I salmi del viandante

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Bellissima la citazione di Agostino di Ippona che l’esegeta fiorentino – presidente della Società biblica in Italia, grande esperto dei Libri Sapienziali e docente a Firenze e al Pontificio Istituto Biblico di Roma – ha posto all’inizio dell’Introduzione al suo volume dedicato ai Salmi 120-134:

«In essi [salmi delle salite] risuona la voce dell’uomo che, pieno il cuore di pietà e d’amore, muove i passi verso la Gerusalemme celeste, la città che sospiriamo finché ne siamo esuli e dove ci allieteremo al termine del nostro pellegrinaggio. Verso questa città ascende ogni uomo che progredisce; da lei si allontana e cade chiunque smette di progredire. Non tentare però di salire muovendo i piedi, né credere che muovendo i piedi ne discenda; sali amando Dio, precipiti amando il mondo. Questi salmi son dunque il canto di persone innamorate, ardenti di santi desideri. Coloro che li cantano ardono in cuore, e la fiamma del loro cuore si palesa anche nel loro comportamento esterno, nella loro buona condotta, nelle opere conformi ai comandamenti di Dio, nel disprezzo dei beni temporali e nell’amore per i beni eterni» (Esposizione sui salmi 126,1).

I salmi “delle salite”

I salmi detti «delle salite» sono i quindici salmi (Sal 120-134) che si pensava fossero recitati dai pellegrini a uno a uno salendo i quindici gradini dell’altare a Gerusalemme. Queste usanze non sono state riscontrate. Alcuni li accostano al tema del ritorno dall’esilio; gli esiliati sono coloro che “salgono” a Gerusalemme.

La spiegazione preferita da Mazzinghi si rapporta al fatto che a Gerusalemme non si “va” mai ma si “sale” sempre. Tant’è che anche oggi di chi emigra in Israele si dice che ha fatto aliyah/ “salita”.

Secondo lo studioso, i Sal 120-134 sono «salmi di pellegrinaggio, composti in ambiente sacerdotale come “manuale” di preghiera per i figli di Israele che salgono a Gerusalemme durante le principali festività ebraiche» (p. 8). Sono, in ogni caso, canti del cammino, di una “salita” che dalle difficoltà della vita di ogni giorno conduce sino a Gerusalemme e al tempio: cioè a Dio stesso.

Sono i salmi «del viandante» (così il titolo del libro).

Il contesto dei salmi «delle salite» e le metafore

Nel Salterio, i Salmi «delle salite» sono stati collocati dopo quelli del «piccolo Hallel» (Sal 113-118), tutti centrati su temi relativi all’esodo dall’Egitto.

Il Sal 119 è, invece, una lunghissima meditazione sulla Torah, sulla Legge/parola di Dio intesa come il cuore della vita di Israele, ricevuta mentre esso si trova in cammino nel deserto. «Una volta ricevuta la Legge, ecco che è possibile mettersi in cammino verso Gerusalemme: così i salmi delle salite sono come il punto di arrivo del cammino iniziato con l’uscita dall’Egitto» (p. 10).

I salmi che seguono quelli «delle salite» sono un’espansione dell’idea della benedizione e un richiamo alla creazione e all’esodo (Sal 135-136, Il «grande Hallel»). In tal modo la menzione di Sion/Gerusalemme espressa dai salmi «delle salite» sono collocati in un contesto più preciso, quello appunto della creazione e, insieme, della storia della salvezza.

Mazzinghi ricorda come il suo – e anche mio… – grande professore, Luis Alonso Schökel, definiva i salmi preghiere in forma di poesia. Occorre, quindi, leggerli, e pregarli, stando attenti alla grande varietà di metafore lì presenti. Esse rendono i salmi poesie che smuovono, interrogano, provocano, spingono a cambiare.

Per comodità del lettore e per evidenziare la ripetizione mnemonica delle metafore e delle parole più importanti, Mazzinghi le riporta in corsivo nel corso della sua traduzione personale dei salmi.

Strutturazione concentrica

Per chi crede, i salmi sono la parola che Dio ci rivolge, ma costituiscono anche le parole con cui l’uomo può rivolgersi a Dio. Gesù ha pregato spesso con i salmi, impiegati anche dagli autori del NT per far comprendere la persona stessa di Gesù.

Mazzinghi traduce in modo personale i salmi, aggiungendo rarissime note di indicazione bibliografiche. Il suo dettato è volutamente molto semplice, alieno da ogni tecnicismo (di cui l’autore sarebbe padrone assoluto).

La traduzione personale dei salmi indica, più di una volta, particolarità interessanti. Così, ad esempio, il Sal 120,7 va tradotto con «io sono pace» e non «io sono per la pace»; e così «essi, quando parlo, sono guerra» (ivi). Il Sal 122,6 non afferma di chiedere la pace per Gerusalemme, ma «Chiedete la pace di Gerusalemme».

Lo studioso raggruppa i quindici salmi «delle salite» in tre gruppi da cinque, fornendo anche alcuni titoletti interpretativi molto utili. La strutturazione concentrica dei tre gruppi mette in risalto la centralità di Gerusalemme.

Riportiamo lo schema da lui composto sperando che sia utile per il lettore. Lo è senz’altro.

Sal 120 Preghiera confidente con tono di lamento. Condizione di partenza: l’esilio e una situazione di non pace.

        Sal 121 L’aiuto che viene dal Signore.

Sal 122 Gerusalemme, la meta, la città della pace. Menzione di Davide.

        Sal 123 Il disprezzo dei superbi; richiesta di aiuto.

Sal 124 Riflessione sulla storia: il Signore è stato con noi; prima risposta al salmo 120.

Sal 125 Preghiera confidente: il Signore spezza lo «scettro dei malvagi», custodisce Israele e dona la pace.

        Sal 126 Il ritorno dall’esilio.

Sal 127 Gerusalemme, città e casa costruita dal Signore; beatitudine.

        Sal 128 Beatitudine del giusto nella sua famiglia.

Sal 129 Riflessione sulla storia: il Signore ha spezzato «la fune dei malvagi».

Sal 130 Preghiera confidente con tono di lamento: dal profondo… Israele attenda il Signore.

        Sal 131 Abbandono totale a Dio. Israele attenda il Signore.

Sal 132 Gerusalemme, luogo di riposo di Dio. Menzione di Davide.

        Sal 133 Prima conclusione: la pace è nell’unione fraterna.

Sal 134 Seconda conclusione: la preghiera dei «servi del Signore» continua nella notte.

Alle pp. 127-128 Mazzinghi riporta una stringata bibliografia di testi di cui si è servito per il suo lavoro. Un gioiellino prezioso, che aiuta a gustare la Bibbia anche come testo letterario e poetico, per aprirsi poi con animo fiducioso all’ascolto di Dio e alla preghiera confidente rivolta al suo cuore di Padre che ascolta e soccorre “il viandante”.

Luca Mazzinghi, I salmi del viandante. I canti biblici «delle salite» (Spiritualità biblica), Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano (BI) 2025, pp. 136, € 15,00.

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