Epistolario paolino

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Nel 2021, Giuseppe De Virgilio, docente di Esegesi del Nuovo Testamento e Teologia Biblica presso la Facoltà di teologia della Pontificia Università della Santa Croce in Roma, aveva pubblicato una corposa introduzione alla figura di Paolo e del suo epistolario (Paolo di Tarso e il suo epistolario, ed. EDUSC, Roma 2021, pp. 700).

Il prolifico autore di numerosi volumi e articoli scientifici di carattere esegetico e teologico-morale, vertenti su testi prevalentemente paolini, riguardanti anche tematiche vocazionali e di spiritualità cristiana biblicamente fondate, completa il suo lavoro con questo suo ulteriore poderoso volume grazie alla presentazione di 25 studi biblici publicati tra gli anni 2004-2024.

Sono tutti articoli che partono dal retroterra didattico vissuto dall’autore, che raccoglie qui il frutto del suo lavoro riguardante per lo più l’esegesi e la teologia dell’Apostolo, il maestro delle genti, colui che ha avviato la profonda riflessione biblico-teologica per attualizzare la persona e i detti di Gesù nel tempo post-pasquale vissuto dalla Chiesa sparsa tra le genti e con una componente che si strutturava in modo crescente secondo una natura etnico-cristiana.

Il giudeo-cristianesimo si doveva confrontare con la vita e la mentalità del mondo romano-ellenistico e Paolo è stato l’intelligente traduttore della tradizione giudaico-cristiana nel nuovo tessuto in cui le comunità dei discepoli di Gesù si trovavano a vivere.

Gli articoli presentati non seguono l’ordine cronologico ma quello “canonico” delle lettere, che sono riportate nel Nuovo Testamento, seguendo il criterio della loro lunghezza.

La discussione accademica e la relativa bibliografia trovano posto nelle note a piè di pagina.

Nella prima nota di ogni capitolo viene indicato il luogo originale della pubblicazione. Dopo l’esposizione del contesto e della disposizione retorico-letteraria dei vari brani, l’autore esamina le pericopi e termina solitamente con alcune note teologiche e una conclusione.

Nelle pp. 13-15 trovano posto le Abbreviazioni e le Sigle.

Romani

I due articoli dedicati alla Lettera ai Romani trattano l’angoscioso brano di Rm 7,7-25 (pp. 19-28), imperniato sul dramma dell’“io umano”, stretto tra la Legge, il male, la sconfitta, la speranza. È l’uomo considerato senza Cristo. Il contraltare di Rm 7,7-25 sarà l’intero c. 8, immediatamente successivo. Dopo l’analisi delle varie pericopi alcune prospettive teologiche chiudono la trattazione.

Lo straordinario capitolo di Rm 8,1-39 (pp. 29-54) è considerato da De Virgilio come il canto dello Spirito. Lo studioso espone il ruolo e le correlazioni dello Spirito e il contesto e la disposizione del capitolo. Il brano sulla legge dello Spirito (vv. 1-17) precede il passo dedicato alla conformazione del cristiano all’immagine di Cristo, il Figlio di Dio (vv. 18-30). I vv. 31-39 sono un’esplosione di certezza fiduciosa che nulla potrà mai separare il credente dall’amore di Dio in Cristo Gesù.

1Corinzi

Cinque articoli sono dedicati alla Prima Lettera ai Corinzi.

Dapprima si analizzano i motivi filosofici e il messaggio teologico contenuti in 1Cor 1,18–2,16 (pp. 55-78), in cui sono protagonisti la parola della croce, la sapienza e la dimostrazione dello Spirito, la potenza di Dio, il topos della derisione del filosofo, il tema della perfezione.

1Cor 11,17-34 è incentrato sul tema della cena del Signore (pp. 79-96). Si prendono in esame le tradizioni eucaristiche nel Nuovo Testamento e si delineano il contesto e la disposizione del brano. Le tre pericopi trattano del biasimo per come si svolge la cena eucaristica (vv. 17-22), il richiamo alla tradizione eucaristica risalente a Gesù (vv. 23-26) e le conseguenze del comportamento dei corinzi e la condotta da seguire (vv. 27-34). Alcune annotazioni teologiche precedono la conclusione.

In 1Cor 12,1-31 viene esposta quella che De Virgilio chiama “la somatologia ecclesiale” (pp. 97-126). Dopo la trattazione del contesto e della disposizione del capitolo, vengono analizzati i temi dell’unico Spirito e i molti carismi (vv. 1-11), la somatologia ecclesiale vera e propria (vv. 12-26) e, infine, la ministerialità e la testimonianza (vv. 27-31).

Lo splendido elogio dell’Agapē (1Cor 13,1-13, pp. 127-148) è situato dapprima nel suo contesto e poi esaminato nelle sue principali componenti. Si parla della condizione della santità, del volto della santità, della vocazione alla santità e, infine, della contemplazione della santità.

“La morte come ultimo nemico” è il titolo dato al capitolo che prende in esame 1Cor 15,1-58 (pp. 149-172). Lo studioso analizza l’insegnamento di Paolo sulla morte, la “salvezza di Dio” di fronte al mistero della morte, la morte come “ultimo nemico” e, infine, il mistero della morte.

2Corinzi

Una categoria teologica trasversale in 1-2Corinzi è quello della “debolezza” (astheneiea) (pp. 173-198). De Virgilio ne studia dapprima il suo impiego semantico e, infine, la sua presenza nelle due distinte lettere paoline.

2Cor 3,4-18 è un ottimo esempio di rilettura delle Scritture (pp. 199-214). Al pari del metodo ermeneutico impiegato dagli scribi del suo tempo, anche Paolo rilegge in modo originale le Scritture, in particolare Es 34. L’autore analizza la categoria “alleanza” in Paolo, per poi studiare la “nuova alleanza” così come è trattata in 2Cor 3,4-11 e l’“antica alleanza” come è delineata in 2Cor 3,12-18.

Il catalogo peristatico di 2Cor 6,4b-10 (pp. 215-224) descrive in dettaglio la serie di vicende difficili che Paolo ha dovuto affrontare nel suo ministero. Potrebbe suscitare l’impressione di una vanteria paolina, ma l’Apostolo la considera una prova del suo essere immedesimato alla persona di Cristo, un segno della “verità” del suo apostolato. De Virgilio presenta utilmente i cataloghi peristatici e la paradossale “debolezza” apostolica. Dopo la trattazione del contesto, dell’articolazione e dell’analisi della pericope, ne trae il messaggio teologico importante per comprendere la prospettiva con cui avvicinarsi correttamente a questo tipo di testi.

Galati, Efesini, Filippesi e Colossesi

Il difficile passo di Gal 3,1–4,7 tratta della figliolanza abramitica (pp. 225-256) quale brano che, nella retorica biblica del contesto, si presenta come dimostrazione biblica della tesi sostenuta da Paolo circa la discendenza per fede e non per l’osservanza della Legge. Il passo non è di semplice lettura e comprensione, visto anche il procedere un po’ contorto e brachilogico del dettato dell’Apostolo.

Dopo l’illustrazione del contesto e della diposizione retorico-letteraria del brano, si analizzano le pericopi che parlano della Legge nei confronti della fede, del fatto che si è eredi secondo la promessa e della figliolanza divina.

Entrando nel campo delle lettere che vari studiosi vedono in parte appartenere alle lettere deuteropaoline, Ef 1,3-23 tratta del primato cosmico di Cristo e della vita ecclesiale (pp. 257-284). Dopo l’analisi del contesto, del genere del brano e della sua disposizione retorico-letteraria, De Virgilio approfondisce “il mistero della volontà divina”, “il vangelo della salvezza” e il tema della Chiesa come pienezza d’amore.

L’uomo nuovo e la pace formano il tema di Ef 2,11-22 (pp. 285-298). Della pericope vengono studiati il contesto, l’articolazione, gli aspetti letterari e le prospettive teologiche.

L’appassionata confessione d’amore e di fede contenuta in Fil 1,12–2,18 (pp. 299-320) illustra la convinzione che, per Paolo, il vivere è Cristo. Questa convinzione di fede esistenziale lo porta a illustrare l’obbedienza fino alla morte vissuta da Gesù Cristo nel suo “svuotamento” incarnazionistico e nella sua glorificazione. La parola di vita è una realtà viva da tenere ben salda e alta nel contesto del vivere quotidiano immerso in una società che venera ben altri dèi.

Col 1,1-23 è per De Virgilio uno splendido inno alla pienezza della misericordia (pp. 321-348). I suoi aspetti comprendono la redenzione e il perdono dei peccati, la riconciliazione e il dono della pace e, infine, lo statuto tipico dei discepoli di Cristo: santi, immacolati, irreprensibili.

1 e 2Tessalonicesi

Della Prima Lettera ai Tessalonicesi l’autore studia il tema delle espressioni e forme di carità. Dopo aver esposto il contesto e la disposizione di 1Ts, lo studioso delinea l’orizzonte “eucaristico” e paracletico della lettera. La vita cristiana è contrassegnata da tre virtù. Viene sottolineata la testimonianza lavorativa di Paolo e dei missionari, viene incoraggiata la carità reciproca e verso tutti, si evidenzia il progresso nella carità come philadelphia – amore dei fratelli – e conforto vicendevole e, infine, viene ricordata la preghiera vicendevole e il bacio santo con cui si chiude la lettera.

De Virgilio dedica uno studio particolare alla pericope di 1Ts 4,1– 5,11 che tratta della santificazione e della speranza. I discepoli di Cristo sono chiamati alla santificazione, a coltivare ben desta la speranza della risurrezione e ad essere certi che il giorno del Signore verrà.

Della Seconda Lettera ai Tessalonicesi – circa la quale ricordo che secondo molti studiosi è deuteropaolina e annoverata fra le cosiddette antilegomena-“discusse” –, l’autore studia la pericope 2Ts 1,1-12 imperniata sul giusto giudizio di Dio. Dopo aver delineato l’articolazione strutturale del brano, De Virgilio analizza il tema del giudizio rapportato a quello della retribuzione divina. Dopo aver ricordato la rivelazione del Signore Gesù, viene rinfocolata la consapevolezza della retribuzione finale. L’esistenza cristiana è rubricata come “chiamata” alla pienezza di Dio. Lo studioso sintetizza in conclusione alcune prospettive escatologiche.

1-2Timoteo, Tito

A queste tre lettere – che, secondo la stragrande maggioranza degli studiosi vanno considerate come trito-paoline, frutto della tradizione (più che “scuola”) paolina che recupera e attualizza la persona e il messaggio di Paolo in un contesto ecclesiale molto mutato – l’autore dedica quattro studi. Queste lettere sono denominate anche “Lettere Pastorali”, perché indirizzate non alle comunità ma ai pastori che le guidano. Sono databili agli ultimi decenni del I secolo.

1Tm 2,1-17 contiene l’annuncio della salvezza universale. Molto prezioso è il versetto 1Tm 2,4, che esprime chiaramente la verità teologica del disegno universale di salvezza da parte di Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (sempre rispettando la loro libertà, evidentemente). La soteriologia delle Lettere Pastorali è marcata in modo forte dalla cristologia. È un elemento che le caratterizza in modo particolare.

In 2Tm 1,1-18 è contenuto un affettuosissimo e commovente saluto di “Paolo” al suo collaboratore più stretto e fidato, Timoteo. Egli è per l’Apostolo un figlio carissimo, di cui ricorda la memoria familiare attraverso alla fede. Al collaboratore viene chiesto di ravvivare il dono di Dio ricevuto, cioè la fede e la chiamata al ministero ecclesiale di pastore. Si ricorda come il vangelo racchiuda una chiamata alla santità e si offre a Timoteo l’esempio e il discernimento della vera fede. Lo studioso elenca, infine, alcuni aspetti teologici della pericope esaminata.

2Tm 3,14-17 tratta del decisivo statuto teologico della Scrittura. Essa è ispirata da Dio e utile per tutti gli aspetti della vita cristiana. De Virgilio traccia l’articolazione tematica del soggetto esposto e ne illustra le valenze ermeneutiche. L’articolo si chiude con un ricco apporto riassuntivo riguardante gli ambiti e le prospettive teologiche della Scrittura nell’intero Corpus Pastorale.

Un tema che segna in modo trasversale le tre Lettere Pastorali è quello dell’esercizio della speranza. De Virgilio studia dapprima l’impiego del sostantivo elpis e poi quello del verbo elpizô, per trarne, infine, alcune conclusioni teologiche.

Filemone

Del breve ma preziosissimo biglietto (più che lettera) a Filemone, De Virgilio studia il tema generale della fraternità solidale. Egli discute in principio alcune questioni preliminari di quello che lui definisce “piccolo scritto” – contesto, genere e disposizione –, per passare poi all’esame del corpo epistolare (Fm 10-20). Dopo il prescritto e il ringraziamento (vv. 1-9), Paolo esplicita la motivazione del suo scritto, che consiste nell’accoglienza di Onesimo e nelle prove addotte a motivo della sua richiesta. La retorica impiegata vede la tesi principale-propositio nel v. 10 (“Ti supplico per Onesimo, figlio mio, che ho generato nelle catene”), seguita dalle prove-probatio in quattro passaggi: 1) L’utilità di Onesimo per Paolo e Filemone; 2) La missione di Onesimo a favore del vangelo; 3) La nuova condizione di Onesimo, da schiavo a fratello in Cristo; 4) la richiesta di accoglienza ricolta a Filemone. L’unità si chiude con la perorazione-peroratio (vv. 19-20).

Economia e lavoro

Gli ultimi due articoli-capitoli del libro trattano temi economici.

Il primo è dedicato alla sostenibilità economica nelle comunità paoline. Si delineano dapprima l’identità e la composizione delle comunità paoline, per poi evidenziare la connotazione socio-economica della ekklēsia paolina e concludere con l’esemplificazione delle forme di solidarietà fra le comunità così come emergono dalle lettere.

L’ultimo contributo tratta il tema del lavoro nell’epistolario paolino. Si prendono in esame dettagliatamente e in sequenza i dati ricavabili dalle lettere ai tessalonicesi, da quelle ai corinzi, dalle lettere della prigionia (Fil; Ef) e, infine, dalle lettere a Timoteo e Tito.

La figura di Paolo

Il volume termina con una conclusione generale (pp. 525- 528).

Paolo emerge come un uomo che ha incontrato Cristo che gli ha stravolto la vita e al cui servizio si è dedicato con tutte le proprie energie. Nell’epistolario Paolo emerge come “padre” e come “madre” dei discepoli di Cristo. Una terza funzione è quella dell’“apostolo”, funzione evocata non per senso di superiorità ma per evidenziare la piccolezza della sua persona rispetto alla grandezza del dono ricevuto. Ulteriore funzione di Paolo è data dall’essere “servo”.

Nel percorso compiuto in questo volume De Virgilio evidenzia tre ulteriori aspetti.

Il primo è dato dalla riscoperta da personalità poliedrica dell’Apostolo.

Un secondo aspetto è rappresentato dalla profondità e solidità dottrinale del contenuto delle sue lettere. «La sua “teologia epistolare” – afferma lo studioso – può essere riletta e ridefinita attraverso il “metodo sinodale”, basato sull’ascolto, sul dialogo, sul discernimento e la sua concretezza progettuale dell’azione ecclesiale» (p. 526).

Un ultimo aspetto che scaturisce dalla sapienza profusa nell’epistolario riguarda l’efficacia pedagogica della sua proposta. Nei suoi interventi Paolo dimostra equilibrio e determinazione nella gestione delle crisi. Colpisce la sua capacità di andare al cuore delle problematiche e di trovare soluzioni finalizzate a far maturare nei credenti la coscienza del dono divino, l’importanza della comunione e del servizio, l’impegno nella missione e il primato della carità. Verso i suoi collaboratori più stretti Paolo si fa partecipe in prima persona delle fatiche e del ministero pastorale, sapendo condividere le loro attese, fornendo criteri per il discernimento spirituale e infondendo fiducia e coraggio (cf. pp. 526-527).

L’opera si chiude con un indice analitico (pp. 529-545) e un indice dei nomi (pp. 545-554).

Il lavoro di Giuseppe De Virgilio si presenta come una ricca miniera di dati esegetici, teologici, spirituali e pastorali, raccolti in un unico comodo volume da consultare al bisogno. La trattazione è di taglio scientifico, ma sempre con linguaggio accessibile con un minimo di preparazione biblico-linguistico-teologica.

  • GIUSEPPE DE VIRGILIO, L’epistolario paolino. Studi di esegesi e di teologia (Biblioteca di Scienze Religiose Apollinare), Edizioni Santa Croce, Roma 2025, pp. 556, € 36,00, ISBN 9791254823996.
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