A dieci anni dall’enciclica «Laudato si’»

di:

bartolomeo

Il prossimo 24 maggio saranno dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’ sulla cura della casa comune. In occasione dell’anniversario, le diocesi di Capua e Caserta − nella persona del vescovo mons. Pietro Lagnese − hanno invitato l’arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico Bartolomeo I per una visita di qualche giorno che si è conclusa, il 3 maggio scorso, con una lectio magistralis a Caserta (Campo Laudato si’). La riprendiamo di seguito (testo e foto dal sito ufficiale del Patriarcato Ecumenico).

Χριστός Ἀνέστη. Ἀληθῶς Ἀνέστη.

Cristo è Risorto! È veramente Risorto!

Vi salutiamo con l’augurio Pasquale che caratterizza il periodo liturgico, in questo momento così commovente, in cui ricordiamo l’anniversario dei dieci anni della Enciclica Laudato si’ del nostro amato Fratello di Roma, Papa Francesco. Il Signore, Datore di Vita, lo ha voluto accanto a sé proprio durante la settimana più splendente e luminosa della Resurrezione di Cristo. Papa Francesco è stato per noi un Fratello, al quale ci ha accomunato una profonda amicizia e soprattutto una sintonia di intenti, fin dalla sua ascesa al Trono della Chiesa di Roma.

Sono stati tanti i motivi di incontro e collaborazione per rafforzare il cammino delle nostre Chiese verso il Calice comune, e per il bene dell’umanità. Ci siamo trovati assieme al Santo Sepolcro per ricordare l’incontro dei nostri beati predecessori il Papa Paolo VI e il Patriarca Athenagoras, eravamo insieme per richiamare l’attenzione del mondo sul problema dei migranti e dei profughi, insieme abbiamo alzato la nostra voce per la pace, soprattutto in questi tempi bui che attraversa l’intera umanità, ma soprattutto è stato per noi un amico fedele ed un compagno nell’annuncio delle meraviglie di Dio.

Il Signore ha disposto diversamente, ma certamente dalla terra dei viventi e dalle dimore dei giusti, dove il Padre lo ha accolto, continuerà a pregare perché noi possiamo continuare a cooperare in tutte quelle azioni così preziose per la umanità e che tanto ci hanno uniti e per l’unità delle Sante Chiese di Dio. La Sua memoria sia eterna.

Tra le tante iniziative che ci ha trovati assieme, è stato anche il nostro comune impegno per la salvaguardia dell’ambiente naturale, donatoci da Dio. Saremo sempre riconoscenti al beato Papa Francesco, per aver menzionato all’inizio della sua Enciclica Laudato si’, l’apporto della nostra Modestia per questo tema, attraverso la quale abbiamo sollecitato anche l’impegno della sorella Chiesa Romano Cattolica e di tutte le altre Chiese e Confessioni Cristiane.

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Cercheremo brevemente di proporre alcuni pensieri sulla Enciclica Laudato si’, alla luce della Teologia Ortodossa e del nostro personale impegno per la protezione dell’ambiente naturale, impegno dettato da norme di carattere spirituale e non prettamente ecologiche.

Nella storia del magistero della Chiesa Romano Cattolica, oramai, è entrata a far parte l’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’. L’enciclica cerca di fornire spunti di riflessione ad uno dei più grandi problemi della nostra epoca come quello ecologico. Da parecchi anni oramai i potenti di questo mondo tentano di dare una soluzione ai grandi problemi ambientali che causano la distruzione del nostro pianeta. Conferenze e riunioni a livello mondiale cercano disperatamente di risolvere lo sfruttamento, senza scrupoli, delle risorse del pianeta alimentato dall’ arroganza umana e dall’ ideologia dell’utilitarismo. Non si tratta soltanto di divergenze comportamentali ma di una mentalità totalmente errata e auto-catastrofica che conduce tramite il benessere alla distruzione del genere umano.

Come risposta a questa dominante ideologia auto-catastrofica e come proposta rivolta al risanamento del comportamento etico entra nella storia la suddetta Enciclica. Prima di analizzare il rapporto tra questa Enciclica e il pensiero della Chiesa d’Oriente sarebbe opportuno soffermarsi in merito alla teologia che essa presenta. In questa Enciclica Papa Francesco viene influenzato dalle visioni teologiche di eminenti personalità ortodosse. Non produce un compendio o un trattato di teologia comparativa. Egli oltrepassa questo scoglio offrendo un nuovo modo di fare teologia: amalgama con originalità tutte queste visioni teologiche, talvolta differenti tra loro per contenuto e sensibilità, riuscendo ad offrirci una sintesi nuova. Tale sintesi offre nel mondo teologico un visone innovativa a cui ispirarsi.

La teologia della Chiesa Ortodossa e il suo modo di affrontare le tematiche ambientali trovano ampio spazio nell’Enciclica Laudato Si. Sin dai primi paragrafi il Papa fa esplicito riferimento al contributo alla nostra Modestia e al Patriarcato Ecumenico, rendendo omaggio all’impegno e all’enorme apporto su tale argomento. Non viene dimenticato il pensiero del noto teologo Ioannis Zizioulas, Metropolita di Pergamo, di beata memoria. Nella teologia Ortodossa i problemi ambientali ed ecologici risultano di primaria importanza. Allo stesso modo il Metropolita di Pergamo offre come risposta a tali tematiche la visione teologica dell’uomo liturgico che non soltanto si trasfigura, ma trasfigurandosi riesce a trasfigurare tutto il mondo, tutto il creato.

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Sin dall’epoca del nostro beato Predecessore, il Patriarca Demetrios, nel 1989, viene inviata a tutto il mondo cristiano una Enciclica riguardante i problemi ecologici e viene proposto il primo di settembre come giornata di preghiera e riflessione in merito. Essa si basa sulle decisioni della Terza Riunione Panortodossa a Ginevra (1986) e dei Convegni Ecologici di Sofia in Bulgaria (1987) e di Patmos (1987) con una notevole produzione teologica. La Enciclica così affermava:

«Purtroppo, ai giorni nostri, sotto l’influsso di un razionalismo e un egocentrismo estremi, l’uomo ha smarrito il senso della sacralità della creazione e agisce su di essa come un sovrano arbitrario, un rude profanatore. Al posto dello spirito eucaristico e ascetico con cui la Chiesa ortodossa ha da secoli educato i suoi figli, oggi siamo testimoni della violazione della natura che viene abusata per il soddisfacimento, non dei bisogni umani fondamentali, ma dei desideri e della cupidigia infiniti e sempre crescenti dell’umanità, incoraggiati dalla filosofia dominante della società dei consumi. […] Pienamente consapevoli del nostro dovere e della nostra responsabilità spirituale di padre, […] siamo pervenuti a una decisione. Proclamiamo quindi il primo settembre di ogni anno giornata di protezione dell’ambiente, giorno in cui, in occasione della festa dell’Indizione, ovvero l’inizio dell’anno ecclesiastico, in questo sacro centro dell’Ortodossia, verranno offerte preghiere e suppliche per tutta la creazione. Con questo nostro messaggio patriarcale, invitiamo quindi tutto il mondo cristiano a offrire assieme alla Grande Santa Madre Chiesa di Cristo e al Patriarcato Ecumenico, ogni anno, in questo giorno, preghiere e suppliche al Creatore di tutte le cose, sia per ringraziarlo per il grande dono del creato che per implorare la protezione e la salvezza dell’ambiente». [1]

Allo stesso modo anche noi, tramite convegni, viaggi, omelie e pubblicazioni, abbiamo cercato non soltanto di dare una soluzione ai vari problemi di carattere ecologico ma contemporaneamente, ci siamo impegnati a sensibilizzare i potenti della Terra (par. 8).

Allo stesso tempo, il Grande e Santo Concilio della Chiesa Ortodossa, riunitosi a Creta nel 2016, ha affermato solennemente che:

«Il desiderio della continua crescita del benessere e il consumismo sfrenato conducono inevitabilmente all’utilizzo sproporzionato e all’esaurimento delle risorse naturali. […] La crisi ecologica, essendo collegata ai cambiamenti climatici e al riscaldamento del pianeta, rende imperativo il dovere della Chiesa di contribuire, attraverso i mezzi spirituali a sua disposizione, a proteggere la creazione di Dio dalle conseguenze dell’avidità umana. L’avidità per soddisfare i bisogni materiali, porta a un impoverimento spirituale dell’essere umano e alla distruzione dell’ambiente. […] Pertanto, la Chiesa ortodossa pone l’accento sulla salvaguardia del creato di Dio attraverso la cultura della responsabilità dell’uomo davanti al nostro ambiente dato da Dio e attraverso la promozione delle virtù della frugalità e della moderazione. Siamo costretti a rammentare che, non solo le generazioni attuali ma anche quelle future hanno il diritto di godere dei beni naturali, donati a noi dal Creatore». [2]

Papa Francesco sottolinea l’impegno del Patriarca Ecumenico nel trovare «le radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, e ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano perché affronteremo soltanto i sintomi» (par. 9).

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L’acuta osservazione del Sommo Pontefice manifesta il fulcro del pensiero ecologico del Patriarcato Ecumenico. Attraverso il nostro molteplice impegno non abbiamo cercato solamente di sottolineare le problematiche ambientali, e neppure di fornire adeguate soluzioni tecniche. Abbiamo sempre cercato di dimostrare la sostanza della questione ecologica: trattasi della distruzione del rapporto tra uomo e Dio e tra uomo e natura.

Nei primi capitoli del libro della Genesi si descrive la creazione della Terra e dell’uomo. Due elementi dominano la narrazione: l’armonia e la bellezza. Dio non crea per creare ma crea perché ama. È l’amore passionale di Dio che non può non diventare azione creatrice. Dio crea con sapienza. Nella Sua creazione, tutto ha una sua funzionalità e una sua armonia, tutto è κάλον, niente si distrugge o si annienta vicendevolmente.

Dio non si ferma soltanto al κάλον, tutto è καλόν λίαν, cioè eccellente. Secondo la teologia patristica questo καλόν λίαν conduce l’uomo alla contemplazione della bellezza creata. L’uomo senza la bellezza non può vivere. Dio non crea soltanto cose belle, Dio crea ciò che tramite la sua bellezza, la sua originalità e la sua magnificenza porta l’uomo alla contemplazione perché la stessa bellezza della creazione narra la gloria del Creatore (Salmo 18,2). [3]

Come corona di questa creazione Dio pone l’Uomo. Egli viene creato a immagine e somiglianza di Dio. Viene posto come il custode della creazione, è il suo protettore. L’entrata del peccato nella storia dell’umanità spacca sia l’armonia sia la bellezza della creazione divina. Con l’avvento del peccato entra nella storia dell’umanità l’individualismo e l’egoismo, fino ad allora sconosciuti.

L’umanità fallisce, non riesce a corrispondere e a partecipare all’azione creatrice di Dio; il peccato, meschino e triviale, domina tutto il creato come oggi cercano di dominarci i prodotti, frutto di una tecnologia decaduta e peccaminosa. Abbiamo sottolineato con enfasi che la radice della generale devastazione dell’ambiente è il peccato. Oramai l’umanità è caduta. Di fronte alla teoria dello sviluppo, capace soltanto di apprezzare più la produzione sfrenata anziché la dignità umana, siamo condotti ad un consumismo sterile e disumano.

Una acuta osservazione del nostro mondo ci conferma che delicati equilibri ecologici sono stati capovolti da una incontrollata devastazione della vita animale e vegetale. L’integrità etica viene sostituita dall’individualismo e dall’utilitarismo alimentando la sete di ricchezza: ciò che conta è come possederla. Ugualmente anche uno sconsiderato sfruttamento delle risorse naturali ci conducono inesorabilmente alla povertà. Tutto questo viene giustificato in nome del progresso e del benessere.[4] Così avevamo spiegato il noto passo di San Paolo all’Epistola ai Romani: «Tutta quanta la Creazione soffre nelle doglie del parto» (Rm 8,22), ed esso viene citato con le stesse connotazioni nel paragrafo 2 dell’Enciclica Laudato si’.

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Il pensiero nella Teologia Ortodossa diventa ancora più profondo. Esso ci insegna che uno dei compiti della Chiesa è ripristinare la relazione che intercorre tra l’uomo e la Creazione nella sua forma originaria. Poiché il problema ecologico è conseguenza diretta del peccato esso non può essere risanato senza la metanoia dell’uomo. Quindi nessuna relazione può essere ristabilita nel suo stato originario se prima l’uomo non vive nel profondo del suo essere la conversione in Cristo.

Per l’Ortodossia l’uomo convertito alla vita in Cristo corrisponde all’uomo ascetico. Esso riconosce che nulla gli appartiene. Volontariamente si allontana da qualsiasi desiderio di possesso. Non è soltanto colui che è privato dei beni materiali, ma è colui che dentro sé stesso si è liberato da qualsiasi desiderio che porta alla volontà di possedere. Possiede il Sommo Bene, cioè Cristo, e si libera da qualsiasi cosa superflua e piacevole di questo mondo. Papa Francesco sottolinea questa verità dell’ethos ascetico quando afferma nel paragrafo 9 dell’Enciclica Laudato si’:

«Ci ha proposto… un’ascesi che significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. È un modo di amare, di passare gradualmente a ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza».

Avendo come presupposto necessario la conversione – metanoia, l’uomo diventa non un semplice penitente ma un uomo eucaristico. Lui rendendo grazie al Signore fa uso di ciò «che è utile all’anima sua» [5] , non dimenticando di restituire con gratitudine ciò che ha ricevuto da Dio. La Divina Liturgia rivela l’uomo eucaristico. Durante la sinassi della Chiesa l’individuo diventa persona e come persona crea relazioni. Le molteplici forme di relazioni costituiscono il nuovo popolo di Dio acquistato con il sacrificio di Cristo che si raduna per celebrare e attualizzare questo sacrifico.

Durante la celebrazione eucaristica l’uomo restituisce a Dio ciò che gli appartiene: il Pane e il Vino. Τα σα εκ των σων. Il popolo, mediante il celebrante, presenta questi frutti della creazione, non più imprigionati nel mondo decaduto, ma resi a Dio liberati e purificati per ottenere l’azione santificatrice dello Spirito Santo. Questa santificazione che si espande in tutta la creazione, poiché tutta la creazione partecipa, non ci esclude. L’uomo tramite il peccato si è allontanato da Dio. Attraverso la celebrazione eucaristica l’uomo si unisce a Dio ripristinando l’antico ordine della creazione.

***

Questo ethos liturgico, caro alla teologia del Metropolita di Pergamo Ioannis Zizioulas, si intravede nelle ultime parti dell’Enciclica Laudato si’. Papa Francesco pone l’accento all’interesse della comunità e alla condivisione dei beni ricevuti dal Creatore. L’uomo eucaristico, membro dell’assemblea liturgica, umile creatura davanti alla magnificenza di Dio Uno e Trino, riceve le benedizioni spirituali e materiali che Egli dà a tutte le creature. Come membro di questa famiglia universale, comprende che le sue ricchezze non appartengono soltanto a Lui. Sotto questo aspetto i Padri della Chiesa considerano la condivisione della ricchezza: non condividere la nostra ricchezza con il fratello che necessita di aiuto significherebbe derubarlo e privarlo dei mezzi di sussistenza. [6]

Queste prospettive teologiche trovano nell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco ampia considerazione. Oltrepassando volontariamente tutti gli spunti sociologici e tecnici che ci offre l’Enciclica, comuni anche nella riflessione teologica della Chiesa Ortodossa, ci concentriamo sul nostro essere e agire cristiano.

Il cristiano ha come modello l’imitare il Cristo. I Padri della Chiesa sostengono che la salvezza in Cristo non riguarda soltanto l’umanità ma attraverso la persona deificata abbraccia tutta la creazione. Come afferma San Ireneo di Lione, Cristo in quanto Nuovo Adamo, ricapitola tutta la creazione mentre San Massimo il Confessore insiste sull’importanza della creazione nell’economia della salvezza. Quest’ultimo vede l’uomo come un microcosmo e considera la salvezza in Cristo come una liturgia cosmica a cui partecipa tutta la creazione materiale.

Di conseguenza il fine ultimo della creazione non è essere usata e abusata per il nostro mero uso personale. La creazione è da considerarsi come sublime e sacra. Qualsiasi distruzione dell’ambiente naturale provocato dall’uomo è un’offesa al Creatore e desta tristezza. A seconda del grado della partecipazione di ciascuno di noi a tale offesa, la Chiesa richiede una sincera conversione, un cambiamento etico. Qualsiasi azione umana che contribuisce alla distruzione dell’ambiente deve essere considerata un peccato grave.

L’Enciclica ci insegna che non siamo i padroni della creazione e comportarsi come tali manifesta l’arroganza umana in tutte le conseguenze che ne derivano. Il contributo della teologia Ortodossa è di offrire come risposta un nuovo ethos liturgico eucaristico e ascetico che riesce a trasformare l’uomo. E se l’uomo si trasforma in un essere deificato anche la natura, di conseguenza, si riveste del suo κάλλος antico.

Grazie per l’attenzione.


(1) Dimitrios I, «Lettera enciclica, 1° settembre 1989»

(2) Concilio Panortodosso di Creta, «La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo», nr. F.10, in Chiaranz, Fasiolo, I Documenti del Concilio, 267-269.

(3) Chryssavgis J. (a cura di), Grazia cosmica umile preghiera. La visione ecologica del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, Firenze 2007,pp. 56-57.

(4) Chryssavgis J,. (a cura di), Grazia cosmica, pp. 30-31.

(5) Preghiera dalla Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo.

(6) Chryssavgis J. (a cura di), Grazia cosmica, p. 32.

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Un commento

  1. Giovanni Di Simone 4 maggio 2025

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