
Giulio Michelini è docente di Nuovo Testamento all’Istituto Teologico di Assisi. Ha pubblicato un commento al Vangelo di Matteo e ha curato i tre volumi de La Bibbia dell’amicizia. Predicatore degli esercizi al papa e alla Curia romana, è stato commentatore televisivo dei brani evangelici domenicali.
La collana in cui è inserito il volume (“Il melograno”) allude alla ricchezza interpretativa che i testi biblici raggiungono quando si pongono in dialogo le tradizioni ermeneutiche cristiane ed ebraiche.
Il libro di Ester, deuterocanonico per i cattolici, ha ricevuto pochissimi commenti prima del commentario completo di Rabano Mauro a metà del IX secolo. Gli autori cristiani ed ebrei dei primi secoli conoscevano le tradizioni degli interlocutori e dialogavano con esse. Poi nella storia del cristianesimo la festa dei Purim, l’espressione “terzo giorno” e l’attribuzione della recita del Sal 22 non a Gesù ma a Ester fecero allontanare le due vie interpretative.
Di Ester si tramandano il testo breve in ebraico e quello lungo in greco. La traduzione ufficiale CEI 2008 riporta su due colonne parallele i due testi, ritenuti entrambi canonici. Le aggiunte greche poste da Girolamo al termine della sua traduzione latina Vulgata sono state reinserite al loro posto, con una propria numerazione.
Nella tradizione cristiana Ester ha ricevuto una interpretazione tipologica, quale figura che annuncia la Vergine Maria o la Chiesa dalle genti. La lettura cristiana è legittima anche senza diventare tipologica o sostitutiva. Ester è una figura di mediatore come Mosè e il “il terzo giorno” nel quale lei compare di fronte al re si può ben interpretare come l’indicazione della svolta salvifica che avviene per il soggetto in pericolo (cf. Abramo e il sacrificio di Isacco, Giona). L’interpretazione cristiana lo applicherà in modo esclusivo al giorno della risurrezione di Cristo.
Due nomi nascosti
Nell’ebraismo Ester (“la stella”, se si fa derivare il nome dalla dea Ishtar) o Hadassah (“mirto”) rappresenta la fanciulla ebrea diventata regina che ha interceduto presso il re nemico Assuero, salvando il proprio popolo dallo sterminio premeditato da Aman. I commenti ebraici ne lodano la bellezza spirituale, la forza virile e il coraggio. Al libro biblico sono dedicato ampi commenti nel Talmud Babilonese, Megillah 13a, nel Midrash Tehillim 22,3, nel Talmud Babilonese, Ḥullin 139a e in Ester Rabbah 3,10. In essi si fa riferimento ai due nomi nascosti: quello di Ester e quello di Dio. In Isidoro di Siviglia e in Rabano Mauro il nome di Ester riceve il significato di “nascosta” e Ester in Rabano Mauro è la Chiesa “nascosta” nel cuore di Dio. In Ester Rabbah 3,10 il nome di Dio è nascosto in quello del re.
Due bellezze a confronto
Nelle interpretazioni cristiane ed ebraiche vengono posto a confronto due bellezze. Quella della regina Washti, rifiutata e allontanata e quella di Ester, bella come Mosè. In qualità di regina essa salva il suo popolo, mentre nell’interpretazione cristiana Washti preconizza la sostituzione della Sinagoga con la Chiesa: alla bella ma crudele Washti (alla quale si imputava di chiedere alle donne ebree di mostrarsi nude) succede la bellissima Ester, la cui bellezza contribuirà a salvare il suo popolo, Israele. Secondo gli interpreti, tale bellezza le veniva da Dio e dagli angeli che la assisteranno nella prova più grande della sua vita.
La preghiera della regina
Dopo i due nomi nascosti (il nome di Dio non compare mai nel libro biblico) e le due bellezze poste a confronto, Michelini riflette sulla preghiera della regina.
Per Giuseppe Flavio, Ester prega per apparire ancora più bella. Per Origene è il modello dell’orante; in Targum Sheni di Est 5,1 la preghiera di Ester è riportata come un acrostico. Dopo aver riportato il testo della Volgata Est 4,17 q-kk, lo studioso riporta Ester Rabbah 8,7 in cui Ester prega Dio “di finestra in finestra”.
Nelle riletture medievali la preghiera di Ester vede i testi di Pirqe de-Rabbi Eliezer,49 che accosta la preghiera di Ester e la sconfitta di Amalek, il commento di Rabano Mauro a Ester 7,7 e quello di Sefer Yosippon cap. 9. Rabano Mauro riporta semplicemente la preghiera, mentre i commentatori ebrei la riportano anche se essa non si trova nel testo ebraico, segno che quelle formule erano state ritenute assai importanti e preziose per la spiritualità ebraica. Essi fanno capire che i loro lettori erano a conoscenza delle aggiunte al testo ebraico che riportano le preghiere di Ester e di Mardocheo. Così facendo, gli interpreti ebrei inserivano Ester tra i grandi di Israele che avevano interceduto per il loro popolo.
È la preghiera che Ester rivolge a Dio che le permette, il terzo giorno, di presentarsi al suo sposo e re, per domandare la salvezza del suo popolo.
Il “terzo giorno”
Per quanto riguarda il tema del “terzo giorno” di Ester, Michelini riporta il testo di Flavio Giuseppe sul “terzo giorno” di Gesù che allude alla risurrezione. I commentatori ebrei conoscono delle “collane” di testi su il “terzo giorno” (ad es. Abramo e il sacrificio di Isacco, il dono della Torah sul Sinai). È il giorno in cui Dio interviene per liberare chi si trova nell’oppressione e dell’angoscia. Il punto di partenza della valenza soteriologica del terzo giorno è la fede di Abramo e poi quello nel fatto che in quel giorno fu donata la Torah. L’esegesi ebraica di Est 5,1 si muove su questa linea.
La tradizione cristiana conosce l’indicazione del giorno della risurrezione di Cristo, ma conosce anche l’intertestualità presente in Mt 12,38-41 che rimanda al terzo giorno di Giona nel ventre del pesce (prefigurazione della morte e risurrezione di Gesù).
In Rabano Mauro il terzo giorno è rapportato al terzo tempo del mondo, la risurrezione di Cristo. L’interpretazione di Rabano è allegoresi. Ogni dettaglio della storia di Ester diventa pretesto per una lettura tipologica e, più precisamente, ecclesiologica. La storia della salvezza è arrivata al compimento grazie alla risurrezione di Cristo, quindi la Chiesa (forse anche con un riferimento alla componente etnico-cristiana, in virtù dell’espressione “Chiesa delle nazioni”), è Ester, la sposa prediletta di Assuero-Cristo. Quest’ultimo la salva con la croce della sua passione e morte, simboleggiata dallo scettro che rivolge verso la sua sposa.
San Tommaso rapporta i tre tempi a quello prima della Legge, a quello sotto la Legge e al terzo sotto la grazia. Con la risurrezione di Cristo inizia anche il terzo stato dei santi.
Le letture giudaiche e cristiane del terzo giorno sono contrastanti. Per i cristiani la storia di Ester – e di tutti le donne e gli uomini che sono stati salvati al terzo giorno – non ha più alcuna rilevanza di fronte il problema della storicità di un avvenimento. “Il terzo giorno – annota Michelini -, da topos teologico nell’esegesi giudaica nel quale si esprime l’intervento salvifico di Dio nelle tante volte in cui è intervenuto nella storia, per l’esegesi cristiana non sarà più un ‘data «teologica»’; sarà esclusivamente il giorno della risurrezione del Messia” (p. 130).
Donna forte, che vince paure e nemici
Nel c. VI Michelini tratta di Ester, la donna forte che vince le sue paure e gli eserciti nemici.
Nella lettura ebraica lo Spirito e gli angeli assistono Ester (Flavio Giuseppe, Targum Sheni, Targum Babilonese), mentre per l’interpretazione cristiana Ester viene interpretata forte come un uomo e che sconfigge gli eserciti (Clemente Romano, Clemente Alessandrino, Ambrogio).
Le due vie interpretative non sono discordanti ma esprimono con stili diversi la stessa idea: Ester ha coraggiosamente vinto le sue paure; perciò diventa modello del credente in Dio. Per i rabbini Ester è aiutata dallo Spirito e dagli angeli, per gli interpreti cristiani essa ha una forza virile: mette a repentaglio la propria vita come già altre donne avevano fatto nella storia sacra e profana, e diventa in questo modo modello di sposa cristiana.
Entrambe le tradizioni sottolineano il fatto che l’impresa compiuta da Ester è stata ostacolata fino all’ultimo momento. Ciò viene rappresentato plasticamente dalle guardie che si trovano a protezione della corte (Flavio Giuseppe) e che addirittura arrivano per aggredirla (Targum Sheni). Michelini commenta: “Ester è una donna forte e coraggiosa, che grazie all’aiuto di Dio vince le sue paure e sconfigge i nemici di Israele. L’aiuto le viene proprio mentre la speranza sembra averla abbandonata, così come l’ha appena lasciata la Shekhinah: è in questo momento che Ester prega con il Sal 22, lo stesso che sarà sulla bocca di Gesù in croce” (p. 148).
La passione di Ester
Nel c. VII l’autore tratta della passione di Ester, di quella di Gesù e del Sal 22. Analizza dapprima il Sal 22 nel NT e nell’esegesi cristiana antica: racconti della passione; Girolamo e il Commento al Vangelo secondo Matteo 27,46 (il Sal 22 parla non di Ester, ma di Cristo).
Nell’esegesi giudaica del Sal 22 il salmo è pregato da Ester. Il Talmud di Gerusalemme parla di Ester “cerva del mattino”, la luce per i giudei; il Talmud Babilonese, Megillah 4a inizia la polemica sul Sal 22; nel Talmud Babilonese Yoma 29a si parla di Ester, del Sal 22 e della conclusione di tutti i miracoli; per Midrash Tehillim 22 tutto il salmo parla di Ester.
Michelini parla quindi della “passione” di Ester e quella di Gesù e rapporta Ester, Gesù e la festa dei Purim.
Lo studioso esprime la propria critica all’opinione che il Sal 22 sarebbe stato il modello per i racconti evangelici della passione di Gesù. Ritiene invece corrette le spiegazioni per cui il Sal 22 sarebbe stato messo sulla bocca di Ester per costruire una “passione” alternativa a quella di Gesù. Si domanda però se anche queste spiegazioni siano speculative e vogliano trovare a tutti i costi quello che, invece, nel testo non c’è. Nei midrashim potrebbe esserci un “secondo livello” di lettura dei testi (cf. Di Segni).
Annota Michelini: “I commentatori ebrei probabilmente già nel II secolo dell’era volgare erano a conoscenza del fatto che i cristiani leggevano il Sal 22 alla luce della morte di Cristo, e per questa ragione nei trattati Berakhot, Megillah, o Yoma confluirà poi una tradizione esegetica contrapposta a tale lettura, e che voleva riportare il salmo in un alveo per loro più accettabile, quello della storia di Ester. Riprova ne è che Girolamo stigmatizza tale operazione e accusa gli ebrei impii di forzare la lettura del testo” (p. 167).
La questione della precedenza a riguardo dell’utilizzo del salmo, se da mano ebraica o da mano cristiana, è stata chiarita” – afferma Michelini -. […] ora si conferma il primato della lettura cristiana del salmo: è Ester a mimare l’atteggiamento di Gesù in croce. Mentre Ester ha più bisogno dell’aiuto di Dio, e la Shekhinah si è allontanata da lei, la regina invoca il Signore con le parole che già Gesù aveva usato sulla croce, quando si è sentito abbandonato da Dio (Mc 15,34). La somiglianza tra questi due racconti e le due tradizioni non lascia dubbi: ‘Il nostro esegeta [l’autore di Megillah 15b) sta parodiando la passione neotestamentaria creando un suo contro-racconto della passione’” (p. 167 con la citazione di A.J. Berkovitz).
Michelini annota che dietro un conflitto di interpretazioni a volte vi può essere un conflitto ben diverso, palesato ad esempio da Girolamo che taccia gli ebrei di empietà per aver applicato il Sal 22 ad Ester.
L’autore conclude il libro con una nota positiva tratta da un testo di Claudia Milani: “A un lettore cristiano, naturalmente, il Sal 22 fa immediatamente venire in mente la citazione che ne fa Yeshua/Gesù in croce, in una rilettura aramaica ‘Elì, Elì, lemà shbaqtàni’, che significa ‘Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?’ (Mt 27,46, così anche in Marco; solo Luca fa pronunciare a Yeshua le parole del Sal 31). E forse non è un caso che due giusti che soffrono senza colpa – Ester e Yeshua – siano accostati proprio dalle parole della loro preghiera” (cit. a p. 168).
Ricchezza interpretativa
Nelle sue conclusioni (pp. 169-171) Michelini annota che nell’interpretazione giudaica la giovane orfana che diventa regina per la sua bellezza, a un certo momento esce dalla sua “torre” e diventa man mano un altro personaggio. Cresce, come crescono le letture della sua figura. Ester invece, nella lettura cristiana, rimane quasi fissata in alcuni stereotipi, ed è praticamente dimenticata dalla Chiesa; il fatto che nessuno degli autori cristiani antichi abbia percepito la forza della teologia del “terzo giorno”, ormai applicata solo a Cristo, la dice lunga su una distanza che pian piano si farà sempre maggiore e che allontanerà Ester dall’interesse dei cristiani. Tuttalpiù, di Ester verranno messe in risalto alcune qualità, come la sua bellezza spirituale, la sua forza virile e il coraggio.
La differenza delle interpretazioni emerge circa il significato del Sal 22. In altre situazioni però deve esserci stato un dialogo più attento alle ragioni dell’altro, come nel caso dell’interpretazione della persecuzione di Gesù e di Ester che venne avanzata da un padre siriaco, Afraate, nel IV secolo. Il suo ammonimento vale anche per noi: “Chiunque legge le Sacre Scritture (la prima e la seconda, in entrambi i testamenti), e le legga con mente aperta, imparerà e insegnerà” (Esposizioni 22,26).
Ci sono stati vari punti di contatto tra testi patristici e rabbinici. Si confronti, ad esempio, la somiglianza tra l’allusione di Origene alla preghiera di Ester, il testo della preghiera rielaborato dalla Vetus latina e alcune forme di questa orazione trasmesse invece all’interno del giudaismo. Origene, i traduttori dal greco e i rabbini forse avevano accesso alle medesime fonti. Il fatto che per Isidoro di Siviglia il nome Ester significhi “nascosta” si potrebbe spiegare attraverso una sua conoscenza delle tradizioni interpretative rabbiniche – Talmud e midrashim – che veicolavano tale idea.
Conclusione di Michelini: “Le due interpretazioni di Ester, da parte degli ebrei […] mostrano che per comprendere sempre di più una parola data da Dio, è bene conoscere le spiegazioni e le letture degli altri, accogliendone con coraggio le ragioni” (p. 171).
Dopo le traslitterazioni (p. 173-174) segue l’ampia bibliografia (pp. 175-186) che chiude un volume dedicato a un libro biblico un po’ trascurato nella tradizione cristiana. L’autore ha raggiunto lo scopo propostosi dalla collana in cui è inserito, quello cioè di far dialogare le tradizioni interpretative cristiana ed ebraica, e questo piacerà ai lettori appassionati a questo progetto.
- GIULIO MICHELINI, Ester, la stella del terzo giorno (Il melograno. Personaggi biblici nell’esegesi ebraica e cristiana), Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2024, pp. 192, € 18,00, ISBN 9788892246164.




