
Il noto scrittore spagnolo Javier Cercas ha dato seguito ad un’idea – un input, anzi un progetto, proveniente dal Dicastero per la Comunicazione – e ha pubblicato un libro che è un resoconto del viaggio del Papa in Mongolia e contemporaneamente un viaggio dentro il Vaticano e dentro le problematiche ecclesiali e di fede. E naturalmente è un incontro personale con Papa Francesco.
E rientra nel nuovo genere letterario che prende piede: il non credente che trae piacere nel discutere e disquisire di fede.
Il lettore di SettimanaNews non si stupisca nel cogliere in queste righe un tono ironico. Il tono ironico è voluto e fa da contraltare (è il caso di dirlo) a quello di Cercas, perché nelle 464 pagine del libro che ne è venuto fuori, lo scrittore usa ovunque un tono sbeffeggiante. Lo fa a piene mani nelle descrizioni dei diversi interlocutori del Vaticano, di cui caricaturizza aspetti fisici e abitudini alimentari o atteggiamenti e posture. Veramente in modo fastidioso.
In ben 464 pagine troviamo disquisizioni religioso-teologiche tipiche del non credente con una vaga idea di cosa siano Vaticano e fede, e che approfitta dell’occasione per porre domande di ogni tipo. Si veda, ad esempio, il resoconto lunghissimo della conversazione con il cardinale Fernandez, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Si parte dunque dal viaggio in Mongolia, offerto dal Vaticano a Cercas per cogliere dall’interno i meccanismi della fede e del mondo missionario. Lo scrittore prosegue con pagine e pagine di entusiastico apprezzamento della genuinità della missione ai confini del mondo. E poi, tornato, viaggia in lungo e largo all’interno del Vaticano, come detto.
Il genere letterario segue quello delle conversazioni, raccolte poi in un libro, tra Eugenio Scalfari e Papa Francesco. In queste, Scalfari riportava affermazioni per lui sorprendenti. Qui Cercas offre un filo conduttore tutto suo. Ci dice che ha avuto un’idea, il cui risultato finale verrà svelato alla fine del libro. Però qui in questo articolo non voglio sottoporre il lettore alla fatica di leggersi le 464 pagine e dunque anticipo. Cercas dice di voler porre al Papa una domanda per portare la risposta a sua madre. La mamma dice sempre di essere sicura che quando morirà, si ricongiungerà con il marito. La mamma ne è certissima e Cercas vuole chiedere al Papa se è vero.
E così fa, sull’aereo che riporta tutti dalla Mongolia. Pone la domanda. E ottiene la risposta: “senza alcun dubbio”. È stupito, sorpreso, soprattutto dalle parole nette del Papa: senza alcun dubbio.
È l’ingenuità del non credente. Poteva forse il Papa rispondere diversamente?
L’ingenuità del non credente è la medesima di Scalfari, quando riporta affermazioni del Papa tipo: l’inferno non esiste, che costrinsero la Sala Stampa della Santa Sede a smentire (fine marzo 2018). Il sistema è abbastanza consolidato: un miscuglio di furbizia professionale ed ingenuità teologica, tutto per vendere di più le copie del giornale e nel caso di Cercas con la convinzione di avere costruito un prodotto vendibile.
Il genere letterario parlo-con-il-Papa, ha tre diramazioni. Una è quella Cercas-Scalfari ovvero il non credente che scava alla rinfusa e si occupa di tutto, dalla missione alla teologia, dal paradiso all’inferno, passando per cappuccini e cornetti delle colazioni di Borgo Pio o i menù dei pranzi nella mensa vaticana.
La seconda diramazione riguarda dialoghi con chi già fa parte del mondo cattolico ed anzi ha una decisa dimestichezza con Papa Francesco. È il caso del gesuita Antonio Spadaro che nel 2018 ha pubblicato (Marsilio Editore), “La saggezza del tempo. In dialogo con Papa Francesco sulle grandi questioni della vita”. Un libro dove si parte dalle domande esistenziali ed il Papa fornisce risposte, attingendo alle sue esperienze, agli incontri che ha avuto, anticipando temi che poi svilupperà nel seguito del Magistero: gli anziani, il lavoro, l’importanza del dialogo e della speranza.
L’anno precedente, nel 2017, è stata pubblicata la raccolta di 30 lettere di altrettanti bambini, con le risposte del Papa a domande del tipo: Che cosa faceva Dio prima di fare il mondo? Che cosa ne è dei nostri cari dopo la morte? Abbiamo davvero tutti, anche i malvagi, un angelo custode? E ancora: qual è stata la scelta più difficile che il Papa ha dovuto fare nella sua missione? (“Caro papa Francesco. Il papa risponde alle lettere dei bambini”, a cura di Antonio Spadaro, Bur, 2017).
La terza diramazione riguarda altri tipi di dialoghi che danno la parola direttamente allo stesso Papa Francesco quando racconta rapporti o episodi significativi della sua vita, fino al genere letterario biografia-autobiografia. Nel 2024 è stato pubblicato un libro che raccoglie il dialogo tra il Papa ed il pastore evangelico Giovanni Traettino (A. Iovino, a cura di, “Il racconto di un’amicizia. Dialogo tra Papa Francesco e il Pastore Traettino”, Eternity editore), sui temi dell’amicizia, del dialogo ecumenico, sull’importanza e il senso del Vangelo, tra due uomini di fede che si conoscono e si stimano a vicenda.
Sul versante biografico, Papa Francesco si è raccontato in presa diretta a più riprese. Nel 2014, appena a un anno dall’elezione, con “Il papa si racconta. Conversazione con Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin” (Salani editore). Quindi abbiamo le due autobiografie più recenti. Una è “Life. La mia storia nella Storia”, con Fabio Marchese Ragona (Harper Collins editore, 2024) che intreccia vicende biografiche con le vicissitudini storiche della famiglia Bergoglio, dell’Argentina, del giovane sacerdote poi vescovo e arcivescovo e infine papa. L’ultima in ordine di tempo è “Spera”, presentata come “autobiografia completa” (a cura di Carlo Musso, Mondadori, 2025). “Nel raccontare con intima forza narrativa le sue memorie (non tralasciando affatto le proprie passioni), Francesco – riassume la scheda editoriale – affronta senza alcuna dissolvenza anche i nodi cruciali del pontificato e sviluppa con coraggio, schiettezza e profezia i più importanti e dibattuti temi della nostra contemporaneità: guerra e pace (compresi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente), migrazioni, crisi ambientale, politica sociale, condizione femminile, sessualità, sviluppo tecnologico, futuro della Chiesa e delle religioni”.
Come si vede, una produzione davvero significativa. Dopo le versioni biografia-autobiografia, l’operazione compiuta dal Dicastero della Comunicazione attraverso il lavoro di Javier Cercas cerca di dirigere l’attenzione su momenti specifici dell’attività del papa, per far risaltare la forza attrattiva del pontificato. Sarà ovviamente il gradimento del pubblico a dirci se l’obiettivo viene raggiunto.
Un’ultima notazione. I lettori di SettimanaNews sanno certamente che lavoro in Vaticano da molti anni, nel Dicastero per la Comunicazione. Nel libro di Cercas si parla dei dipendenti di questo Dicastero e del Vaticano in generale. Lo scrittore chiede con curiosità se siano credenti, quanto credenti, perché lavorino lì e via dicendo. E si va avanti per molte pagine, cercando di dipanare una sorta di ‘tipologia’ del dipendente vaticano, che faccia parte del Dicastero della Comunicazione o di altri Enti. Ecco, non mi sento rappresentato dal resoconto che leggo. Proprio per niente. E adesso l’ho detto. Andiamo in pace.
Javier Cercas, Il folle di Dio alla fine del mondo, Guanda, Milano, 19 euro






Che il Dicastero per la Comunicazione abbia avuto questa brillante idea, dopo libri e interviste a bizzeffe che hanno provocato forse simpatia per la persona del Papa, ma spesso hanno messo in ulteriore difficoltà la Chiesa e la sua missione nel mondo, rivela il pressapochismo con cui si naviga anche in alto loco. Eppure il Prefetto Paolo Ruffini non è uno sprovveduto, e conosce bene vantaggi e rischi della pubblicità. E del tranelli del parlare “a braccio”,
Ho visto anche il il programma su la7 e mi è parso trasparisse un certo affetto per Papa Francesco sia da parte dello scrittore che da parte del conduttore. Quindi francamente avverto una forte contraddizione fra ciò che leggo qui e quello che visto in TV. Non resta che leggersi il libro per farsi un’idea.
Più che sbeffeggiante il tono sembra arrabbiato, quello dell’ articolo.
Non ho letto il Libro, ma ho visto l’ autore Lunedì sera su LA7 con Augias, il loro tono era tutto fuorchè sbeffeggiante, anzi, specialmente Cercas, un po’ meno Augias, pareva uno molto stupito, quasi al limite tra credere o non credere.
Resta il fatto che quel libro è stato chiamato a farlo proprio dal Vaticano, è questo il vero mistero, che nemmeno lui si spiega.
Condivido appieno… Ho ascoltato Cercas con Augias e penso di leggere quel libro