Sodalizio: il veleno mortifero di Figari

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La società di vita apostolica Sodalitium christianae vitae (Sodalizio di vita cristiana, Svc) è stata sciolta di autorità dalla Santa Sede. La notizia è stata indirettamente confermata da un comunicato dell’assemblea del Sodalizio in svolgimento ad Aparecida (Brasile, 6-31 gennaio). Ha informato di aver escluso dai lavori due dei presenti che avevano fatto arrivare l’informazione alla stampa.

È la censura più grave che il dicastero per la vita consacrata possa disporre nei confronti di una famiglia religiosa. Anche per i Legionari di Cristo – lo scandalo più prossimo a questo – si è espunto il “tumore” del fondatore, Marcial Marciel Degollado, lasciando che la famiglia religiosa si rinnovasse in ragione di un “carisma fondazionale” più ampio di quello rappresentato dal capostipite (SettimanaNews, qui).

La protezione dei cardd. Cipriani e Trujillo

Fondato a Lima (Perù) nel 1971 da Luis Fernando Figari (nato nel 1947), il Sodalizio si è giovato della spinta dei nuovi movimenti ecclesiali coinvolgendo tutti gli stati di vita. Oltre al Svc (laici consacrati e chierici di vita comune), vi sono la Comunità mariana della riconciliazione (donne laiche consacrate), le Serve del piano di Dio (suore) e l’associazione laicale Movimento di vita cristiana.

La cifra complessiva è di 20.000 membri. Il fine era quello di una testimonianza cristiana a tutto tondo, una militanza ispirata alla falange spagnola. Il contesto era in aperta contrapposizione alle spinte liberazioniste della teologia della liberazione. Si è diffuso rapidamente in Colombia, Argentina e Brasile, con presenze in Europa e a Roma.

Francesco Strazzari così presentava Figari alcuni anni fa: «Nasce a Lima l’8 luglio 1947. Compie studi umanisti e legge all’Università cattolica di Lima e all’Università San Marco. Nel 1971 fonda il Sodalizio di vita cristiana con l’appoggio dell’arcivescovo di Lima, card. Landazuri. Nel 1984 è a Roma per la Giornata mondiale della gioventù e viene chiamato da Giovanni Poalo II a prendere la parola. Nel 1997 il Sodalizio riceve l’approvazione vaticana come Sodalizio di vita apostolica per laici e preti. Nel 2002 Figari viene nominato consultore del Pontificio consiglio per i laici. Nel 2005 papa Benedetto lo nomina uditore al sinodo dei vescovi sull’eucaristia. Il 3 giugno 2006 rivolge al papa il saluto finale in occasione dell’incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità, la vigilia di Pentecoste».

«Fa i suoi studi nel collegio Santa Maria a Lima. Inizia a formare un gruppo di ragazzi, si sceglie i più bravi (e i più belli) tra le famiglie italiane, tedesche, spagnole, ma non tra gli indios e meticci. Predica la sistematica separazione dal mondo, toglie dalle famiglie i giovani e li inserisce nella sua “famiglia”. Figari esercita un fascino non indifferente sia per il suo aspetto fisico, che cura in modo perfetto, sia soprattutto per l’aureola di semi-dio di cui viene circondato da un gruppo di entusiasti. Ai giovani dice di rinunciare alla propria libertà di coscienza per affidarsi totalmente alla sua direzione, che, più che spirituale, è psicologica» (SettimanaNews, qui).

Gode della protezione del card. Lopez Trujillo, dell’ex arcivescovo di Lima, card. Juan Luis Cipriani, dei “suoi” vescovi che piazza in alcune sedi peruviane e di consistenti protettori fra i cardinali di curia a Roma.

Narcisista e paranoico

Nel 2010 si dimette da superiore generale, pochi mesi prima che esplodesse l’accusa di abusi sessuali. Difeso allora dalla Conferenza episcopale peruviana è comunque investito dallo scandalo di D. Belgran Murguia, partecipe della direzione del Sodalizio, per frequentazioni omosessuali e della inquietante vicenda di German Doig Klinge, considerato il suo “delfino”, morto in circostanze ambigue nel 2001.

La sua fama di “santità” viene bruscamente interrotta della scoperta della sua doppia vita. Il Sodalizio blocca il suo processo di canonizzazione nel 2011. Una visita canonica pontificia del 2015 porta l’anno successivo alla decisione del superiore generale del Sodalizio di dichiarare Figari, colpevole delle numerose accuse di violenze e abusi, come persona non gradita nell’istituto.

La Santa Sede nomina l’allora vescovo Joseph William Tobin (ora cardinale) come consigliere e accompagnatore della direzione dell’associazione di vita apostolica.

Nel 2017 sono pubblicati i risultati di un’indagine affidata a professionisti esterni che, dopo aver ascoltato 245 persone, identifica Figari come «narcisista, paranoico, degradante, volgare, vendicativo, manipolatore, razzista, sessista, elitario e ossessionato dalle questioni sessuali».

L’assemblea generale del Sodalizio del 2019 chiede perdono degli abusi del fondatore e di quelli emersi nell’istituto escludendo che Figari possa essere considerato un riferimento spirituale per i membri.

Ambiguità non superate

Dopo il tormentato viaggio di Francesco in Perù (2018) e la sua riconsiderazione circa gli scandali attribuiti a mons. Karadima, con le dimissioni collettive dell’episcopato, il papa decide un’indagine diretta del Dicastero per la dottrina della fede nel 2023.

Ad agosto del 2024 la Santa Sede decreta l’espulsione definitiva di Figari dal Sodalizio (le vittime sono diventate 67, ma si parla di un centinaio) e l’allontanamento di dieci persone che hanno avuto ruoli apicali nel movimento. È un terremoto che denuncia la permanenza di veleni e contraddizioni insolubili.

Un primo segno è l’accanimento giudiziario e mediatico contro i giornalisti che hanno permesso l’esplosione del bubbone: da Paola Ugaz a Pedro Salinas a Luis Escardò. Ambiguo e incontrollato è l’impero commerciale che secondo El Paìs ammonta a un miliardo di dollari.

C’è uno scontro decennale con alcune comunità contadine che si sono viste togliere le terre (quasi 2.000 ettari) per questioni burocratiche (non erano accatastate) da imprese legate al Sodalizio in combutta con la malavita locale. Una denuncia trasversale ha colpito anche i visitatori vaticani, in particolare don Jordi Bartolomeu, accusato di aver violato i diritti alla privacy di due testimoni. La loro presenza in nunziatura era nota ai giornalisti e le notizie incriminate sono state diffuse da altri testimoni chiamati a confermarle.

Dal punto di vista economico, sono emerse le irregolarità finanziarie legate alla gestione di una decina di cimiteri nel paese. Società vicine al Sodalizio avrebbero acquisito le aree cimiteriali garantendo il servizio pastorale e civile e, grazie a sgravi fiscali straordinari, guadagnando somme considerevoli trasferite poi a holding offshore a Panama e negli USA.

La conclusione vaticana suona conseguente e opportuna. Considerati inutili i diversi sforzi di riforma, l’assenza di un cambiamento significativo e la persistente denuncia delle vittime che le relazioni interne non cambiavano diventava prevedibile la censura più drastica.

Rimane ancora non chiarito il futuro delle istituzioni femminili e laicali, ma, come si è espresso un ex membro, la decisione «è un atto di verità, di giustizia e carità sincera».

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