
Laura Sgrò, avvocata che rappresenta alcune delle donne vittime di abusi da parte dell’ex gesuita Marko Rupnik, ha reso noto che la Compagnia di Gesù, per mano di p. Verschuren, è entrata in contatto, mediante una lettera personale, con tutte le donne che si sono fatte avanti denunciando i fatti.
Nella lettera, p. Verschuren comunica alle vittime che la Compagnia “crede nella possibilità di avviare un processo di riparazione e di guarigione interiore, ammesso che al tempo stesso si metta mano a un cammino di verità e di riconoscimento anche da parte nostra”.
Stante l’apparente arenarsi del caso Rupnik presso la sezione dedicata del Dicastero per la dottrina della fede, i gesuiti hanno quindi preso in mano la situazione ritenendo che non fosse più possibile procrastinare ulteriormente passi concreti ed effettivi.
Rivolgendosi alle vittime di Rupnik, la Compagnia chiede loro “far conoscere di cosa hanno bisogno ora e di come i gesuiti possono corrispondere a queste esigenze”. Riconoscendo che ogni “percorso verso la riparazione è nelle mani delle persone che sono state invitate a entrare in contatto con la Compagnia. In che cosa questo possa consistere verrà concretizzato poi” – ascoltando ciò che le vittime hanno da dire ai gesuiti e accogliendo quelle che sono le loro richieste per poter intraprendere un processo di riparazione effettiva.
Processo essenziale per la Compagnia stessa, perché è solo a partire dalla testimonianza delle vittime che si può avviare un percorso di apprendimento da parte della congregazione al fine di mettere in atto procedure e pratiche adeguate al vissuto delle testimoni che hanno subito violenza.
L’avvocata Sgrò ha ringraziato p. Verschuren e i gesuiti per questo atto di riparazione “chiaro, concreto e forte”. Chiedendo al Dicastero per la dottrina della fede di avviare in tempi brevi un processo nei confronti di Rupnik “così che possa essere ristabilita la dignità delle vittime”.






I gesuiti hanno fatto la loro parte, e non da oggi. Non erano obbligati a nulla, la lettera è un gran segno di responsabilità. Il giudizio spetta al Vaticano, lui sì che è gravemente inadempiente. Tra l’altro ci troviamo nella situazione in cui autorevoli esponenti della Chiesa si comportano come se la colpevolezza di Rupnik fosse ormai accertata e altri ugualmente o più autorevoli che parlano di innocenza presunta e/o di “sorprese” future intorno al caso. Ciò aumenta il dovere di fare verità
E’ cosi’ difficile parlare di giustizia ? Giustizia: le vittime di abuso hanno bisogno di giustizia . Non di paroloni non di fumose circonvoluzioni verbali . E il colpevole ha bisogno di punizione . Non di essere protetto e continuare a godere privilegi .
Il protetto non gode di alcun privilegio, lo hanno buttato fuori a calci dai gesuiti, e canonicamente è stato ridotto allo stato laicale e al momento non è protetto proprio da nulla. Quanto a giustizia, sono le autorità competenti che lo sbatteranno al fresco non certo la Chiesa che non può mettere in galera nessuno.
I gesuiti si sono offerti per quanto possono di venire incontro alle richieste delle vittime tutte per poter cercare di recuperare il danno fatto da un loro ex compagno.
Quanto il resto non spetta loro mettere al gabbio chi ha ripetutamente abusato della sua posizione autoritaria su altre persone, che si fidavano di Rupnik.
Non mi pare affatto una serie di paroloni e “fumose circonvoluzioni fumose” questo prendersi carico delle richieste delle vittime.
Lei è male informato.
Don Rupnik non è stato ridotto allo stato laicale.
È stato espulso dai gesuiti che è una cosa diversa.
Attualmente è prete incardinato nella diocesi di Capo d’Istria.
Rupnik non e’ stato protetto e non gode di alcun privilegio ? Prima di tutto gli e’ stata tolta la scomunica ” non si puo’ dire da chi ” , inoltre ha ancora tutto il suo potere e il suo entourage .
Si lo vedo tirar fulmini a destra e manca contro chi sparla di lui, se siamo qui a discuterne forse sto gran potere e privilegio non lo ha, che qualcuno lo difenda e gli presti soccorso e addirittura lo continui a seguire, non lo so, non vivo a Capo d’Istria, non ho idea del perché abbia trovato qualcuno che lo incardinasse, o forse perché stanno indagando e nel mentre lo tengono li, i particolari non li conosco e credo che nemmeno voi li sappiate a meno che non abbiate qualche contatto che io non detengo in vaticano, tale per cui voi sapete tutto. Io lascio che sia chi di dovere a decidere il destino della persona, quanto a i Gesuiti, trovo abbiano fatto bene a mandarlo via, e credo abbiano fatto bene a cercare di prodigarsi per le vittime, evidentemente non spetta loro giudicare e trovo invece doveroso venire incontro a chi ha subito gli abusi, non basterà certo, ma credo che non basti nemmeno la vendetta a mettere pace alle vittime di questi subdoli abusi.
Privilegi Rupnik ne ha eccome! Non è stato ridotto allo stato laicale, è stato incardinato nella diocesi di Capo d’Istria ma non vi risiede. Si trova infatti in un monastero nel viterbese protetto da fedelissimi del Vaticano. Soprattutto De Donatis si sta adoperando per sloggiare le suore dal monastero per far sorgere un nuovo tipo Centro Aletti e così….la storia si ripete. Consiglio di informarvi meglio