USA: arresti, deportazioni, proteste

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«Sembrava proprio un rapimento. Ho assistito a tre di questi rapimenti nel giro di 20 minuti». Articolo pubblicato sulla rivista dei gesuiti americani America (originale inglese qui).

«Sembrava proprio un rapimento. Ho assistito a tre di questi rapimenti nel giro di 20 minuti». È così che Angel Mortel, responsabile dell’organizzazione multiconfessionale LA Voice e parrocchiana della Dolores Mission Church, una parrocchia gesuita, ha descritto i fermi a cui ha assistito fuori da un tribunale di Los Angeles.

La signora Mortel, insieme a Brendan Busse sj, parroco della Dolores Mission, e ad altri membri del clero della contea di Los Angeles, era rimasta fuori da un’aula del tribunale dell’immigrazione di Los Angeles due settimane fa, assistendo agli arresti che avvenivano all’interno del tribunale.

Ha descritto gli immigrati a cui era stata concessa una nuova udienza che lasciavano l’aula grati e sorridenti, solo per essere devastati pochi istanti dopo quando sono stati arrestati da agenti dell’Ufficio Immigrazione e Dogana degli Stati Uniti (ICE) in borghese mentre cercavano di uscire dal tribunale. La signora Mortel ritiene che questi scontri davanti al tribunale abbiano contribuito a fomentare la rabbia dell’opinione pubblica che ha portato alle proteste di questa settimana a Los Angeles.

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Il numero di raid dell’ICE condotti in tutto il paese è aumentato nelle ultime settimane. Funzionari della Casa Bianca, tra cui il vice capo di gabinetto Stephen Miller, il responsabile della sicurezza delle frontiere Thomas Homan e lo stesso presidente Donald J. Trump, hanno chiesto un forte aumento delle espulsioni degli immigrati privi di documenti. Miller e il segretario del Dipartimento della Sicurezza Interna Kristi Noem hanno infatti ordinato agli agenti federali dell’ICE di arrestare 3.000 immigrati privi di documenti al giorno, il triplo della quota giornaliera di arresti fissata all’inizio di quest’anno.

In risposta, sono state segnalate retate e arresti dell’ICE in diverse città del Paese, tra cui Los Angeles, Omaha, Nashville, Atlanta e Boston. Alcune retate sono state caotiche e sono stati segnalati arresti e detenzioni non solo di persone senza documenti, ma anche di immigrati con permesso di soggiorno regolare, persino di membri della comunità naturalizzati e nativi.

«Si tratta di una criminalizzazione dei migranti, siano essi privi di documenti o in regola» − ha affermato David Brotherton, professore di sociologia al John Jay College of Criminal Justice di New York. Secondo Brotherton, l’Illegal Immigration Reform and Immigration Responsibility Act del 1996 offre agli agenti dell’ICE «un ampio margine di manovra in termini di ciò che possono e non possono fare».

«L’ICE esisteva [già prima della legge], ma non era affatto come adesso» − ha affermato. «Ora è la più grande forza di polizia degli Stati Uniti. E [la legge] ha conferito all’agenzia un incredibile livello di giurisdizione che consente loro di arrestare le persone e diventare una sorta di giudici e giurati».

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Abigail Andrews, direttrice del Center for Comparative Immigration Studies dell’Università della California di San Diego e docente di studi urbani e pianificazione, ha parlato di ciò che potrebbe accadere in futuro. «Da quello che vediamo e da tutto ciò che Trump e la sua amministrazione hanno detto, questa è una loro enorme priorità, e sono disposti a violare tutte le vie, le pratiche e le norme possibili per aumentare il numero delle espulsioni».

«Penso che i numeri dipenderanno molto dal tipo di bilancio che verrà approvato per l’applicazione delle leggi sull’immigrazione», ha affermato Andrews. Per aumentare i propri ranghi e «raggiungere davvero tutte le persone che dicono di voler raggiungere», l’ICE avrà bisogno di un budget più consistente.

Il progetto di legge «One Big Beautiful Bill» avrebbe proprio questa intenzione. La proposta di legge prevede un aumento di quasi il 400% dei fondi destinati all’applicazione delle leggi sull’immigrazione e alla detenzione, stanziando rispettivamente 25 miliardi e 45 miliardi di dollari.

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In un editoriale pubblicato sul Miami Herald il 10 giugno, l’arcivescovo Thomas Wenski di Miami ha criticato il previsto aumento della spesa per l’applicazione della legge. «Questa legge finanzierà una campagna di deportazioni di massa che potrebbe distruggere famiglie, sconvolgere industrie e minare le comunità». Il disegno di legge, approvato dalla Camera il 22 maggio, è ora all’esame del Senato.

In tutto il Paese, i leader religiosi si sono espressi contro l’intensificarsi delle espulsioni da parte dell’attuale amministrazione. L’arcivescovo José Gomez di Los Angeles ha condannato l’improvviso aumento delle misure di controllo. In una dichiarazione rilasciata il 6 giugno, ha affermato che le retate stanno provocando «paura e ansia tra gli immigrati comuni e laboriosi e le loro famiglie».

Il vescovo Gomez ha chiesto una riforma globale della politica sull’immigrazione e ha pregato affinché tutti coloro che sono coinvolti nelle retate «diano prova di moderazione e calma». Nel frattempo, a Los Angeles e in altre città sono proseguite le proteste contro l’intensificarsi delle misure di controllo.

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L’indignazione dell’opinione pubblica contro le retate è stata ampiamente documentata sui social media e dai media locali. Due proteste a Los Angeles l’8 giugno si sono concentrate davanti al Metropolitan Detention Center, dove erano detenuti gli immigrati arrestati la settimana precedente dall’ICE nel parcheggio di un negozio Home Depot e in altri luoghi di lavoro.

Una settimana prima, dall’altra parte del Paese, gli studenti di una scuola superiore di Milford, nel Massachusetts, hanno protestato contro la detenzione di un loro compagno di classe diciottenne, Marcelo Gomes Da Silva, arrestato dagli agenti dell’ICE mentre si recava all’allenamento di pallavolo. L’11 giugno sono scoppiate proteste a Chicago, New York e San Francisco.

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In risposta a quanto sta accadendo a livello nazionale, Carlos Rodriguez, direttore organizzativo di LA Voice ed ex volontario del Jesuit Volunteer Corps, ha chiesto: «Come possiamo dare vita a un Paese che rifletta maggiormente l’amore sovrabbondante di Dio?».

Preparando una veglia che sarebbe stata guidata da leader interreligiosi, tra cui il fondatore di Homeboy Industries, il gesuita p. Greg Boyle, il 10 giugno, Rodriguez ha detto che spera che le proteste portino conforto non solo a Los Angeles, ma all’intero Paese.

Le proteste di questi giorni dimostreranno che «Los Angeles è un luogo ricco di fede e di valori, ed è un luogo accogliente. Vogliamo che tutti in tutto il Paese condividano questo con noi e alzino la voce per questo».

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2 Commenti

  1. Pietro 16 giugno 2025
  2. Giovanni Di Simone 14 giugno 2025

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