-leone-AHGhlJ2B?refresh_ce=1
Anche se qua dentro si è deciso di ignorare il nuovo Papa, ammetto che trovato molto bello il passaggio di testimone tra i due ultimi pontefici nella scelta di soggiornare nel piccolo borgo Laudato si. Vecchio e nuovo insieme, grande e piccolo, sublime e quotidiano. Il palazzo apostolico e i giardini vaticani che prendono nuova vita in una visione di ecologia integrale che abbraccia tutto il creato. In un mondo in cui sembra vincere chi urla più forte si può anche sussurrare..
Questo articolo offre una istantanea fresca, puntuale, intellettualmente onesta e molto lucida. Mi chiedo che effetto abbia fatto a tante persone a Tor Vergata (e ancor di più a quelle che seguivano la diretta televisiva) l’arrivo e la partenza del papa in elicottero.
Fa benissimo l’autore dell’articolo a chiedersi se il giubileo abbia avuto/abbia realmente qualcosa di educativo. Tante emozioni, ma cosa resta davvero? I giovani vogliono essere amici di Cristo, ma si chiedono “come”, rileva giustamente l’autore. Cercherò di ascoltare integralmente il discorsio di papa Leone: sono curioso di sapere se abbia fatto almeno una volta riferimento alla “magna Charta” dei credenti in Gesù dellee prime generazioni: Matteo 5-7 (o ai passi paralleli o di simile tenore in Luca). Le citazioni su autori antichi e moderni si sprecano, ma quando si tratta di fare i conti direttamente e focalizzarsi sui messaggi del vangelo, sembra che ci sia una forza centrifuga a instradare il discorso altrove.
Orrore! Il Papa è stato trasportato in elicottero (cosa mai accettata dai suoi predecessori?) anziché raggiungere Tor Vergata in bicicletta dando un luminoso esempio di povertà, adesione al pensiero ecologista e distacco dai poteri forti.