Hong Kong e Taipei, souvenir di viaggio

di:

taipei

Il souvenir ideale di un viaggio è un oggetto che sia utile e/o che si inserisca bene nella casa, altrimenti finisce in un angolo ed è come se l’esperienza tutta fosse un po’ chiusa in un cassetto. Dalla visita di Hong Kong e Taipei pur restando nella misura del classico turismo – con qualche utile chiacchierata con persone residenti – ho portato a casa riflessioni che non riguardano solo le due isole, ma anche l’Europa. Tutte e due le isole nella loro diversità e rispettiva tipicità hanno in comune che sono destinate a far parte integrante della Cina.

Hong Kong

Hong Kong sino al 2047 sarà nella situazione di un Paese e due ordinamenti, ma il rapporto con la Cina continentale si sente.

Il museo della storia ne offre una misura ben chiara. Appena si arriva, si comprende che la storia dell’isola non comincia dagli antichi pescatori, ma è tutta inglobata nei gloriosi 75 anni della Repubblica popolare cinese. E come prima tappa possiamo vedere un filmato che tesse le lodi della nuova legge di sicurezza nazionale, una legge che adotta «un approccio olistico». Oltre a non dover dichiarare e complottare per la secessione o avere a che fare con altri Paesi o entità che lo danneggino, i cittadini devono capire che questa legge li protegge, come recita la seconda plaquette dedicata al tema.

La legge nasce in risposta alla protesta degli ombrelli gialli, del 2017. Gli studenti hanno iniziato a rivendicare diritti prima pacificamente poi meno. Da allora gli arrestati sono in carcere e tra di loro ci sono molti sostenitori di lotte sociali per una maggiore equità economica; in università si entra con il documento di riconoscimento e tra le persone non si parla di politica: se sei amico, sai come la pensa l’altro; se non lo conosci, meglio parlar d’altro.

Il museo, dopo aver mostrato l’attrezzatura della polizia in occasione di quelle proteste, mostra i successi in campo aerospaziale e altre conquiste, non dimenticando il vecchio thermos che è nato proprio a Hong Kong.

Racconta di come gli emigranti cinesi siano stati preziosi per la California, quando, tra fine Ottocento e inizi Novecento, vi andavano in cerca dell’oro. Utilità poco rispettata dagli americani, come precedentemente gli inglesi, che – come si ascolta – hanno sottratto l’isola, alla Cina.

Alla nostra sensibilità tutto questo fa un poco impressione, ma dal 1997 – cioè anno della fine del protettorato inglese – chi non ha approfittato delle facilitazioni inglesi per raggiungere il Regno Unito vive così: se stai qui, queste sono le regole…

D’altra parte, un aspetto che a un italiano medio fa invida c’è: una grande organizzazione. Ne è un esempio il pagamento delle tasse, che arrivano massimo al 15%, si pagano on line e, se sbagli, ti chiamano e, se sbagli a tuo svantaggio, ti chiedono di poter correggere per farti risparmiare.

Un altro aspetto di buona organizzazione è il patto con le Filippine per una sorta di “legge flussi” per dirla all’italiana. Da lì arrivano le tate che sono la spina dorsale delle famiglie anche non particolarmente agiate: lavoro h 24, 6 su sette giorni, con vitto e alloggio e 600 dollari di HK, che per il tenore di vita di lì sono pochi.

Per questo nessun hub per stranieri o simili; anche i rifugiati politici, ce ne sono 10.000, hanno un minimo di stipendio e case dove stare.

Lusso e povertà

Di poveri non se ne vedono in giro, oltre agli irriducibili per scelta – diciamo così – o perché drogati. In realtà, ci sono persone che non reggono la forte competizione lavorativa e sono quasi espulsi dal sistema, ma a questi è comunque data una casa o un ricovero, pur di scarsa qualità.

Altra scelta, più praticata dagli immigrati cinesi, è il rientro in Cina proprio per sottrarsi al ritmo che consuma. E magari anche per poter rivedere i figli che, se nati nella Cina continentale, non hanno diritto al ricongiungimento familiare. E, sino ad ora, il sit in che ogni anno padre Mella fa per ottenere questo diritto, non ha trovato ascolto.

Padre Mella, missionario del PIME, è testimone di una Chiesa missionaria che va verso la gente. Il clero locale è una minima parte: 70 sacerdoti a fronte 300 missionari per i 900.000 cattolici, per la maggior parte filippini immigrati. Sulla grande questione dei rapporti tra Cina e Vaticano il vescovo Stephen Chow Sau-yan è favorevole all’Accordo. Forse per collaborare al dialogo ogni tanto fa dichiarazioni entusiastiche sulla situazione dell’isola, senza menzionare i problemi, a partire dai manifestanti del 2017, a tutt’oggi in carcere.

Eppure di gente povera ce n’è, visto che su 7 milioni di abitanti solo 3 milioni sono in grado di pagare le tasse.

Tutti però una casa ce l’hanno – anche se piccolissima – in questi grattacieli non curati all’esterno, come tipico dell’Asia e anche per via della mentalità confuciana che evita la manifestazione di ricchezza, dove vivono in media 30.000 persone, che un po’ si guardano dentro casa per il taglio dei piccoli appartamenti. In media 18 metri quadrati sono considerati adatti per una famiglia di 3 persone. A meno che non si viva nei letti con cancello. Si vedono infatti cuccette e letti, ognuno dei quali ha un cancello così che di giorno ci si può lasciare le proprie cose. Si va a lavorare, si pranza per strada e, alla fine, ci si corica lì.

Una sera ho fatto il giro della baia, si vedevano le luci dei droni che componevano figure, le pubblicità e le luci che illuminano le linee dei diversi grattacieli. Si nota anche un palazzo scuro, con una stella rossa sopra: non disturba, non si ammira, ma si vede.

Si nota un difficile equilibrio con cui la Cina continentale regola in modo restrittivo o meno la possibilità per i cinesi continentali di raggiungere l’isola con il visto. In tal modo si ricorda la dipendenza in tutto di Hong Kong dalla Cina.

L’isola rimane ancora un luogo mitico dell’economia di mercato. La finanza, di cui si vedono solo i palazzi, che non rinunciano comunque alle regole del Feng shui (antica arte geomantica taoista) per cui anche la moderna architettura è attenta a rispettare i flussi che vengono, secondo questa dottrina dalla terra e dal cielo. Di fatto, il Feng shui ha il merito di obbligare a lasciare spazi nelle costruzioni perché le correnti passino. I grattacieli sono costruiti saltando dei piani per lasciare un vuoto. Oltre tutto, nell’affollamento delle case, questi spazi vuoti non sono poi così inutili.

Oltre la finanza, il commercio del lusso ha in ogni grande albergo almeno un piano di gallerie in cui si possono trovare le grandi firme che si vedono in Montenapoleone a Milano, in Via del Corso a Roma. In realtà, proprio perché «per una cravatta» occupano lo spazio che servirebbe per più appartamenti, non sono particolarmente redditizi, ma la vetrina deve esserci proprio perché questi prodotti sia apprezzati in Cina.

Come si vive questa situazione?

Oltre al rispetto del tacito patto, c’è la speranza che la volontà della Cina di rendere la zona del Canton, dirimpettaia a Hong Kong, una zona più «capitalistica» per creare un mercato interno del lusso.

Tra i ricordi però resta la considerazione di una grande efficienza testimoniata anche dalla velocità con cui si stanno costruendo i collegamenti tra Hong Kong e Macao. Un interrogativo: davanti all’efficienza e all’ordine non si può sacrificare un po’ di democrazia? Ed ecco che si affaccia il tema della crisi della democrazia. I cinesi cinese non hanno conosciuto democrazie liberali. Ma chi le ha conosciute cosa può rispndere a questa domanda?

Vistare la cattedrale di Shenzhen, città cinese poco distante da Hong Kong, potrebbe dare l’idea. Quando ho manifestato al custode l’intenzione di vistarla, è immediatamente spuntato dal nulla un giovane; mi ha accolto, mi ha fatto scrivere il nome, il numero di telefono, se ero cattolica e mi ha fotografata. Poi ho girato la chiesa sempre con lui a fianco, non una parola di spiegazione ma una presenza che mi ha accompagnato tutto il tempo.

Forse il problema è proprio sulla dimensione del nostro privato: la religione, ma anche la visione della vita, è stata ridotta a spazio personale e così sacrificare un po’ diritti non sembra poi così tragico. La dimensione comune è stata tolta ai nostri pensieri, alle nostre visioni della vita. L’individuo capitalista, se ricco può permettersi la domanda e il povero, non se la pone, deve cercare migliorare la propria situazione.

Taipei

Il passaggio a Taipei ha mostrato una città in espansione, più cinese ma ancor più segnata dall’incognita del futuro.

Finché ci sarà un minimo di tensione, Taiwan resterà lì nel suo limbo, ma se Cina e Stati Uniti dovessero trovare un compromesso che non metta in primo piano la competizione tra i due, Taiwan sa che finirà con il tornare alla Cina, perché ad oggi è una sorta di regione cinese indipendentista.

Come nel Seicento, e più recentemente nello scontro tra Mao e Chiang Kai-shek, c’è qualcuno che ancora vagheggia la resistenza armata, ma i più sperano in un passaggio pacifico ottenendo magari uno statuto particolare come quello di oggi di Hong Kong: un Paese, due sistemi.

Tuttavia il problema riguarda la propria identità. Man mano che scorre il tempo, la memoria di essere cinesi fuggitivi svanisce e resta un ricordo della storia. Il ricco Museo del Palazzo Nazionale mostra manufatti splendidi, però narra di una storia che si allontana sempre più.

Taiwan, la religiosità, la Chiesa cattolica

La situazione della Chiesa cattolica di Taiwan è emblematica. Dal Seicento i missionari domenicani evangelizzavano gli indigeni. Nel 1947 sono arrivati i cinesi, tra i quali molti cattolici. Improvvisamente, Taiwan si è trovata ad avere 7 diocesi guidate da 7 vescovi. Ora, però, i numeri cambiando e a detta di chi vive lì la Chiesa locale sta riprendendo la sua fisionomia locale, anche se i cattolici non sono numerosi.

È un segnale indicativo che a tutt’oggi la Chiesa di Taiwan dipenda ancora dal Dicastero che si occupa delle missioni, e questo perché il clero è per lo più occidentale. La situazione è un intreccio: da una parte, si nota la contrazione dei credenti nelle famiglie cattoliche, dall’altra vi sono ancora conversioni.

E anche qui come a Hong Kong la religione è un misto di Taoismo, Confucianesimo e Buddismo. E soprattutto è caratterizzata da un rapporto con il trascendente che si concretizza in molte figure divine attente ai diversi aspetti della vita. Il tutto con offerte molto concrete come arance, biscotti, e incensi. Il confine con quello che chiamiamo superstizione è molto sottile. I canti del primo dell’anno con una sorta di mantra dolcissimo cantato da donne al quale si univano spontaneamente i presenti, indicavano qualcos’altro.

Forse la questione più importante è il culto dei morti. Esso è molto importante e gli anziani temono le conversioni per questo: chi li alimenterà dopo la morte, se lasci il culto tradizionale?

Mi sembra che l’aspetto più difficile sia che il tutto passa per gesti più che per teologia. E i gesti hanno un margine di ambiguità.

È stato quasi divertente la differenza di divieti dei cimiteri. A Hong Kong il cimitero cristiano vieta incensi e inchini, perché attraverso questi gesti ci si mette in relazione con lo spirito del defunto tutt’ora legato alle ceneri.

A Taipei, invece, l’unica cosa vietata è l’ombrello: perché quando si trasferiscono le ceneri la credenza è che se un raggio di sole arriva sulle ceneri divide queste dallo spirito. Ma i padri della fraternità di San Carlo con cui ho parlato, dicono che comunque il colloquio con il parente defunto, quale spirito racchiuso nell’urna, c’è sempre.

Qui la religiosità si concentra sulla fatica del vivere, sull’aiuto da chiedere per ogni aspetto, sulla direzione da prendere. Noi lo chiameremmo discernimento. Spicchi di legno colorati buttati in terra rispondono, secondo il modo con cui cadono, alle domande delle persone. E non sono solo anziani a compiere il gesto.

Così un motivo di conversione è la scoperta di una benevolenza stabile e gratuita.

La radice evangelica

Queste piccole considerazioni da turista legate alla memoria di una considerazione più esperta che segnalava il fascino presso la popolazione cinese continentale l’idea di un Dio che si fa cibo e la possibilità di ricevere il perdono qualche suggestione la danno.

In Occidente abbiamo certamente l’arduo compito di dover prima procedere alla decostruzione di immaginari cristiani frutto di ricordi vaghi, di tradizioni e abitudini passando per tanta fantasy. Tuttavia forse è bene ricordarci che anche in occidente c’è una fatica del vivere nel mondo capitalistico, non solo economica, ma esistenziale.

Obbligata anche a Taipei la domanda circa la politica di avvicinamento del Vaticano con la Chiesa cinese. La gerarchia su questo è assolutamente muta, la popolazione fa capire il perché. Il Vaticano è uno dei pochi Paesi che ha una sede diplomatica nell’isola; il timore è che l’avvicinamento costringa anche il Vaticano a scegliere tra Cina e Taiwan, come hanno fatto altri Paesi occidentali.

In tutte le due città ho posto ai miei interlocutori i temi ecclesiali che in Occidente sono in primo piano sinodalità e ruolo delle donne nella Chiesa. Per entrambi l’eco non è così forte. Pure questa fragilità del tema diventa un ricordo che serve: sottolineare la radice evangelica dei temi aiuta a non ridurli a concetti culturalmente determinati, e questo non vale solo per il distante oriente.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto