
La Chiesa di Sant’Elia a Damasco dopo l’attentato di domenica.
La mattina del 24 giugno 2025 è stata divulgata una rivendicazione per l’attentato che ha colpito a Damasco la Chiesa di Sant’Elia domenica scorsa e che ha causato almeno venti morti e 60 feriti.
La Chiesa di Santa’Elia si trova in un’area popolare dei sobborghi di Damasco e la rivendicazione è firmata da un gruppo jihadista, Ansar al Sunnah, che indica il nome dell’attentatore suicida, Muhammad Zain al Abidin Abu Othman.
L’attentato però è stato attribuito dal Ministero dell’Interno siriano all’Isis. E in serata altre indiscrezioni hanno reso il quadro ancor più complesso. Ma procediamo con ordine.
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Questo gruppo Ansar al Sunnah esiste davvero? I più esperti ne hanno sentito parlare, ma vagamente. Cosa sarebbe? Il 21 maggio scorso, quindi pochi giorni prima dell’attentato e dopo tante voci su azioni stragiste attribuibili forse anche a questo gruppo, l’autorevole quotidiano libanese an-Nahar ha fatto sapere, con un articolo firmato da un esperto della galassia jihadista, di essere riuscito a contattare, tramite l’account Facebook che si dice espressione di Ansar al Sunnah, uno dei supposti leader dell’organizzazione, che l’ha definita certamente “vicina”, ma non legata né parte dell’Isis.
L’articolo offre spunti importanti perché l’uomo che parla per il gruppo jihadista fornisce elementi che confermano quanto alcuni sostengono da tempo: e cioè che questa organizzazione esiste, che avrebbe delle sue zone rurali di insediamento e l’obiettivo di colpire tutte le minoranze religiose in Siria.
Una loro implicazione nelle recenti stragi di alauiti, la comunità di afferenza islamica e inserita da Ansar al Sunnah tra gli eretici, presenti sulla costa, sarebbe dunque possibile.
La lotta alle minoranze, tutte, viene assunta nelle sue parole come asse portante del jihad secondo questo gruppo che rivendicherebbe l’intenzione di combattere come rinnegato e traditore il presidente al Sharaa e quanti a lui rimangono fedeli.
Al Sharaa ha recentemente incontrato, con i buoni uffici sauditi, il presidente americano, Donald Trump. Anche i jihadisti stranieri accorsi in Siria e rimasti nel Paese vengono da questa voce definiti traditori visto che rimangono fedeli ad al Sharaa e nell’intervista pubblicata da an-Nahar si afferma che c’è per loro una sola via di salvezza: disertare e passare con Ansar al-Sunnah.
Il gruppo poi risulterebbe presente in particolare in aree di frontiera tra Siria e Libano e questo potrebbe favorire una loro penetrazione anche nel Paese dei Cedri.
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Quanto all’attentato contro la Chiesa di San’Elia, il comunicato attribuito ad Ansar al Sunnah addossa la responsabilità dell’accaduto ai cristiani, colpevoli, stando a quanto scritto nella rivendicazione, di non aver accolto il gruppo di attivisti dediti al proselitismo.
Secondo alcune ricostruzioni in effetti ci sarebbe stata un’attività di proselitismo con megafoni e altri strumenti simili davanti alla chiesa di Sant’Elia, con inviti a partecipare alla preghiera islamica. Ciò accade da tempo, e in alcune occasioni di cui si sa la popolazione cristiana ha respinto i soggetti in questione.
In questo caso la reazione sarebbe stata invece “provocazione” e per il comunicato di Ansar al Sunnah questo avrebbe giustificato la determinazione stragista. Sembra comunque strano, se queste fossero state le vere intenzioni del gruppo comparso davanti alla chiesa, che uno dei soggetti coinvolti indossasse una cintura esplosiva.
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Fino a sera, come sempre in casi simili, è apparso difficile dire quanto di vero o di falso ci fosse nella loro rivendicazione di paternità.
L’azione, come detto, era stata attribuita dalle autorità siriane all’Isis, e si era sostenuto che una cellula dell’Isis era stata sgominata nel corso di un blitz. Ma in serata il sito al-Jumuryah.net ha sostenuto di essere venuto a conoscenza del fatto che il blitz delle forze di sicurezza siriane contro l’Isis in quella zona aveva sì avuto luogo, ma prima della strage di Sant’Elia.
Non si specifica la data precisa dell’operazione di sicurezza, ma si afferma che avrebbe avuto luogo una settimana fa, dunque indubbiamente prima della strage. L’indiscrezione, da verificare, se fosse vera creerebbe imbarazzo al governo.
Infatti la rivendicazione attribuita a questo Ansar al Sunnah aggiunge che i “combattenti” sono liberi e pronti a proseguire la lotta contro tutti gli infedeli e contro il traditore al Sharaa e i suoi seguaci. La ricostruzione fornita da al-Jumuryah metterebbe in ovvio imbarazzo le autorità di Damasco: hanno voluto dimostrare prontezza davanti a un fatto gravissimo o c’è altro? Non si vuole creare allarme? Cosa si celerebbe dietro Ansar al Sunnah?
Certo la stabilizzazione della Siria, che si sta tendando di conseguire tra mille difficoltà, non è a portata di mano.





