
Pubblichiamo il comunicato dei vescovi della Sardegna dopo la approvazione da parte del Consiglio regionale della legge sul suicidio medicalmente assistito (17 settembre).
I Vescovi sardi hanno appreso con preoccupazione che, nella giornata di mercoledì 17 settembre, il Consiglio Regionale della Sardegna ha votato un testo di legge che intende applicare procedure sui tempi per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito, in applicazione della sentenza della Consulta del 2019.
Il dissenso nasce dalla certezza che la vita va sempre difesa, per cui non è accettabile aiutare un malato a morire. Il tema della difesa della vita non può essere un’occasione per contrapposizioni politiche, strumentalizzazioni per finalità di consenso elettorale. Esso richiede un approfondimento serio e convincente, rispettoso della dignità della persona umana.
I Vescovi fanno proprio il comunicato della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana del 19 febbraio 2025, nel quale si auspica «che nell’attuale assetto giuridico-normativo si giunga, a livello nazionale, a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza»: su questo occorrerebbe concentrare gli sforzi!
Nella nostra realtà sarda, in particolare, appare ancora più urgente che si dia concreta attuazione al «Piano di potenziamento della Rete regionale di cure palliative 2024», approvato dalla Giunta regionale il 5 settembre scorso.
I Vescovi sardi ribadiscono, con la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, che la dignità non finisce con la malattia o quando viene meno l’efficienza. Non si tratta di accanimento terapeutico, al quale siamo sempre contrati, ma di non smarrire l’umanità.
17 settembre 2025
I Vescovi della Conferenza episcopale della Sardegna






Sono credente e sono un medico.. aiutare a morire dolcemente senza dolori spasmodici e senza fame d’aria è una Grazia Divina.. la Stessa può assistere un malato che chiede il suicidio assistito, perché non riesce più a sopportare la sua sofferenza fisica e morale?
Nel Vangelo.. il Signore Gesù libera dalla sofferenza fisica e morale gli storpi, i paralitici, i lebbrosi.. all’istante.. perché ha compassione della miseria umana.. in alcuni casi, vede una schiavitù, una presenza che opprime, blocca.. e libera.. in altri vede una dannazione.. un dolore che è insostenibile, che fa saltare, facendo danno altrui e più ancora a se stesso.. e libera.
Sì.. spesso il dolore è vissuto come una Grazia, quando è sopportabile.. ma quando costringe ad uno stato di vita non più sopportabile.. occorre aiutare e avere Fede.. cosa cerca un malato che chiede il suicidio assistito? la Libertà.
Signore Gesù dona la Grazia del Discernimento ai sacerdoti che Ti rappresentano, agli operatori medici, nello stare accanto ad un malato sopraffatto dalla sua malattia.
Finalmente un messaggio sensato
Per Pietro: “quindi”? Quindi per me nulla, rispondevo al post sul buon senso di Ursula le Guin e la scienza. 15 anni fa l’eutanasia mi avrebbe fatto più paura ma tra pandemia guerre e disastri assortiti alla fine se uno vuole morire cavoli suoi, ci sono altri problemi al mondo. Con la popolazione che invecchia figurarsi..
Ma quale dignità dell’uomo! E i diritti di Dio che ci ha dato la vita. Ecco nel comunicato dei Vescovi …Dio, le Sue Leggi ed il nostro dovere di obbedienza non risultano pervenuti.
Per cui saranno sempre più inascoltati….
Fine-vita, salute individuale e salute pubblica: sono i tre poli su cui si scontrano visioni scientifiche e culturali diverse. Con la palese incapacità della politica a trasformarsi in una saggio visione biopolitica, regolando una scienza che impatta fortemente sulla vita di ciascuno. Eppure una strada per ricomporre le fratture ci sarebbe. Una via ispiratrice certo anomala ma saggia. Il riferimento è alla letteratura e in particolare a quel genere che va sotto il nome di fantasy, capace di suggestioni profonde. Prendiamo ad esempio la saga di Terramare (Earthsea), iniziata nel 1964 e conclusa nel 2001, scritta da Ursula K. Le Guin e comprende cinque romanzi e sette racconti. Si raccontano le storie di un mondo in cui sono i Maghi ad avere l’incarico di mantenere in equilibrio la natura e il mondo senziente. Un mondo in cui anche un mago potente, è impotente di fronte alla febbre di un bambino e non può sottrarlo al destino già scritto. La sapienza dei maghi della Scuola di Magia di Roke, consiste nell’avere appreso l’essenza del loro compito: “sana le ferite e guarisci i malanni, ma lascia che lo spirito morente sia libero di andarsene” (Il Mago, p. 82).
È l’indicazione del limite. Il sapere medico, la tecnologia, la psicologia, la religione, le scienze umane, hanno certo un compito essenziale: sanare le ferite e guarire i malanni, dal punto di vista fisico e psichico. Ma arriva il momento finale ed allora ognuno va lasciato libero di andarsene.
Del resto la medicina e perfino la Chiesa cattolica lo sanno bene, quando parlano di accanimento terapeutico (ostinazione irragionevole, in termini più adeguati) che va evitato. Ma non è quel che facciamo in altri momenti? Se una situazione di vita o di lavoro o di rapporto interpersonale, è arrivata al limite, non “stacchiamo la spina” e ci rechiamo altrove?
Lasciar andare, quando non è possibile fare altrimenti. Ecco un’indicazione: che il lasciar andare sia umano, accompagnato, in un contesto di relazione e vicinanza. Accanirsi per evitare l’inevitabile, è disumano. È la grande regola che dovrebbe guidare una legislazione sapiente, e una Chiesa sapiente e ispirata al Vangelo e al buon senso, che porti salute e benessere diffuso, non solo per chi può pagare, consapevoli dell’unica realtà umana incontrovertibile: di fronte alla morte non c’è riparo, tantomeno ideologico. Ecco allora la domanda: i vescovi della Sardegna, lo sanno? I vescovi italiani che tanto si scandalizzano di leggi regionali che peraltro applicano le norme della Corte Costituzionale, lo sanno?
Tutto ok, ma non mi pare questione “scientifica” nè più nè meno come si tratta di “tecnologia” utilizzare i droni per bombardare o le AI per fare disinformazione. Poi ognuno come il solito faccia come vuole che alla fine è uguale.
Non è la vita che va sempre difesa ma la dignità dell’uomo. Quando la dignità dell’uomo non può essere mantenuta non ha senso difendere astrattamente la vita a tutti costi. Serve una regolamentazione ferrea certo ma serve.
Va bene, ma definire cosa sia dignità o meno è questione “etica” che non c’entra nulla con la scienza. Altrimenti appunto è scientifico anche il nucleare e ci sono ampie divergenze tra chi vuole utilizzarlo e chi no, anche all’interno della stessa comunità scientifica.
Tra l’altro c’è differenza tra astenersi da ulteriori cure (su cui penso ci sia un accordo al 100% trasversale tra tutte le correnti politiche o culturali) e agire attivamente. (che è ciò di cui si parla).
Si può scegliere di far morire attivamente qualcuno (anche in guerra, del tutto legittimamente in determinate occasioni secondo il diritto internazionale) ma non serve tirare in ballo la scienza.
Ma lei crede che i medici non agiscano già attivamente? Fortunatamente la morfina uccide a dosi crescenti. Non è l’obbiettivo ma il risultato è che le dosi crescenti di morfina per togliere il dolore alla fine uccidono. Quindi?