
Una volta depositate le emozioni e svanita l’eco mediatica suscitata dalla morte di papa Francesco e dalla elezione di Leone, sento il bisogno di confessare una preoccupazione.
La seguente: che, in buona o cattiva fede, si archivi la lezione di Francesco, il senso del suo pontificato, fraintendendolo, facendone una caricatura. Non solo da parte dei suoi critici o antipatizzanti. Di qui l’esigenza di fissarne alcuni tratti fugando alcuni equivoci al riguardo, dal mio modesto, personalissimo punto di vista.
Anche per confutare la “scuola di pensiero”, che già ha preso corpo, di chi esagera (auspicandola) la discontinuità/differenza incarnata dal suo successore. A dispetto, da un lato, dagli enunciati dello stesso Leone e, dall’altro, dalla cura di attendere di meglio conoscere le sue idee e i suoi propositi.
Con (pre)giudizi francamente intempestivi e prematuri. Diamo tempo al tempo. Ferma restando l’ovvia circostanza che ciascuno ha la propria personalità, il proprio carisma, il proprio stile e che pensare a un Francesco 2.0 sarebbe fuori luogo e persino grottesco.
Il Vangelo e la sua radicalità
Alcune letture decisamente superficiali hanno dipinto Francesco come un papa tutto proteso all’esterno a discapito dell’interiorità e della cura per la Chiesa, un papa apprezzato più da “quelli di fuori” che da “quelli di dentro”, un papa dedito alle questioni sociali e politiche distratto rispetto al contenuto proprio della fede e della dottrina.
A ben vedere, si può sostenere l’esatto contrario e cioè che il suo ministero si sia caratterizzato per un massimo di concentrazione sul Vangelo e, questo sì, sulla radicalità delle sue implicazioni.
La percezione contraria semmai ne avvalora l’esigenza, attesta la diffusa ignoranza circa gli intimi nessi: ovvero che fosse quantomai necessario rimarcare tale alterità del Vangelo rispetto al senso comune e al pensiero dominante in un mondo che vive etsi Deus non daretur, un mondo che mostra di non intendere la portata di un messaggio quale “segno di contraddizione”, quale “scandalo e follia” per i pagani di oggi come di ieri.
Lo stile
Giustamente di Francesco un po’ tutti − forse con l’eccezione dei nostalgici dei rituali legati al “papa re” − hanno apprezzato lo stile umile, semplice, sobrio testimoniato da innumerevoli dettagli concernenti le sue abitudini di vita. Così pure la sua fedeltà al profilo di pastore generosamente dedito al servizio del suo gregge (celebre la metafora dell’odore di esse).
Il suo magistero si è sempre ispirato a quel registro e a quella curvatura pastorale. Altrettanto informate a quel registro le sue nomine di vescovi e cardinali. Questo aspetto ha indotto taluni a misconoscere la densità e la profondità del suo pensiero. Eppure basterebbe evocare la sua esortazione apostolica e le sue due principali encicliche.
La Evangelii gaudium, che è il manifesto del suo pontificato, rappresenta la ripresa/attualizzazione del Concilio Vaticano II; la Fratelli tutti e la Laudato si‘, tra loro complementari, che si segnalano per originalità e spessore nonché per la loro puntuale corrispondenza alle grandi sfide del nostro tempo riconducibili alla giustizia sociale e alla salvaguardia del Creato.
Per dirla con espressione conciliare e giovannea, la centratura della riflessione cristiana sui “segni del nostro tempo” accuratamente selezionati. Il profilo soggettivo di Francesco tanto amato per la sua semplicità nulla toglie alla pregnanza del suo magistero e della teologia che lo ispira.
Di nuovo, certi superficiali opinionisti, dopo l’elezione di Leone, del quale hanno rimarcato la robustezza degli studi, lo hanno opposto a un Francesco rappresentato come un buon parroco privo di dottrina. Quasi che egli non abbia portato nulla di significativo e di nuovo al magistero pontificio.
Montini-Bergoglio
Si diceva della ripresa organica del Vaticano II. È innegabile che, a monte di Francesco, il cosiddetto aggiornamento conciliare e le riforme da esso sortite abbiano conosciuto una fase di stanca se non di arretramento.
In sede teologica si è suggerito di sostituire l’“ermeneutica della riforma”, bollata polemicamente come teoria della rottura con la tradizione, con l’“ermeneutica della continuità”. Una correzione solo apparentemente lessicale che, in realtà, sottende una riserva e un ridimensionamento dell’oggettiva tensione innovatrice dell’assise conciliare.
Sia in ciò che attiene al cuore del Concilio e del pontificato di Paolo VI (pochi hanno notato quanto spesso Francesco abbia fatto esplicito rimando a Montini, specie al Montini della Evangelii nuntiandi centrata sulla sfida decisiva dell’inculturazione della fede) ovvero al rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno; sia i due temi cruciali al tempo del Vaticano II ma un po’ calati nell’attenzione degli anni a seguire: la Chiesa povera e dei poveri, nonché l’esigenza di uno “scatto profetico” nel magistero circa la pace e la guerra, con un graduale, progressivo abbandono della dottrina della guerra giusta.
Decisionismo-sinodalità
Con riguardo a un tratto soggettivo di Francesco, da più parti si è messo l’accento su un certo suo decisionismo, persino sul suo carattere impulsivo. Difficile negarlo. Un difetto? Forse.
Non è da escludere tuttavia che quel difetto possa essersi rivelato provvidenziale per affrancarlo da “lacci e lacciuoli”, opacità e resistenze di cui non è immune il “sistema vaticano” e la sua burocrazia. Ma soprattutto va osservato che la visione della Chiesa e della prassi a essa congeniale in Francesco sia connotata dalla più larga partecipazione e dalla “sinodalità”.
Una parola che, evocando il sinodo, designa l’ultimo grande impegno del suo pontificato. Solo qualche esempio: penso al Sinodo sulla famiglia per la prima volta scandito in due tempi, con il primo senza conclusioni in quanto interamente dedicato all’ascolto delle Chiese locali; penso al ruolo assegnato per la prima volta a donne nei dicasteri pontifici; penso all’ultimo episodio − impensabile prima di Francesco − dell’Assemblea sinodale della Chiesa italiana, tradizionalmente non delle più sciolte e coraggiose, con lo stop al varo di un documento finale originato da una “pacifica rivolta” dal basso dei suoi delegati insoddisfatti (va detto: cui ha acconsentito il vertice della CEI).
Il proprio di Francesco
Pur nella sostanziale continuità della Chiesa e degli stessi pontefici, ciascuno di essi porta tuttavia un proprio peculiare carisma. È innegabile che Francesco abbia rappresentato una novità in quanto uomo e pastore che veniva dal Sud del mondo. Un punto di vista prezioso per una Chiesa storicamente e culturalmente eurocentrica ed euro-occidentale.
In un tempo nel quale l’Europa è sempre meno centrale nello scenario mondiale ed altri, al Sud e all’Est, acquistano nuovo protagonismo. E la stessa Chiesa registra un’espansione soprattutto fuori dai confini dell’Europa, vecchia e stanca, nella quale la scristianizzazione non conosce soste.
A mio avviso, sono semmai un’opportunità e un servizio reso all’Occidente − da taluni rappresentato come il regno del bene opposto al regno del male − quello di una Chiesa coscienza critica di esso, che contribuisca a custodire il portato buono della sua civilizzazione cui la Chiesa stessa ha concorso (diritti umani, Stato di diritto, democrazia liberale), ma che non esiti a denunciarne limiti e responsabilità verso le civiltà e le culture altre.
Celiando ma non troppo, taluni hanno fatto assurgere Francesco a solitario “leader morale” della sinistra in una stagione nella quale le sinistre, in Europa e nel mondo, scontano una crisi culturale e politica e non esprimono leadership autorevoli. Si spiega. Lo ha fatto lo stesso Bergoglio in più circostanze con riguardo ai suoi pronunciamenti in tema di pace e guerra, di critica al capitalismo e all’economia dello scarto, di commercio delle armi, dello scandalo della povertà e delle macroscopiche disuguaglianze, delle politiche di respingimento dei migranti, di inerzia colpevole verso il cambiamento climatico.
Francesco − alla stregua di La Pira − ha replicato che a ispirarlo non è Marx ma il Vangelo. Come contestarlo? E tuttavia segnalo che egli su certe certezze della cultura woke ha manifestato riserve e obiezioni che non sono da bollare come dal sapore retrò. Certo, esse si situano in una linea di continuità rispetto al magistero tradizionale, ma forse possono essere lette anche in altre due chiavi.
La prima: scavare alla radice individualistica di certi asseriti diritti a ben vedere in contrasto con una concezione della libertà non refrattaria alla relazione e ai vincoli di solidarietà cui la stessa sinistra dovrebbe essere sensibile. La seconda: segnalare come, nell’agenda politica di chi si propone di corrispondere alle “attese della povera gente”, vi sono altre priorità rispetto a quelle, pur degne, care a circoscritte minoranze acculturate.
La teologia del popolo respirata da Francesco e la sua attenzione al protagonismo dei movimenti popolari impegnati all’elevazione sociale degli umili può rendere ragione di una sua distanza critica dall’elitarismo della cultura woke.
Un papa per il popolo
Per tutte le menzionate ragioni e altre ancora, è facile comprendere perché Francesco abbia fatto breccia nel cuore del popolo, credente e non, della gente semplice, delle periferie umane e sociali, e, invece, abbia incontrato diffidenze e ostilità nell’establishment.
Gli uni lo hanno sentito come uno di loro, uno che stava dalla loro parte; gli altri come uno fuori dagli schemi, scomodo, alieno. Se ne è avuta un’immagine plastica al suo funerale: nelle prime file i potenti che in vita per lo più non gli hanno dato ascolto; in piazza e lungo via della Conciliazione il popolo che partecipava al lutto con sincera, intensa commozione.
Di nuovo non sorprende che l’establishment abbia avvertito il senso di una sua alterità, quella che corrisponde alla “differenza evangelica” rispetto ai parametri del mondo e segnatamente del mondo che conta.
Né sorprende, come si è accennato, che i media che danno voce a quel mondo abbiano avviato da subito una campagna volta ad accreditare l’idea che finalmente Leone è e sarà l’opposto di Francesco – da archiviare come un papa sprovveduto, incolto, bizzoso.
Non un buon servizio a Leone che, ho ragione di pensare, ne smentirà le attese non del tutto disinteressate.






Perché una persona non sia dimenticata, ma passi alla storia è importante archiviare. Se si è voluto bene a papa Francesco è quanto mai opportuno compiere questa operazione, altrimenti quanto ha detto e fatto cade nell’oblio. Gli archivi sono importantissime miniere di storia. Non vedo dove stia il problema.
Bellissimo articolo! Francesco ha aperto la Chiesa al mondo e mi sembra difficile negare che sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI prevalessero i valori non negoziabili che, sostanzialmente, significavano chiusura! Francesco non aveva alcun pregiudizio: memorabile l’incontro con la Bonino allorchè si videro due persone diversissime, entrambe in carrozzina, dialogare fraternamente! Indimenticabili le visite ai carcerati! Straordinaria la prima uscita a Lampedusa! Innovativa la nomina di cardinali provenienti dall’apostolato di strada! Un Papa che ha calato il Vaticano II nella realtà di oggi, radicalizzandone ed esaltandone gli spunti più audaci. Il Papa del Vangelo e del suo annuncio a tutti!
Citofonare cardinali Mueller, Ruini, Bagnasco: cadavere di Francesco ancora caldo, dichiarazioni di insuperabile amabilità e ineffabile eleganza – “Si volta pagina, è finita un’epoca”. Dei veri principi della Chiesa….
Che bello. Sono arrivato in fondo alla lettura illeso.
L’articolo l’ho letto volentieri; per quel che ho capito e conosco, mi sembra obiettivo ed onesto…
Domenica è la Solennità dell’Ascensione. Gesù ci dà l’esempio… L’hanno fatto fuori per la Sua coerenza; ed il canone ci dice che è stata una libera scelta, non un incidente di percorso o per raggiunti limiti di età.
Ha fatto solo a 33 anni (più o meno) la consegna alla sua gente, garantendo la sua presenza per non lasciarci orfani… … e siamo arrivati sino al 2025…
Beh …E’ una bella testimonianza storica per dei “pellegrini di speranza” in tempo di GIUBILEO…
Nella storia della Chiesa se ne sono viste di belle… Mi sembra che anche oggi stiamo vivendo delle sfide storiche: ..” e dentro” e “fuori”… Non temiamo “piccolo gregge” … oggi meno massa e più minoranza di anni addietro. Con simpatia. Rizza don Raffaele
Era difficile non volere bene a Papa Francesco, Dio l’abbia in gloria. Per me era un po’ come un vecchio parente delle cui idee non condividi quasi niente, ma a cui non puoi non essere affezionato.
Ora però sarebbe il caso di prendere atto oggettivamente dei tanti danni che ha fatto alla Chiesa, anche dal punto di vista della comunicazione, quasi come se volesse essere popolare a tutti i costi. Ricordo solo che tra gli ultimi suoi interventi pubblici prima di ammalarsi ci sono stati l’ennesima intervista da Fazio e quell’insulso messaggio al festival di Sanremo. Intelligenti pauca.
Mi sembra una visione molto asfittica di Francesco. Il tempo le darà torto.
Solo un’osservazione: non mi sembra, ancora piuttosto astrattamente, che l’ impronta lasciata un papa che è ricordato per il suo attaccamento personale al Vangelo degli umili nella sua oggettiva provenienza dalla terra che aveva dato luo alla teologia della liberazione debba trovarsi pregiudizialmente in contrasto con l’ azione di un successore che dell’ America latina prosegue una personale esperienza pastorale, raccogliendo evidentemente, insieme alla voce delle periferie (socio politiche) cosi care a Francesco, il nome del primo Papa che programmaticamente ha colto la necessità di dare ascolto all’ istanza dell’ imporsi di quanto (continuamente) di nuovo in società gli uomini nel tempo patiscono.
Rileggendo l’articolo:
“Per tutte le menzionate ragioni e altre ancora, è facile comprendere perché Francesco abbia fatto breccia nel cuore del popolo, credente e non, della gente semplice, delle periferie umane e sociali, e, invece, abbia incontrato diffidenze e ostilità nell’establishment.” In quale significato si utilizza establishment? perchè al contrario si potrebbe dire che Bergoglio è piaciuto molto negli ambienti cosmopoliti che contano (ad esempio grandi artisti, Anna Wintour, intellettuali liberal) e meno nelle consolidate comunità ecclesiali. E’ anche facile capire perchè: fin dall’inizio ha sempre martellato contro l’ipocrisia dei cristiani normali, sentiti come insinceri rispetto ai “lontani”. C’è da dire che per i lontani è molto più facile non essere ipocriti essendo liberi di non professarsi cristiani, è sufficiente una certa simpatia verso il pontefice sentito più vicino, un po’ come fece Giuliano Ferrara con Ratzinger.
Detto ciò, concordo sulla particolare densità teologica degli scritti di Bergoglio, anche se personalmente ho preferito la seconda parte del pontificato, più meditata, rispetto alla prima spesso frenetica. Aveva uno stile molto fiorito, fatto di immagini più che di concetti, soprattutto l’ultima enciclica sul Cuore in un mondo che si stava sempre più disgregando.
E’ vero pure che per adesso non vedo particolare distanza da parte di Prevost, al netto delle differenze (evidentissime) caratteriali, più mite, meno estroverso, ma non penso che si possa considerare la timidezza (beati i miti) una colpa da attribuirgli. Che i media si spingano in facili apologie subito dimenticate nell’ansia della novità amen, forse basterebbe pazientare prima di lanciarsi in analisi non ancora suffragate dai fatti…
Un delizioso esempio di ancheismo veltroniano. 🙂
Giusto per curiosità è lo stesso Pietro di Vino Nuovo? Per il resto nessun ancheismo, non avevo particolare simpatia per Bergoglio, ho fatto molta fatica ad abituarmi, mi sono affezionata solo a poco a poco. Non ritengo la simpatia un elemento particolarmente importante nel giudicare un Papa..
Credo che la simpatia o empatia sia molto importante per quel ruolo. Ad ogni modo non sono Pietro di vino nuovo. Anche se il vino mi piace.
Se mi fossi fermata alla simpatia non lo avrei seguito, e invece continuando a farlo piano piano ho capito il suo stile e il suo pensiero. E’ stato un pontificato significativo e per adesso non ho la sensazione che il nuovo Papa voglia archiviarlo. I pettegolezzi online si, ma sono appunto tifoserie che lasciano il tempo che trovano…
Non so se verrà archiviato o meno Francesco. Certamente come ogni cristiano, discepolo di Gesù, anche il pontificato di Francesco ha le sue pecche (alcune nomine curiali per esempio…ci siamo dimenticati Chouaqui e la cricca?). Ma siamo al nuovo papa il tempo di ambientarsi e prendere le sue decisioni. I papi cambiano, la Chiesa resta!!!
Consoliamoci così.
Pensavate che Francesco vivesse in eterno o che potessero essere clonato in un Francesco II ,Francesco III ,ecc..? Non vi rendete conto della ” papolatria” implicita in questo desiderate una copia all’ infinito di Francesco ?
Morto un Papa, non se ne fa un altro….
come Francesco! Peccato! Era sulla strada giusta…avesse avuto 10 anni di meno, per potere essere ancora fra noi! Sono perplessa, la Curia esulta…torneremo indietro, molto indietro. C’è qualcosa che non mi convince!
Non ci resta che pregare, così come ci ha insegnato Papa Francesco, e confidare sempre nel Dio misericordioso che ci fatto conoscere lui!
Certo non la convincerà, ma l’attuale Papa è stato nominato vescovo, cardinale e portato (piuttosto rapidamente) a Roma proprio da Bergoglio. Prima di fate le vedove accettare almeno le decisioni di Bergoglio stesso…
Il volto misericordioso di Dio ce lo ha fatto conoscere Nostro Signore Gesù Cristo, ad essere precisi.
Lo stesso che ci insegna a pregare.
E, per la ricchezza della storia della Chiesa e dei doni dello Spirito di Cristo, che ogni Papa sia diverso dall’altro è un pregio, non un difetto.
“La Curia esulta”… Ma dove? Ma di che cosa parla? Queste sono fantasie, per non dire vaneggiamenti…
Mi chiedo se un papa missionario possa tornare a vivere in un appartamento affrescato da Raffaello. Alcune cose non tornano. Poi certo forse non sono sostanziali…. forse. Ma il diavolo non sta nei dettagli?
Giusto!! Concordo in pieno
Nei pregiudizi, prima ancora: gli piace spargere il sospetto e gettare in discredito.
Detto da lei è un complimento.
Caro Pietro, sia meno supponente. Sta spargendo giudizi qua e là: e ad un cristiano, questa cosa proprio non si addice.
Guardi non mi servono maestrini grazie.
Un appartamento in cui andava anche Francesco, per l’Angelus domenicale. E che comunque c’è e non può essere smantellato. Senza contare che ogni giorno Francesco si spostava da Santa Marta al Palazzo Apostolico, in auto, con le conseguenze che questo comporta. E senza contare che a Santa Marta, per lui, era occupato un intero piano.
Meno ideologia, magari.
Per chiudere, Raffaelo ha affrescato le Logge del Palazzo Apostolico, dove affacciano la Segreteria di Stato e altri uffici della Curia. L’appartamento del Papa non è affrescato da Raffaello.
Anche Francesco parlò del fatto che scelse di non vivere lì per ragioni “psicologiche”, non di lusso.
Magari meno ideologia ci permetterebbe di cogliere che il diavolo sta nei dettagli, ma non quelli che pensa lei…
Guardi la povera gente a queste cose ci guarda sa. Siete talmente presi voi dalle vostre formalità ideologiche che non vi rendete conte che per i poveri spesso diventano fonte di scandalo.
Formalità ideologiche? Ma dove?
Io rispondo al primo commento dicendo che l’equazione appartamento papale=lusso=cosa brutta è smentita dai fatti.
Se a lei, invece, pice crogiolarsi nelle ideologie pauperiste (falsamente tali), faccia pure. Ma non si erga a paladino della povera gente, facendo della sua interpretazione del reale l’unica possibile.
E si consoli: il ’68 sta tramontando… Con ideologie connesse.
Mi scusi lei fa la stessa cosa e poi se la prende con me. Le sue idee valgono quanto le mie per lo meno se non vengono confutate il modo serio.
In merito al Palazzo Apostolico io ho, poco sopra, confutato le sue (false) affermazioni. Perciò, un affermazione falsa (per esempio, che l’appartamento papale sia stato affrescato da Raffaello) non vale quanto una vera. Tanto per precisare.
E la supponenza di chi scaglia qua e là saette, attribuendo, per esempio, a chi non concorda con le sue (false) affermazioni delle “formalità ideologiche” l’ha usata lei, non io. Che mi sto limitando a mettere i puntini sulle “i”.
Stare a Santa Marta e’ costato al Vaticano 30 milioni .
Prima era stato detto che occupava un piccolo appartamento di 50 ma, pian piano ,ha occupato tutto un piano, con sala ricevimento ,cappella privata ,stanze dei collaboratori 200.000euro al mese ,+ spese raddoppiate per la vigilanza e le guardie svizzere. La spesa non poteva piu’ essere sospenuta dal successore . La scelta di Leone XIV e: stata davvero umile e coraggiosa : l’ umilta’ vera non quella
di facciata e il coraggio della Verita’ e non della
demagogia . Inoltre aggiungerei li stupore di fronte al bello e la gratitudine per chi come Raffaello quelle stanze le ha affrescate perche’ fossero l’ appartamento del Vicario di Cristo, e non il business. dei turisti . Tutto ritorna alle sue proporzioni normali ; il motto di Francesco era stravaganza personale a tutti i costi ,il motto di Leone sembra essere i papi passano la Chiesa resta .
Non è vero, e comunque si invita a leggere l’ articolo. Scrivere a caso senza leggere l’ articolo, manifestando solo un proprio pregiudizio con informazioni campate in aria non aiuta alcuna discussione seria.
Si prega di fornire fonti prima di asserire cose a caso, di leggere l’ articolo, e di astenersi dai pregiudizi.
Grazie.
Io l’articolo l’ho letto e al netto delle esagerazioni giornalistiche penso che sia abbastanza corretto. Si è visto in occasione del Conclave dove mancavano posti per i cardinali in quanto Santa Marta (costruita da Giovanni Paolo II proprio per quello) di fatto era in parte stata dedicata al Papa. Anche la Cappella, si è più sentito qualcuno oltre il pontefice celebrare liberamente? Mi è abbastanza indifferente che il nuovo pontefice abbia scelto una residenza piuttosto che un’altra, andava bene Santa Marta va bene tornare al Palazzo Apostolico, ma è assolutamente realistico pensare che Bergoglio avesse requisito Santa Marta per sè e i suoi collaboratori piuttosto che limitarsi alle due stanza che occupava nel conclave. (tra parentesi Prevost già aveva un alloggio in Curia prima del conclave quindi sta semplicemente continuando a fare quello che faceva da Cardinale esattamente come Bergoglio).
Detto ciò: è incredibile come nonostante gli sforzi inclusivi e universalistici (cattolici in senso stretto) dei singoli pontefici gli ultrà scelgano sempre di legarsi a qualche particolare di secondaria importanza, che sia il Camauro o le scarpe nere, faranno uguale anche i futuri Leoniani, giusto per portare avanti la tradizione…:-)
I dettagli fanno sempre la differenza e una donna dovrebbe saperlo molto bene. Tra l’altro questo suo tentativo di rimanere sempre sopra le parti non convince nel senso che si capisce benissimo che per chi parteggia nonostante i tentativi di mascherare la cosa 🙂
Beh, visti i costi che la “povera” residenza di santa Marta ha comportato, certamente vivere nel Palazzo apostolico sarà una scelta molto più povera, al di là degli affreschi di Raffaello!
Questa poi….
Comunque se si può dire il nuovo Papa mi piace , è molto dolce mi ricorda la tenerezza di Luciani. Per il resto ognuno ha i suoi preferiti.
A proposito di stile, la domanda è ben posta. Tanto quanto: archiviare Benedetto? Altrimenti ciascuno archivia o meno chi gli pare, col ritmo che vuole lui. Direi dunque che qui si prova la nostra sensibilità cattolica… o partitica
Sono sicuro che papa Leone non archiviera’ papa Benedetto: aveva verso di lui la venerazione e l’ammirazione di uno studioso verso un grande dottore della Chiesa.
Francesco ha allargato il recinto e ha permesso alla chiesa intera di uscire dai muri dottrinali che si era creata.
Il decisionismo di papa Francesco in Vaticano e la sinodalità sono entrambi criticati ma sono stati essenziali per disincagliare la barca di Pietro, che si era arenata nel pontificato di Benedetto XVI.
Non è il tempo di tornare indietro ma è il tempo di prendere il largo sapendo che il baricentro del cattolicesimo è nelle Americhe con tutti isuoi problemi ed opportunità.
mi permetta di dissentire, Benedetto è stato ben più “progressista” di Giovanni Paolo II, che al contrario ha disatteso in molti aspetti lo stesso vaticano II, vorrei ricordare che Benedetto ha pure tolto gli ultimi residui regali del papato come la tiara dai segni del pontificato. Le uniche pacche di Benedetto, sono state quelle di essere difficilmente compreso, parlava in modo molto accademico, di essere fin troppo accorto, di essere vittima del pregiudizio perchè tedesco e perchè era a capo del propaganda fidei. Basti pensare che è stato Benedetto a dire basta al messale in latino, per poi, limitarlo per non litigare con “i soliti” tradizionalisti clericalisti. C’è voluto Francesco per dire basta e rimarcare quello che per primo aveva detto il vaticano II e poi Benedetto, che la messa è per il popolo e che non ha senso fare una messa dove il popolo non capisce un tubo.
Lo si vedrà con il tempo ma il pontificato di Benedetto XVI è stato tragico, perchè è stato travolto da scandali infiniti legati alla pedofilia dei preti e alle finanze vaticane. Ratzinger era prigioniero dei muri dottrinali che certo danno sicurezza ma come disse Papa Francesco non permettono a Cristo di uscire. Ratzinger con l’ermeneutica del continuità del Concilio Vaticano II voleva ridemensionare la portata del Vaticano II, ma i grandi Concili, come il Vaticano II, sono in continuità e in discontinuità e portano alle svolte e non a rotture.
Per tutti questi motivi e anche per altri che la storia ci farà capire meglio con il tempo, la barca di Pietro si è arenata e il pontificato di Benedetto XVI è finito tragicamente con le dimissioni in mezzo alla tempesta.
PS Ratzinger al tempo del Concilio era un progressista convinto che poi successivamente si era pentito.
Era così prigioniero dei muri dottrinali che si è dimesso! Mentre Bergoglio alla fine si è comportato come GPII. Non sarà che la realtà è sempre sovrabbondante rispetto le letture schematizzate?
Grazie per l’ articolo. È stato davvero un profeta del vangelo
Concordo con le riflessioni dell’autore. Percepisco una forte attesa che il pendolo inverta la sua corsa. Mi auguro di no. Mi si consenta di mantenere un certo timore ed una vigile attesa in proposito.
Ma lei si ricorda che 5 minuti dopo l’elezione di Bergoglio già si festeggiava al grido di : “il carnevale è finito? “. È triste ma gli esseri umani spesso sono meschini…