Umanesimo dell’altro uomo

di:

levinas

Da ragazzino mi colpì una frase: vogliamo un nuovo medioevo tecnocratico o un nuovo umanesimo socialista?

Ecco, nell’attuale congiuntura geopolitica, è come se una forza più o meno (in)visibile ci volesse costringere a scegliere tra la linea neoimperialista e neocoloniale di Donald Trump e il riarmo dei Paesi dell’Unione europea. Quando in realtà entrambe le opzioni disegnano lo scenario di un nuovo medioevo tecnocratico, con il complesso militare-industriale che domina sulla società e sulla stessa politica.

L’espressione umanesimo socialista, tuttavia, nasconde un’insidia: l’illusione di un’armonia perfetta, di un mondo privo di tensioni e conflitti. E in ciò ci viene in soccorso il filosofo Giacomo Marramao, il quale, per definire la rottura operata da Niccolò Machiavelli rispetto alla temperie dell’Umanesimo e del Rinascimento, parla di “umanesimo tragico”. Dove il tragico è dato dall’inatteso, dall’imprevisto, dall’inopinato, che sono costitutivi delle vicende umane e, in particolare, di quelle politiche. Non rappresentano un problema per la politica, piuttosto ne sono l’essenza. Mancano costanti e leggi prestabilite del divenire storico-politico, dominato, proprio come l’economia, dalla congiuntura. È un po’ come in amore: non esistono vere e proprie leggi.

E, rifacendoci a Emmanuel Levinas, potremmo dire che è l’irruzione dell’altro – lo si chiami caso, fortuna, alterità – a contraddistinguere la nostra umanità. Un altro in precedenza ignoto: è “l’umanesimo dell’altro uomo”. Il volto dell’altro corrisponde a quello della bambina di Gaza, del profugo, del carcerato, della donna violentata (l’altro diviene l’altra), dell’animale maltrattato, della pianta sradicata. L’umanesimo, dunque, dell’altro uomo, dell’altra donna, dell’altro essere vivente, della terra, del cosmo.

Qui, proprio qui, si situa l’umanesimo socialista. Un umanesimo anch’esso tragico, in quanto non privo di tensioni, conflitti, violenze. “Polemos” signoreggia ovunque, anche in amore. Un umanesimo, tuttavia, che fa suo l’esempio della ginestra leopardiana, tenace, resiliente, solidale, per un mondo e una vita meno ingiusti, più degni della nostra umanità.

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