“Nosferatu”: il femminile e l’eccedenza della vita

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La leggenda di Dracula il vampiro è una specie di hapax mitologico fissato, a fine Ottocento, dal romanziere irlandese Bram Stoker. Nel suo Dracula, dato alle stampe nel 1897, l’autore compendia in un insieme organico i principali motivi della leggenda.

Da mito letterario il vampiro diventa in fretta mito cinematografico. Nel 1922 Friedrich Wilhelm Murnau gira il film muto Nosferatu il vampiro, prima trasposizione cinematografica della vicenda narrata da Stoker. Inutile qui citare le numerose incarnazioni cinematografiche del tema nel corso dell’ultimo secolo, ma è interessante notare come il sodalizio tra la settima arte e il vampiro venga sottolineato dallo stesso Francis Ford Coppola nel suo Dracula (1992), in cui in una famosa scena il vampiro assiste alla proiezione del primo film dei fratelli Lumière.

Dal primo gennaio è nelle sale un nuovo Nosferatu, film scritto e diretto dal regista Robert Eggers, remake del classico film espressionista di Murnau già rivisitato nel 1979 nell’ancora più iconico film di Werner Herzog, Nosferatu, il principe della notte.

Molto più che un film sui vampiri

Eggers rappresenta uno dei massimi talenti del cinema horror attuale, con all’attivo pellicole che si sono distinte per la loro qualità sia tecnica che espressiva. Esordisce nel 2015 con un vero gioiello del genere, che forse rimane anche la sua opera più riuscita – The Witch; seguono il bellissimo ma incompreso Lighthouse e l’epico Northman.

Da sempre affascinato dal Nosferatu di Mournau, nel remake omonimo Eggers porta sullo schermo i temi che lo hanno distinto fin da The Witch: le derive potenzialmente violente della società e dei suoi costumi, e soprattutto la figura della donna, vittima di una certa visione patriarcale del mondo da una parte e insieme portatrice di energie creatrici e distruttive. Da questo punto di vista Eggers piega a suo piacimento la materia letteraria e mitologica per trasformare il suo Nosferatu in un qualcosa che va oltre un semplice film sui vampiri. Esso è piuttosto la storia della progressiva disintegrazione del principio maschile, mostrato puntualmente attraverso le figure dei protagonisti in scena. Ma andiamo con ordine.

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Nel prologo della pellicola, durante la notte, la giovane Ellen, protagonista del film, che intuiamo essere stata vittima di abusi e più in generale emarginata per le sue stranezze, prega e piange cercando disperatamente conforto per la solitudine in cui vive, suo malgrado risveglia una forza oscura, il vampiro Orlock, il quale la vesserà spiritualmente da lì in avanti. Le cose sembreranno migliore qualche anno più tardi – ci troviamo nel 1838 nella città di Wisborg, in Germania – quando Ellen viene presa in moglie dal giovane agente immobiliare Thomas Hutter.

Nella speranza di guadagnare a sufficienza per raggiungere una maggior stabilità finanziaria e garantire così alla moglie una vita agiata, Thomas accetta un incarico da parte del suo datore di lavoro, il signor Knock, il quale ha la possibilità di vendere una cadente dimora signorile locale proprio al conte Orlok, un misterioso nobile della Transilvania che vive in un castello tra le aspre vette dei Carpazi. Impossibilitato a viaggiare personalmente fino a Wisborg per firmare il contratto d’acquisto, il conte dev’essere raggiunto nel suo castello da Thomas.

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A insaputa del giovane, Knock ha organizzato la sua partenza come parte di un patto occulto con Orlok: il contratto che Thomas sta portando, infatti, è quello che prevede la cessione della propria moglie Ellen al conte Orlok. Da qui in avanti le vicende dei protagonisti si vedranno intrecciate a quelle del malefico vampiro e al suo tentativo, una volta arrivato in Germania via nave, di possedere definitivamente la giovane Ellen, sulla quale anni addietro aveva già posto il veto della sua maledizione.

Una galleria di uomini fallimentari

La trama sembra dunque ricalcare la storia di Nosferatu/Dracula, tranne che nell’incipit, la preghiera di Ellen, che mostra un elemento inedito nella storia di Nosferatu inserito da Eggers, e cioè un legame che precede lo svolgimento della vicenda tra il vampiro e la donna. Nonostante questo e gli elementi più canonici, il film di Eggers racconta però ben altro.

Come anticipato, infatti, la pellicola mostra la decostruzione di una certa immagine di uomo attraverso i protagonisti maschili coinvolti. Sono sei gli uomini che vengono rappresentati nella pellicola e sei sono le debolezze che questi incarnano.

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Thomas Hutter, marito di Ellen, nonostante i numerosi tentativi della consorte di non farlo partire per la Trasilvania, cercando di convincerlo che loro non hanno bisogno di più denaro ma di vivere semplicemente l’amore che provano l’uno per l’altra, non riesce però a trattenere il marito, il quale cadrà sotto l’influsso malefico di Orlock. Quest’ultimo, una volta firmato il contratto, consegnerà a Thomas un sacchetto pieno d’oro, il prezzo di Ellen, ceduta a sua insaputa al vampiro. Questa scena ha una portata simbolica di grande impatto.

Nella galleria di questi uomini fallimentari troviamo poi Friedrich Harding, facoltoso amico di Thomas, che si preoccuperà, seppur malvolentieri, di prendersi cura di Ellen nel periodo di allontanamento di Thomas. La figura di Friedrich rappresenta l’uomo autoillusosi di avere il pieno controllo del suo mondo, controllo dato dal denaro e dalla sua posizione di superiorità rispetto alla moglie e alle figlie. Quando Orlock porterà tenebra e devastazione nella sua vita, Friedrich si rivelerà essere il personaggio più fragile e privo di risorse morali e spirituali dell’intera pellicola.

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Segue poi il dottor Wilhelm Sievers, figura dell’uomo che attraverso la scienza crede di avere le risposte per comprendere il male che affligge la giovane Ellen. Egli dovrà ammettere la sua sconfitta di fronte a forze che la scienza non può comprendere e sarà proprio il Dr. Sievers a chiedere l’aiuto all’ex accademico e professore Albin Eberhart Von Franz. Un tempo mentore dello stesso Sivers, Von Franz ha compreso che forze misteriose e potenti si muovono nel cosmo; è stato bandito da ogni circolo accademico e si è dato allo studio delle scienze occulte. L’eccentrico Von Franz è l’unico che sembra capire l’origine della vessazione della ragazza e anche l’unico a comprendere che nessun uomo può sconfiggere il mostro, ma solo Ellen stessa.

Knock, il servo umano di Orlock, è invece un uomo che ha sacrificato la sua integrità per stringere un patto con le forze delle tenebre. Il personaggio incarna la contraddizione di un certo tipo di élite, che celebra da una parte lo sviluppo materialistico della società e si abbandona al contempo alle fascinazioni della magia.

Il femminile è il «mostro» 

L’ultimo uomo che Eggers ci mostra è la somma di tutti gli altri ed è incarnato dallo stesso Orlock. Proprio il vampiro rappresenta qui l’uomo nella sua deriva più mostruosa, né Dio né animale, asservito completamente ai suoi appetiti, distrutto dalla fame insaziabile di un desiderio che nemmeno l’immortalità del corpo ha potuto soddisfare. Eggers caratterizza in modo molto efficace questa figura: nessun canino appuntito, solo folti baffi neri in un viso ossuto scavato dai secoli.

A differenza di altre rappresentazioni dei vampiri, quasi femminili e androgini, Orlock è inequivocabilmente un uomo. Nonostante una parziale decomposizione la sua muscolatura è possente e per sottolineare ulteriormente la sua mascolinità Eggers non si risparmia a mostrarne i genitali mentre dorme nudo nella bara. Tuttavia proprio Orlock sembra anche l’unico capace di avere una relazione autentica con Ellen.

La ragazza, pur rifiutando inizialmente di concedersi al vampiro, cederà all’abbraccio di Orlock, poiché consapevole che solo il potere che lei esercita sul mostro è capace di trattenerlo il tempo necessario affinché la luce del giorno possa coglierlo di sorpresa e ucciderlo.

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Nosferatu racconta dunque la storia di uomini che hanno perduto la propria identità inseguendo le chimere del denaro, del prestigio, della scienza, della magia. Da ultimo rimane il vampiro, l’uomo-bestia che nel tentativo di nutrirsi della donna soccombe, perché per quanto grande e brutale possa essere la sua fame, l’energia vitale della donna eccede, nella visione di Eggers, ogni possibilità dell’uomo di contenerla o estinguerla.

Eggers infatti demolisce questi tipi maschili mettendo al centro della vicenda la donna Ellen, forse il vero mostro della storia, da intendersi come una forza debordante e atavica che l’uomo non può costringere entro i limiti di un ruolo sociale codificato,[1] ma che deve imparare a guardare come in uno specchio: per vedere quell’immagine di se stesso che solo nella donna può trovare.


[1] In questo senso Eggers esagera nelle scene di possessione di Ellen scivolando quasi nel filone esorcistico e infatti la pellicola, pur essendo un dichiarato remake del film di Murnau, è sotto questo aspetto più vicina a Possesion (1981) di A. Żuławski, da cui Eggers riprende molto del materiale simbolico pur non raggiungendo le vette disturbanti del regista polacco.

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3 Commenti

  1. Luca 22 gennaio 2025
  2. Enrico 21 gennaio 2025
    • Sergio Agopian 22 gennaio 2025

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